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NOME |
FONTI |
DESCRIZIONE |
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Albera
(fòr al’)

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F1 IP
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Il toponimo deriva dal nome dialettale del pioppo
e contraddistingue un terreno a N del Ciamperdon, fra le case di
Bruno Emer e
Ilda Inama,
interessando le p.f.
347,
348,
349,
350 e
351. Il toponimo credo sia
molto recente al punto di non averlo mai riscontrato in nessun
documento. La zona nel Settecento e Ottocento era denominata
Cigaiole, mentre in precedenza era detta
Preda.
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Andróna
(l’)

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F3 CD
ACDe1909 ASTn1695
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Viottola fra le
case ex
n. 2-3 e
7-8, che confluendo nella vecchia
Strada Imperiale, contribuisce alla formazione del luogo detto "alla
Crosara."
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Asolum
(ad)
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Perg.C.Bragher1275
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Ubicazione sconosciuta. Forse il toponimo
originale era Solum, ossia terra o fondo. (GIML)
Il termine ha una certa assonanza con Risola
il quale a sua volta sembra designare il corso d'acqua che scorreva
nella zona, ossia il Rio di Sola.
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Audaral
(al)
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F2 ASTn1575
LiberGafforii1510 LA1858 CaTer
ADTn1541
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(Laudaral, Auderal, Ual de Ral) Si tratta
sicuramente della zona oggi chiamata
Raut da Ral, individuata dalle p.f. dal n.
9 al 21. In passato il luogo in parola, iniziava immediatamente a sud
del
Rivalent, interessando quindi anche le p.f.
dal 47 al
50, oggi denominate
Sass. Il nome è il risultato della corruzione
dell'originale
Novalle de Rallo riscontrabile nel
1275. Di seguito espongo la sequenza
mediante la quale, secondo me, il toponimo Novalle de Rallo si è
trasformato in Audaral. NOVALLE DE RALLO in dialetto si pronuncia,
considerandolo un'unica parola, "NOALDERAL", poi per velarizzazione,
ossia quella caratteristica linguistica propria del dialetto noneso,
per la quale la lettera "l" davanti a una consonante occlusiva
dentale, quale la "t" o la "d", diventa "u" (ad esempio alt - aut) è
diventato "NOAUDARAL". Infine si arriva ad "AUDARAL" considerando
che la sillaba "NO" nella pronuncia, poteva essere confusa con la
preposizione "IN". Nel 1510 infatti si trova "in Ual de Ral", dove
il termine novale è stato stravolto dall'originale "in noal" a "in
Ual". Lo scambio di vocale fra la "o" e la "u" era abbastanza
frequente nel dialetto noneso, ne è un esempio la parola "neve" che
in dialetto a seconda della zona è detta "neo" oppure "neu".
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Aulivesso
(in)
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Perg.C.Bragher1275
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Ubicazione sconosciuta.
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Bambin
(al) |
F IP
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Il toponimo contraddistingue la
p.f. 855 oggi coltivata a
frutteto e giacente nella zona di
Ciamblonc. Il vecchio proprietario,
Giovanni Endrizzi
detto
Bambin, era nato a
Dermulo nel 1846 ed era morto celibe nel 1907. La famiglia Mendini
era in
possesso del terreno almeno dal 1882 e già a quel tempo,
probabilmente, veniva appellato con il soprannome di
Giovanni Endrizzi,
cioè Bambin.
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Bassa
Italia
(zo
‘n) |
F3 CD
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Sono così denominate le case ex
26, 27,
31 e 32 a valle della
Strada Romana e anche la
stessa strada. L'origine è sconosciuta e credo si tratti, vista la
totale assenza di menzioni nelle fonti scritte, di una dizione
rinascimentale.
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Bazzolera |
Libro: Taio nel XV e XVI
Secolo BCTn1438
Arch.Parr.Tres1438
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(Bazolara, Bezolera) Luogo non
identificabile dove nel 1438 fu redatto un documento di donazione da
parte dei conti Thun alle comunità di Taio, Segno, Mollaro,
Tuenetto, Dardine, Tres, Vion e Torra, di una parte di montagna nella
zona di Predaia. Si noti che Dermulo fu l'unica comunità delle due
Pievi di Taio e Torra a non beneficiare di questo
lascito.
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Beltrami
(ai)
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APTa1535 |
Luogo non identificabile che sicuramente
ha preso il nome dal proprietario. Probabilmente si trattava di
persone di Coredo dove nel '500 esisteva il cognome Bertram.
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Berte
(ale) |
F1 ASTn1701
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Terreno situato nella zona
della Cros, costituito dalle p.f. 319/1
319/3 e 319/5. Del toponimo si trovano
alcuni esempi nei documenti settecenteschi, dove in un primo momento
avevo pensato ad un errore di scrittura o trascrizione per Bertuse.
Anche perchè, in una citazione si leggeva "alle Berte
ossia alla Cros", quindi compatibile con le Bertuse. Invece, da altri raffronti, ho poi capito trattarsi
di un nuovo toponimo nato intorno al 1670, quando Silvestro Inama
acquistava il campo da Alberto Malfatti di Coredo, marito di
Caterina Massenza di Dermulo. Ed infatti dal nome Alberto, le "stregle
del Berto" sono diventate Berte.
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Bertolda
(ala)
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F2 ASTn1680 CaTer |
(Le Bertolde) Nel 1680 compare questo toponimo abbinato
ad un bosco giacente nei pressi di un “rido” e confinante con la
proprietà di un Valemi di Taio. Nel 1721 la citazione "al Rivalem
ossia alla Bertolda" ci toglie ogni dubbio sull'ubicazione del
terreno che oggi possiamo individuare nelle
p.f. dal 73 al 76, la parte a
nord del Rivalent della
p.f. 77 e le
p.f. 78 e 79. Il nome ci fa
capire che la terra era appartenuta ad un Bertoldo e le uniche persone
note di Dermulo che portavano questo nome erano i due omonimi
Bertoldo Cordini, viventi
intorno alla metà del Cinquecento. Quindi, anche se non possiamo
averne tutta la certezza, ci sono buone probabilità che uno dei Cordini
fosse l'antico proprietario del bosco.
La declinazione al femminile era dovuta probabilmente al modo per
allora consueto di appellare il bosco, ossia “la sorte”.
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Bertùs (fòr al)

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F1
CD LF APTa1710 ASTn1554 LA1825 CaTer |
Sembra
derivare dal nome proprio Bertoldo,
probabilmente l’antico proprietario, di cui Bertùs potrebbe essere
la forma ridotta dialettale. La stessa cosa si può dire di
Bertuse e Bertusel. Bertus era anche il
soprannome di un Gislimberto di Denno, e anche un cognome di Coredo, oggi estinto ma passato a soprannome della famiglia Zendron.
La voce Bertùs nel taron noneso, indica il termine
"marito" o "padrone". A Dermulo oggi il toponimo comprende i
frutteti racchiusi fra la SS 43
dir e la
strada delle Plazze, a
S dei Visenzi e a N delle
Doivie. Le p.f. interessate sono la
601, 602, 603, 604 e
606. Nel CaTer è denominato Bertus il bosco (p.f.
410 e 411) sottostante la
strada delle Plazze, in corrispondenza delle succitate
particelle.
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Bertùse
(fòr ale)

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F1
CD ACDe1857 LF MC ASTn1695 LA1823 CaTer
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Frutteti posti a N delle
Marzole. Il nome ha la stessa etimologia di Bertùs e in passato
probabilmente le due località appartenevano alla stessa persona. E'
probabile che la declinazione al femminile plurale, derivi da un
originale "stregle al Bertus", divenuto poi "Bertuse", sottintendendo
il nome "stregle". Questo fenomeno l'ho
osservato ad esempio con il toponimo Stregle Longe e Stregle Curte
che in alcuni casi venivano dette rispettivamente
Longe e Curte. Le particelle costituenti le
Bertuse, (dal 305 al 311) potrebbero essere appartenute a Bertoldo
Cordini, forse detto Bertùs.
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Bertusel
(al) |
ASTn1780 APTa1749 LA1825 CaTer
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(Bertuselo) Piccolo terreno situato nella
zona del
Bertus, corrispondente alla p.f.
605. Il nome è il diminutivo di Bertus ed è probabilmente nato
per l'esigenza di identificare due terreni appartenenti allo stesso
proprietario, giacenti in una zona con lo stesso toponimo.
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Blaùm
(fòr al)
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F1
CD ACDe1828 LF MC ASTn1681 LA1818 CaTer APTnCastelThun1569
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(Blaun, Blaunn, Blaù) Piccolo frutteto e bosco
posto a E della
strada delle Plazze in
corrispondenza dei Visenzi. Il toponimo
interessa la p.f.
417, e le p.f. dal n.
419 al 432. (A volte anche la
p.f. 433). In latino
"bladium" significa biada e quindi forse "bladiùm", da cui
potrebbe derivare Blaùm, indicava un terreno coltivato a biada.
Anche in questo luogo possiamo riconoscere due microtoponimi
esplicitati nel 1705, ossia Blaum alle Longe e Blaum alle Curte.
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Bórgo (el)
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F3 CD
ACDe1910
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Con Borgo si identifica la parte di paese
a N del Rio Pissarecel. Questo toponimo era già usato almeno dal 1876,
tanto che, appare citato assieme alla
Zità
nella poesia “En viaz
atorn la Val de Non” di Bepo Sicher di Coredo. Innegabilmente il nome
descrive l'esiguità dell'abitato in contrapposizione all'altra
"frazione" detta Zità, e credo, vista anche la
mancanza di riferimenti documentali, che il nome abbia origini
rinascimentali. Infatti nei documenti più vecchi la parte a N del
Pissaracel era sempre detta "Oltra el Rì"
o
"Sopra la Chiesa".
E’ chiamata Via del Borgo, la
strada che a N della
chiesa di Santa Giustina, scende fino ad incrociarsi con la via
Strada Romana.
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Bos-c
Lonc
(el)
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F2
IP ASTn1719 |
(Bosco Longo) Bosco in località
Pradi che costituito dalla
p.f. 31, 34, 36, 38. Nel 1776 lo stesso luogo è identificato come
Roggia Lunga.
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Bràide
(fòr ale)

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F2
CD MC LF ACDe1860 ASTn1550 LA1819 CaTer LiberGafforii1510 |
(Braida) Il toponimo, di origine
longobarda, è abbastanza diffuso e
indica dei terreni coltivati nelle vicinanze del paese. A Dermulo attualmente
designa dei frutteti che si estendono a N del
Rizan, a cavallo della
SS 43 e a O di
Ciamblonc. Le
p.f. interessate vanno dal
829 al 844 e dal
877 al 884. Nella zona delle
Braide erano in passato comprese altre piccole località quali: al
Canton,
Stregle Longe, in Pian,
oggi scomparse, e Rizan che invece è ancora
vivo. Dalla
SS 43, in prossimità della casa di
Lorenzo Endrizzi si dirama la
Strada delle Braide,
che dopo aver incrociato la strada che scende dal
Ciamblonc, prosegue fino ad attraversare il
Rizzan per portarsi sul CC di Taio.
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Braidèle
(ale)
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F2 LA1871 |
(Braidelle) Terreno costituito dalle
p.f. n. 7 e 8 (in passato
chiamato anche Rivalent e oggi invece
Cros) e dalla parte più a nord della
p.f. 829. Il nome è chiaramente il diminutivo di Braide e si è formato
dopo il 1855, quando con la costruzione della
nuova strada di concorrenza sinistra Noce, la superficie
originale di questo terreno si era notevolmente ridotta. Nella parte
a monte della strada nel 1926 Giuseppe Endrizzi costruì la sua nuova
casa.
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Broilét
(el)
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F3 ASTn1730
CaTer
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Il termine broilo deriva dal celtico
"brogilo" che indica un terreno recintato nei pressi della casa e
per consuetudine escluso dalla servitù di pascolo. Nel 1780 era
proprietà di Romedio Maria
Mendini ed era localizzato a N della
casa n. 23, contrassegnato dalla
p.f. 150 nei pressi della
Pontara. Naturalmente "broili" ce
n'erano di altri a Dermulo, ad esempio nel 1681 è nominato un "Broilo
presso la casa", (casa n.15); nel 1654 un altro "Broilo presso la
casa", però non ben definito.
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Brusadìz
(fòr al)
|
F1
ACDe1822 IP ASTn1672 LA1818 CaTer |
(Brusadizzi, Brusadicci) E’ la zona che
si trova a destra della SP 7 di Coredo in corrispondenza
dell’incrocio con la SS 43
dir. Le p.f. interessate vanno dal n.
636 al 639, dal n. 643 al 645
e dal n.
661 al 668 compresa quindi
anche la località che oggi è chiamata
Laste. Inoltre, era anche detto bosco al Brusadiz, il
grande bosco comunale corrispondente alla p.f. n.
646. Il toponimo è molto
diffuso in Trentino in varie forme quali Brusà, Brusadi, Brusadì,
Brusadic ecc. Nei comuni catastali confinanti con il nostro, si
riscontra il toponimo a Coredo, nella medesima forma di Dermulo,
Brusadiz, e a Taio nella forma Brusadi. Il nome, credo indichi la
scarsa fertilità del suolo, se non addirittura la natura rocciosa
che permetteva la crescita di una stentata vegetazione,
prevalentemente cespugliosa, da far sembrare quindi il luogo riarso
dal sole. Non si può escludere, ma non è il caso di Dermulo, che
toponimi simili si siano formati in seguito a importanti incendi.
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Bus dele
Angàne
(zó al)
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F2
F3 CD
|
Piccolo anfratto nella roccia nei pressi
della località Doss. Le angane erano delle
figure leggendarie non dissimili alle streghe dette anche ninfe
dell'acqua o Vivane, riconducibili al culto longobardo. Il toponimo
esiste nella stessa forma nella Valle del Rio San Romedio.
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Busa
(fòr ala)
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F1
CD LF LA1838 Perg.C.Bragher1380 |
(Buxa) Frutteto posto fra il
Gomer e la Ciaseta
costituito principalamente dalle p.f. 466,
469, 470, 471,
472 e 473. Ma saltuariamente
sono state definite alla Busa anche le p.f.
462, 463,
464,
465, e
467. Nel 1380 si trova
il terreno alla Buxa, che potrebbe indicare sia questo toponimo che
quello qui sotto. Nei documenti il nome appare molto tardi, ovvero a
partire dal 1838.
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Busa
(la)
|
F1 IP
ACDe1881 LA1854 |
Bosco in pendenza posto a valle della
strada di Ciambiel, dove questa incrocia la
strada delle Plazze. E’ costituito essenzialmente dalla
p.f. 390
ed era chiamato anche Teza di Ciambiel.
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Busa
(la)
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F2
IP |
Parte di terreno nella zona dei
Pradi,
corrispondente alla porzione a monte della
p.f. 87/2.
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Cagaìole
(ale) |
F1 ASTn1726
LA1825 CaTer APTa1678 |
(*Cegiaiole, Zigaiolle, Cagaiole,
Chegaiole, Kegaiole) Terreno fra le case di
Bruno Emer e
Ilda Inama, oggi
denominato Albera e corrispondente alle p.f.
347,
348,
349,
350 e
351. Erano pure
denominate Cegiaiole le p.f. dal
354 al 357 e la 359-360. Trattandosi di un
toponimo scomparso, e visto che lo si ritrova in svariate forme, non
sono in grado di dire con sicurezza quale fosse stata la forma originale.
Nel 1750 si trova un terreno individuato come "Chegaiole di Sotto".
Anticamente la zona era detta alla
Preda. |
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Campedelo
(in)
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Perg.C.Bragher1275
Perg.C.Bragher1357
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(Campdel) Il nome manifesta una certa
assonanza con Ciambiel, ma ritengo che il
luogo sia da riconoscersi nel terreno a O della
casa n. 23,
quindi la futura p.f. 168, 169,
171 e
785, 786. In una pergamena
del 1357 il toponimo appare nella forma Campdel. Da osservare la
coincidenza che le p.f. sopraccitate sono state denominate anche "al
Capitel", per l'edicola presente nei pressi. Il nome è molto
assonante!
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Campo Cordin
(al) |
F1 ASTn1780 CaTer |
(*Ciamp Cordin) Il toponimo fa
riferimento al cognome
Cordini, in passato molto
diffuso a Dermulo, ma estinto già alla fine del Seicento. Un
Cordini era sicuramente proprietario di questo fondo ubicato nella
zona delle Ciasete
e contraddistinto oggi dalla p.f.
493. I possessi dei Cordini alle Ciasete non si limitavano
sicuramente al citato terreno, ma erano ben più ampi di quanto
comunicatoci dal toponimo. Il campo Cordin era entrato nelle
disponibilità della canonica di Sanzeno, forse tramite qualche
lascito, e poi fu dalla stessa canonica concesso a livello.
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Campovielmo
(al)
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ASTn1798 |
(Camvielmo, Camviel) Sembrerebbe una
storpiatura di Ciambiel, ma sicuramente non
è così, poichè i due toponimi nel 1798, si trovano casualmente citati
assieme. Forse un Vielmo o Guglielmo era proprietario del campo, e
in questo caso possiamo pensare a Vielmo Aliprandini di Scanna e
quindi alla famiglia Guelmi. Il terreno si trovava comunque nella
zona di Ciambiel.
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Canevaro
(al) |
F3 ASTn1729
ASTn1554 ADTn1691 LA1825 |
(*Cianvar, Canevari, Caniparo) Il nome
deriva da ciano, ossia la canapa alla cui coltura il terreno era
destinato. Nel nostro caso si trattava di un prastello broilivo
nella zona ai
Orti, presso
Cristano Emer. Il
toponimo era utilizzato anche per designare un terreno (future p.f.
173 e
787) nei pressi della
casa al Castelet, oggi occupato dalle pertinenze della
casa n. 34 e dallo stradone
e parte della stazione della Ferrovia Trento-Malè. Il toponimo era
utilizzato nell'Ottocento anche per designare le p.f.
182,
183,
184 e 185 a nord della casa
al Castelet.
Un altro luogo chiamato al Canevaro, veniva citato spesso nella zona
delle
Fontanele, ed un'altro ancora alla Casetta
con le p.f. 482 e 483 di cui
abbiamo notizia fosse coltivato a canapa nel 1771. Anche in questo caso, come per
il toponimo Broilo, potevano esserci vari luoghi designati con tale
nome, ma quelli qui citati hanno avuto una certa continuità negli
anni, essendo nominati "al Canevaro" anche quando la canapa non
vi era più coltivata.
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Canton
(al) |
ASTn1567 |
(*Cianton). Il toponimo era localizzato
nella zona delle
Braide, e più precisamente alle
Stregle Longe. Dal nome presumo si trovasse all'estremità e più probabilmente verso nord.
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Capo la villa (in) |
ADTn1640 |
Si trattava della zona dove sorgeva la
casa n. 9-10-11-12, così chiamata perchè appunto era in alto
rispetto alle altre case del paese.
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Castelet
(al)
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F3 IP
ASTn1760 LA1830 APTnCastelThun1545 |
(*Ciastelet, Castelletto, Castiel,
Castel) Era così chiamata la zona una volta prativa che dal
Ciapitel
si estendeva fino alla casa
più tardi n. 9-12
e pure la casa stessa. Si tratta di una una delle più antiche del
paese e sicuramente la prima di cui abbiamo una testimonianza
documentale. Essa si può infatti riconoscere nella casa citata come
appartenente al Maso del Casale
nell'elenco dei beni vescovili a Dermulo del
1275. Forse il nome Castel o Castelet
derivava dalla sua posizione prominente e isolata. Da ultimo ho
formulato un'ipotesi circa l'origine del nome Castelet. Nelle
investiture, a partire dal 1490, si esplicita che i beni di cui si
parlava erano costituiti, oltre che dai soliti terreni a Ronch e a
Campolongo, anche da una casa con prato, orto e Casaletto. Per
casaletto, che alla stregua di casalino, indicava un sedime
dove in precedenza esisteva una casa o dove se ne poteva costruirne
una. Nel nostro caso si poteva intendere come terreno edificabile.
E’ plausibile che la casa fosse stata indicata nei secoli scorsi,
dapprima come casa del casale, e poi Casa del Casalet e infine,
almeno dal Settecento, Casa al Castelet. Pronunciando Casalet o
Castelet possiamo constatarne l’effettiva assonanza; la posizione
della casa a poi sicuramente contribuito al consolidamento del nome,
a volte semplificato in Castel o Castiel.
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Castelnero
(al) |
F3 IP
ACDe1908 LA1823 |
(Castel Negro) Altro modo con cui veniva
indicata la casa n. 9-12.
Inoltre il toponimo contraddistingueva il bosco
p.f. 768 nella località
Ciampet, venduto dagli eredi di
Celeste Mendini al
Comune di Dermulo nel 1909. Probabilmente il bosco in passato era
appartenuto alla casa al Castelnero. Abbiamo notizia che nel 1854
tutto il colomello al Castel fu gravemente danneggiato da un
incendio, ma la denominazione
Castel Negro era di molto antecedente. Non si può escludere pure che
Negro fosse l'abitatore dell'edificio, infatti un
Negro o Niger detto
Segalla è
documentato come vivente a Dermulo prima del
1346.
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Ciambièl (fòr a)
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F1
CD LF APTa1618 MC ACDe ASTn1554 LA1817 CaTer
PAICo1608
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(Cambiel, Campobello, Cambielo) Zona
coltivata a frutteto delimitata a O dalla
SS 43
e a E dalla strada denominata di Ciambiel.
Campobello Rauti
era anche uno degli otto settori in cui era stato diviso il CC di
Dermulo nel 1859. Le p.f. interessate vanno dalla n.
368 alla 403. In passato la
spiegazione sul significato del toponimo è stata data abbastanza
semplicisticamente, in quanto si era partiti dell'accezione italiana
Campobello, peraltro riscontrabile solo sulle mappe e su qualche
documento otto-novecentesco, invece che dall'originale Ciambiel. Non si può affermare infatti, che l'aggettivo
"bello"
indicasse un buon campo, ossia un campo fertile, dal momento che in noneso "biel" non significa niente, tantomeno bello. Il termine va
quindi considerato nella sua integrità e il significato ricercato in
un altro contesto. Un'ipotesi è che all'origine il nome fosse
stato Ciampiel, a sua volta derivato da Ciampedel. (Probabile forma
originale del Campedelo,
citato nel documento del 1275.)
Un'altra ipotesi è una derivazione da cambile (GIML),
termine davvero molto simile, ovvero terreno coltivato a canapa.
Cambis o canbis aveva lo stesso significato di cannabis. Questa
evenienza non va sottovalutata, in quanto in antico, la coltivazione
della canapa per confezionare vestiario o fabbricare cordami era
molto diffusa e a Dermulo, già sul finire del Quattrocento, la
famiglia Cordini era attiva in questo settore. Nel Settecento la
canapa era ancora molto coltivata e ne sono testimoni i vari luoghi
denominati Cianvari. Un'ultima ipotesi la
troviamo ancora una volta nel mondo celtico, dove il termine "camb"
indicava l'aggettivo "ricurvo" ed in questo caso non possiamo non
riconoscere la particolare morfologia di molti campi nella zona di
Cambiel che si presentano ricurvi quasi a mo' di mezzaluna.
Nel Settecento la famiglia Mendini appellava "Ciambiel di Sopra" la
p.f. 375 e "Ciambiel di
Sotto" la p.f. 338.
All'interno della zona di Ciambiel troviamo molti altri toponimi
oggi scomparsi quali: Romenere,
Leonarda, Pontare,
Spinate,
Curte, Cigaiole,
Teza e Longhe.
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Ciambielòt (fòr a)
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F1 ASTn1705 LA1895 |
(Cambielot, Cambieletto) Diminutivo di
Ciambiel e alla stregua di Bertusel è
probabilmente nato per l'esigenza di identificare due terreni
appartenenti allo stesso proprietario giacenti in una zona con lo
stesso toponimo. Il toponimo contraddistingueva inizialmente i
terreni con numero di p.f. 377,
e con numero di p.f. dal 383 al 387 e poi fu esteso anche alle particelle di
bosco nei pressi della futura diga costituite dalle p.f. dal n.
394 al
403. Nel 1705 appartenevano a Vittore fu Vittore Inama e
nel 1776 a Giacomo Antonio Inama di Taio. In seguito passarono in eredità a Giovanni Francesco Inama.
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Ciamblònc (fòr a)
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F2
F3 CD ACDe LF MC APTa1716 ASTn1659
BCTn1472 ADTn1691 LA1825 CaTer APTnCastelThun1497
LiberGafforii1510
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(Campolongo, Campolungo, Camplong, Camp
Long, Campo Long, Campolonng, Campo Lono) Vasti frutteti che si
estendono a E della strada delle Braide,
oltrepassando pure la
Strada del Mas. Le p.f. interessate vanno dal n.
801 al 827 e dal
845 al 861. Il toponimo appare nei documenti,
nella maggior parte dei casi nella forma Campolongo. Riguardo al
significato, oltre a quello scontato di "campo lungo" a cui si è fatto
sempre riferimento, non si può escludere un'altra origine ovvero da
"plonica" (GIML)
che vorrebbe dire a piombo, perpendicolare. Oppure da "campiones", che
ha lo stesso significato di "campus". Facendo riferimento
al mondo celtico, come per Ciambiel, la voce "Camb", significa anche
"in pendenza", quindi molto pertinente alla zona. Nel DTT si ritrova
il toponimo Cambionch, molto simile
al nostro Ciamblonc, ed in questa eventualità è chiaro che Cambionch
non può significare "campo lungo". Nella zona di Ciamblonc erano
presenti altri toponimi oggi
scomparsi, quali Forex e
Curte.
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Ciamperdón
(fòr al)
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F1
IP LF ASTn1554 ASTn1723 LA1821 CaTer |
(Campo Artondo, Camperdon) Località
costituita essenzialmente dalle
p.f. 344, 345 e 346 che si
trovano a valle
della
SS 43 dir, in prossimità del
bivio per Coredo. Oggi su parte di questa particella si erge la casa
di
Bruno Emer. Il
significato più plausibile del toponimo è "campo tondo", come
infatti si può constatare osservando la mappa. Quindi ha lo stesso
significato del toponimo Tonda. Non sono da
escludere però altre etimologie, quali ad esempio una derivazione da
redones, ovvero,
la voce celtica che significa cavaliere. Quindi il Ciampredon o Praredon
potrebbe essere stato il prato adibito al pascolo dei cavalli. Nel
1672 infatti compare il toponimo Pradont
sicuramente coincidente con il Ciamperdon. Ciamperdon potrebbe anche
derivare da Campertum ossia Champardum cioè terratico "quello che il
fittavolo pagava in natura per seminare la terra altrui".(GIML)
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Ciampét (al) |
F3 IP
ACDe1828 LF ASTn1687 LA1823 CaTer |
(Campet, Campetto) Era così designata la
parte più a S del bosco delle
Sort, posto a monte della Stazione della
Trento-Malè. Al Ciampet, nella
p.f. 766 alla fine del XIX
secolo, sgorgava la sorgente che alimentava la
fontana della Zità. Le particelle
interessate al toponimo sono la
n.764 e dalla
766 alla 770; ma anche la
785, 786 e 787 e
171. Fra queste la
768 era denominata anche
Castelnero. Le p.f. 766 e 767 sono quasi
interamente scomparse. Al loro posto oggi ci sono i binari della
ferrovia e la strada statale.
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Cianvècel
(fòr a)

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F1
CD LF ACDe ASTn1695 APTa1723 LA1818 CaTer |
(Campovecchio) Frutteto a valle della
SS 43 dir, a S del
Ri dele Force e circondato dalle
Ciasete. Le p.f. interessate vanno dal n.
539 al 543. L'aggettivo "vecchio", mediante il quale è stato
tradotto il noneso "vecel", potrebbe essere fuorviante rispetto al vero significato
del termine.
A sostegno di ciò, si può constatare
che alla stregua di altri toponimi, di cui ad esempio esiste un "di
sopra" e conseguentemente un "di sotto", un "grande" è un
"piccolo", non si è mai riscontrato invece un Cianvecel
contrapposto ad un Ciampnou. Tuttavia, il luogo potrebbe essere
stato così nominato dalla famiglia Inama, per distinguerlo dal
terreno più a valle che forse era stato ricavato dal bosco o più
probabilmente, acquisito in tempi
più recenti e quindi si presentava "nuovo", anche se, come detto,
questa antonimia non è stata mai riscontrata.
Lascio quindi aperta l'ipotesi che "vecel"
potesse essere una storpiatura
di "vécia" ossia véccia, pianta della famiglia delle Fabacee
utilizzata per pabulo.
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Ciapitèl
(al)

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F3
CD ACDe1809 LF ASTn1662 ADTn1649 LA1820 CaTer APTa1657 |
(Capitel, Capitello). Zona
circostante al sacello dedicato alla Madonna di cui si trova la
prima notizia negli Atti Visitali del 1649. In tale circostanza i
visitatori vescovili, constatate le sue precarie condizioni,
ordinarono che venisse ristrutturato o in alternativa demolito.
Fortunatamente, dobbiamo arguire, prevalse la prima soluzione. Accanto
al capitello, cresce la pianta di tiglio
messa a dimora nel 1908 per commemorare il 60° della reggenza
dell’Imperatore Francesco Giuseppe. Il toponimo interessa le p.f.
173,
176 e 177.
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Ciapitèl
(al)
|
F1 LA1824 CaTer ASTn1743 |
(Capitel, Capitello). Bosco in prossimità della
Croce, nei pressi del sentiero che scende all'eremo
di Santa Giustina. Ritengo che il nome derivi dalla forma
particolare della
croce ivi esistente che, per essere
chiamata "capitel", dovrebbe essere stata incorniciata da una struttura
lignea. Il toponimo interessava le p.f.
280, 281 e 282.
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Ciarotìne
(ale)
|
F2 IP
|
Frutteto
alle
Braide poco sopra i binari del tram, costituito
essenzialmente dalla
p.f. 878/3. L'etimologia è
sconosciuta ma probabilmente si tratta di un soprannome riferito alle vecchie
proprietarie.
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Ciasa Nova (la)
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F3 CD
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Si tratta
della
casa
costruita nel 1897 dai fratelli
Germano e Geremia Emer.
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Ciasalìn
(al) |
F2 IP
APTa1618 ASTn1715 LA1895 |
(Casalin, Casallino)
Il toponimo è da localizzarsi nella
parte a N del Lòc e più precisamente nella p.f. 291. La chiara localizzazione di questo
toponimo oggi dimenticato, si è rilevata da un documento del 1759,
relativo alla futura p.f.
292. Viene infatti specificato, che tale appezzamento, si
trovava "alle Marzole cioè sora Casallino".
Il nome, che deriva
da "Casalinum", richiama l’esistenza di antiche costruzioni
e infatti
verso il 1890, probabilmente durante la costruzione della strada che
portava al Ponte di S. Giustina, vennero rinvenuti nella zona
limitrofa parecchi
reperti archeologici. Nel 1904 furono localizzate come Casalin
anche le p.f. 235/2,
236/2 e
239/2. Non credo che questa
notizia, apparsa nei LA, sia da ritenersi affidabile.
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Ciaséta
(fòr ala)
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F1
CD ACDe1821 LF APTa1723 ASTn1663 LA1819 CaTer |
(Ciasete, Casetta, Caseta) La
località Ciaseta era compresa nella contrada di
Ciavauden, interessando storicamente le p.f. dal n.
482 al n. 498 e dal n. 531 al
n. 538.
Successivamente in diverse occasioni furono appellate "Ciaseta" anche
alcune zone limitrofe, come ad esempio i prati comunali costituiti
dalle p.f.
474 al 479, in passato detti alla
Pozzata; oppure le p.f. di bosco dal n.
453 al 455 (e una porzione a nord della p.f. 457) detti
Sabionare; e ancora la
p.f. 456 detta ai Pini.
Il nome si rifà all’esistenza di qualche
costruzione poi scomparsa. Sicuramente di un'antica presenza in loco
è rimasta traccia nei frammenti di tegoloni e in qualche moneta
romana ivi rinvenuta. Un'altra possibile origine del toponimo, si
rifà al soprannome di un tale Benvenuto fu Giovanni di Tavon, detto
Ciazeta, che nel 1359 possedeva un terreno in locazione nel vicino
Gomer. Le
p.f. da 494 a 497
facevano parte del Beneficio Panizza; le
p.f. 488, 489, 490 e 491
della Stipendiaria don Romedio Widmann. A circa un chilometro e
mezzo dall’inizio della SS 43
dir, a valle si dirama per circa 200 metri la
Strada dele Ciasete.
Nel Catasto Teresiano il toponimo si trova esteso anche alle
particelle sopra la SS 43 dir,
oggi denominate Parissole e
Fontanele (p.f.
547, 548 e 549, 550) per
cui a volte si riscontra la specificazione Casetta di Sopra, come in
altre occasioni ho trovato Casetta di Sotto per individuare la parte
sotto la strada. Non so quanto queste denominazioni siano state
pertinenti. Sembrano più che altro una modalità di nomenclatura,
circoscritta a qualche persona o ad una famiglia, i cui interessi in
una zona erano di recente acquisizione.
Nel territorio della Ciaseta erano ricompresi anche i toponimi
Campo
Cordin e Pomara,
oggi non più
utilizzati, e la
Tonda,
invece, ancora in uso.
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Ciava
(la)
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F1
CD IP |
Cava alle Plazze
oggi dismessa.
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Ciavàda
(la)
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F3 CD
ACDe1909 |
(Cavada) E’ così denominato il tratto
iniziale della Via del Borgo che partendo dalla strada statale nei
pressi della chiesa nuova, arriva fino alla
casa n. 13-14.
Il nome Ciavada
significa "terreno dal quale si sono cavati materiali", forse sassi, ma più
probabilmente sabbia o ghiaia. E proprio nel luogo dell'odierno
stradone doveva trovarsi questa cava, che poi molto probabilmente,
dopo essere stata sfruttata per il cantiere, fu conglobata nella
stessa strada. Oggi nessuno rammenta la presenza di qualche traccia
di scavo, quindi il toponimo, anche se nei documenti appare solo nel
1909, potrebbe essere anche più vecchio.
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Ciavàuden
(fòr a)

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F1
CD ASTn1561 APTa1710 MC LF ACDe1856 LA1817 CaTer |
(Cavauden, Cavaudem) Frutteti
pianeggianti posti all’estremità N del CC di Dermulo. Il toponimo
prosegue sui Comuni Catastali di Sanzeno e di Coredo. Su
quest'ultimo comune il toponimo potrebbe essere stato utilizzato
mutuando quello sottostante, su Dermulo e Sanzeno. Come contrada
designata nel 1859 con il settore H, Cavauden abbracciava tutta la
zona della Ciaseta, delle
Fontanele e Parissole,
interessando le p.f. dal n. 508
al 530. Anticamente si estendeva ad una zona ancora maggiore,
spingendosi verso sud a monte della strada imperiale, fino alla
Mora. Addirittura la zona del Pradaz
sembra che in passato fosse detta Cavauden. La zona di
Cavauden appartenente al nostro CC è racchiusa fra il
Ri dei Fossadi,
le Plazze, la strada statale per Sanzeno e il
territorio di Sanzeno, pure detto Ciavauden. Nel luogo in passato
erano presenti altri toponimi quali: ai Sassi,
Sotto la Strada (nel 1586 si trova "Cavauden inferius"), Sopra il
Dos, ai Fossadi, Sgolma,
Tèrmen, Glare
e Paradis. Nel 1928 la zona di Cavauden fu
individuata dal Podestà di Taio, come possibile campo di atterraggio
di fortuna. Dalla SS 43 dir sul
CC di Sanzeno parte la
Strada de Ciavauden
che si estende nella sua parte terminale nel CC di Dermulo.
Il nome Cavauden
deriva dall'unione della particella CA- che si traduce con "al di
qua" e -VAUDUM, poi divenuto Vaudem, che significava guado oppure
bosco. (Le ricorrenze più vecchie del toponimo presentano sempre la
lettera "m" finale, anzichè "n"). Ciavauden quindi significherebbe
"luogo al di qua del guado", inteso come punto di attraversamento
della forra del Rio San Romedio. In un documento di inizio Duecento
ho trovato la parola "valdum" riferita al bosco sulla montagna di
Lavarone e in uno scritto di investitura coevo, nel territorio di
Udine, il termine "vaudum", sempre con il significato di bosco. Si
noti innanzitutto come il termine sia praticamente corrispondente al
tedesco "Wald" da cui credo derivi, e poi come sia a Udine che a
Dermulo sia diventato "vaudum" per velarizzazione, ossia quella
caratteristica linguistica propria del ladino per la quale la
lettera "l" davanti a una consonante dentale quale la "t" o la "d",
diventa "u". Per cui Ciavauden significherebbe "luogo al di qua del
bosco". Fra le due ipotesi etimologiche propendo per la prima in
quanto il bosco a cui si riferirebbe il toponimo, in quella zona
sarebbe stato troppo esiguo per denominare una così vasta area.
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Cimiterio
(al)
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F3 ASTn1774
|
(*Zimiteri, Cemeterio) Piccolo prato nei
pressi del vecchio cimitero detto anche
Sotto il Segrà.
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Clesura (la)
|
F3 LF
ACDe1910 ASTn1690 LA1819
APTnCastelThun1596 CaTer
APTnCastelThun1497
|
(Chiesura, Clausura, Clesure)
Il termine indica un terreno situato
all'interno dell'abitato, delimitato principalmente da strade o altri confini naturali.
Le
p.f. interessate vanno dal numero
187 al 190. Nei
documenti cinquecenteschi spesso si trova citata anche come "Clesura
al Castel", per la sua adiacenza con i beni detti al
Castel. Era così
designata la zona a prato declinante in direzione E-O verso il rivo,
racchiusa fra la strada imperiale, la
Ciavada, il rio
Pissaracel e le pertinenze della
casa 20-21. Prima della costruzione della
strada di collegamento al ponte di Santa Giustina e della galleria
della ferrovia Trento-Malè, la zona aveva un’altra morfologia,
infatti a sud della
Ciavada il prato declinava in
direzione E-O verso il
Pissaracel. Negli
anni Sessanta del Novecento
la ferrovia Trento-Malè si dotò di un percorso esclusivo, non più
condiviso con la strads statale e in tale occasione fu costruita una
galleria che dal paese portava alla località
Pergolete. Il materiale di scavo della
galleria fu sistemato a valle verso il rivo Pissaracel, il quale con
l'occasione fu incanalato e quindi
si formò l’odierno piazzale fra l’albergo Victory e la chiesa.
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Clesura (la)
|
F3
ASTn1798
|
(Chiesura) Questo terreno è da
riconoscersi con la futura p.f. 152 a
monte della Strada Romana e fra la casa n. 25,
la casa n. 23 e la
casa n. 24.
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Cóa
(la)
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F3 CD
ACDe1924 LA1848 |
(Cóva) Piccolo frutteto posto a valle
della
Strada Romana, in
corrispondenza dell’imbocco della strada dei Pradi,
formato dalle
p.f. 128, 129, 130, 131 e 132.
Il nome indica la parte terminale di un terreno, cioè la coda.
|
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Coda
(la)
|
F2 ASTn1808
|
(*Coa) Piccolo prato e bosco nella zona
dei Pradi corrispondente alle
p.f. 92 e 93.
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Cologna (a)
|
ASTn1767 CaTerCo
ACDe1850
|
Zona boschiva e pascoliva sul CC di
Coredo, confinante con il bosco comunale del
Brusadiz, il Pradaz e il
Raut. Nei documenti si ritrovano i
Plazi de Cologna, Pradazzo di Cologna. In queste località, almeno
nell'Ottocento, i dermulani avevano il diritto di pascolare le
capre.
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Contra
(in)
|
Perg.C.Bragher1275
|
Ubicazione sconosciuta. Nella scrittura
potrebbe essere stato tralasciato l'accento sulla "a" e quindi il
nome forse era Contrà. In tal caso doveva intendersi Contrada o
Contrata, cioè una parte del paese, quale una via fiancheggiata da
case. Se così fosse, noi potremmo riconoscere quella che
presumibilmente fu la via principale di Dermulo, ovvero la Strada
Romana nel tratto dove le si affiancarono le prime case. Nel
documento del 1218 troviamo fra gli uomini di Dermulo
beneficiati dal vescovo, un tale Bonomo figlio del fu Giovanni de
Contrata. Bonomo quindi era stato identificato come abitante in
contrada. Curiosamente, nel Settecento, questa parte dell'odierna
via Strada Romana fiancheggiata dalle case, tutte appartenenti alla
famiglia Inama, era chiamata
"contrada degli Inama".
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Cordini
(ai)
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F3
PAICo1608
|
Piccolo terreno a nord della località ai
Orti dove oggi sorge il parco giochi e
contraddistinto dalla p.f. 154.
Il nome è palesemente in relazione alla famiglia posseditrice del
campo, i Cordini.
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Croce del Rivalem
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F2 ASTn1781
|
(*Cros de Rivalem) Il Rivalem è
sicuramente l’odierno Rivalent. Nei pressi
ancora oggi, esiste un
crocifisso, e la famiglia
Eccher chiama Croce il frutteto
racchiuso fra la SS 43, il
Rivalent e la
Strada Romana. Si può
ipotizzare che in passato la croce fosse posta alla confluenza fra
la strada che scendeva dalle Braide con
l'odierna
Strada Romana, nei pressi
del Rivalent.
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Croce di Pontalto
(ala) |
F1
ASTn1721 |
(*Cros de Pontaut) Indicava la croce
presente all'intersecazione fra la strada imperiale che scendeva da
Coredo in corrispondenza della Mora e la strada
imperiale che conduceva a Sanzeno.
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Cróna dele Marzole
(la)
|
F2 CD LA1856
|
(Crona a Pramartinel) Bosco molto
scosceso a O di Sass e a sinistra del
Rivalent, costituito essenzialmente dalle
p.f. 81 e 82.
Il nome crona indica un balza o scalino di una rupe a picco, e
nel nostro caso il nome rispecchia perfettamente le caratteristiche
morfologiche del terreno a cui si riferisce. Il luogo, a partire
dalla seconda metà dell'Ottocento, risultava suddiviso fra i
proprietari di campagna nella località delle
Marzole, da cui deriva l'aggettivo della crona.
Antecedentemente, invece, il luogo risultava in mano alla comunità
di Dermulo e il motivo di questa assegnazione ai possessori
delle Marzole, rimane a tutt'oggi sconosciuto.
Si può forse ipotizzare
che sia avvenuta come indennizzo.
E' del 1856 una compravendita relativa a
due terreni nel luogo alle Marzole, dove si esplicitava che
l’acquirente acquisiva nello stesso momento la proprietà della Crona
e veniva aggregato agli altri possessori del terreno alle
Marzole.
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Crós
(fòr ala)
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F1
CD LF ACDe MC APTa1688 ASTn1646 CaTer LA1819 A.Parr.Cles1513
Perg.C.Bragher1380 |
(Croce, Croxe, Croze) Deriva dalla
croce presente ab immemorabili all’incrocio della vecchia
strada per Pont Aut con il sentiero che
scende verso
l’Eremo di S. Giustina. (Forse la
croce in tempi remoti era collocata un po' più a N, all'incrocio fra
la strada di Ciambiel e quella delle Pergolete) Le
particelle facenti parte di questa ampia zona vanno dal
n. 277 al 290 e dal
312 al 323. Il bosco nelle
immediate vicinanze della croce era detto al
Capitel e questo ci illumina sulla forma che questo crocifisso
doveva avere: possiamo infatti immaginare che esso fosse protetto da
una struttura lignea a mo' di capitello.
A volte
si trova menzionata anche come "Cros di Santa Giustina".
Nel 1888 con la costruzione del
tronco stradale di collegamento al ponte di Santa Giustina, la
località è stata divisa in due parti.
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|
Crós dele Doi Vie
(ala) |
F1
A LA1 |
Il toponimo era riferito alla zona
circostante le Doivie. Spesso non veniva
citata nemmeno quest'ultima specificazione, limitandosi a Cros e
solamente raffrontando altre notizie relative ai confini sono stato
in grado di stabilirne la collocazione.
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Crós de Cambiel
(ala) |
F1
ASTn1788 LA1820 |
Il nome si riferiva essenzialmente alle
p.f. 321 322 323 ed era forse
da ritenersi un'ulteriore specificazione del toponimo Cros, presente
in altri luoghi a Dermulo.
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Crosàra
(la) |
F3
APTa1710 ASTn1680 ACDe1809 |
Sta a significare un incrocio di strade.
Era così detta la zona nelle vicinanze dell’incrocio fra le odierne
Strada Romana, e i due rami della Via Eccher. Nel Settecento era detta
casa alla Crosara quella più tardi numerata con il 2-3. In un
documento si trova citato anche il Colomello alla Crosara. In
questo luogo esisteva fino a non molti anni fa un
crocefisso, poi ricollocato
in altro luogo perchè d'intralcio
alla moderna viabilità.
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|
Curte
(ale)
|
F2 ASTn1752
|
(Corte) Terreno nella zona di
Ciamblonc che dovrebbe corrispondere alle
p.f. dal n.
851 e 857. Ritengo che Curte
sia stata l'abbreviazione di "stregle curte", in contrapposizione e
per distinguerlo dalle "Longe" ovvero
Stregle Longe. Come accaduto per il
toponimo Broilet, essendo un nome legato alle
caratteristiche specifiche del campo, e quindi replicabile in altri
luoghi, esistevano sicuramente altre occorrenze, una delle quali a
Ciambiel, qui sotto riportato.
|
|
Curte
(ale)
|
F1 ASTn1699
APTa1678 |
(Corte) Terreno nella zona di
Ciambiel e più precisamente corrispondente
alla parte più a S dell'attuale località alla Pinza.
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|
De là
del Ri
(al) |
F3
ASTn1771 LA1821
|
(De la del Rivo, Di la dal Ri) Questa
asserzione presuppone che il nucleo principale fosse “al di qua del
rì”, ossia alla Zità, e quindi la zona a nord
del Pissaracel era detta “al di là del
rì”. Il luogo che in antico era detto
Oltra el ri,
corrisponde all'odierno
Borgo.
In un documento del 1771 si dava un'ulteriore precisazione al luogo
aggiungendo al toponimo, "Sopra la Chiesa".
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|
Dietro
la Casa
|
F2
F3
ASTn1698 CaTer |
(*Drea la Ciasa)
Nel catasto del 1780 era così definito l’odierno
Loc, proprietà allora, della nobile famiglia Inama
di Fondo. Nel 1769 compare anche il toponimo "Dietro le case al
Plantadizzo".
Il 3 luglio1698
nell'arativo vignato del sig. Alberto
Inama di Fondo, posto a Dermulo nel luogo detto "al di dietro della
di lui casa", veniva stipulato
un accordo fra due persone di Dermulo.
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|
Doivie
(ale)

|
F1
CD ACDe1894 APTa1618 ASTn1646 CaTer LA1800 |
(Doi Vie, Duevie, Due Vie) Frutteto
a sud del Bertus,
racchiuso fra la
SS 43 dir e la
Strada delle Plazze. Le p.f. interessate vanno dal
n. 607 al 610. Saltuariamente
venivano definiti alle Doivie anche i terreni nelle vicinanze delle
due strade, sia a valle che a monte. Per cui nel 1778 troviamo al Raut, ossia alle Doi Vie le p.f.
n. 624, 625 e 626. Nel 1781 le stesse future p.f. e anche quelle
più a sud, p.f. n. 627,
628,
629 e
630, 631 e 632 erano dette "Sopra
le Due Vie". Nel 1830 è contraddistinto come arativo alle
Pinze o Due Vie il terreno p.f. n.
362. Nel 1784 molte particelle della Pinza sono dette alle "Due
Vie sotto la Strada". In epoca recente il toponimo è stato a volte usato per
contraddistinguere il frutteto a S della Preda,
al bivio per la SP 7 per Coredo. Nel 1381 il luogo era denominato in
Vala Bernaya e nel 1625 Val Merlai.
|
|
Dos di
Cavauden
|
F1 ASTn1723
|
(*Doss de Ciavauden, Dos) Altra
denominazione del Doss dele Plazze o Poinela
che una volta esisteva a E del
Plan del Cucù. Dopo gli anni '50 del
Novecento fu sfruttato dalla ditta Lorengo di Cles per ricavarne
sabbia e ghiaia. Anche il terreno a nord del dosso costituito dalle
future p.f.
508 e 509 per la sua
vicinanza era a volte denominato "al Dos di Cavauden", "sopra il Dos di Cavauden",
al Dos o addirittura "a Pontalt ossia al Dos di Cavauden".
|
|
Dòss (zó al)
|
F2
CD ACDe1910 |
Non si tratta in realtà di un vero e
proprio dosso ma di una baulatura boschiva, delimitata da ovest
e da sud dalla strada
dei Pradi. Nell’ Ottocento il luogo era chiamato
Doss del Tez o semplicemente
Teza. Il toponimo è da ascriversi alla
p.f. 113, anche se non si può escludere venisse usato per il
pascolo-bosco comunale a valle della
strada. (p.f. 110, 111 e 112).
Nel Settecento il toponimo Dos
indicava il piccolo rilievo alle Plazze, oggi
non più esistente.
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|
Dòss del
Tez
|
F2
ASTn1780 ACDe1828 CaTer |
(Dos del Teg) E’ il vecchio nome del
luogo che più tardi sarà chiamato solamente Doss. Verso la metà
dell'Ottocento era detto anche
Tega (Bosco ai Pradi ossia
alla Tega). Il toponimo è da ascriversi alla
p.f. 113, anche se non si può
escludere venisse usato per il pascolo-bosco comunale sotto la
strada (p.f. 110, 111 e 112).
Nel 1716 si cita anche la Roza del Teg,
piccolo rigagnolo della zona. In passato esistevano altri due boschi
detti ala Teza, uno a
Ciambiel e l’altro a
Somager.
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Dòss dela Colombara
|
F1 CD
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Dosso ora sommerso dal lago di Santa
Giustina, visibile talvolta in primavera, quando il livello del lago
è basso. E' localizzato proprio di fronte alla diga, sulla sinistra
dell’imbocco di
Pont Aut. Il nome Colombara non l'ho mai
riscontrato in
nessun documento, in quanto la zona veniva identificata con Pont Aut.
Il dosso era un insediamento dell’età
del Bronzo.
|
|
Dòss
dele Plazze
|
F1 IP
|
Si tratta del dosso detto anche
Poinela che una volta esisteva a E del
Plan del Cucù. Dopo gli anni '50 del
Novecento fu demolito dalla ditta Lorengo di Cles per ricavarne
sabbia e ghiaia. Nel Settecento era detto "Dos
di Cavauden".
|
|
Fassa
Longa
|
F3 APTa1618
|
Il toponimo compare nel
regesto dei documenti presenti
nella sacrestia della chiesa di Dermulo, in riferimento ad un
inventario dei beni spettanti alla stessa chiesa nel 1618. Nella
trascrizione si specificava che il terreno era un prato giacente nel
luogo Sotto la Chiesa, detto Fassa
Longa. Sicuramente il prato si può riconoscere in quello che in
documenti più tardi era chiamato Sonda Longia
e quindi corrispondente alle future particelle n.
216 e 217. Rimane il dubbio, vista l'unicità della menzione, che
non si sia trattato di un errore di lettura del nome "Fassa" da
parte del regestatore, benchè il termine si possa considerare un
sinonimo di "Sonda".
|
|
Fasse
(via ale)
|
F2
F3
ACDe1908 APTa1721 MC LF CD ASTn1581 CaTer LA1823 APCles1640
|
(Fassa) Frutteti a N di
Poz a valle della
Strada Romana e a S di
Lamport. Il nome indica l'originale
struttura della zona che evidentemente si presentava a fasce di
terreno coltivato, forse alternate da bosco. Nel
GIML sono presenti diversi termini, quali Fascia, Faicia,
Faissa, Fayssia, Faxa per i quali si intende
"fascia di terra vicino a casa". Il toponimo è molto diffuso in Trentino
tanto che nel DDT si riscontrano decine di occorrenze.
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Fasséta
(ala)
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F3
ACDe1891 ASTn1745 LA1904 |
Diminutivo di Fasse. Piccolo terreno
formato solo dalla
p.f. 219, oggi occupato dalla
casa di Egidio
Endrizzi, denominato anche Poz,
e in passato
Fontana o Sot Fontana.
Nel 1745 era denominato allo stesso modo il piccolo prato costituito
dalla futura p.f. 220.
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Feuril
(a)
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F2
Perg.C.Bragher1340
Perg.C.Valer1529 |
(Feurilo, Feurillo) Altra antica denominazione
dei Pradi.
Questa zona apparteneva a Castel Valer i cui dinasti la concedevano
in locazione perpetuale a diversi soggetti. La prima attestazione
risale al 1340, quando il dominus Enrico di Castel Valer locava una
porzione di prati a Nicolò di Campo Tassullo. Il prato confinava da
una parte con la rupe (saxo alto) e da due parti con lo stesso
locatore. Delle due porzioni di prato confinanti una risultava già
locata a Nascimbene fu Raimondino di Dermulo e l'altra a Muzo di
Campo Tassullo. Credo che il toponimo avesse etimologicamente, una certa relazione con
"feudo".
L’aiutante del pievano di Taio durante la
regestazione di due documenti del
1534 e 1537 lesse "i pradi di Ternel". La disponibilità del
documento originale del 1534 a fugato ogni dubbio in quanto si può
leggere chiaramente Feuril.
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Fogette
(ale) |
ASTn1743 |
Era un terreno arativo, si dice, in parte
sul territorio di Taio e in parte su quello di Dermulo che nel 1743
era proprietà di Antonio Rosetta. Essendo il terreno descritto in
parte su Taio e in parte su Dermulo, con questa caratteristica non
poteva che trovarsi che nella zona dei
Plani. Riguardo all'etimologia, Fogette
potrebbe essere un soprannome (forse diminutivo del soprannome
Fogia?). Nel 1693 si
riscontra il toponimo ai Fogetti, nelle pertinenze di Taio.
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Fondarèl |
ACDe1859 |
Era un campo proprietà di
Costante Tamè, ma non se ne conosce l’ubicazione.
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Fontana
(via ala)
|
F3 CD
|
Il toponimo, ancora oggi vivo e
designante
la piazzetta nei pressi della casa ex
n. 24,
era riferito alla
fontana ivi esistente. Essa,
costruita dopo molte vicissitudini
alla fine del Settecento e ristrutturata più volte,
forniva l’acqua potabile alle
case poste a sud del Pissaracel, ovvero
alla Zità, infine fu demolita nel 1958.
Per la sua ubicazione vicino alla
casa n. 24 nell’Ottocento era chiamata anche Fontana agli Emeri.
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Fontana
(ala) |
F3 CaTer
ASTn1695 APTn1545
|
Il toponimo designava i terreni a
Poz
nei pressi di quella che più tardi sarà chiamata
Fontanazza. Sicuramente nel Settecento
erano chiamate "alla Fontana" le future p.f.
210,
214,
218,
219 e
220. Non risulta da nessun
documento quando sia avvenuta la trasformazione da classica
fontana a cisterna, visibile fino a una
trentina di anni or sono. Tale fonte era sicuramente il più
antico punto di approvvigionamento idrico del paese. Il nome
Poz
della zona, deriva presumibilmente dall’esistenza di questa sorgente. Nel
1545 è descritto il luogo detto "Sot Fontana".
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Fontanazza
(la) |
F3 CD
|
La Fontanazza è il nome più recente con
il quale era conosciuta la vecchia fontana di
Poz.
Probabilmente il dispregiativo era entrato nell'uso comune per le
cattive condizioni del manufatto.
Oggi purtroppo della Fontanazza è
stata demolita a seguito dei lavori di allargamento della
Strada Romana. Essa
si trovava quasi di fronte alla
casa di
Egidio Endrizzi,
a monte della suddetta via.
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Fontanele
(fòr ale)
|
F1 CD
APTa1710 ACDe1857 ASTn1676 LA1848
|
Frutteti e boschi a monte della
SS 43 dir e a S del
Ri dele Force, per la gran parte sul CC
di Coredo. Il nome indica la presenza di molte polle.
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Foràm
(al) |
F1 IP
ACDe1876
|
(Forame) Era un bosco scosceso di
proprietà comunale posizionato sulla destra di
Pont Aut
e oggi sommerso dal lago di Santa
Giustina. Nel secolo scorso il Foram era uno dei luoghi dove
venivano assegnate le sorti di legna. Il nome deriva dal latino
"foramen" ossia cavità, anfratto, caverna di cui il luogo era
sicuramente ricco.
|
|
Fórche
(ale) |
F1
ASTn1752 LA1837 |
(*Force, Forca) Boschi e prati nel CC di
Coredo, da cui ha preso il nome anche il piccolo rivo che scorre
nelle vicinanze. Molto spesso il toponimo compare come "a Cavauden
ossia Forche". Tali terreni sono storicamente sempre stati proprietà
dei dermulani.
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|
Forex
(in)
|
F2 F3 LiberGafforii1510
|
Terreno non ben identificato nella zona
di Ciamblonc. Vedi
Toresco.
|
Formnum
(in)
|
Perg.C.Bragher1275
|
Ubicazione sconosciuta. Se fosse
attinente a Forex qui sopra riportato, il luogo si troverebbe nella
zona di
Ciamblonc.
|
Fóssadi
|
F1
LF APTa1710 ACDe ASTn1759 |
(Fossà) Terreni a valle dell'omonimo
rivo, costituiti dalle p.f. dal
n. 499 al 507. Era denominato
Fossadi anche il bosco comunale
p.f. 451/2 posto a cavallo del rivo, fino al ponte della
strada delle Plazze. Il rì dei Fossadi è la
denominazione assunta dal rivo che nel CC di Coredo è detto
Ri dele Force o Ri dele Volp.
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|
Fuganti
(alli)
|
F2
ASTn1695
|
Prato nella zona dei
Pradi
che nel 1695 apparteneva ai fratelli Giovanni Giacomo, Ottavio e Vittore
Inama. Risulta evidente che il menzionato prato era appartenuto ad un
Fuganti di Taio. Oggi si può localizzare con le p.f.
87/4, 87/5 e forse anche una parte
di p.f.
87/3.
|
Giare
(ale) |
F1 ADTn1700
|
(*Glare, Grare) Terreno più spesso
denominato ai Sassi ubicato nella zona di
Cavauden e corrispondente alle future
p.f. 510 e 511. Il nome denota chiaramente
la natura ghiaiosa del terreno.
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|
Gomér
(fòr al)
|
F1
CD ACDe1859 LF ASTn1561 LA1817 CaTer Perg.C.Bragher1357b APTnCastelThun1540
CodiceClesiano1447
|
(Grumer, Gromer, Gromir) Frutteto (e in
passato anche bosco) a N dei
Visenzi, a O della Busa e a S della
Pozzata. Considerando le più
antiche testimonianze documentali, quali una pergamena del 1357, dove si
trova "al Grumero", e altri scritti cinquecenteschi dove appare il toponimo
"Gromer", si deve concludere che "Gomer" ne fosse stata la storpiatura.
(Nel 1447 si riscontra anche Gramic, frutto sicuramente di una lettura
errata di Gromer). Questa trasformazione è stata facilitata anche dall'esistenza nella parlata
dialettale nonesa del termine, "gomer", che sta per il versoio
dell'aratro. Le p.f. interessate vanno dal
n. 459 al 464 e pure le
p.f. 467 e
468. Nel 1677 è stato individuato
un'unica volta come Gomer, anche un terreno posto sopra la via imperiale
corrispondente alla p.f. 565. Ciò
era avvenuto verosimilmente per la vicinanza con il luogo canonico. Nella zona del Gomer, il terreno coltivato fino ai primi anni dell'Ottocento era molto
ridotto, infatti esso appariva come un'isola in mezzo al bosco.
Le ipotesi etimologiche sono parecchie, ma qui mi limiterò a quelle che,
secondo me, hanno più motivo di attinenza. Ricollegandosi alla forma più
antica, Grumer potremmo ipotizzare un'origine dal termine "Gruma" ovvero "Gronna" (GIML)
cioè zona paludosa, che non sarebbe da escludere per la località
interessata. Quindi ci sarebbe un altro toponimo da aggiungere agli altri designanti
le stesse peculiarità (Palusele,
Pozzata, Mora,
Rizzai, Pozzelonghe) disseminati in questa parte di
territorio. Gruma però come indicato dal Ducange (Et
omnes lacoras usque ad Grumam seu silvam..
)indicava anche una foresta e anche in questo
caso quindi, non sarebbe difficile propendere per tale origine. Infine con
il termine grumus veniva indicato un luogo dove si incrociavano
quattro vie e anche in questo caso non possiamo non notare il verificarsi di
tale situazione al Gomer, dove si incontrava ad angolo retto la strada
imperiale che scendeva da Coredo, con la strada imperiale proveniente da
Dermulo.
|
Gorgo
(zó a)
|
APTa1482
|
Il toponimo è oggi presente a Taio nella forma
Gorc. Considerando che l'unica apparizione del nome è stata riscontrata
nei regesti dei documenti presenti nella chiesa di Dermulo, i quali si
sono
spesso
dimostrati imprecisi e non immuni da errori,
bisogna perlomeno mettere un punto di domanda sull'effettiva esistenza
del toponimo. Il nome potrebbe essere stato scambiato ad esempio
con Greggio o forse il terreno era a Taio e non a Dermulo. Se invece
fosse stato a Dermulo l'etimologia del nome ci permetterebbe di
localizzarlo lungo il rio Pissaracel, molto probabilmente nella zona
oggi chiamata Poz. Gorgo infatti deriva dal latino Gorgus o Gordus la
cui definizione in
GIML è la seguente: "locus in fluvio coarctatus piscium
capiendorum gratia".
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Graun
(al)
|
Cod.Clesiano 1391
|
Nel codice clesiano si trova “al
Graun apud rivum aquae”. Non avendo visto il documento originale ma
solo la trascrizione, "Graun" potrebbe essere stato un errore di lettura,
considerata la somiglianza di grafia con Grumer, per cui ritengo che il luogo
fosse il
Gomer.
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Gréggioto
(al)
|
F1 APTa1710
ASTn1646
|
(Grézot, Grezzot)
Non si trattava del luogo oggi denominato
Grezot, ma designava
alcuni terreni che
dalla seconda metà del Settecento erano
denominati Pozzata e
attualmente Raut
e più precisamente le attuali p.f.
dal n. 581 al
590. Nel 1646 appare in un
documento il terreno al Grezot proprietà di Marino fu Valentino Inama,
che ritengo si riferisse alla medesima zona.
|
Gréute
(ale)
|
F1 LF ASTn1681
ACDe1875 LA1840 CaTer
|
Piccolo frutteto nella zona delle
Bertuse costituito dalle p.f. 303
e 304. Anticamente sembra che il toponimo si estendesse più a valle
delle sopraccitate p.f., interessando almeno le particelle n.
305 e 306.
Il nome deriva forse da creuta (GIML)
cioè caverna ma nei paraggi non ne esiste
alcuna. Oppure da greusa/greugia
(GIML) ovvero gravame. Più semplicemente potremmo avere a che fare
con un soprannome non più identificabile. Ipoteticamente il titolare del
soprannome Greut, (da cui Greute) potrebbe essere stato Ferdinando o
Nicolò Barbacovi figli di Romedio, che detenevano le suddette future
quattro particelle ai primi del Seicento.
L'ipotesi più plausibile, però, che non esclude comunque quella citata precedentemente, è che il nome derivi dal
termine "ge-riute" che nel medio alto tedesco (m.a.t. "Mittelhochdeutsch") designava una terra dissodata,
ossia l'omologo italiano di ronco o novale. Giulia Mastrelli Anzilotti
nel suo saggio sui cognomi tedeschi presenti in alta Val di Non, riporta
il cognome Greiter e il nome di un maso a San Felice, detto "in Greut",
derivati entrambi dall'antico tedesco ge-riute. Il toponimo nella forma
"Griter" e con il significato di terreno dissodato, è presente anche nel
comune di Terragnolo.
E' molto probabile che
il nome indicasse una superficie più ampia dell'attuale, verosimilmente
tutta la zona delle Bertuse, oppure semplicemente, descrivesse il
terreno nelle vicinanze, (posto a valle) della zona "da poco dissodata"
chiamata Ronc, di cui Greute era sinonimo.
Il terreno alle Greute, almeno
dal 1728, era uno dei due terreni (l'altro era alla
Mora) appartenente alla Cappellania Lauretana di Castel Bragher.
|
Gréz
(al)
|
F2 LA1892 CaTer ASTn1790
|
(Gréggio, Gréggi) La località comprendeva il
bosco al Raut da Ral
costituito dalle
p.f. 47 e 48, la parte a sud del
Rivalent della vicina p.f. 77 e la
parte a valle delle
p.f. 49 e 50.
Il nome "greggio", "grez", "grezivo",
"grezot" era molto comune, perchè indicante una condizione di scarsa
fertilità del terreno, derivante dalla sua particolare struttura. Oppure
poteva designare un terreno abbandonato che però con le opportune cure
era possibile ridurre a coltura. Per cui terreni di questo tipo ve
n'erano diversi disseminati sul territorio, ma solo in limitati casi
assurgevano a toponimo. Altro luogo è quello qui sotto citato.
|
Grézo
(al)
|
F1 ASTn1798
|
(* Grez) Era così designata la parte nord
delle p.f. 365-366 normalmente
dette alla Pinza.
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Grezòt
(zó al)
|
F3
CD LF MC ASTn1749 ACDe1866 LA1828 CaTer
|
Bosco una volta comunale ora della chiesa, e
frutteti declivi compresi fra il Pissaracel e
la Coa, separati dalla parte iniziale della strada
dei Pradi. Le p.f. sono comprese fra il n.
139 e il 148.
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Ischia
(al')
|
F2
ASTn1681
LA1848
|
(Iscla) Terreno ai Pradi
in riva al torrente Noce formato dalle
p.f. 97 e 98. Al termine "iscla" sul
GIML
si legge "alluvio accrescens ager vel
insula e terris flumine advectis" quindi "isola
fra le acque di un fiume". Nella zona di cui si parla esistono due
ischie le quali in passato facilitavano l'attraversamento del fiume
e dove esisteva un ponte che aveva dato il nome al vicino terreno
Pra da Pont. La stessa etimologia di ischia
la troviamo nel toponimo Scol.
|
Ischietto
(al')
|
F2
PASIde1808
LA1848
|
(Ischielo *Isclet) Terreno nella zona dell'Ischia di dimensioni
più ridotte rispetto al principale corrispondente alle
p.f. 95 e 96.
|
Lampòrt
(via a)
|
F1
F2 CD ACDe1908 LF ASTn1552 LA1824 CaTer
LiberGafforii1510
|
(Amport, Mport) Frutteto a N delle
Fasse e boschi a valle di questo. Ad inizio secolo nella zona
vennero alla luce alcuni reperti archeologici. Le p.f. interessate vanno
dal
n. 266 al 276. Forse la lezione
originale era "Port" toponimo riscontrabile in altre zone del Trentino
con significato di sbocco. Nel nostro caso potremmo intravedere questa
caratteristica, uscendo dal sentiero che proviene dal sottostante eremo
di Santa Giustina.
La forma più antica riscontrabile nei
documenti è "Amport" che potrebbe essere nato per concrezione di "Port"
con le particelle "a", "in" o
"en". Per cui la sequenza Aport, Anport, Amport. Infine per una
successiva aggiunta della proposizione "al" ad "Amport" e conseguente
nuova concrezione, il nostro toponimo si è trasformato nella forma
attuale "a Lamport".
|
Laste
(su ale)
|
F1
CD ACDe1860
|
(Laste rosse) Il nome, in passato
denominato
Brusadizzi, deriva dalla roccia rossa
affiorante. Nella zona si rinvengono degli aculei fossilizzati
appartenuti ad animali preistorici. E’ denominata
Strada delle Laste la
strada che dalla
SS 43 dir, porta con una notevole
pendenza a detto luogo. Proseguendo è possibile raggiungere il
Maso Voltoline. Le p.f.
interessate vanno dal n. 661 al 668.
|
Late
(fòr ale)

|
F1
CD LF MC ACDe PAICo1608 ASTn1646 APTa1798 LA1836 CaTer
|
(Latte) Bosco comunale formato in gran parte
dalla p.f. 646, ma anche dai
frutteti segnati con le p.f. dal 636
al 639,
640,
641-642,
dal 643 al 645,
dal 647 al 651. In passato era
detta alle Late anche la
p.f. 669/1 (Brusadiz),
oggi chiamata
Laste. Nei primi documenti trecenteschi le future
p.f. dal 647 al 651 erano dette
Ronc e evidentemente solo in seguito hanno ricevuto
il nome della zona più a nord. In dialetto il termine "lata" si traduce
come
pertica, per cui probabilmente, il luogo ha preso il nome dalla
presenza di piante dal fusto sottile, ma molto alto.
|
Leonarda
(ala)
|
F1 ASTn1745
ACDe1850 CaTer LA1824
|
(Lenarda, Lenarde)
Il terreno era localizzato nella zona di
Ciambiel
e corrispondeva alle
p.f. 370, 371, 372 e 373.
Il toponimo deriva da
Leonardo, probabilmente l’antico proprietario del terreno. Visto che di
tale nome a Dermulo si sono riscontrate pochissime occorrenze, possiamo
restringere il campo degli indiziati a
Leonardo Inama, morto intorno al 1535, Leonardo Massenza, morto nel 1649
e Leonardo Endrizzi, morto nel 1684. Tutti tre risultavano avere
dei possessi a Cambiel, ma ritengo che il maggior indiziato, sia il
Massenza. Affermo ciò anche per una questione cronologica più
compatibile con gli acquisti effettuati in zona da Silvestro Inama II,
il primo proprietario certo. Silvestro infatti fu il maggior acquirente
dei beni appartenuti a Leonardo o ai suoi figli.
|
Lizzai
(a)
|
F1 ASTn1684
|
(Lizai, Liscai, Licai) Si tratta senza alcun
dubbio del toponimo Rizzai. E' probabile che il
nome originale fosse stato Liscai, così come individuato in un documento
del 1553, e poi si sia via via modificato in Licai, Lizai e consolidato
in
Rizzai
a partire dal XIX secolo. A conferma di ciò,
riscontriamo la prima apparizione documentale della forma Rizzai solo
nel 1742. Per tutto il Settecento si trovano le due forme
Rizzai
e Lizzai, con una prevalenza di quest'ultima. Dall'inizio dell'Ottocento
la forma Lizzai scompare per lasciare il posto definitivo a
Rizzai.
Etimologicamente il termine Rizzai sembra la designazione dialettale di
rigagnoli; Lizzai invece, se diamo per buona la prima forma originale
attestata cioè Liscai, potrebbe invece derivare da lisca (Lischa
GIML) ossia la festuca. Quindi il significato sarebbe terreno coltivato a festuca.
|
Lòc
(dént al)

|
F2 F3 CD ACDe1881
ASTn1741 LA1889
|
(Logo, Luogo) Frutteti pianeggianti a N del paese
proprietà delle
famiglie Emer. L'accezione "Loc" sembra
essere relativamente recente in quanto nei documenti più vecchi la zona è
chiamata Dietro la Casa
o a volte anche Ciasalin. Il termine Loc indica un
terreno coltivato a vite. (VASQ)
|
Lònghe
(ale)
|
F1
APTa1750 ASTn1681
|
(Longe) Campo nella zona di
Ciambiel che sicuramente era costituito dalla porzione più a est
della p.f. 369. Non si può
escludere che i vari terreni costituiti dalle p.f.
368
al 374, fossero in antico detti
alle Longe e anzi, se non addirittura Stregle Longe di cui Longe sarebbe
l'abbreviazione. Sicuramente nel 1769 era denominata
"Stregle Longhe
ossia a Cambiel" la p.f.
374. Il
toponimo
Stregle Longhe esisteva anche nella zona
delle Braide.
|
Lorenzin
( al)
|
F2 IP
|
Frutteto nei pressi della casa di Depaoli Lino,
corrispondente alle
p.f. 820/1 e
820/2.
Il toponimo è chiaramente derivato dal nome del
vecchio proprietario Lorenzo Inama.
|
Lusciole
(ale)
|
ASTn1558 AP1689
|
(Lusciola) Forse se
pronunciato "Lùs-ciole", il toponimo
potrebbe indicare il nome dialettale della lucciola.
L'ubicazione non è nota, l'unico indizio
che abbiamo su questo toponimo è che almeno uno dei due terreni così
contraddistinti, apparteneva agli Inama di Fondo per cui analizzando i
possessi della famiglia potremmo restringere il campo a Loc,
Braide, Poz
e
Pergolete; forse a quest'ultimo che
sembra essere un toponimo di più recente origine.
|
Manso Casalis
|
Perg.C.Bragher1275
|
Il maso dei casali è da riconoscersi nella ex
casa n. 9-10-11-12, detta al
Castel o Castelet, per secoli proprietà della
Mensa vescovile. Evidentemente nei pressi della casa si ergevano almeno
due casali.
|
Marianèl
(al)
|
F2 IP
|
Prato in località Pradi
costituito dalla p.f. 87/2 e 87/3 che
riprende il soprannome del suo vecchio proprietario
Emanuele Inama detto
Marianel.
|
Martini
(alli)
|
F3
ASTn1693
|
Terreno nei pressi della
casa nova dei Cordini. Il nome si
riferisce chiaramente alle vecchie proprietà di
Martino Cordini.
|
Marzòle
(fòr ale)
|
F1
F2 CD LF MC APTa1618 ASTn1753 PAIco1688 CaTer LA1817
|
(Marzol, Mazzole, Mazzolle) Frutteti pianeggianti
a N del Plantadiz e a S delle
Bertuse e della Cros. La zona,
attualmente formata dalle
p.f. dal n. 294 al 302, in antico era
denominata Plantadiz ed era proprietà dei Thun di Castel Bragher. Prima
della costruzione della strada di collegamento
al Ponte di Santa Giustina, costruita intorno al 1888, la località
ricomprendeva anche le p.f. 292 e
293. La strada ha di fatto diviso la
località in due porzioni, per cui la parte a valle fu denominata "Marzole
sota".
Intorno al 1670 i Thun concessero il terreno in investitura
perpetuale a Giovanni Battista Inama, i cui discendenti poi, si
affrancarono divenendo proprietari. (Essendo il documento
del 1688 un
rinnovo, il contratto precedente che era il primo, poteva risalire al 1670.) Le
p.f. 301 e 302 a valle della strada
che porta a Sanzeno erano denominate anche al
Poc. Etimologicamente, secondo gli esperti, Marzòla deve il
suo nome al tipo di terreno, in quanto deriverebbe probabilmente dal latino
"marcidus" ossia marcio, per indicare un terreno umido e perciò verde di
vegetazione. La zona delle Marzole risulta tutt'altro che umida, per cui in
questo caso la precedente ipotesi va scartata. Oppure da "martius", ossia marzo, intendendo un terreno che si
coltiva o si dissoda a marzo. Il termine "marzolo" si ritrova anche in
alcuni documenti
di metà Quattrocento assieme ad altri
prodotti come il fieno, il vino, i "nutrima" che venivano corrisposti a
titolo di decima. Per cui Marzol si poteva intendere un terreno coltivato a
orzo, cereale che veniva seminato in marzo.
Io credo invece che il toponimo, probabilmente nella sua forma originale "Mazzole",
derivasse dal soprannome Mazzol o Mazzola, affibbiato a qualche personaggio
della famiglia Cordini che deteneva il terreno in locazione. E'
significativo infatti che in precedenza il luogo fosse denominato Plantadiz
e solamente dopo la metà del Seicento, con i nuovi affittuari, avesse
assunto il nome di Mazzole. Poi come ad esempio dalle stregle al Bertus di arrivò alle Bertuse, così dalle "le
stregle del Mazzol" si arrivò alle Mazzole.
Era chiamata
Strada delle Marzole, la
via che partendo dal Borgo, transitando per il
Porteget sotto la
casa primissariale (ex n.16),
saliva fino ad oltrepassare l'attuale cimitero per poi sbucare nella strada
per Sanzeno (oggi la
SS 43 dir). Ai proprietari delle Marzole,
non so in base a quale compromesso, apparteneva il bosco scosceso sotto
Sas, detto
Crona delle Marzole.
|
Màs (su al)
|
F2
CD LF ACDe
|
(Maso
Rauti, Maso del Rauto, Maso dele Plazze). Maso che appartiene al CC
di Coredo, anche se la casa rustica al Mas che portava
il n. 33
era sul CC di Dermulo. Dopo il compromesso con il quale le p.f. n. 732,
733/1, 733/2 e 735 erano passate dal CC di Dermulo a quello di Coredo, la
suddetta casa rimase per metà su Dermulo e metà su Coredo. Il maso a
cavallo fra il Settecento e l’Ottocento era già proprietà dei conti Thun
di castel Bragher che avevano nella
famiglia Massenza di Dermulo i
loro affitalini e manenti. Circa a metà dell’Ottocento il maso
passò in proprietà a
Giuseppe Mendini di Taio
ed infine a Giuseppe Depaoli di Terlago, i cui discendenti lo posseggono
tuttora.
La strada che si dirama dalla statale, nei pressi del Consorzio Agrario
adducente al maso e detta
Strada del Mas.
|
|
F3 CD
|
Si tratta della
casa ex n. 25 oggi proprietà dei fratelli
Eccher ai quali era stata venduta dai fratelli Emer trasferitisi a
Taio negli anni Settanta del Novecento. In precedenza era appartenuta ai
baroni Widmann.
|
Màs dela Fam
(el)

|
F2 CD ACDe1850
PADepaoli
|
Altro nome del
Maso Rauti indicante
la situazione poco florida e le condizioni poco favorevoli alle quali
andavano incontro i fittavoli.
|
|
F3 CD LA1856
|
(Maso) Si trattava
della futura
casa n. 1
e del terreno limitrofo che la
famiglia Martini di Taio possedeva a Dermulo.
|
Mòra
(fòr ala)
|
F1
CD LF ASTn1780 CaTer LA1825
|
(Pra da Mora) Frutteto a S di
Rizzai, compreso fra la
Strada della Mòra (o delle
Parisole)
ed il Ri dela Mòra. Le particelle interessate
sono dalla n. 565 alla 569. E'
da credere che la Val Mora menzionata in un
documento dell'ACde del 1883, si riferisse alla parte di valle percorsa
dal
Ri dela Mòra,
nei pressi del torrente Noce. Il
GIML a proposito di Mora riporta: locus palustris, acquaticus,
palus, stagnum quindi anche questo toponimo indica l presenza di acqua come i vicini
Palusele, Pozzata
e
Rizzai. In passato il luogo era detto
Pra del Conz, e veniva ascritto alla zona di
Cavauden. Questo ci illumina
sulla primitiva estensione del toponimo Cavauden, che abbracciava una
zona molto più a S di quella attualmente conosciuta.
|
Mósne
(le)
|
F3 IP
|
(Mosna) Piccolo terreno pieno di sassi e
ricoperto da arbusti ora eliminati con la costruzione del garage di
Casimiro Inama. In
questo luogo una volta sorgeva la casa che qualche anziano ricorda come
la
ciasa dele Tomeline. La casa portava il
n. 15, ed era già in precarie condizioni nel 1868 dopo la morte
dell’ultima proprietaria
Anna Massenza detta Tomelina. Passata in
proprietà del comune, di lì a poco tempo si ridusse ad un rudere, per poi
scomparire completamente.
Nel 1671 si trova citato un luogo detto "la Mosna" situato
nella zona dei
Pradi. Il termine significa, al pari di marogna, cumulo di sassi
derivato dalla spietramento dei campi. Mosna sembra derivare dal latino
arcaico "mucina". (VASQ)
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Nantoline
(in)
|
Cod.Clesiano 1357
Perg.C.Bragher1357
|
Nella lingua celtica il termine nanto
significa valle per cui il nome avrebbe un'etimologia plausibile. Nel
documento del 1357, al quale credo si rifaccia anche il Codice Clesiano,
la lezione Nantoline non è secondo me così scontata, in quanto la "n"
iniziale si potrebbe leggere benissimo "v". Nella pergamena del 1275 si
legge senza alcun dubbio
Vantolinam che quindi rilegherebbe Nantoline
ad un errore di lettura. In ogni caso, per l'assonanza, mi sento di
affermare che il toponimo sia riconducibile alle
Voltoline.
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Nocent
(al)
|
F1 F2
F3 LA1841
|
(*Nozent) Terreno nella zona delle
Voltoline
appartenuto a
Innocente Massenza
e costituito dalle future
p.f. 726 e 727.
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Novai (ai)
|
F1 ASTn1750
CaTer
|
(Novali) Il nome indica dei terreni ridotti da
poco a coltura, similmente a "raut". Nel territorio di Dermulo
esistevano due zone così denominate. Una era nell'area del Raut, dove si
ha testimonianza del campo segnato dalle future
p.f. 624, 625 e 626, detto "ai
Novai=sopra le due vie" e di un altro terreno contraddistinto dalle
future p.f. 617 e 618 dette
"alli Novalli". L'altra occorrenza del toponimo la troviamo
a
Ciamblonc nel 1752, dove un arativo vignato
nei pressi della futura p.f. 811 era denominato
"ai Novai".
|
Novalle
de Rallo (ad)
|
F2
Perg.C.Bragher1275
|
Vedi il toponimo Audaral.
Il nome novale indica la trasformazione avvenuta, da bosco a terreno
coltivato. Il "de Rallo" si può intendere sia come proprietà legata a
qualche personaggio abitante a Rallo, sia come attribuzione di quel novale alla zona chiamata Ral o Rallo.
Oltre che alla frazione nel comune di Ville D'Anaunia, del toponimo
Rallo si sono
avuti altri riscontri in valle, a Sarnonico e a Casez.
|
Oltra el ri
|
F3 ASTn1625 ACValer
1534
|
(Oltre il ri) Era così denominata
la zona a nord del rio Pissaracel più tardi
chiamata "De la del ri" e in seguito
Borgo. Nel 1701 si trova lo stesso luogo chiamato "Di
qua dal ri", quindi con la prospettiva inversa. In alcuni documenti la
zona era detta anche "Sopra la Chiesa".
|
Òrt del Médio
|
F3
LA1835
|
Era così denominato l'orto contrassegnato
dalla p.f.
179
localizzato sul piccolo pianoro a valle della Strada Romana nei pressi della
Pontara. Detto anche orto al Rì, ha preso il nome dal suo proprietario
Romedio Mendini, evidentemente chiamato "Médio".
|
Òrt de guera
(l')
|
IP
|
Era così denominato lo spazio che durante, e
subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, era stato destinato a orto. Si
trovava nell'odierno piazzaletto adibito a parcheggio, sopra la nuova
chiesa.
|
Òrti
(ai)
|
F3 ASTn1719
CaTer LA1838
|
(Horti) Erano così denominati gli orti
proprietà delle future case n.
1, 2 3,
4, 7, e
8, circondati dalla proprietà Betta (ora Eccher) e dalle tre strade
comunali. (V. mappa). Nei documenti a volte
veniva specificato "Orti ala
Crosara". Le p.f. interessate vanno dal
n. 154 al 162.
Nel 1552 tali orti si dicono essere nel luogo
"Soto la Casa" e nel 1662 "Sotto la Casa degli Inami". Dopo il 1860 fu
ricavato un orto nella parte a nord della
p.f. 125, dove oggi sorge la casa Zanon. Tale orto era pure denominato
"agli Orti".
|
Oseléra
(su al’)
|
F2
F3 IP CD LF ACDe1868 LA1857
|
(Uselera, Oselièra) Zona coltivata a frutteto a
N del
Maso Rauti, confinante
con il CC di Coredo. In passato nel luogo veniva praticata la caccia
agli uccelli utilizzando anche l’apposito roccolo, oggi scomparso. Le
p.f. interessate vanno dalla n. 732
alla 744, e dalla n. 772 alla 779.
Il toponimo sembra essere relativamente recente.
|
Palisole (ale)
|
F1
LiberGafforii1510
ArComCles1604 PAICo1545
|
(Palizole, Palisole, Palesole) Vecchia denominazione della zona
oggi chiamata
Parisole. A sua volta Palisole sembra la storpiatura
del toponimo Palusele. Se il toponimo originale
fosse Palisole potremmo considerarlo un sinonimo di palizzata,
diversamente potrebbe essere un diminutivo di palù.
|
Palù (la)
|
F2 ASTn1680
|
Zona ai
Pradi con caratteristica di acquitrino, individuabile
nella parte a monte dell'odierna p.f. 87/3.
|
Palusele (ale)
|
F1
Perg.C.Bragher1466 ArcThunLitomerice1299 LiberGafforii1510
|
Località che si dice in parte su Coredo e in
parte su Dermulo, per il qual motivo, ritengo si trattasse delle
Palisole e quindi poi Parisole.
Nel 1299 il terreno si dice confinare con i campi di Dermulo.
|
Paradìs
(fòr al)
|
F1 CD
|
Frutteto nella zona di
Ciavauden più propriamente ai
Sassi, formato dalle
p.f. 508 e 509. Il nome, di cui non
si è mai riscontrata testimonianza documentale, forse era stato dato per
descrivere l'amenità del luogo.
|
Parisòle
(fòr ale)
|
F1 CD APTa1710
ACDe1859 ASTn1695 LA1879
|
(Parissole) Frutteti e boschi a E di
Rizzai in parte sul CC di Coredo. La strada che si dirama dalla
SS 43 dir, fra la
Mora ed il Rizzai è detta
Strada delle Parisole.
Nel Seicento detta strada era classificata come "Imperiale" per cui era
di primaria importanza per il collegamento fra Coredo e
Pont Aut e anche con Sanzeno. Parisole è la
trasformazione del toponimo originale Palisole, di cui si ha la prima
testimonianza documentale nel 1695, e che a sua volta, era la
storpiatura di Palusele. Durante il Settecento convivono le
prime due forme, finchè poi, prenderà definitivamente il sopravvento l'attuale Parisole. Questo perchè probabilmente all'orecchio dei nostri
avi, doveva sembrare un termine più sensato Parisole che non il
"misterioso"
Palisole. In dialetto noneso parisola (derivante
dal nome scientifico Parus) designa infatti un piccolo uccello comune il
cui nome italiano è cinciallegra.(VASQ)
|
Parolot
(al)
|
F1 LA1848
|
Terreno al Raut
costituito dalla
p.f. 614/2. Il toponimo deriva sicuramente dal soprannome del suo vecchio proprietario
Michele Busetti di Taio, la cui figlia Maria lo aveva venduto nel 1814 a
Pietro figlio di Giovanni Francesco Inama. E' da credere che il toponimo sia
stato utilizzato per
la prima volta
da Pietro, dopo l'acquisto. Infatti nel documento di compravendita il
terreno è chiamato al Raut.
|
Pasturèla
(la)
|
F2
ACDe1860
|
In un atto dell’ACDe si trova menzionato il
pascolo alla Pasturela, ossia alle
Braide. Si trattava specificatamente di una parte della zona ora chiamata
Somager, formata in addietro dall’unica
p.f. 828.
|
Pedrezolo
(sub)
|
Perg.C.Bragher1275
|
Ubicazione sconosciuta. Qui si riferisce ad una
località "Sotto a Pedrazolo" per cui è logico dedurre che
Pedrazolo fosse il toponimo principale. Potrebbe trattarsi di un
diminutivo di Pedros o forse il nome/soprannome del proprietario.
|
Pedros (a)
|
ASTn1560
Perg.C.Bragher1275
|
(in Pedrosso) Toponimo di ubicazione
sconosciuta citato per la prima volta nel 1275 e ancora vivo nel
Cinquecento. Nelle due apparizioni cinquecentesche, il terreno
apparteneva alla famiglia Cordini
e tra i confini per due volte figurava una strada consortale e
una volta la via comune. Dei tre terreni "in Pedrosso" elencati nel
1275, due annoveravano fra i confini il "limes" o "limites" e uno "la
via". Questi termini potrebbero essere considerati dei sinonimi per cui
non c'è alcun dubbio che la località Pedros fosse delimitata da una
strada. Risulta però problematica la sua localizzazione.
Etimologicamente sembra che ci sia la radice "Ped" forse indicante il
nome Pietro e Ros = Rosso. Pedros = Pietro Rosso? Ma mi sembra poco
credibile.
|
Pergoléte
(fòr ale)
|
F1
CD IP
ASTn1713
ACDe1902 LA1831
|
Frutteti posti a cavallo della
SS 43 a N della
Cros, in prossimità della diga di S. Giustina. Il nome
è in relazione con la coltivazione della vite, di cui riprende un sesto
di allevamento, cioè a pergola. Le p.f. interessate erano principalmente le
numero
337, 338,
339 e 340, ma saltuariamente anche
altri terreni nei paraggi altrimenti detti alla Cros,
quali le p.f. 319 e una parte di
p.f. 320. Inoltre sembra che a
volte fosse detta alle Pergolete una porzione della p.f.
332.
|
Peròta
(al)
|
F2 IP
|
Frutteto nei pressi del Rizan
il cui nome è derivato dal soprannome del vecchio proprietario, tale
Pietro fu Giovanni Inama di Taio, detto
Perota. Le p.f. interessate sono
le
871 e 872.
|
Pian (a,
in, al)
|
F3 Perg.C.Bragher1275
Perg.C.Bragher1357 ASTn1602
ASTn1681
|
(Piano, Plano, Plan) Il toponimo appare per
la prima volta nel 1275 nella forma in Plano, riconfermata pure nel
1357, mentre successivamente più spesso appare Pian. La menzione "alle
Braide
osii Pian" ci ha permesso di localizzare il terreno nella
p.f. 878. Nel 1357 il terreno
in Plano faceva parte dei sei terreni che Michele Thun locava a
Nicolò fu Delaito. Questa circostanza ha permesso poi di confermare
che il terreno si trovasse nella zona delle Braide, grazie anche
alla documentata proprietà Thun fino alla metà dell'Ottocento,
ma pure all'utile dominio posseduto dai discendenti di Nicolò fu
Delaito (i Cordini) fino agli ultimi anni del Cinquecento. L'ultima
testimonianza del toponimo risale al 1695 dopo di che fu
gradualmente sostituito con il solo nome Braide.
|
Pinat
(al)
|
ACDe1859
|
Campo di ubicazione sconosciuta proprietà
della famiglia Tamè. Forse si
riferiva ai Pini Grandi.
|
Pini
Grandi
(ai)
|
F1
IP LF ASTn1775 LA1821
|
(Pinigrandi, Pini) Boschi e frutteti a monte della
Strada dele Plazze che grosso modo corrispondono con il
Gomer e le Sabionare. Il toponimo compare
nel LF ma non è molto utilizzato. Sicuramente era più vecchio il
toponimo ai Pini che si riscontra almeno tre volte, a partire dal 1775
fino al 1796, riferito esclusivamente alla
p.f. 456. Potrebbe essere che in seguito fosse stato aggiunto
l'aggettivo "Grandi", per descrivere la caratteristica di questi pini.
Con il nuovo toponimo ai Pini Grandi si riconobbero le p.f.
458 e
599. Era detta Reta dei Pini
Grandi
il tratto rettilineo della
Strada delle Plazze con inizio all'altezza del
Gomer.
Molto probabilmente erano detti ai Pini Grandi, anche i boschi a valle
della Strada delle Plazze in quanto alcuni documenti ottocenteschi
riportano "a Pontalt ai Pini Grandi".
|
Pinza
(fòr ala)
|
F1
CD ASTn1857 LA1830
|
(Pinze) Frutteto compreso fra la
Strada dele Plazze e quella
di
Ciambiel. Il nome non ha niente a che vedere con
il famoso attrezzo, ma deriva dal nome dialettale della schiacciata,
ovvero "tortina senza lievito, cotta sotto la cenere" come si può
leggere nel VASQ. Probabilmente la morfologia del luogo ricordava questa
preparazione. Le altre p.f. interessate dal
toponimo sono comprese dalla
n. 358 alla 366.
|
Pinzot
(al)
|
F1 LA1850
|
Toponimo indicante il diminutivo di Pinza e che
nel 1850 era riferito alla p.f. 363.
|
Pissaràcel
(el)
|
F2
F3 CD ASTn1774 CaTer LA1850
|
(Pissarachel, Pisaraca) Rivo che nasce in
località Rizzol nel CC di Coredo e che con
direzione E-O scende verso Dermulo. In corrispondenza dell'attuale
galleria della ferrovia riceveva le acque di un piccolo rio denominato
il
Rido del Vignal. Tramite un tombone
quindi, il Pissaracel supera i binari della Ferrovia Trento-Malè e lo
stradone, e con percorso sotterraneo prosegue fino quasi alla cascata
che lo immette nella zona di Poz. Da qui il
torrentello percorre a cielo aperto qualche centinaio di metri, per poi
confluire nel Noce dopo aver superato la località
Scol. Il nome Pissaracel era usato anche per designare i prati della
zona di Poz
lungo il percorso del rio (p.f. 194
e 195). Nella sua parte iniziale, prima del suo ingresso a Dermulo, il rivo è detto
anche Ri dele Voltoline.
|
Plàn
de l’ Emer
(fòr al)
|
F1 CD
|
(Bos-c de l’Emer) Bosco pianeggiante a N delle
Plazze, sul CC di Sanzeno. In passato parte di questa
zona era detta Zurlaia.
|
Plàn dei
Cucùdi
(fòr ai)
|
F1 IP
|
(Plan del Cucù) Boschi privati a valle del
Ri dele Force, oggi scomparsi causa lo sfruttamento come
cava di sabbia e ghiaia. Le p.f. in passato erano denominate
Fossadi, e corrispondevano alle p.f. dal n.
499 al
502.
|
Plani
(ai)

|
F2 IP ASTn1742
CaTer
|
(Piani, Plan) Frutteti a S del
Rizzan e del
Ciamblonc, una volta proprietà per intero della
famiglia Fuganti di Taio. (p.f. da 862 a
870). Il toponimo prosegue sul CC di Taio.
|
Plani (ai)
|
F1
F2 ASTn1752
LA1870
|
Altro nome della località
Plazze,
in parte sul CC di Coredo, dove si trova il Maso
Rauti. In alcuni documenti compare testualmente Maso ai Rauti o
Plani.
|
Plani (ai)
|
F1 ASTn1806
CaTer Perg.C.Bragher1466
|
Questa località si trovava ai confini fra il
comune di Coredo e quello di Dermulo sopra il Pra
Comun ed era detta anche Pradaz.
|
Plani
delle Voltoline (ai)
|
F1
F2 ASTn1671
|
Dalla descrizione fatta nei documenti, si evince
che si trattava di una zona pianeggiante ai margini delle
Voltoline, in parte sul CC di Coredo. Sopra i
Plazi de Cologna esiste la località Plani, ma è interamente sul CC
di Coredo.
|
Plantadìz
(fòr al)
|
F2
F3 CD LF APTa1629 ASTn1554
APCoredo1343 CaTer LA1818 Perg.C.Bragher1357
Perg.C.Bragher1294
|
(Platadig, Plantadizzo, Plantadice, Piantadiz,
Plantadigge, Plantadigo) Frutteti a S delle Marzole
racchiusi tra la
SS 43 e la SS 43 dir. Le p.f.
interessate al toponimo vanno dal n.
254 al 264. Il nome indicava un terreno piantato con alberi
similmente al toponimo Plantum. (GIML) In passato era detta Plantadiz anche
tutta la zona a valle dell'odierna
SS 43 e a monte della
Strada delle Marzole,
dove oggi si ergono le case di Emer Gustavo, Sergio Chistè e Ottavio
Sandri.
|
Plantum
(a)
|
F3
ASTn1558 BCTn1540
|
(Plantumo) Toponimo localizzabile nella zona oggi
chiamata Poz. Esistono una serie di documenti di
compravendita cinquecenteschi, mediante i quali alcuni rappresentanti della
famiglia Inama di Fondo acquisivano dei prati nella località Plantum. Dai
confini citati in questi documenti si capisce che il Plantum era da
riconoscersi nella futura p.f. n. 200,
e più precisamente nei frazionamenti più a valle 200/2 e 200/3. In
GIML di Plantum si trova la seguente definizione:
Ager jure usufructuario ad plantandas vineas certis
conditionibus datus, ossia campo dato in usufrutto per piantare viti a
certe condizioni.
|
Plaza
(in)
|
Perg.C.Bragher1275
|
Ubicazione sconosciuta. Forse considerando che
il possessore nel 1275 era Oluradino di Coredo e pure tra i confinanti
figuravano dei coredani, vale a dire
gli eredi di Marquadino,
il toponimo era riferito alla futura località Plazze,
al Maso Rauti.
|
Plàzi de
Cologna
|
F1 IP ACDe1850
|
(Plaz de Cologna) Zona nel CC di Coredo a monte
della vecchia strada per Coredo (nel tratto dopo il tornante).
Nell'Ottocento, nella zona i nostri paesani vi
pascolavano le capre. Sul nostro
CC invece era detta Strada di Cologna, la via per accedere a tale pascolo che
in parte corrisponde alla vecchia strada per Coredo. In questa accezione, i
Plazi, sembrano indicare una zona pascoliva con scarsa vegetazione e posta
in leggera pendenza. Secondo Policarpo Petrocchi i "plazi" dovevano
intendersi come spazi coperti da sterpaglie. Nell'italiano ottocentesco era tradotta in "Piaggio"
e in tale forma si ritrova anche nel CaTer, dove nella fattispecie era così
determinata la categoria di terreno assegnata alla località comunale del
Doss.
|
Plàzze (fòr ale)
|
F1
CD LF MC ACDe LA1882
|
(Piazze)
Zona boschiva per la maggior parte comunale nelle
vicinanze del lago di Santa Giustina. Nel secolo scorso, ma sicuramente
anche prima, era la zona principale di pascolo di capre e mucche del
comune di Dermulo.
Il toponimo dovrebbe indicare il
corrispettivo italiano di radura.
Dalla
SS 43
dir si dirama la Strada dele
Plazze, una volta detta dei
Regiai, che costituiva il tratto iniziale dello
stradone che portava a Revò. Etimologicamente Plazze dovrebbe derivare
da plagia ossia parte pianeggiante.
|
Plàzze (ale, in)
|
F2 LA1870 APTa1706
ASTn1670 CaTerCo
|
(Plaze, Piazze) Altro nome con il quale era
appellata la zona del
Maso Rauti.
|
Plàzzec
(su al, su in)
|
F2
IP ACDe1827 ASTn1674 CaTer LA1818
|
(Plachez, Placech, Plazzego, Placego, Placegg)
In passato erano dei boschi di pini e querce posti a S della strada
consortale n. 900 molto ripidi che poi spianavano all'Oselera.
Oggi buona parte dei boschi sono stati trasformati in frutteti ed il nome Plazzec è quasi dimenticato. Le p.f.
interessate vanno dalla n. 742, alla
748 e dalla 758 alla 763.
Il Plazzec veniva spesso ricompreso nella zona delle
Sort.
Nel CaTer era detto Plazzec anche il bosco comunale
p.f. 771.
|
Plovao
(in)
|
Perg.C.Bragher1275
|
Ubicazione sconosciuta. Esiste un dubbio se sul
documento sia da leggersi "Plovas" oppure "Plovao". Io propendo per
questa seconda ipotesi e ritengo che dal punto di vista fonetico si
pronunciasse Plovào. Il termine sembra derivi da latino "ploum"o
"plovum" ossia l'aratro
(GIML),
abbastanza assonante con il noneso "plou". Sul territorio di Tassullo, in
riva al torrente Noce e prospicienti a
Scol, esisteva il molino di Plouà o dei Plouadi, dal nome molto
simile a Plovao. Forse il Plovà di Tassullo era un continuum con il Plovao
di Dermulo e quindi si poteva riconoscere con l'attuale
Grezot
e
Traina?
|
Poc
(al)
|
F1 F2
ASTn1759
LA1828
|
(Poch, Pocho) Erano così denominate le future
p.f. 300 e 302 nella zona delle Marzole. Riguardo
alla pronuncia, essendo il toponimo non più utilizzato, si possono solo fare
delle ipotesi, in quanto il nome si presta ad almeno quattro combinazioni,
Pòc, Pòch,
Póc
e Póch.
E' molto probabile che, per analogia con altri nomi ancora vivi, la cui però
forma scritta risentiva dell'italianizzazione, quali ad esempio Placez (di
cui a volte si trovava Plachez) o Ronc (spesso scritto Ronch), la forma
popolare, fosse effettivamente Póc,
(con la “c” finale dolce e la "o" chiusa). Qualche certezza in più, potremmo
averla se fossimo in grado di capire il significato del toponimo che
però, allo stato attuale, non conosciamo.
Nel DDT abbiamo
almeno tre esempi del toponimo Poch, a Pergine, Palù del Fersina e Pozza di
Fassa. Pochi è anche una frazione di Salorno. Alla luce di queste ultime
considerazioni forse l'etimologia di Poch va ricercata in altri contesti e
cioè in relazione con l'acqua, come dire pozza o polla.
Che si debba tradurre con l'italiano
"poco" non mi pare credibile, per cui non
possiamo che fare delle congetture. Aver trovato in uno scritto il toponimo
alle Pochene, mi fa
pensare che ci si trovi davanti all'ennesimo soprannome. Allo stesso modo di
Bertus e Bertuse, declinato al maschile singolare (Poc) o al femminile
plurale (Pochene). Se diamo per vera l'ipotesi del soprannome, possiamo
cercare di capire chi potesse essere la persona che lo portava. Visto che il
luogo si trovava alla Marzole, (pure questo un
soprannome) il personaggio va ricercato fra i locatari di tale terreno. Nel 1759 abbiamo un'interessante scrittura
con inflessioni dialettali, di Cristano Emer, mediante la quale, si assegnava la sostanza lasciata da
Giovanni Battista Inama II, morto nel 1757 ai tre figli. Fra i terreni, Cristano, indica
"al Pocho sora la Tonia" e al "Pocho su in cima". Quindi
andando a ritroso nel tempo, ho scoperto che la zona sommitale delle Marzole
comprendente i terreni al Poc, ma non solo quelli, era stata in possesso di
Bartolomeo Inama, zio del succitato Giovanni Battista II. Bartolomeo lasciò
dopo di lui due figlie, Maddalena e Domenica che avevano preso marito
rispettivamente Pietro Antonio Mendini di Dermulo e Bartolomeo Fuganti di
Taio. Il terreno alle Marzole fu quindi equamente diviso fra le due figlie:
a Maddalena le future p.f. 298 e 299, a Domenica le future
p.f. 300, 301 e 302. Successivamente
si sono avute le solite vendite e avvicendamenti, dove il toponimo
utilizzato era sempre Marzole, ma solamente le p.f. 300, 301 e 302 furono
denominate al Poc. Concludendo, ritengo che questa sia una prova abbastanza
solida, che Poc fosse stato un soprannome, ma non di Bartolomeo Inama, che
nel qual caso avrebbe ricompreso tutta la sua ex proprietà, ma bensì di
Bartolomeo Fuganti, che assieme alla moglie Domenica era stato il possessore
delle più volte citate
p.f. 300, 301 e 302.
|
Pochene
(le)
|
F1
ASTn1681
|
Era un terreno nella zona di
Cambiel che nel 1681 apparteneva a Silvestro Inama.
La lettura è incerta, ma sembra che il toponimo sia Prochene anzichè Pochene.
In questo caso la paventata correlazione con il toponimo Poch,
non ha ragione di esistere.
|
Poinèla
(la)

|
F1
CD IP
|
Altro nome del
Doss dele Plazze derivante dalla forma
tondeggiante. Prima dell'intervento della ditta Lorengo di Cles, furono i dermulani a sfruttare luogo per i loro bisogni di sabbia e ghiaia.
|
Pomàra
(ala)
|
F1 ASTn1780 CaTer
LA1824
|
Dal nome si evince che nell’arativo alla Pomara
era presente una pianta di melo, e probabilmente era anche di grandi
dimensioni - per quei tempi una cosa non proprio comune - tanto da
caratterizzare il luogo. Nel catasto del 1780 è proprietario
Romedio Maria Mendini e sono anche specificati i confini: a E e N il
Beneficio Panizza, a S i Betta e a O la Strada. L’arativo alla Pomara corrisponde all’attuale
p.f. 498. Nel 1783, a conferma di quanto sopra, è nominata la località
Casetta di Sotto, ossia alla Pomara.
Da altri documenti (CaTerSa, ASTn1743 LA1821) risulta un arativo alla Pomara
anche nella zona di Cavauden, nelle pertinenze di Sanzeno.
Il terreno, racchiuso fra la strada imperiale che portava a Sanzeno e quella
di
Cavauden, si può riconoscere nell'attuale p.f. 592. Per coincidenza i
due terreni a fine Settecento appartenevano a
Romedio Maria Mendini, ma tale insolita situazione è attestata da
diversi documenti e
pertanto deve ritenersi attendibile.
|
Pònt
(fòr al)
|
F1 CD
|
Toponimo abbastanza recente che indica il ponte
di Santa Giustina, costruito nel 1888 e la zona nelle immediate
vicinanze.
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Pònt
Aut
(fòr a)
|
F1
CD ACDe1828 MC LA1822 ASTn1696 APTa1648 CaTerCo
|
(Pontalt, Pontalto, Ponte Alto, Pontealto, Pontealt)
Il ponte,
così chiamato per la considerevole altezza
dalle acque del Noce, si trova ora sommerso dal lago nei pressi del Doss
dela Colombara e per secoli, fino alla costruzione del ponte di S.
Giustina, fu di vitale importanza per il collegamento fra le due sponde
del Noce. Il ponte era detto anche della Caralla. La tradizione che lo voleva di origine romana è stata da poco
smentita da alcuni documenti d'archivio, per cui la sua costruzione nel
luogo attuale si può collocare fra gli anni 1459 e 1530. Il toponimo Pont Aut comprendeva anche la zona circostante di bosco e pascolo,
quindi il
Doss dela Colombara e gran parte
della
p.f. 413. La
Croce detta di Pontalto invece, era
collocata nei pressi della Mora, all'incrocio fra la
strada imperiale che portava a Sanzeno e quella che scendeva da Coredo.
In un documento del 1788 è detto a Pontalto un terreno proprietà
della chiesa di Taio che inequivocabilmente si poteva riconoscere in una
porzione della p.f. 466, quindi
alla Pozzata. Forse in questo caso, la denominazione
esatta era "alla croce di Ponte Alto", ma fu
abbreviata "a Pontalto". Il nome Pontalto si trova nei documenti
anche accoppiato con Sabionare, con la formula
"a Pontalto ossia ale Sabionare" che designava la
p.f.
434. Lo stesso si può dire con
i Pini Grandi.
|
Pontaz
(al)
|
LA1846
|
Bosco non ben localizzabile che nel 1846
apparteneva a Antonio fu Giovanni Francesco Inama. Forse si trattava del
Pradapont? Oppure non ricadeva sul CC di Dermulo
ma su quello di Sanzeno o Banco ed era il luogo conosciuto come Pont Fond?
|
Pònt
dela Mula
(fòr al)
|
F1
CD ACDe1828
|
Piccolo ponte medioevale sul Rio San Romedio,
detto anche ponte Largaiolo (?)
che collegava Sanzeno con le
Plazze. Oggi se ne possono intravedere i resti
quando il livello del lago si abbassa. Sul nome del ponte esiste anche
una leggenda secondo la quale, il ponte fu così denominato in seguito al
poderoso salto spiccato da una mula cavalcata da un barone di Castel
Cles, mentre stava fuggendo dall'inferocito popolo di Sanzeno. In realtà
Molar o Mular
era l'antico nome del Rio San Romedio di cui c'è giunta la lontana
reminiscenza con Mula, l'originale Pont dela Mùlar si è tramutato in
Pont dela Mula. Poco sopra il Pont dela Mula alla metà dell’Ottocento è
stato gettato un altro ponte, ben più largo e solido sul quale passava
lo stradone per Revò e che qualcuno confonde con quello della Mula. Nel
1503 il Pont dela Mula
si trova citato come Ponte Regaiolo cioè dei Regai.
|
Pònt dele
Clao
(el)
|
F1
ACDe1920 IP
|
(Ponte delle Chiavi) Piccolo ponte sul
Ri dei Fossadi lungo la strada che scendeva a
Pont Aut.
|
Pònt
de Rivalènt
(el)
|
F2 F3
CD
|
Ponte
della SS 43
sul rio omonimo.
|
Pontàra (la)
|
F3 CD ASTn1768
LA1856
|
Ripida stradina che parte dalla
Strada Romana in prossimità del
Pissaracel, ed arriva in Via Eccher nei pressi
del Ciapitel. Nel 1768 è nominato "prastello
alla Pontara" la futura
p.f. 150, tra la Pontara stessa e
la Casa al Plazol. Nel 1879 è detto
prato in fondo alla Pontara il piccolo terreno
p.f. 192.
|
Pontare
(le)
|
F1
ASTn1681
|
Terreno riconoscibile nella
p.f. 376 nella zona di
Ciambiel. Il toponimo è stato riscontrato
un'unica volta nel 1681 e l'etimologia ci sfugge, non essendo
assimilabile per le sue caratteristiche al nome Pontara.
|
Portegét (el)
|
F3 CD
|
Piccolo portico sotto le ex
case n. 17-18 e 16,
attraverso il quale transita la
Strada delle Marzole.
Il passaggio per le esigenze odierne è così angusto da renderlo
inutilizzabile per i veicoli, per cui la via si è ridotta di fatto ad un
percorso pedonale. Credo che la costruzione sopra la strada sia avvenuta
nel corso del Seicento, per consolidare le sopradette case che, come
esposto in alcuni documenti, presentavano seri problemi strutturali,
rischiando di franare l'una addosso all'altra.
|
Portegét (el)
|
F3 CD
|
Portico fra le case ex n. 5 e 6,
presentemente chiuso e adibito a deposito ma fino agli anni Settanta del
Novecento aperto al passaggio pedonale. Di questo portico si trova
notizia nel 1856, quando don Carlo Martini vendeva ad Antonio fu Giovanni
Francesco Inama un pezzo di terreno davanti alla
casa n. 5, e fra le clausole, il
Martini obbligava l'Inama ad aprire una passaggio che gli permettesse di
raggiungere, partendo da casa sua, la
strada che passava sotto il portico di Giovanni Endrizzi. Tale portico
era il "porteget" ed era quindi privato, ma come spesso succedeva in
passato era utilizzato senza particolari problemi da tutti. A tal
proposito mi è stato riferito che ancora nel secondo dopoguerra era
consuetudine della gente che abitava in Bassa
Italia e che doveva portarsi sullo stradone, entrare
dall'Androna nel portico della
ex casa n. 2, quindi salire le scale
fino al somasso della ex casa
n. 3, scendere il pont e passare sotto la
casa ex n. 5 attraverso un altro
portico per infine sbucare nello stradone. Una cosa impensabile ai
giorni nostri, dove tutti sono impegnati a difendere la proprietà
privata.
|
Portella
(la)
|
F2
ASTn1680
|
(Porlessa?) Nel 1680 era un bosco di roveri nella zona dei Pradi
appartenente alla famiglia Inama. Il
nome, dalla grafia incerta, indicava un luogo nei pressi del fiume Noce.
|
Pòusa
(su ala)
|
F1 CD
|
Bosco misto a pascolo sul CC di Coredo, a
monte delle Parissole, in passato molto
frequentato dai dermulani. Etimologicamente equivale a "pausa", forse
perchè nella zona venivano fatti riposare gli animali da traino, dopo
che avevano affrontato la notevole salita del tratto della Strada Imperiale per Coredo che si dipartiva da quella per Sanzeno, in
prossimità della Croce di Ponte Alto.
|
Póz
(zó a)
|
F2
F3 CD APTa1618 ASTn1554 CaTer LA1818
Perg.C.Bragher1275
Perg.C.Bragher1377
Perg.C.Valer1381
APCles1640
|
(Pozzo, Pozo) Frutteti a N del
Pissaracel, a E di
Scol Grant e a S delle Fasse.
La zona è così denominata per la presenza di un pozzo
da tempi molto antichi
poi riconoscibile con la Fontanazza.
Le p.f. interessate vanno dalla
n. 194 alla 201, e dalla
204 alla 222.
Erano detti a "Poz ossia alle Fasse" anche i terreni poi confluiti nelle
p.f. 223 e 224.
In passato la zona propriamente detta Poz era
più circoscritta in quanto erano utilizzati altri toponimi quali
Plantum, Sotto la
Chiesa, Pissaracel,
Fassa Longa o Sonda
Longia, Fontana e Fasseta.
Sulle MC in corrispondenza di Poz si
legge
Santa Maria, toponimo che non ho mai
riscontrato in altre occasioni e di cui nessuno in paese serba memoria,
per cui ritengo fosse dovuto ad uno sbaglio del compilatore della mappa.
Molto probabilmente era designato con il toponimo Poz o
Fontana, il piccolo terreno in seguito detto
Fasseta.
|
Pozzàta di
Sopra
(ala)
|
F1
LF ACDe1821 APTa1778 ASTn1747 CaTer LA1821
|
Era così designato il grande prato comunale a S
del Ri della Mora, oggi
p.f. 570
proprietà di Luigi Inama.
A metà Ottocento era detto anche
Pracomun o
Pra Grand, oggi semplicemente
Raut. La distinzione fra "Pozzata di Sotto" e "Pozzata di Sopra" era
applicata solamente per non confondere i due luoghi comunali. Fra di essi però non
c'era mai stata soluzione di continuità e solo casualmente si
ritrovavano abbastanza vicini. Molto spesso nei documenti
il terreno appare come "Pozzata" e solo grazie alle
informazioni sui confini, risulta possibile la discriminazione. Fino alla fine del Seicento il
toponimo Pozzata ricomprendeva una zona molto più ampia, estendendosi più
a S, dove antecedentemente il luogo si diceva al
Greggiot e presentemente
Raut,
costituito dalle p.f. dal
n. 581 al
590.
Nel 1774 compaiono i due terreni in contemporanea per la prima volta
appellati "di Sotto ossia alla Casetta" e "di Sopra".
|
Pozzàta di
Sotto
(ala)
|
F1
LF ACDe1821 APTa1778 ASTn1695 LA1816
|
Zona a valle della
SS 43 dir che si estendeva da N della
Busa fino alle Ciasete. Alla fine
dell’Ottocento era detta Pozzata solo la
p.f. 472, oggi invece il nome è stato
soppiantato e sostituito con Ciasete. Nei
documenti a volte si legge "alla Pozzata ossia al Gomer"
e occasionalmente il luogo era chiamato alla Pozza.
|
Pra Comùn
(al)
|
F1 LF ACDe1850
LA1824
|
(Prato Comune) Frutteto oggi chiamato
Raut formato dalle
p.f. 570/1 e 570/2. Il prato, dopo
le alienazioni sei-settecentesche dei terreni comunali posti a S, rimase
per svariati anni in proprietà alla comunità di Dermulo, fino a quando
nel 1778 la comunità stessa si vide costretta alla sua cessione per i
cronici problemi economici. La comunità nel documento di compravendita
con Giovanni Mendini si era riservata la possibilità di riscatto che
effettivamente fece valere nel 1785. Ma dopo una breve parentesi di
proprietà pubblica passò definitivamente in mano a Giacomo Mendini
intorno al 1818. Il luogo si può identificare anche con il toponimo
Pra Grand (1804) e
Pozzata di Sopra. Con Pra Comun si
designava per consuetudine qualsiasi prato di proprietà comunale, quindi
a volte anche il prato ai Regiai o
Pra dela Mula e pure il prato al Grezot.
|
Pra da Pònt
(al)
|
F2 ASTn1661 CaTer
LA1850
|
(Pra dal Pont, Pradapont) Era così designata la
zona dei Pradi a N del
Rivalent. Per il terreno in riva al Noce veniva
spesso usato il nome
Ischia, in quanto prospiciente all'ischia in mezzo
al fiume. Le p.f. interessate vanno dal
n. 95 al 107. Il toponimo è
importante perchè attesta in modo inequivocabile la presenza di un ponte
sul Noce. Il ponte in legno permetteva di attraversare il Noce,
raggiungere il vicino molino di Plouà e poi la villa di Tassullo. Il
ponte fu voluto dai signori di Castel Valer che da tempi molto antichi,
oltre al citato molino di Plouà, possedevano anche i
pradi in Feuril, sul tenere di Dermulo. Di tali
prati si ha la testimonianza di una locazione già in essere nel lontano
1340. Altre locazioni sono proseguite nel Cinquecento, dopo di che i Pradi furono ceduti per affrancazione, ai locatari.
|
Pra dela Mula
(al)
|
F1 IP
|
Prato di proprietà comunale detto più spesso
Prato ai Regiai
o Pra del Comun. Era posto a valle della strada in prossimità dell’omonimo
ponte.
|
Prà Grand
|
F1 ASTn1804
|
Visto l’appellativo e assodato che era un prato
comunale, si può ipotizzare che si trattasse del
Pracomun (Pozzata di Sopra) più
tardi
p.f. 570.
|
Pradàz
(su a)
|
F1
CD
ASTn1767
ACDe1857 LA1869 CaTerCo
|
(Pradazzo) Parte all’estremo E del
Pracomun e tutta la zona a frutteto (sul CC di Coredo) a monte (detta
anche Zaneto) e a valle della strada che conduce alla cava del cementificio.
Nel Catasto Teresiano di Coredo il prato, proprietà di Bartolomeo Mendini di
Dermulo, viene descritto come "Pradazzo di Cologna".
Nel 1869 si trova al Pradaz ossia alla
Mora e quindi da questo documento sembrerebbe che anche
la Mora facesse parte dell'ampia zona del Pradaz!
|
Pradi
(zó ai)
|
F2
CD MC ACDe1835 ASTn1749 LA1888
|
(Prati) Località detta anche
Pramartinel in riva al Noce e ricompresa fra il
Rizzan il Rivalent ma anche a
S-O del Doss e a N dello stesso Rivalent. Anticamente la
zona era denominata Feuril. Sulla MC del 1859 i
Prati erano un settore che comprendeva le p.f. dal 1 al 225. All'interno
della zona dei Pradi insistevano altre località quali:
Fuganti,
Pradapont,
Ischia, Bos-c Lonc,
Marianel, Mosna.
E’ detta
Strada dei Pradi, la
ripida e sassosa via che partendo in prossimità della Coa,
permette di raggiungere i Pradi. Le p.f. interessate vanno dalla
n. 86 alla 112.
|
Pradi
(ai)
|
F2
IP
|
Frutteto nella zona di
Ciamblonc a valle della strada che conduce alla casa di Lino Depaoli,
costituito dalla p.f. 858/1.
|
Pradi de Ternel
|
F2 APTa1537
|
I Pradi de Ternel si trovano menzionati un paio
di volte nel
regesto dei documenti presenti
nella sacristia della chiesa di Dermulo, in relazione a dispute fra gli
abitanti di Dermulo e i signori di Castel Valer. Senza ombra di dubbio,
un errore di lettura di chi ha regestato i
documenti, ha trasformato
Pradi di Feuril in Pradi de Ternel.
|
Praiola
(ala)
|
F3 ACDe1881
ASTn1695 CaTer LA1854
|
Era così chiamata la fascia di terreno a N
della casa n. 9-10-11-12,
ricompresa fra il Pissaracel e la strada
principale, contraddistinta dalle p.f.
n. 182 alla n. 186. Nel 1749
la
p.f. 765 era denominata alla Praiola ossia il Ridal. Il nome
dovrebbe derivare dalla presenza di piante di pero.
|
Pràmartinèl
(zó a - in)
|
F2
IP ACDe1848 LF ASTn1661 CaTer LA1818
Perg.C.Valer1529
|
(Pra Martinello, Pramartinelli, Martinel)
Indica la stessa zona dei Pradi ma il toponimo è
meno utilizzato. Il nome deriva palesemente dal nome Martino o
Martinello antico proprietario. A Dermulo portava questo nome un
rappresentante della famiglia Cordini ma il nome del luogo è documentato
prima della sua nascita (ca.1540). Prima del 1294 viveva un altro
Martino padre di un certo Segalla che potrebbe essere stato
ipoteticamente il possessore dei prati. Gli indizi comunque sono troppo
pochi, in quanto tra il 1300 e il 1500 potrebbero esserci stati altri Martino o Martinello mai
apparsi in documenti. Non si può
nemmeno
escludere che il nome si riferisca ad un antico locatario di Tassullo, in
quanto già nel 1340 erano in essere contratti di affitto di questi prati
a persone di Tassullo,
da parte dei dinasti di Castel Valer. A tal proposito è da notare che a
Tassullo è diffuso il cognome Martinelli chiaramente derivato dal nome
proprio Martinel o Martinello.
|
Pramustèl
(in)
|
F2
ASTa1730
|
Il toponimo purtroppo non è collocabile con
sicurezza, in quanto è apparso, con due occorrenze, in un unico
documento del notaio Pietro Demediis Senior di Taio. E' escluso che il
prato non si trovasse a Dermulo, perchè chiaramente specificato, ed è
pure escluso che si trattasse del toponimo assonante
Pramartinel, in quanto, i futuri acquirenti
Inama di Fondo, non avevano possessi ai Pradi. Come indizi per la
localizzazione, sappiamo che apparteneva a Vittore Inama III, il quale
dopo il 1687 l'aveva venduto ad Alberto Inama di Fondo. E' logico
pensare che l'Inama di Fondo confinasse con il prato acquisito e che
quindi, lo avesse accorpato e aggregato al suo
maso che possedeva a Dermulo.
Cercando fra i prati che risultavano afferenti al maso, mi è parso che
solo il prato a Rizzan, individuato con le p.f. n.
24, 25 e 26, avesse tutti i
requisiti per essere riconosciuto con il Pramustel. Fra questi, anche il
fatto non trascurabile, che il prato, transitato a Floriano Inama IV
figlio di Alberto, fu dato in locazione perpetuale a Giacomo Inama III,
nipote di Vittore III.
Il toponimo si riscontra anche a Livo ed etimologicamente, forse deriva
da "mustolium" ovvero mistura, miscela di frumento.
|
Prastello
|
F3
APTa1710
|
(*Prastel) Piccolo prato nei pressi della
casa
eremitale, venduto nel 1710 da Antonio Mendini all'eremita di Santa Giustina, Bartolomeo Sandri.
|
Prato del
Conz
|
F1 ASTn1721
APTa1733
|
(Pra del Conzi, Pra del Conci, Pra del Conz)
Prato che nel 1721 apparteneva a
Giacomo Antonio Mendini e che veniva
ascritto
alla zona di Cavauden.
Il luogo corrisponde alla Mora e fu così appellato
per il nome del vecchio proprietario,
Concio
Massenza, di cui Conz era
la dizione dialettale.
Le particelle interessate vanno dalla n.
565 alla 569. C'è qualche possibilità che il "Campo del Conz"
individuato nel 1733 a Cavauden, fosse proprio in tale circondario.
Nel 1787 appare nei documenti, solo in
un'occasione e nella seguente forma il toponimo "alla Mora ossia Pra del Lanz".
Essendo l'atto, un rinnovo di investitura dove per consuetudine, molto
spesso, venivano
ricopiati i precedenti documenti, ritengo si fosse trattato di un errore di
lettura da parte del notaio Giuseppe Alfonso Widmann. Per cui in realtà
si doveva leggere "alla Mora ossia Pra del Conz". Il toponimo
Pra del Lanz, in un primo
momento mi era parso interessante in quanto sembrava richiamare il nome Lanzo/Lanzono, che per coincidenza era l'antico possessore di un terreno
a monte della Mora, nonchè conduttore di un antico maso a Dermulo verso
la metà del Quattrocento. Ma poi come visto, l'ipotesi è venuta a
cadere.
|
Préda
(fòr ala)

|
F1 CD
LiberGafforii1510 LA1838
|
Oggi è un piccolo frutteto compreso fra la
SS 43 dir e la SP 7 a S dei
Rauti costituito dalle p.f.
n. 633, 634 e 635. Lo stesso
terreno era denominato al Raut e nell'Ottocento anche al
Tomelin, dal soprannome
di quello che fu il suo proprietario,
Antonio Massenza.
Preda in generale potrebbe indicare il luogo dove si trovava
una pietra miliare o cippo gromatico, ad lapidem dove veniva
conficcata la groma. In passato però il toponimo Preda, come rilevato
dal Liber Gafforii, era molto più
esteso di quanto non lo fosse attualmente. Infatti
interessava sicuramente quello che oggi ha preso il
nome di Pinza,
e l'attuale Albera, già
Chegaiole, quindi la fascia compresa tra la strada di
Ciambiel e la strada vecchia per Coredo. Anzi,
ritengo che l'attuale luogo denominato Preda, in realtà non fosse in
relazione con il toponimo originale. Fino alla fine del Settecento la
n. 633, 634 e 635
erano coperte da bosco e non avevano che un nome generico quale Late o
Brusadiz, per cui anzichè Raut (come le altre terre "rautate" vicine),
fu denominata alla Preda, mutuando il nome della
zona coltivata posta a valle. L'unica
testimonianza scritta del toponimo, oltre a quella del 1510, l'ho
riscontrata nel 1838 in un documento dei Libri di Archiviazione dove
appare, "alla Pinza ossia in Preda". Riguardo all'etimologia, visto i
riscontri storici, credo si possa equiparare a quella di Predaia, ovvero
preda che sta per prada cioè prateria.
|
Predont
(a)
|
F3 ASTn1672
|
(Predon) Si trattava del
Ciamperdon vista l'inequivocabile elencazione dei confinanti. Il
nome Pre[re]dont richiama anche in questo caso la forma vagamente
circolare del terreno.
|
Presso le Case
|
F3 ASTn1716
|
(Apresso le case, *Vizin ale Ciase) Orto e broilo presso le case
Al di la del Rì,
la Casa n.15 e
la casa ai Cristani.
Il luogo è diverso da quello indicato con lo
stesso nome nel 1754.
|
Ràut
(fòr al - su al)
|
F1
CD LF MC ACDe1852 APTa ASTn1722 CaTer LA1818 PASIDe1808
|
(Rauti, Rauto, Raot, Raoti) Il nome al pari di
Ronc sta a significare terreno bonificato e arato. In dialetto rautar
vuol dire scavare quindi il toponimo è molto diffuso in quanto ogni terreno
che subiva quel trattamento era definito "raut". Attualmente il Raut designa
una vasta zona di frutteti con pendenza verso O ricompresi fra la strada
vecchia di Coredo e la
SS 43 dir, e il
Ri dela Mora. Verso la fine del Settecento il
toponimo Raut ha "invaso" i terreni che fino allora era detti alla
Pozzata e Grezot,
invece altri campi più tardi erano conosciuti anche con altri nomi quali:
Sopra le Due Vie, Novai,
Preda, Tomelin,
Parolot, Brusadiz. Il
toponimo era usato anche spesso nella forma plurale ed in questo caso poteva
essere confuso con la zona al maso Rauti. Le p.f. interessate vanno dalla
570 alla
590
e dalla 611 alla
640. Nel
1741 è definito un boschetto nel luogo "sotto il Raut" proprietà dell'eremo
di Santa Giustina da localizzarsi nei paraggi della Cros.
|
Rautel
(al)
|
F1
ASTn1721
|
(Rautello, Raudel)
Il nome è
chiaramente un diminutivo di "raut"
ed il terreno è
da localizzarsi nel luogo ricompreso a N del
sentiero che porta all'eremo e a S dei pilastri del ponte della
ferrovia.
|
Rauti
|
F2
F3 CD MC CaTerCo
ASTn1670
LA1870
|
(Rauto) Definito nella MC del 1859 come
settore G, con le p.f. dal
n. 730 al 827, oggi non è più
usato se non per denominare l'omonimo maso.
|
Ràut da Ràl
(al)
|
F2 CD LA1819 LA1882
|
(Rauderal, Rautdaral) Frutteti a S di
Sass a valle della SS 43. Nella
zona è stata riversata una gran parte della terra proveniente dallo
scavo per la costruzione del magazzino, oggi proprietà del Consorzio
Agrario di Bolzano. Questo riempimento ha modificato parecchio l’aspetto
originario. Il toponimo, dall'originario Noal
de Ral, si è trasformato lungo gli anni in Raut da Ral passando per
Audaral, Lauderal e Rauderal. Casualmente questa
trasformazione non ha mutato in modo sostanziale il significato
originale del toponimo, vale a dire terreno dissodato. Nella forma Rauderal il toponimo compare nei documenti all'inizio dell'Ottocento, per
poi consolidarsi definitivamente
nella grafia attuale verso la fine del
secolo. Le p.f. interessate al
toponimo, vanno dalla n. 9 alla n.
29
e dalla n. 47 alla 50. I terreni
in prossimità del Rizan sono spesso designati con
il nome del rivo.
|
Regiài
(ai)
|
F1 CD LF MC
ASTn1562 ACDe1828 LA1839
|
(Regai, Rigai, Ragai) Nella MC del 1859 era il
settore C, che comprendeva le p.f. dal
n. 390 al
445. La zona oggi è sommersa dal lago ma in passato i suoi pascoli,
prati e boschi, che dalle Plazze degradavano
fino al Noce, avevano per Dermulo una notevole importanza economica. Il
nome ha la stessa etimologia di Rizzai, cioè
indica la presenza di rigagnoli. Il toponimo prosegue sul CC di Sanzeno,
(fino al 1850 sul CC di Banco). Era anche detta dei Regiai, la
Strada dele Plazze che
diramandosi dallo stradone per Sanzeno, proseguiva e conduceva a Revò. Era pure detto Prato ai Regiai, il prato di proprietà comunale nei
pressi del
Pont dela Mula, chiamato per questo anche
Pra dela Mula o Pracomun.
|
Rèta dei Pini Grandi (la)
|
F1 IP
|
Tratto rettilineo
della
Strada dele Plazze, dopo i
Visenzi in direzione nord.
|
Res
(ai)
|
AICo1608
|
Ubicazione sconosciuta. Il res poteva essere la
barbatella di vite, ma in tal caso doveva essere "al Res" o "ai Resi" e non
"ai Res". Res da quanto risulta dal
GIML sarebbe l'equivalente del Sextarius cioè misura per aridi. Oppure
un'altra possibilità è che sia stata una pianta delle rosacee. Potrebbe
essere anche l'abbreviazione del toponimo Roves
(Rovesso) documentato nel 1275. Il toponimo esiste pari pari a Ton nella
forma "ai Res".
|
Rì
(dént al)
|
F3 CD ASTn1695
CaTer LA1830
|
(Riddo, Rido) Con questo toponimo si intende il
Pissaracel
e anche alcuni terreni lungo il suo corso. Attualmente ci si riferisce alle p.f. dal n.
700 alla
707, quindi a valle della
Strada delle Voltoline,
pochi metri dopo il suo imbocco, oltre i binari della ferrovia.
In passato invece ricomprendeva le p.f.
dal n. 696
alla 699,
e i terreni nei pressi delle
Sort, quelli denominati alla Praiola e a
volte quelli nella zona di Poz. In un documento del
1716 veniva precisato che un prato si trovava "al Ri giù in fondo"
confinante con il "sasso", per cui si era in prossimità del burrone,
nella zona denominata
Scol. Per descrivere i terreni adiacenti al Pissaracel era usato in qualche occasione anche il toponimo
Ridal.
|
Ri dei
Fossàdi (el)
|
F1 ACDe1860
|
Piccolo rivo che nasce nel CC di Coredo ed entra
nel territorio di Dermulo a valle della strada Statale per Sanzeno, fra le
località
Cianvecel e Sgolma. Qui inizialmente scorreva in
direzione E-O, per poi piegare a S attraversando i
Fossadi, passando sotto la strada delle Plazze,
per gettarsi infine nel Noce. Oggi lo stesso torrentello, conosciuto anche
come
Ri dele Force o Ri dele Volp, nella zona coltivata è stato
intubato.
|
Ri del
Brusadìz (el)
|
F1 ACDe1870
|
Piccolo rigagnolo quasi scomparso che attraversa
in direzione E-O la zona del
Brusadiz. Oggi è chiamato
Ri dela Preda.
|
Ri dela Mòra
(el)
|
F1 CD
|
Rivo di modesta portata che scorre in direzione
E-O a S della Mòra. Le sue acque passando
poi a N dei
Visenzi, attraversano il Blaum
e si gettano nel lago di Santa Giustina. Nel Settecento è nominato come
Ridal.
|
Ri dela
Preda (el)

|
F1 IP
|
Piccolo rivo una volta chiamato
Ri del Brusadiz.
|
Ri
dela Zènia
(el)
|
F1 IP
|
Piccolo rigagnolo sul CC di Coredo a E delle
Parissole. Il luogo circostante apparteneva in passato a Ezio Negri per cui
è da credere che con "Zenia", ci si riferisse ad
Eugenia Inama.
Emma Inama,
madre di Ezio Negri, era infatti una nipote di Eugenia.
|
Ri
dele Fórce
(el)
|
F1 IP
|
E’ lo stesso rivo una volta chiamato
Ri dei Fossadi. Nel CC di Coredo è detto anche "Ri dele Volp".
|
Ri dele
Voltoline (el)
|
F2
F3 IP
|
E' anche così chiamata la parte iniziale del
Pissaracel dalle sue sorgenti nel CC di Coredo
fino al suo ingresso nel paese di Dermulo, nei pressi del
tombone.
|
Ri di Valem (el)
|
F2
F3 ASTn1680
|
(Rido di Valemi, Rivo di Valem, Rivalem)
Piccolo rivo che attraversa il Somager,
Sass, la
Crona dele Marzole e i
Pradi per poi gettarsi nel Noce nei pressi del
Pradapont. Nel 1781 troviamo anche la località alla
Croce del Rivalem nei pressi di Sass. Il nome ha
tratto origine dai vecchi proprietari dei terreni presso il rivo che
erano i Valemi di Taio. Il cognome Valemi, oggi estinto, era
nato come soprannome di coloro che abitavano a Taio, presso la valle. Il
toponimo Rivalem fu poi storpiato in Rivalent
verso la fine dell'Ottocento.
|
Ri Risòla (el)
|
F3
ACDe1850 LF
|
Probabilmente il toponimo originale era Ri
Sola, cioè il rivo della località Sòla e poi divenuto nome unico. Il rigagnolo, quasi sempre asciutto,
scorre in direzione sud-nord in un avvallamento fra le p.f.
769 e
763 al Plazzec
e fra le p.f. 768 e
764 al Ciampet.
|
Ridàl
(entro al)
|
F3
ASTn1680
|
Il toponimo è riferito ad un bosco nei pressi
della Praiola.
Più in generale il nome era sinonimo di "Ri", come "Ridàt" ne era il
diminutivo, per cui veniva a volte utilizzato in altri contesti non
legati necessariamente al
Pissaracel.
Era propriamente denominata Ridal la
p.f. 765.
|
Rido dal
Vignal
|
F3
ASTn1773
|
(*Ri del Vignal) Piccolo affluente del
Pissaracel, oggi scomparso a causa della costruzione della galleria
ferroviaria.
|
Rido di
Rizzol
|
F3
ASTn1781
|
(Ri de Rizuol) Era così chiamato il rio
Pissaracel finchè scorreva sul territorio di Coredo.
|
Risòla
(su a)
|
F3
CD LF ACDe1860 ASTn1740 CaTer LA1829
|
(Risolla, Rizol, Rizolla, Risolle, Resola)
Frutteti a N di Ciamblonc delimitati dal bosco
comunale del
Ciampet, la Strada di Risola e l’acquedotto
irriguo. Le p.f. interessate vanno dalla
n. 780 e 781 e dalla
794 alla 800. La forma originale
e più antica era Rizola che contraddistingueva la parte di bosco
comunale nei pressi dell'omonimo rivo. Alla metà del Settecento una
parte di quel bosco fu assegnato dalla comunità a Gaspare Inama che lo
rese coltivabile.
Il significato del nome è a tutt'oggi sconosciuto. Forse si trattava
dell'antico Asolum?.
|
Rivalènt (el)
|
F2
F3
CD ACDe1908
|
Piccolo rivo che attraversa il
Somager, Sass, la
Crona dele Marzole, i
Pradi per poi gettarsi nel Noce nei pressi del
Pradapont. Il nome originario del toponimo era
Rivalèm, quindi il "rivo del Valem". I Valemi di Taio già nel
Seicento, possedevano un
terreno nella zona di
Sass,
dove scorreva il rivo che prese appunto il
nome di Rio dei Valemi. Sul
finire dell'Ottocento, Rivalem si trasformò in Rivalent perchè
probabilmente, essendosi da tempo estinto il cognome che lo aveva
originato,
ed essendosene persa la memoria,
Valem suonava un po' strano.
|
Rizàn
(el)

|
F2
CD MC ACDe1881 ASTn1552 CaTer LA1819
|
(Rizagn, Rizzan, Rizagno, Rigagn, Ricagn) Rivo che segna per
buona parte il confine fra il CC di Dermulo e quello di Taio. Erano detti al
Rizan, anche alcuni prati nelle vicinanze del rivo, a valle della
SS 43 altrimenti designati come Raut da Ral e
pure a monte della strada, altrimenti detti alle Braide.
Questa caratteristica traspare anche in alcuni documenti della metà del
Cinquecento, dove si trova "Rizagn de Sora", "Rizagn de Soto" e anche "Rizagn
Sota Via", per cui si capisce inequivocabilmente che il riferimento era la
strada. Dobbiamo rilevare che la forma più vecchia contemplava il "gn"
finale anzichè la "n".
Nella parte a monte dello stradone il Rizzan veniva detto anche "Rido dele
Braide".
|
Rizzài
(fòr a)
|
F1
CD LF MC ACDe1866 ASTn1742 CaTer LA1816
|
(Rizzaio) Frutteti a N della strada della
Mòra e a monte della
SS 43
dir. Il nome, se non si fosse accertata la forma originale
Lizzai, parrebbe indicare la presenza di piccoli
rigagnoli. Le p.f. interessate al toponimo vanno dalla
n. 551 alla 564.
In alcuni documenti settecenteschi si riscontra il toponimo Rizzai con
la specificazione "di Sotto"
(p.f.
563 e 564) per
contraddistinguere due terreni in mano allo stesso proprietario.
|
Rizzòl
(su a)
|
F2
IP ACDe1879 ASTn1680
|
(Rizol) Bosco sul CC di Coredo dove nasce il
Pissaracel e dove arriva la
Strada delle Sort che poi
prosegue per Coredo. A Coredo è detto Rizzuol. Anche il
Pissaracel a volte si trovava menzionato come
Rido di Rizzol.
|
Romenere
(ale)
|
F1 ACDe1850 APTa
ASTn1742 CaTer LA1850
|
Terreni nella località di
Ciambiel costituiti dalle
p.f. 341, 342 e dal
n. 352 al 357. In passato avevo
ipotizzato che il toponimo derivasse dal soprannome del proprietario, in
qualche modo legato al paese di Romeno e Infatti recentemente ho trovato
la conferma documentale. Nell'ultimo quarto del Cinquecento
un tale Pietro Fattor (Pero della Fattora)
di Romeno risultava confinare verso ovest con il terreno gafforiale alla
Preda. Quindi il terreno apparteneva a uno di
Romeno, ossia ad un “Romenér”. Perché allora al plurale femminile? Per
lo stesso motivo di Longhe, Curte, e Bertuse, vale a dire che per
abbreviazione, “le stregle del Romenér” potrebbero essere diventate “le Romenére”.
|
Rónc
(fòr a)

|
F1
F2 CD LF ACDe APTa1681 ASTn1564 CaTer LA1830
Perg.C.Bragher1275
Perg.C.Bragher1357
Perg.C.Valer1381
|
(Ronch, Ronchi, Roncho, Runch, Rung, Ronzo,
Roncum) Frutteti a monte della
SS 43 dir e a S delle
Late.
Le particelle interessate vanno dal
n. 652 al 660. Il toponimo,
di cui si ha il primo riscontro nel 1275,
indica degli appezzamenti disboscati e ridotti a coltura. Gran parte di
questi terreni fino alla metà dell'Ottocento erano proprietà della Mensa
Vescovile di Trento, altri appartenevano a Castel Valer. Il terreno di
Castel Valer nel corso del Seicento perse il nome originale Ronch per
essere denominato
ale Late. Nel 1770 troviamo la distinzione fra "Ronc
di sopra" e "Ronc di Sotto" quest'ultimo detto anche "Ronc picolo". Tale
differenziazione era dovuta per la necessità di distinguere gli
appezzamenti appartenenti allo stesso proprietario, insistenti nelle
stesse pertinenze. Specificatamente il "di Sopra" e il "di Sotto" in
questo caso non si riferiva a monte o a valle, bensì a nord o a sud. Oggi si denominano impropriamente Ronc, anche i
terreni al
Ciamperdon a valle
della
SS 43 dir.
|
Ronda (ala)
|
F1 ASTn1783
|
Terreno nella zona ai Sassi
di Ciavauden costituito dalle p.f.
n. 510 e 511.
In un altro documento anzichè Ronda si legge Tonda.
|
Rovesso
(in)
|
Perg.C.Bragher1275
|
(*Rovés) Da quanto appare nel
GIML, "roves" equivale
a "rover", cioè quercia. Oggi non c'è traccia
del toponimo che forse si potrebbe collegare a "Res",
altro toponimo di ubicazione sconosciuta documentato nel 1608.
|
Roggia Lunga
(alla)
|
F3 ASTn1776
|
(*Roza Longia) Località nella zona dei
Pradi che molto probabilmente corrispondeva a
Bos-c Long.
|
Róza
d’ Imbrenzi
(la)
|
F1 ACDe1868
|
Dovrebbe essere il Rio San Romedio. Il nome
imbrenzi indica il luogo di raduno degli animali pascolati.
|
Róza
del Teg
(la)
|
F2 ASTn1716
|
(*Roza del Tez) Si tratta del piccolo rivo,
quasi sempre in secca, rilevabile nei pressi del Bus
dele Angane, all'estremità nord del Doss.
|
Sabionàre
(ale)
|
F1 ACDe1885
ASTn1671 CaTer LA1859
|
(Sablonare) Il nome lascia intendere
chiaramente la consistenza sabbiosa del sottosuolo. Nella zona infatti
si sono aperte varie cave per l'estrazione della sabbia. Si tratta della zona boschiva
a O del Gomer e della
Busa, costituita dalle p.f.
452,
457 e
458, ma anche a valle della
strada dei Regiai con le p.f. 433 e
434. C'è qualche probabilità che
il toponimo a Sablonezum, corrispondesse alle Sabionare.
|
Sablonezum
(a)
|
Perg.C.Bragher1275
|
Ubicazione sconosciuta. Forse lo stesso
toponimo di Sabionare.
|
Saldato
(in)
|
Perg.C.Bragher1275
|
(*Saldà, *Saudà) Ubicazione sconosciuta. Molto
probabilmente deriva da "saldus" ovvero terreno paludoso.
(GIML)
|
Salgar (al)
|
F1 ASTn1719
|
(*Salgiar) Nel documento dove è riportato il toponimo, sembra che
si debba collocare a cavallo fra il CC di Dermulo e il CC di Sanzeno,
quindi giocoforza nella zona di
Cavauden,
ma per ora non posso aggiungere altro. Il nome si riferisce alla
presenza di una pianta di salice bianco (Salix Alba), che in dialetto
noneso è detta salgiàr.
|
San Giacomo
|
F3 Perg.C.Bragher1380
|
Terreno nei pressi della
vecchia chiesa che dovrebbe essere stato una parte di
quello più tardi individuato come Clesura.
Il toponimo è
interessante in quanto è una delle prime attestazioni, anche se non la
prima in assoluto, sulla presenza di una chiesa a Dermulo.
|
Santa
Giustina
(zo/fòr a)
|
F1
CD ACDe1866 ASTn1554 CaTer LA1824
|
Boschi scoscesi nei dintorni e lungo il sentiero
che conduce all’omonimo
eremo, ma anche terreni arativi nelle
vicinanze. Le p.f. interessate vanno dalla
n. 324 alla n. 336. In un documento
del 1668 si trova anche "alle Sorti di Santa Giustina".
|
Santa Maria
|
F3 MC1859
|
Il toponimo non è mai stato riscontrato in
altri documenti ad eccezione che nelle vecchie Mappe Catastali, nelle
quali veniva localizzato a O della chiesa dei SS. Filippo e
Giacomo, quindi nella zona oggi
chiamata Poz.
Ai dermulani il toponimo risulta del tutto sconosciuto, motivo per il
quale ritengo che si sia trattato di un errore del primo redattore della
mappa del 1859 e perpetuatosi poi anche nelle mappe successive.
Verosimilmente il compilatore si riferiva alla chiesa di Santa Maria di
Taio, confondendo però il paese. Ci sarebbe, in verità, una remota
possibilità che il toponimo indicasse una zona posseduta dalla chiesa di
Santa Maria di Taio, cosa effettivamente plausibile. A metà Settecento
infatti c'erano almeno due località a Dermulo dove la chiesa di Santa
Maria aveva possessi, esse però erano molto lontane dalla zona indicata
sulla mappa e da poco acquisite.
|
Sass
(fòr a)

|
F2
F3 CD LF MC ACDe1875 ASTn1717 PAICo1608 CaTer LA1823
Perg.C.Valer1529 ADTn1541
|
(Sasso) Frutteti a valle del primo tratto della
Strada Romana per chi proviene da
Taio. Il luogo è diviso in due parti da una vallecola, dove scorre il
Rivalent. Il nome Sass secondo Karl Ausserer (Der
Adel des Nonsberger pag. 50, nota n. 13) deriva dal tedesco Freisasse
che significa possessore di bene allodiale. Nel nostro caso è più
probabile che il nome identificasse la rupe (GIML)
e in seguito i terreni nei suoi pressi. Nei vecchi documenti si trova
molte volte il termine "sass" o "sasso" come parte confinante di altri
terreni. Le particelle interessate vanno dalla
n. 51 alla 59 e dal
64 al 67.
|
Sassi (ai)
|
F1 ASTn1695 LA1811
|
Era così denominata la zona di
Cavauden
a valle della strada
omonima. Il nome chiariva la natura sassosa dei terreni detti anche
campi alle Giare. Un'ulteriore specificazione la
troviamo per il terreno più tardi contrassegnato dalle p.f.
n. 510 e 511,
detto per il suo confine curvo alla Ronda o Tonda.
(Da non confondere con l'altro luogo alla Tonda
nella zona della Casetta.) Le p.f. interessate
vanno dal
n. 508 al 519.
|
Sasson
(al)
|
F1 ASTn1706
|
Bosco nella zona dei Pradi
che sembra corrispondere alle p.f.
33 e 34.
|
Scòl
(zó a)

|
F2
IP ACDe1910 ASTn1780 CaTer
Perg.C.Valer1564
|
(Scolla, Scola, Schola) Il toponimo ha preso
origine da "iscla" cioè parte di terra affiorante in mezzo al fiume. Da
iscla
si è passati a iscòl ed infine
a scòl. (GIML) Nelle vecchie scritture il toponimo si è sempre presentato come
entità unica, ma in paese si usa distinguerlo in Scol Grant e Scol Pizzol.
Originariamente il nome si riferiva ai due isolotti presenti in mezzo al
torrente Noce, però in seguito fu esteso anche alla zona boschiva e rocciosa
che saliva fino alle campagne di Dermulo, dirimpetto alle due iscle. Quindi
in corrispondenza dell'isolotto più grande a ovest di Poz
e delle Fasse, e sulla destra orografica del
Pissaracel si identifica con
"Scol Grant", mentre dirimpetto a quello più piccolo, a ovest del
Grezot,
sulla sinistra orografica del
Pissaracel
viene detto "Scol Pizzol".
|
Sesen
(al)
|
F1 ASTn1719
|
Il terreno era ubicato nelle pertinenze di
Dermulo, nella zona di Cavauden e più precisamente Sotto la Strada, per
cui abbiamo moltissimi indizi per poterlo individuare e collocare precisamente
in corrispondenza della p.f. 515. L'unico problema in questo caso, essendo un toponimo
sconosciuto, risulta essere la grafia del notaio Baldassarre Bergamo, nei
cui atti esso appare in due occasioni. Dopo attenta lettura e comparazione
non sono riuscito a decifrare con sicurezza il nome, per cui pur essendo
la dizione più probabile "al Sesen", non posso tuttavia escludere che la
prima lettera fosse stata una "G" oppure una "Z", da cui avremmo "al Gesen" e "al Zesen". Altro dubbio esiste sulla lettera finale che
potrebbe essere una "r", da cui "al Seser", "al Geser"
o "al Zeser".
Dando per buona l'interpretazione più certa, potremmo spingerci su
alcune divagazioni etimologiche. Se fosse "al Sesén" potrebbe derivare
dalla forma dialettale del nome proprio Sisinio, ipotetico proprietario antico
del campo; oppure da Sexenus di cui il
GIML da le seguente
definizione: Sexta pars fructuum quam dominus ex agris
vineisve percipit; fra le altre interpretazioni grafiche, la
parola avrebbe forse un senso compiuto se fosse "al Séser" o magari "al
Sasèr" ovvero qualcosa che aveva attinenza con i sassi ed in questo caso
andrebbe a coincidere con il
toponimo "ai Sassi" effettivamente presente e
documentato proprio in questa circoscritta zona. Osservando la forma Zeser
si potrebbe tenere in considerazione un'altra possibilità, ovvero che si
trattasse del soprannome
Zéser,
riferito sicuramente alla famiglia di Giuseppe Mendini di Taio, ma che
potrebbe essere appartenuto ai suoi progenitori di Dermulo, possessori
del menzionato terreno.
|
Sfortum
|
APTa1537
|
Ubicazione sconosciuta. Ritengo che questo
toponimo non sia mai esistito, ma derivasse da una errata lettura del
documento originale e conseguente sbagliata trascrizione nel regesto dei
documenti presenti nella sacristia della chiesa di Dermulo. Molto
probabilmente si trattava del
toponimo Plantum.
|
Sgolma
(la, in, ala)
|
F1 ASTn1729 LA1823
APTa1733
|
Terreno in località
Ciavauden, a nord del Ri delle Force
rappresentato dalle p.f. dal n. 527
al 530. In realtà un documento del 1814, nomina indubbiamente con
questo toponimo anche la p.f. 522,
perciò, almeno come ipotesi (vista l'unicità del riscontro), possiamo
presumere che la Sgolma si estendesse più a nord,
fino quasi al confine con il territorio di Sanzeno. L'etimologia è sconosciuta. Potrebbe essere un soprannome o
forse avere la stessa origine di "Colm" o "Colma", toponimi molto
diffusi in Trentino.
|
Somàger
(su a)

|
F2
F3 CD MC ACDe1828 ASTn1554 CaTer LA1848
Perg.C.Bragher1275
|
(Somagro, Sommagro, Somagher, Somagri) Zona per
la maggior parte a frutteto, molto ripido ed esposto a O. E’ delimitata
grosso modo dalla strada che porta al
Maso Rauti, da quella
che scende alle Braide, dai binari della Ferrovia
Trento-Malè e dalla strada che dalla SS
43 sale alle Braide. Le p.f. interessate vanno
dalla n. 788 alla 793 e la
828. Nel 1871, la
p.f. 828 (detta anche
Pasturela) fino allora proprietà
comunale, fu frazionata in sei parti e venduta all’asta ad altrettanti
abitanti di Dermulo. In passato era detta Somager pure la zona designata
dalle p.f. 788, 789 e
3 e 4
e forse anche una parte di terreno
dove oggi c'è il magazzino del Consorzio Agrario di Bolzano, quindi le p.f.
n. 782,
783 e 784.
Il nome, al contrario di quello dichiarato da qualche esperto,
non significa suolo magro ma deriva dalla fusione di
"summa", punto più elevato, il posto più alto, in cima
e "ager" cioè terreno. Per cui Summa più Ager = Somagro, il luogo sopra il
campo, (sopra la campagna) come ad esempio, Somrabbi indica la zona più
elevata di Rabbi. Somagro è uno dei
toponimi più antichi di cui si ha riscontro essendo stato citato perla
prima volta in una
pergamena del 1275.
|
Somocinum (in)
|
Perg.C.Bragher1275
|
Ubicazione e significato sconosciuti. Anche
questo toponimo, similmente a Somager, sembra
composto dal termine "Summa" abbinato con altro lemma che potrebbe
essere stato "Cinum", Ocinum", "Acinum" apparentemente senza
spiegazione. (GIML)
|
Sonda Longia
(la)
|
F3 ASTn1716
|
(Sonda Longa) Terreno nella zona di
Poz, che in passato apparteva alla
chiesa di San Giacomo. Il nome, le cui p.f. si possono riconoscere
nelle n.
216
e
217, deriva chiaramente
dalla forma caratteristica del terreno, molto stretto e lungo.
|
Sopra la Chiesa
|
F3 ASTn1773
|
(*Sora la glesia) Era così contraddistinta la
zona dove sorgevano le case 13-14,
28 e
15. Per quest'ultima, nel 1763, si trova anche la forma "Dietro alla
Chiesa". Il luogo era detto anche "Oltra il ri"
e poi Borgo.
|
Sopra le Due
Vie
|
F1 ASTn1781
|
(*Sora le Doi Vie) Terreni al
Raut formati dalle future p.f. n.
624, 625 e 626,
627,
628,
629 e
630, 631 e 632.
|
Sopra il Lézzo
|
F2 ASTn1695
|
(*Sora 'l Lez) Nella zona di
Pramartinel contraddistingueva la parte di
prato che giaceva a monte del canale dell'acqua che attraversava
la p.f. 87.
|
Sora le Case
|
F3 ASTn1574
|
(Sopra le case,
*Sora le Ciase)
Oltre ai toponimi "Sota le Ciase"
e "Dietro alle Case", esisteva anche "Sora le Ciase"
che contraddistingueva i terreni a monte delle future case n.
1, 2-3,
4, 5-6,
7-8,
24 e 23. Le p.f. interessate
erano la
1 e 2,
168 169,
171,
782,
783 784, 785 e 786. Il terreno pare
in parte corrispondere a quello denominato "Presso le case" del 1754 e
altro "Appresso le case", del 1663.
Oggi il luogo è stato spezzettato in molte particelle dallo stradone,
dalla ferrovia e dalle case, per cui il toponimo si è estinto.
|
Sòrt
(ale)
|
F2
F3
CD LF MC ACDe1845 ASTn1625 LA1824 CaTer
Perg.C.Valer1381
|
(Sorti) Piccoli frutteti e boschi di conifere
in prevalenza comunali esposti a N, sulla sinistra del
Pissaracel e dirimpetto alle
Voltoline. Il nome indica che nella zona venivano assegnate le sorti di legna agli abitanti del paese. I
terreni
furono poi
in parte venduti dal comune ai privati. Le p.f. interessate al
toponimo sono la
764 e
765 e anche dalla
n. 748 alla n. 758. Lungo il Ri
dele Voltoline correva la strada detta
Strada dele Sort che
portava a Rizzol e poi raggiungeva Coredo. In
passato era una via molto importante e frequentata, ma poi, con la
costruzione di altre strade, fu via via abbandonata, per cui oggi è
ridotta a sentiero.
Ho ragione di credere che il toponimo Sort, al tempo della prima
locazione di Castel Valer (1381), si estendesse pure sul lato destro del
rivo, e solo più tardi fosse stato sostituito da
Voltoline.
|
Sorti di Santa
Giustina
(ale)
|
F1 ASTn1668
|
Nel 1668 era così denominato il bosco nei
pressi delle p.f. 327, 328 e 329.
|
Sot Fontana
|
F3
APTnCastelThun1569
|
(*Sota la Fontana) Terreno nella zona
sottostante la Fontanazza, quindi a
Poz, e più specificatamente la
p.f. 219 detta
Fasseta.
|
Sotto il Lézzo
|
F2 ASTn1695
|
(*Sota 'l Lez) Nella zona di Pramartinel
contraddistingueva la parte di prato che giaceva a valle del canale
dell'acqua
che attraversava
la p.f. 87.
|
Sóta
le Ciàse
|
F3
CD LF ACDe1883 ASTn1559 LA1823 CaTer
|
(Sotto le Case di Inami, Sotto le Case) Striscia
di frutteti e bosco a O delle case ex
n. 26, 27,
31 e 32. Le p.f. interessate vanno dalla
n. 133 e 134, alla
n. 118 alla 127. Nel
1662 invece "Sotto la Casa degli Inami" si riferiva alla zona degli
Orti sotto la casa n.7-8. "Le ciase"
potevano essere anche intese genericamente come abitato.
In
contrapposizione a Sota le Ciase, esisteva
Sora le Ciase, ma in questo contesto le case erano le
n. 1, 2-3,
4 e 5-6.
|
Sotto il
Roccolo
|
F2
F3 LF
|
(*Sota ‘l Rocol) Frutteto contraddistinto
dalle p.f. 773 e
777
nella zona dell’Oselera,
sottostanti il roccolo una volta ivi
esistente sulla p.f.
n. 739.
Il roccolo era una piccola costruzione connessa alla pratica
dell'uccellagione.
|
Sotto il Segrà
|
F3
ASTn1716
|
(*Sota 'l Segrà) Piccolo terreno coltivato a
prato e boschetto a valle del vecchio cimitero. Era chiamato anche prato
al Cimiterio.
|
Sotto la
Chiesa
|
F3 APTa1618 LA1895
Perg.C.Bragher1275
|
(*Sota la Glésia, Sub Ecclesia) Nel 1275 si
riscontra la prima volta questo toponimo nella forma latina Sub
Ecclesia. Nel 1618 il toponimo contraddistingue un terreno proprietà della chiesa
stessa. Nel 1766 il medesimo luogo è detto Pissaracel, come pure nel
1780 e corrispondeva agli orti e al piccolo prato sotto il vecchio
cimitero. Nel 1895 si contraddistingue con questo toponimo la p.f.
n. 215
a Poz.
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Sotto Sass
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F3 LA1823
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(*Sota Sas, Sota Sasso, Sot Sassi) Boschi individuabili
nelle p.f. dal 68 al 76 sotto la
località Sass.
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Spinate
(ale)
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F1 ASTn1751 CaTer
|
Arativo nella zona di
Ciambiel formato dalle
p.f. 388 e 389. Un toponimo alle
Sponare individuato in un documento presente all'ASTn, sembra essere
stato un errore di scrittura, visto che entrambi i luoghi appartenevano
alla stessa persona. Il nome pare indichi la presenza di siepi di piante
spinose. (GMIL)
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Splazzol
(al)
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F3 ACDe1869 LA1870
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(Plazzol, Spiazzol) Con questo nome, si
intendeva la piccola piazza presente a nord della
casa n. 23
(pure detta al Plazzol), identificabile con la
p.f 172.
Allo stesso modo era denominato anche il terreno
a monte della piazzetta, costituito dalle p.f.
171,
785 e
786, appartenente fin dal
Settecento alla famiglia Emer. Il terreno
formava
un corpo unico,
prima della costruzione dell'odierno stradone
alla metà dell'Ottocento. Non è del tutto chiaro, se le vicine p.f.
p.f.
168, 169, dette
Sopra le Case,
fossero denominate talvolta "al Splazzol".
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Sponare
(ale)
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F1 ASTn1751 CaTer
|
Il toponimo è ascrivibile alla zona di
Ciambiel. Rimane il dubbio che non possa essere stato un errore di
scrittura del notaio, vista l'unicità della citazione, ma soprattutto la
somiglianza con il toponimo Spinate e l'appartenenza dei due luoghi alla
stessa persona.
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Stradàzza
(la)
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F1 CD
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Strada
sterrata fra l’Albera e il
Ciamperdon che serviva di collegamento fra la
SS 43 dir e la SS 43. Fu costruita
nel 1890 a spese del comune di Coredo, quale scurtatoio per
raggiungere il ponte di S. Giustina, da poco ultimato.
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Stregle Longe (ale)
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F3 ASTn1559
APTnCastelThun1569
APTnCastelThun1434
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(Strega Longia, Stregie Longhe, Stregla Longa)
Una mappa riportata in Geschichte aller Familien Inama di Hanns Inama
Sternegg, ubicava erroneamente le Stregle Longe nella zona di
Sass. Questo errore fu probabilmente indotto dall'errata scrittura di documenti, nei quali, alcuni membri della famiglia Inama, venivano investiti da parte dei signori Thun di questo terreno. Nelle
varie investiture non appariva mai chiara la zona di ubicazione delle
Stregle Longhe, per cui si leggeva a volte "alle Parise", oppure "alle Bardise", "alle Bardisie", "alla Pardisa", toponimi inesistenti e
fuorvianti. Finalmente nel 1595 si poteva accertare con sicurezza che le Stregle Longe erano
nella zona delle Braide. Più precisamente è stato
possibile localizzarle nelle p.f. 829,
831,
834,
835. La
stregla
era un modo di coltivare il terreno a strisce,
ovvero l'arativo (vanezza) veniva inframmezzato da porzioni più o meno ampie
(stregle)
dove si piantavano uno o più filari di viti. Il campo era quindi classificato come arativo-vignato o streglivo. Essendo questa
in passato una caratteristica molto
frequente, esistevano altri luoghi con il medesimo nome, uno di questi nella
zona di
Cambiel, individuato nella p.f. 374. Nel 1567 si
riscontra in un documento alle Stregle Longe osia al Canton del quale
non sono a conoscenza dell'ubicazione. Probabilmente era una parte terminale
di uno dei due luoghi alle Stregle Longe menzionati sopra.
Se esistevano le Stregle Longe non mancavano le "stregle corte", per cui
alcuni terreni con tale caratteristica era detti, tralasciando "stregle",
alle Corte o Curte. E' pure documentato un terreno
detto "alle Longe", in questo caso abbreviazione di
Stregle longe.
|
Tèrmen (al)
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F1 ASTn1759
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Terreno così chiamato per l'esistenza di un
cippo di confine fra il CC di Sanzeno e quello di Dermulo. La
particolarità era che il campo insisteva su entrambi i comuni catastali.
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Téza (ala)
|
F2
F3
ACDe1868 LA1842
|
(Tega, Teggia, Tezza)
La tezza o tegia era un soppalco con tetto che
serviva al guardiaboschi come punto di
osservazione. A Dermulo c'erano almeno tre luoghi dove già nel Settecento
erano stati costruiti questi palchi: al Doss, a
Ciambiel e a Somagro.
Nel 1868 troviamo infatti la località
Doss
descritta come "bosco ai
Pradi ossia alla Tega", in altre scritture detto anche
Doss del Tez.
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Téza di Ciambiel
(ala)
|
F2
F3 ASTn1756 LA1830 CaTer
|
(Tega, Teggia, Tezza) La Teza di
Ciambiel individuava il bosco comunale costituito dalla futura
p.f. 390. Il luogo detto anche
Busa
fu poi venduto a privati. A volte era denominato alla Teza il bosco
confinante con quello comunale, contraddistinto dalle p.f. dal
n. 404 al n. 409.
|
Téza di Somagro
(ala)
|
F2
F3
ACDe1828 ASTn1780 LA1848 CaTer
ASTn1808
|
(Tega, Teggia, Tezza) Era detta Teza di
Somagro o
più raramente Teza di
Campolongo,
la zona boschiva comunale costituita dalle future p.f.
p.f. 791, 792,
793.
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Tomelin
(fòr al)
|
F1 LA1885
|
Piccolo frutteto compreso fra la
SS 43 dir e la SP 7 a S del
Raut, costituito dalle p.f.
n. 633, 634 e 635. Il toponimo
deriva dal soprannome
Tomelin riferito ad
Antonio Massenza, suo antico proprietario. Lo stesso terreno era
denominato al Raut e attualmente alla Preda.
|
Tónda
(fòr ala)
|
F1
CD LF ASTn1772 LA1825
|
Piccolo frutteto nella località
Ciasete formato dalle
p.f. 486 e 487. Il nome indica la
forma tondeggiante del luogo.
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Toresco
(a, in)
|
F1 ADTn1585
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(* 'n Torés-c, in Tores, in Toresch) Il toponimo dal più
antico Forex del 1510, si sdoppia e muta in Fores e in Toresco nel 1585,
quando plausibilmente il terreno originario si era diviso in due arative
e steglive ben distinte. La prima era costituita da tre
stregle, mentre la seconda da otto quarte di seminativo e due stregle
“longe”. Nell’investitura successiva del 1640, Fores diventa Tores, e
Toresco è scritto con una "h" tra la "c" e la "o". Ma se per
quest’ultimo sostanzialmente nulla cambia, invece per il primo, da Fores
a Tores aggiunge ulteriore incertezza. Ritengo che i due terreni fossero
contigui perché i confinanti sono li stessi, altrimenti sarebbe una
coincidenza strabiliante. In base alla descrizione dei confini dovevano
essere disposti nel seguente modo: a nord di tutta larghezza si
estendeva il
terreno degli eredi di Romedio Barbacovi, a sud di tutta larghezza il
terreno dei Thun. Quindi la parte centrale, appartenente a Ercole Inama,
era suddivisa in più porzioni di terreno, due delle quali soggette al
gafforio. Credo che questa località, che solo grazie alla citazione più
vecchia possiamo collocare nella zona di Campolongo,
si trovasse più precisamente poco sopra alla strada delle
Braide, riconoscibile probabilmente nelle p.f.
845-846 e
847-848, quindi a sud dell’altro terreno della
mensa. Ma perché uno Tores e l’altro Toresco? Credo che il
tutto dipendesse da un equivoco nelle scritture gafforiali. Queste
investiture, al momento del rinnovo, spesse volte venivano semplicemente
ricopiate dalle precedenti più vecchie, aggiornando solo il nominativo
della persona investita. Di questa pratica si ha la conferma scorrendo i
nomi dei confinanti dei beni oggetto di investitura, che rimanevano gli
stessi, attinti dalle precedenti, anche a distanza di secoli. Per cui
tornando ai toponimi, un nome scritto e letto male, spesso da estensori
che non conoscevano i luoghi, si trascinava per anni. Nello specifico il
toponimo risulta oggi obliato e mai ricomparso in altri scritti ad
eccezione delle investiture in parola. Questa circostanza ci obbliga a
formulare delle ipotesi, non sull’ubicazione, che è stata individuata
con buona sicurezza, bensì riguardo a quale fosse, fra le varie lezioni,
la forma effettiva del nome. Analizzando la prima forma documentata
possiamo dire che la “x” finale, puro vezzo notarile, avesse, per la
pronuncia, lo stesso suono di “s”, oppure Tores-c. (Di tale cosa ho trovato riscontro
nei nomi “ala Buxa” e “ala Croxe”). Anni dopo infatti troviamo la forma
“in Fores”.
L'origine del toponimo è di difficile spiegazione, l'unica ipotesi
attualmente è che con "tores-c", (probabile accezione in noneso) si
intendesse l'aggettivo relativo al toro. Quindi il "terreno o il pra del
toro" diventato "terreno tores-c" e infine abbreviato in "tores-c".
In Trentino il toponimo "pra del toro" presenta parecchie occorrenze.
|
Tovàre
(ale)
|
F1 IP ACDe1876
|
(Tovara) Località in parte comunale ed in parte
privata nella zona di
Pont Aut. Ad inizio secolo venne sfruttata come
cava di tufi dal sovrastante Cementificio di Tassullo.
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Traìna
(zó ‘n)
|
F2
F3 CD ACDe1886 ASTn1573 LiberGafforii1510 LA1894
|
(Troina) Boschi scoscesi dopo il
Grezot a valle della strada dei Pradi,
costituiti dalle p.f. dal 135 al 138.
Il nome sembra corrispondere ad una unità di misura legata alla legna,
come dire un fascio. In
GIML la voce è equiparata a "trana" o "trava", ma dal glossario non
traspare se sia da pronunciarsi come il nostro Traìna oppure Tràina.
Tutta la zona apparteneva alla Mensa vescovile, però nel 1573 una parte
fu acquisita da Antonio Berti, mugnaio del mulino di Plouà, posto
dirimpetto a Traina sul territorio di Tassullo. Nel 1583 fu acquisita da
Ferdinando Spaur e in quell'occasione fu identificata con "terreno
boschivo Ultra Nusium", cioè al di là del Noce.
|
Val
|
F1
ACDe1858
|
Luogo menzionato come
pascolo di capre assieme a Pont Aut e
Foram. Dovrebbe essere un’abbreviazione di
Val Secca o
Val Mora.
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Vala Bernaya
(in)
|
F1
Perg.C.Valer1381
|
Nome antico del luogo alle
Doivie, in seguito denominato Val Merlai
forse per la storpiatura del nome. Sul documento si legge "Vala",
ma forse la "a" era da intendersi separata ed appartenente alla seconda
parola, per cui risulterebbe "Val Abernaya". Osservando attentamente la
parola sembra quasi che la "b" sia stata sovrascritta da un'altra
lettera, forse una "r" per cui Arenaya? Oppure Arernaya? O Avernaya.
|
Valbocara
(in)
|
Perg.C.Bragher1275
|
Ubicazione sconosciuta. Il nome "bocar" indica
un luogo di stazione dei bovini, al pari di "bostar" (GIML)
per cui il toponimo potrebbe essere inteso come "la valle dove si
radunano i bovini al pascolo", ovvero il più "moderno" imbrenza.
|
Val de
Dermul
|
CD Istrumentum
Sisiniae plebis1586
|
(Valle di Dermulo) Località sulle pendici
del Monte Roen, sul CC di Tavon contrassegnata dalle p.f. 1353/1, 1353/2,
1353/3, 1353/4 e 1353/5. Il toponimo è stato oggetto di diverse
narrazioni più o meno fantasiose, miranti a giustificare l'antica
appartenenza del luogo alla comunità di Dermulo. Tale probabilità è
stata finalmente esclusa, constatando l'origine casuale del toponimo che
deriva dal luogo "Mula" sul CC di Smarano. Probabilmente dall'originale "Val dela Mula" o "Val de Mula",
si è poi negli anni trasformato
in Val de Dermul. (Vedi la pagina dedicata)
|
Vallesella del Gaio
|
F1 APTa1706
|
Vallecola che reputo sul CC di Coredo, posta tra
i Plazi de Cologna ed il
Maso Voltoline.
|
Val
Merlai
(a)
|
F1 ASTn1625
Perg.C.Valer1534
|
Era così denominato il luogo alle
Doivie. Forse deriva dalla storpiatura del
toponimo Vala Bernaya riscontrato nel 1381 e
sicuramente riferibile a questa zona. Le notizie di questo toponimo
derivano da una serie di rinnovi di investitura, relative ad un maso che Castel Valer possedeva in quel di Dermulo. Succedeva spesso che
all'atto del rinnovo, il
notaio incaricato, ricopiasse l'investitura
precedente aggiornando solo i dati che nel frattempo erano cambiati, per
cui ritengo che dei refusi si siano trascinati nei documenti successivi.
Tale caratteristica si può accertare ad esempio per i nomi dei
confinanti relativi al terreno alle Sort, rimasti
immutati per un secolo, ma io credo, ancor di più per il toponimo
Val Abernaya travisato una prima volta in Val Merlai e in questo
modo replicato in tutte le investiture successive.
|
Val Mora
|
F1 ACDe1883
|
L'unica citazione documentale di questo
toponimo, si riscontra in un atto
del 1883 presente nell'archivio dell'ex comune di Dermulo,
trattante problemi di pascolo. I luoghi
citati nel documento sono localizzati nella zona delle
Plazze,
e con Val Mora, presumo si ritenesse il bosco-pascolo, lungo il corso
finale del Ri dela Mora.
|
Val Sècia
|
F1
ACDe1912 IP
|
(Val Secca) Era così denominata la zona in
riva al Noce a N di Pont Aut, sottostante alla
rupe contrassegnata dalla p.f. 437.
Nel 1912 troviamo il toponimo in un documento redatto dal
Capocomune che descriveva la zona, dove
in seguito alla caduta dalle rocce soprastanti, era stato rinvenuto il
corpo privo di vita del pastorello
Giacinto Inama, figlio di Romedio
di Dermulo.
|
Valuclo
(in)
|
Perg.C.Bragher1275
|
(*Valùcel) Ubicazione sconosciuta. Il nome
sembra indicare una vallecola oppure derivare da "valuca", ossia un tipo
di sabbia. (GIML)
|
Vantolinam
(in)
|
Perg.C.Bragher1275
|
Presumo si tratti delle
Voltoline.
|
Via Orva
(in)
|
Perg.C.Bragher1275
|
Ubicazione sconosciuta.
|
Vicenze
(ale)
|
F1 ASTn1774
ACDe1922
|
Nel 1922 si trova nell’ACDe un prato comunale
alla Visenza costituito dalla
p.f. 422, potrebbe essere stata la
stessa località. E’ possibile fosse anche la
p.f. 600, pure proprietà comunale, poco più sopra la 422.
|
Vignàl
(su al)
|
F3
IP ACDe1902 ASTn1750 LA1879
|
(Vignale) Frutteto costituito dalle
p.f. 690, 691, 692 e 693 a O delle
Voltoline. Fino a qualche decennio addietro, nei pressi, scorreva un
minuscolo rivo denominato Rido del Vignal.
Attualmente è detto Vignal anche il frutteto, fino a pochi anni fa
vigneto,
nella località Grezot,
proprietà di
Bruno Emer.
|
Visènzi
(fòr ai)
|
F1
CD LF ASTn1563 LA1823 CaTer
|
(Vicenzi, Vicenci, Vicentii) Frutteti a N del
Bertus e a S del
Ri dela Mora racchiusi fra la
SS 43
dir e la
Strada dele Plazze. Il nome
contraddistingue l'antica proprietà prativa del "Visenzi", ovvero Vincenzo fu
Michele detto Zaton di Tres, residente a Dermulo già nel 1437 e sicuramente
si è sovrapposto al più vecchio toponimo che presentemente ci è sconosciuto.
Per lo stesso motivo in paese era detto ai Vicenzi,
il colomello più tardi numerato
con il 16-17-18-19. Le p.f. interessate al toponimo vanno dalla
n. 591 alla n. 597.
Nel 1753 è stato definito ai Visenzi anche un prato che in realtà era
estraneo al toponimo, essendo a monte della strada in località alla Mora.
Una situazione analoga si è presentata nel 1824, dove il Pra Comun è stato
definito Visenzi di Sopra.
|
Voltolìne
(su ale)
|
F1
F2 F3 CD LF ACDe1848 APTa1663 ASTn1562
LA1817 CaTer AttiNotaioTomeo1374
|
Ampia zona di frutteti esposti a
mezzogiorno e posti a nord del tratto iniziale del
Pissaracel. Il toponimo prosegue nel CC di
Coredo dove sorge l’omonimo maso. Forse in antico la zona apparteneva a
delle persone provenienti dalla Valtellina, d’onde il nome. La strada sulla
destra orografica del Pissaracel che si dirama dalla
SS 43
dir è detta Strada delle
Voltoline. Nel 1275 troviamo il toponimo
Vantolinam che forse potremmo far corrispondere a Voltoline.
|
Zimitèri
(al)
|
F3 CD
|
Dopo la
costruzione del nuovo cimitero nel 1923, il
toponimo è qualche volta utilizzato per definire la zona
circostante delle Marzole e del
Plantadiz.
|
Zità
(la)
|
F3 CD
|
(Città) Parte del
paese di Dermulo posta a sud del
Pissaracel, forse chiamata così perchè con un
numero maggiore di
case
rispetto al Borgo. Questo toponimo era già utilizzato
almeno dal 1876, tanto che appare citato assieme al Borgo nella poesia
“En viaz atorn la Val de Non”
di Bepo Sicher di Coredo. La Zità nell'Ottocento era detta anche
"frazione meridionale". Potremmo forse riconoscere un primo accenno alla
zona della Zità nell'appellativo riferito ad uno degli uomini di Dermulo
beneficiato dal vescovo Wanga nel lontano 1218, vale a dire Bonomo fu
Giovanni detto "de Contrata". La contrata o contrada, o ancora
contrà,
nell'ambiente del villaggio rurale si configurava come una località
caratterizzata da alcune case disposte lungo una strada.
|
Zoccol
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F1 LA1848
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Parte di terreno roccioso non ben definito
nella zona dei Regai.
|
Zovet
|
LA1832
|
Il toponimo si incontra solamente una
volta, in un documento mediante il quale, la chiesa di Smarano prestava
un capitale ai fratelli Giacomo Antonio e Baldassarre Inama, figli del
fu Giovanni Francesco. Successivamente il debito rimase in carico a
Filippo, figlio del fu Giacomo Antonio Inama. Uno dei due terreni
ipotecati per il prestito, è descritto come "fondo arativo e vignato con
gelsi al Zovet", recante una superficie superiore alle 9 staia (quindi
più di 4000 mq) e ben delimitato dai quattro confini. Scorrendo le
proprietà di Filippo Inama, sono riuscito agevolmente a scoprire il
terreno interessato, localizzato al Raut e contraddistinto dalle p.f.
585/1 e 585/2. Quindi si potrebbe
affermare con sicurezza che quelle particelle fossero denominate "Zovet".
Invece, esprimo un dubbio, che il toponimo sia il risultato di un
travisamento nella lettura del toponimo originale
Grezot. Infatti Grezot risulta documentato in varie occasioni per
contraddistinguere questa località.
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Zurlaia
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F1 ACDe1827 CaTerSa
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(Giurlaja) Zona di bosco alle
Plazze proprietà del CC di Sanzeno ma nei secoli scorsi sempre frequentata e sfruttata
dai dermulani come pascolo.
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