E’ opinione degli storici, che il nome “Dermulo” sia di origine prelatina,
come dimostrerebbe il suffisso -ul, caratteristico delle locuzioni
retiche. La prima documentazione del nome si ha nel XII secolo, negli anni fra
il 1110 e il 1120, dove nel Sacramentario Adelpretiano è citato come testimone un tale monaco
Odorico di Armullo. Il Webber riporta una citazione nel 1214 con Hermulum, ma
non specifica dove l'aveva rinvenuta.[1]
Il nome quindi si riscontra nelle seguenti forme:
|
Da quanto sopra esposto risulta inopinabile che la forma più antica del nome sia stata Armùllo. In
seguito entrò a far parte del toponimo anche la lettera "d" in quanto indicante
provenienza, quindi da "de Armùllo" per agglutinazione si è arrivati a "Dermulo". In Val di Non abbiamo significativi esempi di nomi di paesi,
dove la lettera “D”, è entrata a far parte integrante
del toponimo: Don (una volta Ono o Hono), Dambel (Ambulo), Denno (Enno
o Henno), Dercolo (Herculo), Dovena (Ovena). Un caso veramente chiarificatore
relativo al passaggio dal toponimo originario a quello preceduto dalla lettera
"d", lo troviamo in Val di Sole e precisamente ad Arnago. Questo toponimo è
stato riscontrato moltissime volte in documenti sei-settecenteschi nella forma
Dernago o Dernach (quest'ultima è l'attuale accezione dialettale), ma a differenza di Dermulo, il nome originario non è mai
stato abbandonato, per cui Arnago è rimasto il nome ufficiale del villaggio.
Fra Arnàgo e Armùlo c'è una somiglianza fonetica in quanto sono entrambe parole
piane cioè con l'accento sulla penultima sillaba. Questa caratteristica a mio
avviso ha fatto in modo che nelle combinazioni "De" "Arnàgo e "De" "Armùlo" la
"A" sparisse formando Dernago e Dermulo. Invece ad esempio con "De" "Ardine",
essendo una parola sdrucciola, la "A" è rimasta formando Dàrdine.
Ritornando al nome Dermulo, qualche notaio nel frattempo pensò
di complicare le cose scrivendo arbitrariamente, oppure travisando qualche
documento più antico, "Hermulo", introducendo cioè una "H" che non aveva ragione
di esistere. In questo modo il nostro toponimo era divenuto molto simile a
Dercolo, per cui nei documenti, a partire dal XVI secolo, si leggeva: "in villa
Herculi", "in villa Hermuli", "de Herculo" oppure "de Hermulo" creando poi degli
errori di lettura. Ricordo ad esempio in alcuni regesti dove il notaio Filippo
Cordini fu descritto come proveniente da Dercolo anzichè da Dermulo e viceversa
alcuni Endrizzi che effettivamente erano di Dercolo, attribuiti invece a Dermulo.
Sul significato del nome Dermulo, possiamo ricordare alcune delle ipotesi
fatte in passato, che però alla luce di nuove scoperte, si sono rivelate
sbagliate. Tra le più accreditate ricordo quella che ricondurrebbe alla radice
Hermes, ovvero Mercurio, figlio di Zeus, dio delle strade e protettore dei
viandanti, il che si diceva, era forse in relazione alla favorevole posizione di nodo
stradale che Dermulo aveva sempre avuto fin dall’antichità.
Altra supposizione era quella che faceva riferimento al sottostante “Heremus”,
esistente dai tempi più remoti. Ma anche in questo caso, secondo me, se diamo
per valida l'ipotesi prelatina, l'eremo non esisteva ancora quando si formò il
toponimo. Inoltre se così fosse stato, avremmo avuto "Dèrmulo"
cioè un termine sdrucciolo, con l'accento tonico sulla terzultima sillaba e la
vocale "e" aperta, anzichè "Dermùlo".
Un’altra congettura metteva in relazione Armulo con Armo, paese in Val Vestino[3]
oggi territorio bresciano. In questo caso ci sarebbe la radice comune che
significa caverna.
Il professor Pisani nel suo intervento in occasione di un convegno di studi
svoltosi a S. Orsola nel 1978 si chiedeva “se per caso il toponimo noneso
Dermulo che si trova vicino a Mollaro (cioè <molinaio>) non possa in
qualche modo spiegarsi con la medesima motivazione, e cioè che esso rappresenti
<an der Müller>? o simile.”[4]
Pisani aveva visto giusto mettendo in relazione i due toponimi, ma aveva
sbagliato nell'attribuire il significato. La parte "Mul" o "Mol" non ha niente a
che vedere con il termine "mulino" o simili, ma come si vedrà più avanti, trae
origine dal mondo celtico dove sta a significare "propaggine collinare". Si noti
come siano effettivamente simili i due toponimi: "ar-mul" "mol-ar".
AR-MULLO: VICINO ALLA
PROPAGGINE COLLINARE
Una
nuova ipotesi che mi ha suggerito Paolo Odorizzi, e che finora non è mai stata
considerata da nessun esperto, è che il nome Armulo sia di origine celtica. E’
molto interessante notare che a poca distanza da Dermulo, esattamente nei pressi
di Sanzenone, esista oggi una località detta Remul. Il toponimo di cui ne è
documentata la derivazione dal più antico Roncmul, come vedremo, ha molta
attinenza con Armulo. Nel 1215 fra un elenco di persone delle Quattro Ville
compariva un tale Corradino di Mulo, toponimo quest'ultimo, indicante l'antico
nome di Sanzenone. In un altro documento del 1282, invece appariva come
testimone un tale abitante sul Dosso di Villa Roncati, anche in questo caso il luogo è
localizzabile con Sanzenone. Da questi due documenti si evince l’origine dell'antico
toponimo latino-celtico Ronchmull, oggi trasformato in Remul, e cioè Ronc che significa terreno dissodato e Mul, in
celtico, dosso o collina, quindi “collina dissodata". Analizzando il toponimo
ARMULLO, vi troviamo l'origine celtica sia nel prefisso AR- che significa
vicino, (si noti anche il termine noneso "arènt" cioè vicino) che nel suffisso -MULLO che
significa "propaggine collinare", come nel caso di Sanzenone. Ancora oggi in gaelico Mull o
Mullaich ha lo stesso significato. Un'altra notizia curiosa è l'esistenza di un
paesino in Scozia di nome Balmullo, derivante dal celtico bāile "villaggio"
e mullaich "alto". Il nome del villaggio era citato come Beilmullhoh nel 1282.
Quindi per analogia, osservando ARMULLO dalla sponda
opposta del Noce, ma anche provenendo da Taio, si vede chiaramente che l'abitato si trova
"vicino
all'altura" o meglio
"vicino ad
una propaggine collinare" ed è così che gli antichi appellarono il primo
insediamento nella nostra zona.
Il toponimo Remul di cui si trovano riscontri oltre che a Sanzenone anche a Cles,
Brentonico e Dimaro (Roncamul), mi dà lo spunto per fare un'altra riflessione in
merito alla Valle di Dermulo. Tale luogo potrebbe essere stato invece in origine
"Val de Remul" o "Val del Mul", o ancora "Val del ri Mul" e poi storpiato in "Val de Dermul". Quindi la storia della montagna "venduta
per una merenda", come argomentato in altro luogo, è una leggenda costruita
postuma, per spiegare quel toponimo.
Nel 1889 gli abitanti di Dermulo, resi forse euforici dal recente completamento del nuovo ponte sul Noce, pensarono di cambiare nome al paese e di chiamarlo S. GIUSTINA, come era stata denominata l’opera. Avevano avuto anche l’intraprendenza di scriverlo, in sostituzione a “DERMULLO”, sui muri all’entrata del paese senza averne avuta autorizzazione alcuna. Questa trovata però non piacque alle autorità di Cles che posero rimedio all’accaduto con la seguente lettera:[5]
Al signor
Capocumune di Dermullo
Mi venne fatto rapporto che in
codesto Comune, dal pittore Bonazza Pietro ai 2 dell’andante mese venne
cancellato il nome di Dermullo e sostituito quello di Santa Giustina.
Siccome per cambiare il nome ad un
Comune o ad un complesso di caseggiati occorre l’Autorizzazione Ministeriale,
così ordino al Signor Capo Cumune di tosto far cancellare il nome di
Santa Giustina così arbitrariamente scritto, e di far riporre il nome di
Dermullo dove è indicato il Comune.
Quando il Signor Capo Cumune si
rifiutasse di eseguire ciò, io lo ordinerò d’ufficio a tutte spese di
codesto Comune, riservandomi di procedere con benincisa multa in suo confronto a
senso del disposto dal p 95 della Legge Comunale 9 gennaio 1866.
Entro il 4 febbraio attendo un cenno
sull’eseguito.
Cles, 29 Gennaio 1889
L’
i.r.Capitano De
Il fatto è riportato anche da
don Simone Weber in “Le chiese della Val di Non nella storia e nell’arte”
vol. III dove a pag. 27 si legge: “...Dopo la costruzione del ponte di S.
Giustina, il paese s’era battezzato da sé col nome di S. Giustina e l’aveva
scritto sui muri, ma il governo lo fece levare e mantenere la vecchia
denominazione. ...” Al fatto accenna anche Ottone Brentari nella sua
“Guida del Trentino”.
Nell’Archivio Comunale di Dermulo, non si trova altra notizia all’infuori della lettera riportata
sopra. Non risulta nemmeno che in merito si fosse tenuta una riunione fra i
rappresentanti comunali ed è quindi da ritenere che l’idea fosse nata
d’improvviso e altrettanto in fretta fosse stata messa in atto.
[1] Cfr. Weber Simone “Le
chiese della valle di Non nella storia e nell’arte” Vol III. Pag. 27.
[2] Cfr. anche Carlo Battisti
“Filoni toponomastici prelatini nel bacino del Noce” in Studi Trentini
di Scienze Storiche annata IX pag 28. L’autore riporta le forme Armulo o
Armullo anche nel 1307, 1320 e 1442. L’atto del
Codice Clesiano del 1218 era stato scritto in originale dal notaio Ribaldo.
Poi nel 1227 è stato reso in copia dal notaio Oberto da Piacenza e
confermato in presenza del domino ser Giacomo Trentini, Ezelino giudice, dal
vescovo Gerardo. Il notaio Oberto ha sicuramente sbagliato a leggere Hermulo
in luogo di Armulo.
[3] Carlo Battisti in St.Tr.
1928
[4] Cfr. Pellegrini G.B.
Gretter M. “La Valle del Fersina e le isole linguistiche di origine
tedesca nel Trentino” pag. 145.
[5]La lettera originale si trova presso
ACD nel faldone relativo all’anno 1889.
|