TRASCRIZIONE DEI REGESTI DEI DOCUMENTI PRESENTI NELLA CHIESA DI
DERMULO
Sul finire
del Settecento un anonimo regestatore, (secondo don Fortunato Turrini,
l'aiutante di un non ben definito notaio Barbacovi) procedette ad inventariare i documenti
presenti della sacrestia della chiesa dei SS. Filippo e Giacomo
di Dermulo. Il manoscritto, purtroppo mutilo nel finale di almeno
una pagina se non più, è attualmente conservato nell'archivio
parrocchiale di Taio, nel faldone contrassegnato dal numero 22. I documenti,
escludendo i primi venticinque che sono pergamene, sono
elencati senza nessun ordine, ma così come
venivano prelevati dalla loro sede, per cui sono stati da me
riordinati cronologicamente, mantenendo però in parentesi quadra la
sequenza originale. I puntini di sospensione presenti anche nell'originale, indicavano una parola risultata illeggibile al compilatore. Le pergamene sono contraddistinte
da un asterisco e, in caso di presenza del documento in archivio,
si può visualizzarlo tramite link.
Nel regesto si sono riscontrati diversi dei quali se ne darà conto affrontando i vari documenti.
La prima pagina del registro
Registro, o sii inventario dell’istrumenti, che si ritrovano nella sagrestia della Ven. Chiesa Figliale de Santi Giacomo, e Filippo di Dermulo, come segue, ed in primo luogo de n. 25 instromenti scritti in carta pecora, ed indi dell’altri.
1) * [6] V’è locazione perpetuale fatta in rogiti di
Cristoforo Rottoffer di () autorità Notaro li 4 Marzo 1400 avanti
il Venerabile ed Egregio uomo Sigr Gregorio Andrici Dottore de
Decretali e in Spiritualibus Vicario Generale a Gregorio de Endrici
di certi beni spettanti alla Chiesa di S. Giacomo di Dermullo Pieve
di Taio.[1]
2) * [12]
V’è instromento del giorno ultimo di Maggio
1403 de rogiti di Giovanni de Cassino Notaro della Pieve di Livo nel
quale Maestro Giacomo figlio di Antonio Bronza di Tres s’è obbligato
di edificare il campanile della
Chiesa de Santi Filippo e Giacomo di Dermullo, Pieve di S: Vittore di Taio.[2]
3) * [8] V’è instromento di donazione de rogiti di Guariento
de Guarienti di Rallo Notaro, fatta da
Barbara Frà
di Dermullo della Pieve di S. Vittore di Taio de ......1441 a Maria sua figlia de beni provenienti da Pietro suo padre, con
questo, che Giacomo suo figlio, abbi la terza parte di detti beni,
coll’obbligo ingionto a d.to Giacomo di far celebrare ogni anno per
l’anima sua due Messe e se a ciò non adempisse comanda la donante
che, la detta terza parte cada, e cader debba alla fabrica della
Chiesa di S. Giacomo di Dermullo.[3]
4) * [3] V’è instromento de 12 Marzo 1468 de rogiti di Bartolo
Valdecher de Taono Notaro dal quale appare la terminazione fra la
Communità di Dermullo della Pieve di S. Vittore di Taio e fra la
Communità di Corredo.[4]
5) * [1] V’è sentenza de 21 Giugno 1469 in rogiti di Federico qm Ser Pietro di Nano Notaro portata fra le Valli d’ Annone e Sole
dall’una, e le Ville della Pieve di Cles dall’altra parte per la
refezione, e manutenzione del ponte di Charalla
sopra il fiume Noss, e fu dichiarato che quello venghi rifatto, e
mantenuto da tutte le Pievi delle Valli per fuogo fumante, e che
quello possi essere fabbricato non nel luogo solito, ma in altro
luogo comodo.[5]
6) * [5] V’è instromento rogato da Antonio di Taono Notaro li
30 marzo 1472 dal quale vien fatta da
Nicolò Corradino Sindico della
Communità di Dermullo locazione temporale per anni nove di certi
beni di d.ta Communità ad Antonio Inama stipulante per se e suoi
fratelli.
7) * [17] V’è istromento di locazione temporale per anni sette
in rogiti d’Antonio Valdecher di Taono Notaro de 10 Maggio 1482
fatta da
Michele Zatton
di Tres abitante a Dermullo, come Sindico della Chiesa o sii Capella
di S: Giacomo di detto Dermullo ad Antonio Inama del medemo luogo
del fondo arrativo e prativo delle pertinenze di Dermullo ldto =
zo a gorgo =
per il prezzo di due minali d’oglio d’oliva e mezza oncia.[6]
8) * [15] V’è compromesso fatto li 4 Settembre 1490 in rogiti
d’Antonio di Taono Notaro dalli Vicini della Communità di Dermullo
sopra la differenza vertente con la Communità di Taio per la
reparazione e restaurazione del Ponte di Portolo.
9) * [4] V’è sentenza portata li 21 mbre 1503 in rogiti de Taono dal Mfco Sigr Pangratio di Castel Bellasi Vicario Generale delle Valli con la quale vien dichiarato che la Villa di Dermullo non sii obbligata alli danni pretesi da Angelo Bugnati di Cloz, per essersi ammazzato un suo cavallo dal Ponte di Regaiolo, alla di cui reparazione, e manutenzione quelli di Dermullo non sono tenuti.
10) * [18] V’è sentenza portata li 4
Novembre 1534 in rogiti di Vittore qm Leonardo de Leonardi di Taio
Notaro dal Mfco Sigr Giacomo de Thono come Regolano Maggiore della
Villa di Dermullo colla quale vien condannata la Communità di
Dermullo dare le sorti Communali a
Ser Romedio figlio qm Gulielmo qm Eblio Barbacou, ed
all’incontro detto Ser Romedio vien condannato a pagare le collette
alla Communità decorsa dalla Festa di S: Georgio fin’al giorno della
sentenza.
11) * [20] V’è istromento di permuta rogato da Antonio Gatta
di Coredo Notaro li 30 Giugno 1535 fra la Communità di Dermullo, e
Gregorio e Romedio fratelli Mendini d’una pezza di terra greziva e
boschiva = a Sfortum = con una pezza di terra ldto........ e con
altra pezza di terra arrativa ldto =alli Beltrami di Taio=.[7]
12) * [2] V’è sentenza dell’11 marzo 1537 rogata Busetti
portata dal Mfco, e Generoso Sigr Giacomo de Thono come Regolano
Maggiore della Villa di Dermullo fra la Communità di detta Villa ed
il Mfco, e Generoso Sigr Udalrico Barone de Castel Sporo, e Valler
colla quale vien dichiarato essere lecito alli uomeni di detta
Communità di passare con carri a minor danno per li prati di detto
Sigr de Sporo detti= li pradi di ternel
de Sigri de Sporo, e Valler appressi l’acqua del Noss, ed altri
confini= con questo, che detto Sigr de Sporo possi segare li suoi
prati tre giorni avanti, che seghino quelli di Dermullo.[8]
13) * [19] V’è sentenza in rogiti di Michele Antonio Busetti
di Rallo Notaro de 11 Marzo 1537 portata dal Mfco e Generoso Sigr
Giacomo de Thono come Regolano Maggiore fra la Communità di Dermullo
ed il Mfco e Generoso Sigr Udalrico Barone di Castelsporo e Valler
nella quale vien dichiarato essere lecito alla medema Communità di
pascolare li suoi animali nelli prati = a Ternel
= di ragione di detto Sigr Udalrico dal giorno 1 Marzo fino al 18
Aprile in ogni anno.[9]
14) * [21] V’è istromento di convenzione in rogiti di Vittore
qm Romedio Fuganti di Taio Notaro de 2 Dicembre 1541 fatta fra li
Vicini della Villa di Dermullo d’estinguere in termine di anni sette
a favore della Ven: Chiesa di S: Giacomo di d.to Dermullo un censo
della sorte di R.si 40 appresso Hendrico della Maria di Dono.[10]
15) * [22] V’è istromento de 4 Ottobre 1551 in rogiti d’
Antonio Inama di Dermulo Notaro,
con cui Bortol:o Corradino a nome di
Vincenzo de Vincenzii ratifica
la promessa altresì fatta di pagare l’interesse in ragione del
cinque per cento della somma de R.si 12 t 3 a favore della
Chiesa di
S: Giustina.[11]
16) * [7] V’è sentenza portata in rogiti di Nicolò qm Bart.o
Pezeno di Croviana Notaro l’anno 1553 li 2 settembre da Giulio
Cesare Castelvitreo Modenese Pretore di Trento come Delegato con la
quale vien condannato
Romedio Barbacovo a favore della Communità di
Dermullo a pagare le collette, ed a soggiacer ad altri pesi nel
modo, e maniera che sogliono fare l’altri Vicini, per tutti, e
cadauno de beni, che esso tiene e possiede, come non esente e non
nobile.
17) * [16] V’è istromento di transazione fatto li 13 Marzo 1554 in rogiti di Cristoforo Bonadiman di Casezio Notaro dal Nob: Sigr Nicolò de Morenberg Luogotenente generale dell’Offizio Capitanale delle Valli a causa ed occasione delle collette pretese dalla Communità di Dermullo da Romedio qm Giustino Barbacovi di Taio.[12]
18) [39]
V’è instromento di liberazione rogato da
Salvador Inama Notaro di Dermullo li 7 Luglio 1554 fatta da Ser
Romedio Barbacovi a favore della
Communità di Dermullo.
19) [60] V’è instromento rogato da Ferdinando Barbacovo
Notaro li 6 Aprile 1589 in cui si contiene accordo fatto dalli
vicini di Dermullo col Maestro Marino Zaderda
per fare la metà del coperto della Chiesa di S: Giacomo di Dermullo.[13]
20) * [23] V’è donazione de rogiti d’Antonio Borzaga di
Cavareno Notaro de 13 Agosto 1616 fatta a favore della
Chiesa di
S: Giustina dall’Iltre Sigr Ferdinando de Morenberg della somma di
Marche dieci di danari moneta di Marano, per quali vien pagato
l’interesse annuo la somma di lire cinque di danari moneta di
Marano, stipulante il Ven: Sigr. Gio:Giacomo Etterharter eremita,
qual affitto è costituito sopra una
casa o sii parte di quella sita
nella Villa di Dermullo ldto= alli Vicenzii =
e vien ogni anno pagato da Pietro e Bartol:o de Corradini di
Dermullo come donatarii ed eredi del qm Vicenzo qm Cristiano di
Vicenzii di Dermullo.
21) * [10] V’è instromento rogato da Baldessar Arnoldo di
Tuenno Notaro li 21 gennaro 1617, nel quale
Maria moglie di Cipriano Massenza per il censo de R.si 20, ch’era tenuta pagare all’eremita
di S. Giustina come donatario dell’Iltre Sigr. Ferdinando de
Morenberg ha dato in pagamento al Ven:Padre Gio:Giacomo Etterharter
eremita la casa diruta senza tetto sita nella Villa di Dermullo
l.dto= la Casa di Vicenzi =.
22) [42]
V’è dazione in pagamento de rogiti Panizzi de
8 Febbraio 1617 del fondo =al
Cambiel= fatta a favore della Ven:
Chiesa di Dermullo da Simone Cordino, e Giacomo Chilovo[14] per la
celebrazione d’annuali Messe 24 in suffragio dell’anima del qm Molto
Rndo Sigr Don Gaspare Inama
Piovano di Fassa.[15]
23) * [25] V’è inventario de beni della Ven: Chiesa de Santi Filippo e Giacomo di Dermullo rogato da Pietro Panizzio di Taio Notaro li 21 Maggio 1618, e fatto avanti il Molto Rndo Sigr Gio:Pietro de Alberti Piovano di Taio delegato speciale ad indicazione del Sindico e Regolani della Villa di Dermullo quali hanno indicato
1° un’arrativa e vignata delle pertinenze di Dermullo ldto =alle doi Vie= della semenza d’un staro circa.
2° un’arrativa e vignata di dette pertinenze ldto = in Cambiel = de stari 4 e mezzo circa semenza circa.
3° un’arrativa e vignata di dette pertinenze ldto = a Casalin = de stari uno, quarte una e meza semenza.
4° un’arrativa e vignata di dette pertinenze ldto = a Poz= de stari e mezo semenza.
5° un prato in dette pertinenze ldto = a Poz=
6° un prato nelle medeme pertinenze ldto = sotto la Chiesa de Santi Giacomo e Filippo= d’un carro fieno.
7° un prato nelle in dette pertinenze ldto = sotto la Chiesa detto la fassa longa d’un carro fieno.
8° un affitto
perpetuo di annue mosse sei oglio, qual vien pagato da Sigr Floriano Inama di Fondo, ed è
assicurato sopr’un’arrativa e vignata in dette pertinenze di
Dermullo ldto = al Marzol=.[16]
24) * [13] V’è laudo de 4 Agosto e confirmato li 19 di detto
mese 1620 de rogiti di Gio:Antonio qm Mfco Gio:Giacomo Barbacovi
Notaro, portato da Giovanni Panizzio Massaro e Carlo Conci arbitri
nel quale fu condannato Gregorio Endrizzi di Dono abitante in Dermullo descendente da una femina della
famiglia Mendina a pagare le collette per li beni da lui posseduti a favore della
Communità di Dermullo.[17]
25) * [9] V’è instromento de rogiti di Pietro Panizzio di Taio
Notaro delli 8 settembre 1627, dal quale appare la stipulaz.e d’un
censo de R.si 111=6=3 fatta da
Antonio Mendino sopra un’ arrativa
vignata e prativa delle pertinenze di Dermullo l.dto=
a Poz= a
favore del Nob: e molto Rndo Sigr Giovanni Giacomo Etterharter
enipontano[18] ed eremita di S. Giustina.
26) * [11] V’è instromento de 8 Settembre 1627 de rogiti di
Pietro Panizzio Notaro in virtù del quale il Nob: e Rndo Sigr. Gio:Giacomo
Etterharter eremita di S. Giustina, a cesso a
Giacomo Inama come
Sindico della
Chiesa di Santi Filippo e Giacomo di Dermullo, un
censo de R.si 111=6=3, il quale è obbligato pagare
Giacomo Mendino
coll’aggravio di far celebrare ogni anno messe sette nella Chiesa di
S: Giustina, cioè sotto il 24 Aprile nel giorno della Consegrazione
di detta Chiesa, item li 26 Settembre festività de Santi Giustina e
Cipriano, le altre poi durante la vita di detto
eremita nelli mesi
di Giugno, Luglio, Agosto, Settembre, ed Ottobre secondo la
commodità del Rndo Sigr Piovano di Taio, purchè venghi celebrata una
messa per cadaun mese. dop...poi la morte di detto Sigr eremita, una
messa verrà celebrata per l’anima sua nel giorno dell’obito, ed una
nel giorno del suo settimo, tralasciando li due mesi di Settembre,
ed Ottobre, e le messe dovran’essere celebrate dal Rndo Sigr Piovano
di Taio, o pure da altro Rndo Sacerdote col consenso ed autorità di
detto Rndo Sigr Piovano.[19]
27) * [14] V’è instromento de rogiti di Pietro Panizzio Notaro
delli 11 Settembre 1629 in cui fu costituito un censo della sorte di
R.si 111 da Baldassare qm. Nicolò Cordin di Dermullo a favore del
Nob: e molto Rndo Sigr. Gio:Giacomo Etterharter
eremita di
S. Giustina, e fondato sopra un fondo arrativo e vignato delle
pertinenze di Dermullo ldto= a Plantadiz=
28) [61]
V’è decreto arbitrale Torresani rogato
Cheller del 7 Febbraio 1632, con cui
Gregorio Endrizzi foresto fu
condannato a favore della Communità di Dermullo a pagare le collette
per la peste
ed altre solite imponersi a foresti.[20]
29) [63] V’è decreto rogato li 11 Settembre 1634 da Bartol:o Arnoldo Notaro di Tueno, con il quale furono assignati dal Molto Rndo Sigr Don......[21]
30) * [24] V’è dazione in pagamento rogata da Antonio Inama
Notaro di Coredo li 13 febraio 1655 fatta da
Antonio Mendino di
Dermullo a favore dalla Ven: Chiesa de Santi Filippo e Giacomo di
detto luogo d’un fondo arrativo e vignato sito nelle pertinenze di
detto Dermullo ldto = a Plantadizo = con tre filari entrovi in
estinzione d’un capitale de R.si 55 altresì dallo stesso Mendino
dovuto alla stessa Chiesa.
31) [59] V’è sentenza arbitrale rogata Barbacovi l’anno 1672
fra la Communità di Taio e Dermullo, con quale fu dichiarato che il
territorio di Dermullo s’estendi fin’al Ri verso Taio.
32) [26] V’è sentenza rogata da Antonio Barbacovi Notaro di
Taio lì 18 Gennaro 1672 e portata dall’Illmo Sigr Orazio Conte d’Arsio
Capitanio delle Valli di terminazione fra la Communità di Dermullo e
la Communità di Coredo.[22]
33) [33] V’è laudo Chilovi de 23 Agosto 1690 de rogiti
Bergami fra il Sindico di S:Giustina ed il Sigr Gio:Battista Baraco
di Trento.[23]
34) [31]
transazione seguita li 3 Aprile 1691 in
rogiti Bergami fra il Sindico della Chiesa di
S:Giustina sotto Dermullo ed il Sigr Gio:Battista Baraci di Trento.
35) [34]
V’è convenzione rogata Barbacovi li 18 Nmbre
1693 fra il Sindico della Chiesa di Dermullo, ed il Sigr Pietro
Strobli
intagliatore di Cles sopra la fabbrica dell’altare a mano destra.[24]
36) [62]
V’è instromento rogato da Filippo Antonio
Panizza Notaro li 20 Giugno 1699 col quale appare ch’ il Sigr
Arciprete di Taio Valentino Chilovi indipendentemente da quelli di
Dermullo ha dato il possesso del Romitorio di
S:Giustina a Bartol:o
Sandri di Tueno.
37) [28] V’ è altra transazione in rogiti Chini delli 23
Giugno 1699 fra la Communità di Dermullo ed il Sigr Arciprete sopra
l’elezione del Romito di S:Giustina.
38) [30]
V’ è transazione de rogiti Chini delli 23
Giugno 1699 sopra l’elezione del Romito di
S:Giustina fra la Communità di Dermullo ed il Sigr Arciprete di Taio.[25]
39) [29] V’è instromento di censo rogato da Baldassar Bergamo
Notaro 5 Settembre 1703 de fiorini cento costituito dalla Communità
di Coredo presso la Ven: Chiesa di Dermullo.
40) [35] V’è instromento rogato Bergamo li 7 Novembre 1703 di
constituzione di censo della Ven: Chiesa di Dermullo presso la
Communità di detto luogo.
41) [56]
Rinonzia e decreto V: Regolanare Maggiore de
rogiti Widmann de 12 Ottobre 1707
di certo sito di gaggio fatta dalla Communità di Dermullo a quella
di Coredo.[26]
42) [47]
V’è instromento di censo rogato Panizza li 8
Marzo 1708 della sorte de fiorini cento costituito a favore della Venerabile Chiesa di Dermullo dalli Sigri Dottor Giulio e Georgio fratelli
Chilovi.
43) [41]
V’è instromento rogato Barbacovi li 30
Novembre 1710 della fondazione della Premissaria di Dermullo, ed
assegnazione per il di questa mantenimento fatta dalli Vicini di
detto luogo.
44) [40] V’è instromento rogato Barbacovi li 14 Dicembre 1710
di collazione de R.si cento fatta dal D.
Vittore Emer a favore della
Premissaria di Dermullo.
45) [54] V’è cessione di censo rogata Barbacovi li 14
Decembre 1710 presso Ottavio Inama fatta dal Molto Rndo Sigr Don
Pietro Panizza a favore della Premissaria di Dermullo.
46) [51] V’è instromento rogato da Barbacovi lì 24 Decembre
1710 de collazione de R.si 8 fatta da
Simone Tamè a favore della
Premissaria di Dermullo.
47) [27]
V’ è transazione rogata da Gio:Pietro Chini
Notaro di Segno li 30 Agosto 1715 seguita fra il Sigr Arciprete di
Taio e la Communità di Dermullo sopra l’elezione del
Romito di S:Giustina e per l’elemosina dell’Officii.
48) [44]
V’è instromento di censo de R.si 15 del 1
Maggio 1716 rogato Barbacovi presso
Simone Tamè a favore della
Communità di Dermullo.
49) [43] V’è instromento di censo rogato da Barbacovi il 1
Maggio 1716 della sorte de R.si 38 presso
Ottavio Inama a favore
della Communità di Dermullo.[27]
50) [52] V’è decreto Barbacovi del 23 Agosto 1717 fra
Communità di Dermullo e quella di S:Zenno per occasione de certi
termini.
51) [37]
V’è instromento rogato Barbacovi li 18 Giugno
1723 di constituzione di censo fatta da
Gio:Giacomo Inama della
sorte de R.si 30 a favore della Ven: Chiesa di Dermullo.
52) [57]
V’è instromento di censo de R.si 50 rogato
Barbacovi li 18 Giugno 1723 constituito da
Gio:Giacomo Inama a
favore della Ven: Chiesa di Dermullo.
53) [36]
V’è instromento di donazione de 2 Gennaro
1724 rogato Widman fatta da Antonio qm Silvestro Rizzardi di Coredo
d’un capitale de R.si 40 presso
Gregorio qm Gio: Endrizzi a favore
della Communità di Dermullo con l’obbligo perpetuo di far celebrare
nella Chiesa di detto luogo annualmente quattro Sante Messe.
54) [38]
V’è instromento de 21 Novembre 1726 de rogiti Widman per la donazione Rizzardi.
55) [53] Convenzione rogata Chilovi li 2 Luglio 1734 fra
Communità di Dermullo e
Vittorio Emer.
56) [32]
V’è instromento e rogiti Chilovi de 11
Settembre 1735
di compera d’un arra dall’eredità lasciata da Agostina Brida.[28]
57) [58] V’è instromento di censo rogato Chilovi li 21 Nmbre
1740 constituito da Vittore Tamè a favore della Ven:
Chiesa di Dermullo della sorte de R.si 20.
58) [50]
V’è instromento di censo de R.si 25 rogato
Chilovi li 27 Novembre 1740 costituito da
Marg:a vedova Mendini a
favore della Ven: Chiesa di Dermullo.
59) [49] V’è instromento di censo rogato Chilovi li 8 Gennaro 1741 costituito da Gio:Antonio Fuganti a favore della Ven: Chiesa di Dermullo della sorte de R.si 20.
60) [48]
V’è instromento di censo rogato Chilovi li 27
Agosto 1741 costituito a favore della Ven:
Chiesa di Dermullo da
Valentino Negri della somma de R.si 30.
61) [45] V’è liberazione rogata Bergamo lì 25 Gennaro 1746 a
favore fatta dalla Ven: Chiesa di detto luogo per il capitale de R.si
cento.[29]
62) [46] V’è instromento di cessione rogato Bergamo lì 9
Marzo1746 fatta dalla Communità di Dermullo in favore fatta dalla
Ven: Chiesa di detto luogo d’un censo de R.si 66 presso
Giacomo qm
Ottavio Inama e d’altro capitale de R.si 30 presso
Gasparo qm
Michele Inama.
63) [55] Transazione de rogiti Chini sine die, mense et anno
fra Communità di Dermullo ed il Sigr Arciprete Chilovi sopra il
legato delle tre Messe lasciate dalla famiglia Preta, sopra
delegazione del Romito di S:Giustina e sopra il quantitativo per li
pranzi in occasione d’officii publici dovuti al med:o Sigr
Arciprete.[30]
DATA
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CONTENUTO |
NOTAIO |
Pergamena con la quale viene affidato l’incarico di costruire il campanile della chiesa di Dermulo a certo Giacomo figlio di Antonio Bertoluzza di Tres. Vi compaiono alcuni vicini di Dermulo: Simone figlio del fu Francesco fu Nascimbene rappresentante della chiesa di S. Giacomo, Salvatore fu Grigolo Inama, Antonio fu Nicolò Cordini e la famiglia Vicenzi.
|
Giovanni Filippi di Cassino Busta 5 |
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17.VII.1554 § |
"In Christi nomine amen Sia noto e manifesto a cadauna
persona che lezzerà questo punto scripto in presenza de
testimoni ? e de mi nodar e Primo misser Giordano M. di
Rallo e misser Marcho antonio de ditto Rallo qual
menzionato Ser
Romedio Barbacou
de Thaio abitante in Dermullo per se e li herede Soji quanto
e confessò haber habuto et recevudo R.si 4° da
Zoan q. Leo nart Inama
de esso Dermullo come Regolano de tuta la
comunità di Dermullo li quali r.si domandarono suo precedente scripto per mano del q. Misser Michel busetti de
rallo cusì che detto ser Romedio si è chiamato sodisfato e
che hesso come dis de sapere e questo è stado il di de
domenica 17 del mese de luglio anno domini 1554. Io Salvador
Nodar Inama de Dermullo pubblico."
|
Salvatore Inama di Dermulo
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24.IV.1602 |
Documento redatto a Dermulo nella sala della casa di Antonio Mendini, presenti come testimoni Cipriano figlio del fu Concio Massenza e Pietro figlio di Leonardo Endrizzi di Don. Si dice che Antonio fu Giovanni Mendini era debitore di Francesco fu Antonio Zoanet di Coredo della somma 31 Ragnesi.
|
Ferdinando Barbacovi di Dermulo |
15.III.1603
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Il notaio Giovanni Giacomo Barbacovi dice aver ricevuto, in qualità di cessionario di Francesco Zoanet di Coredo, da Antonio fu Giovanni Mendini di Dermulo la somma di 31 Ragnesi. |
Gio.Giacomo Barbacovi di Tres
|
Nella villa di Taio nella stufa della casa di Carlo Conci,
presenti Odorico Barbacovi, Lazzaro Chilovi e Giacomo fu
Gottardo Chilovi tutti di Taio. In merito al parere espresso
nel mese di gennaio 1617 dall’illustre Pietro Belli decano
in spiritualibus si fece il seguente documento. |
Copia di Pietro Panizza dall'originale di Marco Antonio Scutellio Busta 5 |
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A Cles nella casa dell’arbitro presente Giovanni Bonamici di
Mastellina e d. Martino Perolot di Almazzago. Il nob.
Lorenzo Torresani arbitro eletto sentito le parti si
pronunciò per i fatti avvenuti al tempo del contagio, ossia
che
Gregorio Endrizzi
abitando a Dermulo doveva pagare le collette in quanto aveva
fruito del bene comune e anche il diritto di “herbaticum”
così aveva il dovere di pagare.
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Giovanni Cheller di Cles |
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Spesa fatta in occasione della morte dell’eremita Etterarther.
|
Giorgio Massotto
Busta n. 5 |
A Taio nella sala della canonica, davanti a don Pietro Luca parroco di Coredo delegato dal
vicario. Comparve don Giovanni Francesco Arnoldi parroco di
Taio, Giovanni Concini sindaco di santa Maria, Ottavio
Busetti sindaco di San Vittore, Cipriano Inama sindaco della
chiesa di Dermulo e di quella di Santa Giustina. Si espone
che circa due anni prima era morto l’eremita Giovanni
Giacomo Etterarther di Innsbruck eremita di San Cipriano e
Santa Giustina, lasciando come legato di dover celebrare
delle messe a Taio e Dermulo e Santa Giustina, come da
disposizione fatta il 22 novembre 1620 in rogiti di Giovanni
Giacomo Barbacovi di Tres a cui erano presenti Vittore Inama
sindaco della chiesa e Giacomo Chilovi e Tommaso Massenza
come regolani. E riconfermata il 14 gennaio 1627 da Giovanni
Antonio Barbacovi figlio del fu Giovanni Giacomo Barbacovi.
E ancora confermata dopo la sua morte. Omissis. 2
assegnarono a Cipriano Inama sindaco della chiesa di Dermulo
e di quella di Santa Giustina 100 Ragnesi da esigersi da
Baldassarre Cordini di Dermulo. E dovranno celebrare 9 messe
all’anno in perpetuo esigendo per ciascuna messa 2 Troni. 3
approvarono la cessione fatta di un altro affitto di 100
Ragnesi da esigersi da Antonio Mendini, la quale cessione fu
fatta in rogiti di Pietro Panizza del 8 settembre 1627 e
sette messe nella chiesa di Santa Giustina. All’eremita
successore padre Giuseppe Pranpizizus si dice che le vesti e
mobilia lasciate da Eterether rimangono della fabbrica di
Santa Giustina. Presente il reverendo Geronimo Xendio
parroco di Torra, il pievano Giovanni Barisella beneficiato
a Taio e il venerabile padre Giuseppe Eremita. 17 ottobre
1633 (E’ giusto 1633 anche se sopra è il 1634). Si dice che
la sua erede fu una sua sorella maritata a Cortaccia la
quale dovrà adempiere ai legati lasciati dall’Etterarther e
che per questo verrà in valle a svolgere. (Parte in
italiano scritta dal pievano Pietro Luca di Coredo)
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Baldassare Arnoldo di Tuenno |
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10.III.1640 |
Il notaio Pietro Panizza di Taio attesta che convocati i regolani delle ville di Santo Sisinio, Banco e Dermulo per i misfatti successi al ponte Regaio, a Revò comparvero i regolani e altri vicini di Dermulo che furono scagionati.
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Pietro Panizza |
16.VIII.1648 |
Si dice che in osservazione del decreto fatto in Congresso il 3 agosto, quelli di Dermullo faranno accomodare le via di qua da Pontealto e sopra verso il ponte di Rigai senza però ogni e qualunque pregiudizio delle nevagioni e quelle sempre salvo e così per questo udito sola e per modo di promissione stante per necessità d’esse vie.
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Antonio Mogio di Cles |
9.X.1655
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A Dermulo,
Silvestro Inama
sindaco della
chiesa di San
Giacomo aveva fatto un contratto con il maestro
Giovanni Pietro Fogarolli per indorare la pala dell’altare
della chiesa di San Giacomo a Dermulo. Il maestro si obbligava
a pitturare e la pala con oro fino di Ongaro entro il giorno
di San Bartolomeo del 1656. Silvestro Inama assieme ad altri
vicini si obbligava a pagare 50 Fiorini prima di iniziare
l’opera, 35 in vino e 15 in grano. Altri 50 Fiorini alla
fine dell’opera. E ciò è stato scritto dall’eremita Antonio
de Vernaccia alla presenza del nobile Bartolomeo Inama e di
Antonio Gasperini di Taio. Inoltre fece la croce Silvestro
Inama, e firmò Antonio Mendini,
Cipriano Inama,
il Fogarolli e
Paolo Bevilacqua. |
Scritto dall’eremita Antonio de Vernaccia- |
4.VII.1657 |
E’ convocata la regola a Dermulo sulla via comune presso il
Capitello.
Presenti gli illustrissimi domini rev. Giovanni Giacomo Busetti, il rev. Pangrazio Pederzolli e d. Simone Sluca.
Presenti Giovanni Battista Inama, Vittore Massenza regolani
dell’onoranda comunità di Dermulo, presenti Silvestro Inama,
Simone Cordini, Antonio Mendini, Giacomo Mendini, Concio
Massenza rappresentante degli eredi del fu Bonifacio Betta,
Simone Massenza i quali vicini promisero e costituirono come
sindaco e procuratore nella lite per apparire davanti
all'Assessore in causa con Maddalena vedova di Giovanni Widmann di Coredo,
il regolano Vittore Massenza. |
Giuseppe Vittore Barbacovi di Taio
Udalrico Barbacovi
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13.II.1661
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A Taio sulla piazza presenti Bartolomeo Fuganti, Federico Chilovi e Giovanni Barbacovi uomini di Taio. Presenti Antonio e Giacomo Mendini per se, Silvestro Inama da cui disse avere autorità, Cipriano Inama, Antonio Inama, Simone Cordini, Luca Massenza, Tomaso Massenza, Giovanni Battista Inama uomini convicini e abitanti a Dermulo. Affermarono alla presenza di Vittore Massenza sindicus di detta Villa asserenti di tre parti, due e più abitanti di detta villa di Dermulo, per cui convennero e ordinarono a Pietro Panizza di Taio, per il sindacato per la fedeltà da Sigismondo Francesco Austriaco Principe Augusto di Trento, privilegi sottoscritti dal conte del Tirolo confermati come da consuetudini….
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Giuseppe Vittore Barbacovi di Taio
Udalrico Barbacovi
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A Coredo, sul dosso fuori del cimitero dopo la messa solenne, presenti Pietro Giovanetto e Giacomo figlio di Antonio Moncher entrambi di Coredo. Fu esposto, siccome i regolani di Dermulo Cipriano Inama e Antonio Inama fratello, hanno dato a Silvestro Moncher di Coredo un proclama sopra un suo fondo alle Voltoline in parte sul comune di Dermulo per pascolare le bestie. Ora volendo le parti evitare di litigare il Moncher vuole che sia nullo il proclama e se qualche animale passasse o zuclasse in detto luogo e se qualche vicino si lamentasse, deva il Moncher pagare i danni.
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Gio.Giacomo Inama di Coredo |
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29.IX.1669
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A Taio sul somasso della casa del notaio, presenti Pietro
Chini di Segno e Giovanni Gasperini di Taio. Il venerabile
fratello Egidio de Gilli
eremita
di Santa Giustina asseriva possedere una parte di casa a
Dermulo spettante all’eremo detta Casa di Santa Giustina,
vicina a
Concio Massenza
e nobile Bartolomeo Inama e che la casa di detto Concio
minacciava di rovinare addosso a quella di Santa Giustina,
per cui imponeva a Concio la riparazione e per la quale Concio
prometteva di aggiustare.
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Udalrico Barbacovi di Taio |
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Sentenza di terminazione fra le comunità di Coredo e di Dermulo nei pressi delle Voltoline.
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Giovanni Giacomo Inama di Coredo
Busta 22
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11.II.1688
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A Dermulo,
Messer Giacomo fu Mr Silvestro Inama
sindaco della chiesa dei SS. Filippo e Giacomo con la
presenza del parroco Chilovi, da in
locazione a Antonio Mendini per
3 anni e poi con successivi rinnovi fino al 1696, un arativo vignato nel luogo
alla Croce cui a
mattina e meridione Antonio Betta, sera Vittore Inama,
settentrione Giacomo fu Silvestro Inama, lasciato alla
chiesa dal fu
Bartolomeo
Inama di Dermulo con l’aggravio di
4 messe annuali.
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Don Francesco Cordini |
16.XII.1689 |
A Dermulo nella stua della casa di Antonio Mendini, presenti Nicolò Mendini e Giovanni figlio di Gregorio Endrizzi ambi di Dermulo. Tomaso figlio del fu Fabiano Massenza vende ad Antonio Mendini una terra arativa con un filare di viti a Ronc, di quarte 2 di somenza, cui a mattina il venditore, meridie Vittore Inama, sera eredi di Luca Massenza, settentrione... Giusta la stima fatta con il consenso delle parti da Nicolò Mendini. Per sicurtà sottopone un fondo arativo e vignato detto alla Lusciola, pertinenze di Dermulo di spettanza della moglie.
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Baldassare Bergamo di Taio |
14.XI.1691
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Don Valentino Chilovi, parroco di Taio, consegna ad Antonio Mendini sindaco della chiesa, le chiavi dell'eremo di S. Giustina. Il Mendini viene fatto giurare che non consegnerà le chiavi a nessuno a meno che non sia stato autorizzato dal parroco e alla sua presenza.
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Don Valentino Chilovi |
9.II.1691
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A Taio nella stua della canonica, presente Giorgio figlio del maestro Michele Hagen abitante a Taio e Giovanni fu Pietro Luchi di Vion. Giovanni Romedio fu Bartolomeo Fuganti, sindaco della Chiesa di santa Maria, con la presenza del parroco don Valentino Chilovi, liberava per aquilana stipulazione il nobile Antonio Mendini, e i magnifici dd. Giacomo e Giovanni Giacomo Inama q. Vittore Inama di Dermulo, di un capitale di Ragnesi 16, quali accollatari di un capitale precedentemente dato dalla chiesa di Taio al fu Giacomo Massenza e al fu Vittore Massenza. Per cui viene cancellato e annullato il documento di tale costituzione
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Baldassare Bergamo di Taio |
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A Dermulo nel cortile della casa di Giacomo Mendini, presente Nicolò Mendini. Antonio Mendini sindaco della chiesa dell’eremo dei SS. Cipriano e Giustina era in contrasto con Giovanni Battista Baraci di Trento, per il qual contrasto si era pronunciato Romedio Chilovi. Il Baracci non aveva rispettato il contratto, per cui ora la soluzione era che il Baraci desse 16 Ragnesi all’altra parte e che lo stesso debba far fare da suo figlio Andrea, orefice a Trento, un calice d’argento entro la madonna d’agosto. Il rimanente denaro il sindaco lo consegnerà entro san Michele dell’anno successivo. Se il Baracci non consegnasse il calice nel tempo previsto, dovrà dare i 16 Ragnesi, se non fosse in grado di darli, il Baraci concederà di esigerli da Matteo Zattoni di Tres.
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Baldassare Bergamo di Taio |
28.XI.1692
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A Taio sul somasso dell’abitazione di Giovanni Antonio Bergamo, Luca Bergamo sindaco della Chiesa di Santa Maria di Taio, con la presenza del parroco Chilovi, liberava il nobile Antonio Mendini da un capitale di 20 Ragnesi, quale accollatario di Simone Cordini di Dermulo.
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Baldassare Bergamo di Taio |
25.IX.1693
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A Taio nella stua della casa di Matteo Panizza, presenti i fratelli Pietro Antonio Panizza e Leonardo Panizza, figli di Matteo. Luca Bergamo sindaco della Chiesa di Santa Maria con la presenza del vice parroco Stefano Aliprandini, liberava il nobile Antonio Mendini da un capitale di 60 Ragnesi, quale accollatario di Simone Cordini, annullando e cassando il documento di costituzione di tale censo.
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Baldassare Bergamo di Taio
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A Dermulo nella stua della casa di Antonio Mendini, presenti Nicolò Mendini, Giacomo Antonio Mendini e Antonio Mendini. Pietro Strobli intagliatore di Cles ha promesso a Giovanni Emert sindaco della chiesa di Dermulo, con l’assistenza di don Stefano Aliprandini, Antonio Mendini e Giovanni Domenico Massenza regolani, di far costruire un altare dalla parte destra posto all’altare di San Bartolomeo e sinistra a proporzione di quello. Da dedicarsi a un santo da scegliere e del prezzo di circa 130 Ragnesi. All’inizio dell’opera però il sindaco deve dare un anticipo per acquistare i materiali.
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Odorico Barbacovi di Taio
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4.IX.1697
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Documento redatto a Taio, presso la chiesa di Santa Maria, luogo regolanare, dove sono citati i vicini di Dermulo convenuti alla regola e cioè: Giacomo Mendini e Marino Inama regolani della comunità e gli altri: Antonio Inama, Giacomo Inama, Giovanni Emert, Michele Inama, Bartolomeo Massenza, Tomaso Massenza, Gregorio Endrizzi, Giovanni Battista Massenza, Bartolomeo Inama, Antonio Mendini a nome paterno e Valentino Inama, questi sono in numero superiore ai due terzi degli aventi diritto. Si nomina Vittore Barbacovi come procuratore per conferire con il principe vescovo di Trento.
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Giuseppe Vittore Barbacovi di Taio
Udalrico Barbacovi |
17.VI.1698
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Ricevute di pagamento per la costruzione della pala dell'altare da parte di Pietro Strobl di Cles. Il 17 giugno 1698 il sindaco della chiesa Giovanni Emer paga allo Strobli R. 29 e Carantani 4. Il 5 agosto 1699 saldato il conto con il sindaco Bartolomeo Inama che da allo Strobl R. 39 e Carantani 5. 29 settembre 1699 ancora alcuni conti si nomina Cristan Col (Koll).
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Pietro Strobl (o Strudel) |
3.II.1699
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A Taio nella canonica, presente testimone Antonio Mendini. Nicolò Mendini a trasferito a Bartolomeo Inama come sindaco della chiesa di Dermulo, un arativo, ossia parte di questo, al Fossà di Cavauden perticato e prezzato da Antonio Mendini, al quale confina esso venditore, lo stesso Antonio Mendini, Antonio Inama, via Comune con rido, per il prezzo di 25 Ragnesi, soldi questi che il predetto sindaco aveva ricevuto per la vendita di un campo a Tres detto a l’Ors. Su questa arativa vi era l’obbligo di far celebrare annualmente una messa nella chiesa dell’eremo in suffragio dell’eremita Federico Gaiardelli di Tres che aveva lasciato alla chiesa detta arativa. Tale obbligo è stato trasferito sull’arativa al Fossà con la possibilità di affrancarsi dall’onere sborsando 25 Ragnesi alla chiesa.
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Baldassare Bergamo di Taio
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A Dermulo nella casa eremitale, presenti come testimoni Giacomo Antonio Graiff e suo figlio Tommaso. Presente il reverendo parroco di Taio Valentino Chilovi, protonotario apostolico al quale compete la ragione di eleggere gli eremiti per l’eremo di S. Giustina sotto il sasso di Dermullo, e in riga a tal patronato mediante la morte di Giovanni Battista Gilli eremita, espone di aver eletto Bartolomeo Sandri figlio di altro Bartolomeo Sandri di Tuenno. E tale elezione è stata confermata anche dall’Ufficio Spirituale di Trento indipendentemente dal consenso dei vicini di Dermulo come da patente del 8 dicembre 1698, dandogli le chiavi della casa e del romitorio e di tutti gli altri beni, terreni e boschi del romitorio. La qual cosa fece perché il Sandri ha promesso di vivere religiosamente e castamente e dare il buon esempio a tutti. E dell’elemosina che raccoglierà deve darne un terzo a favore del romitorio. Nei giorni di festa deve frequentare la Messa nella chiesa di San Vittore a Taio, se si allontana deve avere il permesso dal parroco Chilovi. E deve portare obbedienza a quest’ultimo.
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Filippo Antonio Panizza di Taio |
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A Taio nella casa degli eredi dell’illustre Alfonso Francesco conte di Thun e Castel Bragher, alla presenza del nobile Carlo Concio di Taio e di Vittore Tamè di Dermulo, testimoni pregati. Siccome verteva una lite e controversia fra il parroco Valentino Chilovi e la comunità di Dermulo perchè il parroco pretendeva di aver sempre da anni eletto e confermato indipendentemente dalla comunità di Dermulo, l’eremita dei gloriosi Cipriano e Giustina, le quali sono sempre state spedite a Trento, e il parroco ha sempre immesso con la consegna delle chiavi, non solo dell’eremo, ma anche della casa spettante all’eremita, posta nella villa di Dermulo. A tale proposito si opponevano i vicini di Dermulo, mediante Giacomo Mendini e Marino Inama regolani, che asserivano che l’elezione dell’eremita non era prerogativa del solo parroco ma anche di loro stessi, come sempre praticato. Cioè con il voto dei vicini e il voto principale del parroco, si faceva tale elezione. Per cui con la presenza di don Cristoforo Campi protonotario apostolico e arciprete di Torra e del molto illustre signor Luca di Taio si arrivò al seguente compromesso. Le parti devono recedere dalla lite, e l’elezione dell’eremita avvenga unitamente dal parroco e dai vicini di Dermulo e quindi senza il voto principale del parroco non abbia alcun effetto. E quindi si faccia nuovamente l’elezione riguardo all’eremita Bartolomeo Sandri. ……(documento mutilo, manca l’ultima parte)
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Il documento non è completo Chini § |
Nella canonica di Taio, presenti Francesco Rizzardi di Coredo e Antonio fu Bartolomeo Bertolas di Rumo. Bartolomeo Fuganti di Taio ha bisogno per i suoi interessi della somma di 74 Ragnesi che Antonio Mendini come sindaco della chiesa di Dermulo gli concede al 7 per cento e che Bartolomeo assicura su un suo prato nelle pertinenze di Taio detto alla Torrazza confinante con gli eredi di Matteo Panizza, Filippo Panizza, il comune di Taio e lo stesso Fuganti e pure Giovanni Bergamo. (Il 17 gennaio 1733 ha sborsato il detto capitale di 74 R.si e interessi a Giacomo fu Giovanni Giacomo Inama di Dermulo sindaco della chiesa del luogo alla presenza di Ferdinando Panizza e Romedio Concini in rogiti Panizza.)
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Baldassare Bergamo di Taio
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4.I.1705
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A Taio nella casa del notaio presenti come testimoni Marino Inama e Ottavio Inama. Caterina vedova di Antonio Inama, per se e curatrice dei suoi figli, cede all’eremita Bartolomeo Sandri un orto cinto di muri, libero salvo l'infrascritto aggravio, con vigne e alberi in quello esistenti, a corpo e non a misura ed con una particella di prato contiguo a detto orto, posto nella villa di Dermulo. A cui confina Giacomo Antonio figlio di Antonio Mendini uxorio nomine, la via consortile, Giacomo Mendini, gli eredi di Tommaso Massenza. In cambio l’eremita Sandri si impegna a pagare un capitale di 40 Ragnesi presso Alberto Inama di Fondo, un capitale di 15 Ragnesi presso la chiesa di san Vittore di Taio, un altro di Ragnesi 25 presso la chiesa di Santa Maria di Taio.
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Baldassare Bergamo di Taio
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4.I.1705
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A Taio, nella casa del notaio, presenti come testimoni Marino Inama e Ottavio Inama. Maria vedova di Tomaso Massenza vende all’eremita Bartolomeo Sandri la strada, via e servitù che porta all’orto di detto eremita e alla casa eremitale contiguo. Orto comperato oggidì in rogiti qui sopra. Cui confina il compratore da due parti, Antonio Mendini e la venditrice. Per il prezzo di 3 Ragnesi (2 R. e mezzo in altra copia del documento) come stima fatta da Antonio Mendini, soldi che afferma già aver ricevuto dal compratore. La vedova Massenza sottopone a ipoteca il cortivo attiguo alla sua casa al quale confinano la via consortile, il compratore e la venditrice
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Baldassare Bergamo di Taio
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A Coredo nella casa del notaio, presenti Cristoforo Salvadori di Cles e Matteo Brusinelli di Smarano testimoni. Davanti all’illustre Giovanni Michele Tavonatti di Tavon, regolano Maggiore in Castel Bragher, sono comparsi i magnifici domini Michele Inama e Pietro Mendini, regolani della comunità di Dermulo, con l’assistenza consenso e presenza del nobile Antonio Mendini. Con l’assenso dei vicini di Dermulo, recedono dalla lite cominciata davanti al regolano maggiore. I regolani di Coredo pretendevano che la divisione fra le dette comunità, dovesse iniziare dal termine grigio con croce che è sotto la strada quattro passi. Che la tal strada si ritrova venendo verso sera di qua dalle Piazze (le Plazze sono al Maso Rauti) vada e divide a dirittura sua oltre la Valesella del Gaio, al termine nell’oro del maso dei beni di Vigilio Moncher alle Voltoline. Secondo la sentenza del capitano delle Valli seguita in atti del fu Giovanni Giacomo Inama notaio di Coredo, in consonanza con gli atti di Antonio Barbacovi del 18 gennaio 1672, vista e letta, recedono e rinunciano al sito posseduto dalla comunità di Dermulo, dopo tale sentenza. Presenti i magnifici Alberto Widmann, Giovanni Antonio Caldana e Giovanni Leonardelli regolani di Coredo, recedono dalla lite e rinunciano al suddetto gazzo. Il regolano maggiore ha stabilito che quelli di Dermulo non possano passare in su verso settentrione oltre i nominati termini di già posseduto e dia e dar debba alla comunità di Coredo in tutto 7 Troni, assolvendo la parte di Dermulo da ogni condanna, dovendo essi pagare l’onorario del regolano maggiore Giovanni Michele Tavonatti. (in relazione con doc. 15.VII.1663 del notaio Giovanni Giacomo Inama di Coredo, e con il documento del 1671 rogato da Antonio Barbacovi)
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Giovanni Matteo Widmann di Coredo |
6.II.1708
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A Taio, presenti il nobile Silvestro Inama e il reverendo don Francesco Cordini. Maria vedova di Tomaso Massenza permuta e in parte vende all’eremita Sandri, una strada nei pressi della casa eremitale confinante con la medesima, e questo perché verrà costruita una nuova strada a spese dell’eremita, perché possa andare e tornare. L'eremita ha dato un’aggiunta di 9 Troni e 2 quarte di grano, già incassati prima di redigere questo documento.
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Filippo Antonio Panizza
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A Taio nella stua della canonica, presenti Cristoforo Bombarda di Coredo, Giovanni Francesco de Lillis di Taio e Antonio Mendini di Dermulo. L'illustrissimo Giulio Andrea Guglielmo Chilovi, presente don Valentino Chilovi curatore di Giorgio Valentino Chilovi, vende un censo redimibile del capitale di 100 Ragnesi a Giovanni Emer sindaco della chiesa di Dermulo fondato su un terreno a Blen a Taio.
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Pietro Lorenzo Panizza |
24.I.1709
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Si presentano le scuse al principe vescovo di Trento, per non aver presentato, come richiesto, la Carta di Regola per essere autenticata. Siccome il documento si presentava lacero, si pensava di farlo ricopiare e quindi si chiedeva una proroga per presentare detta Carta.
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Firmata i vicini di Dermullo |
1710 |
Supplica al vescovo per ottenere un primissario.
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Firmata i vicini di Dermullo
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16.XI.1710
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A Taio davanti all'androna del nobile Michele Tavonatti di Tavon, presenti Romedio Zadra di Tres e Silvestro Biasi di Coredo. Antonio Mendini vende all’eremita di Santa Giustina, Bartolomeo Sandri, una particella di prato detto il Prastello nelle pertinenze di Dermulo della semenza di 5 minele e mezza, cui confina Giacomo Mendini, il compratore da due parti, il venditore. Il prezzo fu stabilito in 12 Ragnesi per stima fatta da Silvestro Inama di Dermulo.
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Baldassare Bergamo |
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Fondazione della primissaria ed offerte dei vicini di Dermulo per il mantenimento del primissario.
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Giovanni Francesco Barbacovi |
10.V.1711 |
A Taio nella casa e studio del notaio, presenti Vittore Rosetta e Giacomo Antonio Rosetta di Taio testimoni pregati. Valentino Inama e Domenico Massenza regolani della comunità di Dermulo, essendo la comunità gravata da debiti provenienti da spese fatte “in diversi ragionevoli litigi essendo la comunità a quelli provocata” vendono un censo redimibile, ossia la ragione di esigerlo annualmente, riservandosi però il diretto dominio. Per cui Silvestro Inama ha dato ai regolani 25 Ragnesi, 2 Troni e 7 Carantani, e per questo potrà riscuotere un affitto del 7% sopra tanto terreno dei beni comunali, ogni anno a San Michele. Copia fatta dall’originale.
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Giovanni Francesco Barbacovi |
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Atto redatto a Dermulo nella casa di Giovanni Giacomo Inama.
Per evitare spese che potrebbero nascere per la causa fra l’arciprete di Taio
Valentino Chilovi e la comunità di Dermulo, riguardo un
legato lasciato dalla
famiglia Pretta di
Dermulo, per tre messe e riguardo l’elezione dell'eremita di
Santa Giustina mediante presenza del decano e arciprete di
Torra, Giovanni Giacomo Mazza, Pietro Lorenzo Panizza e il
notaio si sono accordati che: 1) riguardo alle tre messe,
l’arciprete debba cercare con diligenza la scrittura di tale
lascito che lui stesso aveva trasportato dalla chiesa di
Dermulo a Taio. Così si possa leggere quanto stabilito.
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Giovanni Pietro Chin di Segno |
1.V.1716 §
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A Dermulo sul somasso della casa di Giovanni Giacomo Inama presenti Messer Luca Bergamo di Taio e Tommaso Bertoluzza di Vigo testimoni. La comunità di Dermulo, tramite il suo regolano Giacomo Antonio fu Antonio Mendini e Giovanni Battista Inama, concede un censo di 15 Ragnesi a Simone fu Vittore Tamè che lo assicura su un suo fondo arativo a Campolongo a cui da est e meridione il comune, da ovest e da nord il fratello Giorgio Tamè. Lo assicura pure sopra la sua casa nominata ai Fabiani osii ai Massenzi, confinano la via imperiale, Bartolomeo Massenza, Bartolomeo Inama uxorio nomine da due parti.
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Giovanni Francesco Barbacovi |
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Giovanni Antonio Salà di Nanno, ma abitante a Tres, lascia alla Comunità di Dermulo, il diritto di esigere la rendita su numerosi terreni nelle pertinenze di Tres ed una somma di denaro, con l’obbligo di far celebrare nella chiesa di Dermulo due messe a settimana. Assieme al documento due suppliche al vescovo per ottenere il permesso di accettazione del legato.
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Giovanni Francesco Barbacovi (copia del notaio Alf.Baldassare Bergamo) |
A Taio nella casa e studio del notaio presenti Giovanni Battista Inama e Antonio Rosetta testimoni. Giovanni Giacomo Inama, avendo bisogno di 50 Ragnesi, li chiede alla chiesa di Dermulo, alla presenza del sindaco Giacomo Antonio Mendini e di don Filippo Panizza, sostituto dell’assente arciprete Chilovi. Il prestito viene assicurato su un terreno arativo nelle pertinenze di Dermulo, a Cavauden detto Campovecchio, a cui confina la via imperiale, Silvestro Inama, la via consortile, e pure su una prativa detta alla Casetta, cui la via imperiale, il campo comune, Silvestro Inama e Antonio Betta. Capaci di portare l’interesse del 7% e promettendo di pagare a San Michele, detto interesse col patto di potersi affrancare sborsando il suddetto capitatale e interessi.
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Giovanni Francesco Barbacovi |
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A Taio nella casa e studio del notaio presenti Giovanni Battista Inama e Antonio Rosetta testimoni. Giovanni Giacomo Inama avendo bisogno di 30 Ragnesi li chiede alla chiesa di Dermulo presente il sindaco Giacomo Antonio Mendini e don Filippo Panizza sostituto dell’assente arciprete Chilovi che è assicurato su un terreno arativo a Cavauden detto Campovecchio a cui confina la via imperiale, Ottavio Inama, Silvestro Inama, la via consortile. Si obbliga a sborsare l’interesse del 7% il giorno di San Michele con il patto di potersi affrancare.
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Giovanni Francesco Barbacovi |
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2.I.1724 § |
A Coredo nella stua della casa del molto illustre e molto reverendo don Maurizio Bombarda, alla presenza dello stesso, dell’illustre Giorgio Tomaso Bombarda di Coredo, e del nob. Antonio Mendini di Dermulo testimoni. Antonio fu Silvestro Rizzardi dona alla comunità di Dermulo, rappresentata dai suoi regolani Giovanni Battista Inama e Domenico Massenza, un capitale di 40 Ragnesi di affitto che paga e deve pagare Gregorio fu Giovanni Endrizzi di Dermulo. Tale affitto fu fondato in rogiti del suddetto reverendo don Maurizio Bombardi, quando era notaio, con atto del 6 marzo 1699 ed era costituito da un capitale di 80 Ragnesi di cui il Rizzardi donava la metà. E così fu disposto perché Margherita, nata Inama, sua nonna, era di Dermulo. (Quindi Silvestro, padre di Antonio era il figlio di Giorgio Rizzardi che nel 1625 sposava Margherita figlia di Francesco Inama di Dermulo.) Obbligando così la comunità di Dermulo a far celebrare annualmente 4 messe con gli interessi di detto capitale nella chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, permettendo di tenere per essa comunità, quanto avanza dopo la celebrazione delle messe.
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Giovanni Michele Widman di Coredo |
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A Coredo nella stua della casa del notaio, presenti come testimoni Antonio Mendini e Giovanni Battista Inama. Costituiti Giovanni Giacomo Inama e il nob. Pietro Antonio Mendini, regolani della comunità di Dermulo, come da regola fatta il 2 gennaio 1724 riguardo il lascito di Antonio Rizzardi di un affitto di 40 Ragnesi che pagano gli eredi di Gregorio Endrizzi, per i quali si dovevano far celebrare 4 messe basse annue nella chiesa di Dermulo, per l’importo di troni 2:6 l’una e l’utile annuo di Troni 3, metà alla chiesa e metà alla comunità. Ma per non perdere è venuto il caso di dover ricevere il fondo sottoposto al detto affitto e affittarlo si ricava solo Troni 8 all’anno, così che si descapitano Troni 5 all’anno e così si resterebbe con Troni 5 franchi per far dire 2 messe annue invece che le 4 e troni 3 per li incomodi della comunità e della chiesa e questo aveva già previsto il benefattore Rizzardi. Per cui i regolani di Dermulo decidono che i 3 troni siano divisi come segue, per ogni messa siano 5 Carantani e per il monech ossii sacrestano 5 Carantani e per la comunità l’incomodo di dover scodire, 6 Carantani ad anno. Ora Francesco fu Antonio Rizzardi erede del padre da il bene placito.
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Giovanni Michele Widman di Coredo |
29.IX.1728
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I fratelli Giacomo e Giacomo Antonio Mendini si obbligano a pagare al primissario di Dermulo, 4 Ragnesi ogni anno, affinchè celebri 8 messe annuali nei giorni della Santa Maria Vergine e per questo sottopongono il loro fondo arativo e vignato al Bertus.
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Legati pii dei coniugi Antonio e Maddalena Mendini. I coniugi lasciano per ciascuno di loro al loro obito, settimo, trigesimo e anniversario che siano fatte 8 messe. Al funerale la candela e l’elemosina all’arciprete T. 3 e T. 3 di offerta e ai sacerdoti T. 3:2 di elemosina. Lasciano a San Vigilio di Trento R. 2 e alla chiesa di Dermulo R. 4 in grano dopo la loro morte. Lasciano alla parrocchiale di Taio, alla confraternita del santissimo e a Santa Maria R. 2 in grano. Dispongono che vengano celebrate le messe di san Gregorio per cadauno da celebrarsi da chiunque sacerdote benvisto dall’erede, entro un anno dopo la loro morte. Lasciano per ciascuno una mossa di vino e carantani? 3 di pane di frumento ai vicini di Dermulo, un anno dopo la loro morte, con un’offerta di 4 messe. Lasciano così pure una mezza quarta di sale da distribuire un anno dopo la loro morte con offerta di 4 messe. Dispongono che si facciano celebrare 4 messe per anno per venti anni da ben visto sacerdote dal loro erede. Lascia, il detto Antonio, per legato pio una carità di Ragnesi 6 di pane di frumento da distribuirsi il giorno martedì delle rogazioni, davanti alla porta della sua casa , a chi accompagna la processione, sottoponendo per tal aggravio un quarto di Decima sopra un terreno nelle pertinenze di Sanzeno a Cavauden. Lasciano un legato perpetuo di 12 messe annuali da celebrarsi dal primissario nella chiesa di Dermulo: il giorno di San Antonio Abate, il giorno di San Romedio, il giorno della conversione di San Paolo, a San Valentino, San Biasio, di San Zeno, di San Antonio da Padova, il venerdì dopo l’ascensione, a Santa Elisabetta, santa Maria Maddalena, il primo sabato del mese di Agosto, a Santa Lucia dal loro erede che darà al promissario T. 1 e Carantani 3 in denaro e T. 1 e Carantani 3 in grano per ciascuna messa. Lega per queste 12 messe un terreno arativo in Sgolma di 4 Stari circa cui via comune, Silvestro Inama, i fratelli Giacomo e Giacomo Antonio Mendini, e un’altra arativa pertinenze di Dermulo a Cavauden, detta il Campo del Conz, di semenza 4 stari circa, cui la via imperiale, la vedova di Enrico de Endrizzi, come livellaria Mendini, la via consortile, li detti fratelli Mendini. Con l’obbligo per l’erede (Giacomo Mendini II) di dare 20 Ragnesi alla Chiesa per una volta per il consumo delli ? e cera con la ragione e….lazione dell’erede di poter sborsare alla comunità di Dermulo 180 Ragnesi che siano ben fondati e ben assicurati con obbligo della comunità di far celebrare le dette 12 messe. Se ci fosse qualche avanzo dei 180 Ragnesi, devono essere impiegati a vantaggio della comunità. L’erede può far celebrare le messe da qualunque sacerdote, però nei modi sopra stabiliti.
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Ferdinando Panizza Busta 4
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14.II.1736
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Pier Antonio Mendini, monego di Dermulo, supplica il vescovo asserendo che essendo stata l’annata scarsa di grano e di vino e tenendo lui in affitto il beni della chiesa di Dermulo per i quali contribuisce 27 Ragnesi di affitto, però tenendo numerosa famiglia e per il suddetto anno carestioso, non riesce a pagare l’importo. Inoltre dice di fare il sacrestano senza percepire nessun compenso, pertanto chiede uno sconto sull’importo dei 27 Ragnesi.
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Sulla porta della canonica di Taio, presenti il notaio Giovanni Battista Widmann di Coredo e Michel Busetti? abitante a Taio. Pietro Antonio Barbacovi, come esecutore testamentario del lascito della vedova Agostina Brida, trasferisce a nome della chiesa di Taio, rappresentata dal sindaco Michele Busetti e a quella di Dermulo, per la cui ultima compare il sindaco Giovanni Battista Inama, la sua porzione di casa, ossia “un’ara” a Taio nel luogo giù in Villa. L’ara è stata venduta per 34 Ragnesi in totale, ossia 17 alla chiesa di Dermulo e altri 17 a quella di Taio, prezzo che dovrà essere saldato entro Pasqua dell’anno 1737. Alle quali cose fu presente il reverendo Domenico Emer sostituto dell’arciprete Chilovi.
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Romedio Chilovi di Taio |
2.II.1737
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A Taio nella stua della casa del notaio, presenti Giovanni Mendini e Giovanni Battista Inama entrambi di Dermulo, testimoni pregati. Avendo Antonio Mendini lasciato un legato pio nel 1733 di 12 messe da celebrarsi a Dermulo e avendo lasciato per detto legato, due campi nelle pertinenze di Dermulo, comanda che il suo erede non possa ciò sostituire, con un censo di 180 Ragnesi, ma rimangano sempre i detti campi per assicurazione. Se l’erede volesse contravvenire, lascia tal ragione alla comunità di Dermulo e quanto avanza sia di utile alla comunità. Lascia per legato pio che gli siano celebrate 50 messe entro un anno dalla sua morte. Lascia che gli siano celebrate 100 messe e altri legati riferiti a messe da celebrare.
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Ferdinando Panizza Busta 4
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7.V.1737
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Il parroco di Taio, asserisce che Giovanni Giacomo Fuganti, eremita da circa sette anni di Santa Giustina, si era obbligato a versare per l’eremo un terzo di quanto raccolto nelle questue, ma ciò non era avvenuto. Adducendo come scusa che non aveva raccolto durante le messe sufficiente denaro, ma da testimoni fidati risultava invece aver raccolto abbondanti elemosina di vino, grano, lana e denaro che somministrava alla sua casa, bensì essendo benestante e non impiegandoli per il culto divino e a sollievo dell’eremo. In più lo stesso aveva usurpato l’autorità di fare la questua col sacchetto nella cappella eremitale essendoci annualmente molte processioni, di ragione sindacale ab immemorabili, e se questo era stato permesso e tollerato dal predecessore del parroco, perché i suoi predecessori che erano “zelantissimi benefattori della solitudine” per cui si chiede al vescovo di usare la sua autorità, affinchè il romito desse un resoconto delle entrate degli anni passati e perchè le future elemosina, fossero impiegate a beneficio dell’eremo.
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Il parroco di Taio |
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A Taio nella stufa della casa del notaio, presenti Cristano Emer e Cristoforo Bombarda di Coredo testimoni. Margherita vedova di Giovanni Mendini avendo bisogno di 25 Ragnesi, per pagare debiti susseguitisi dopo la morte di suo marito, accende un censo passivo in favore della chiesa di Dermulo, rappresentata dal suo sindaco Giovanni Giacomo Inama e fondato su un arativo e vignato a Campolongo di semenza stara 2,5 circa, a cui 1 Gregorio Endrizzi, 2 via consortile, 3 esso sindaco Giovanni Giacomo Inama a nome proprio, 4 via comune. E in mancanza su un arativo al Fossà di stari 3, cui 1 comune, 2 Domenico Massenza, 3 comune, 4 Giovanni Battista Inama. I fondi sono liberi, a parte a Campolongo sul quale paga d’affitto annuo T. 2:6 Il tutto, alla presenza don Domenico Emer, delegato dall’arciprete don Chilovi, che consegna a Margherita il denaro in 5 Zecchini e moneta.
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Romedio Valentino Chilovi di Taio |
8.I.1741 §
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Nella canonica di Taio, alla presenza del ill. dott. Pietro Antonio Panizza e di Udalrico Gilli. Giovanni Antonio Fuganti di Taio aveva bisogno della somma di 20 Ragnesi per cui costituisce un censo passivo nei confronti della chiesa di Dermulo, tramite Giovanni Giacomo Inama sindaco, al tasso del 7 %. Il censo è fondato su un terreno alla Volta e su uno in Priana, entrambi a Taio.
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Romedio Valentino Chilovi di Taio |
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Nella canonica di Taio, presenti come testimoni Pietro Antonio Mendini e Giacomo figlio di Ottavio Inama. Valentino fu Simone Negri espone di aver bisogno di 30 Ragnesi per cui costituisce un censo passivo nei confronti della chiesa di Dermulo tramite Giovanni Giacomo Inama sindaco. Il censo è fondato su un prato a Tres in località alla Guil e un altro campo in località in Fresse.
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Romedio Valentino Chilovi di Taio |
13.V.1743
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La contessa Margherita Veronica, vedova di Sua Ecc. Giuseppe Giovanni Antonio Thun, ha sborsato a titolo di dono a Vittore Tamè e Giovanni Giacomo Inama, regolani di Dermulo la somma di Troni 60. Dati per totale pagamento delle collette e imposte fatte per le spese di guerra per i beni che la contessa possedeva nelle pertinenze di Dermulo.
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Giorgio Matteo Widmann di Coredo |
La comunità di Dermulo cede alla chiesa, nella persona del suo sindaco Giuseppe Massenza, un capitale di 66 Ragnesi, presso Giacomo fu Ottavio Inama, ed uno di 33 Ragnesi presso Gaspare fu Michele Inama. Questo perchè alcuni anni addietro, per far costruire la campana maggiore della chiesa, la comunità aveva venduto per 100 Ragnesi una arativa ad Alberto Inama di Fondo. La somma non era ancora stata consegnata per cui la comunità dava alla chiesa i due capitali. (In realtà come appurato, i 100 Ragnesi non derivavano dalla vendita del terreno qui nominato al Casalin, bensì da una somma ricevuta da Alberto Inama che la comunità aveva assicurato sui suoi beni. Infatti esiste anche una lettera, non datata ma riferibile al 1715, di supplica al Vescovo per poter assumere un censo di 100 Ragnesi da Alberto Inama di Fondo.)
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Giovanni Nicolò Bergamo di Taio |
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2.I.1746
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Giacomo Antonio Inama di Taio come esercitante lo ius patronato del beneficio lasciato dal fu zio don Pietro Panizza, da il consenso agli eredi del fu Ottavio Inama di Dermulo, di potersi liberare di un prato e campo a Dermulo come risulta da rogiti di Giovanni Francesco Barbacovi del 17 aprile 1732. Però con l’obbligo di investirsi a ragione della canonica di Sanzeno, benche non pagando niente, per detto prato solo investire di più in ragione di (Ragnesi diciassette e mezzo) dico 17:3 Ragnesi in tanto grano interzato alla tassa, il fondo monta conforme da rogiti del Barbacovi a Ragnesi 200 e pesato l’interesse ora tiene il figlio di m. Pietro Dalpiaz di Terres, però vivente suo figlio come anche il medemo, ha dato il suo consenso mediante che paghi l’interessi incorsi. (?)
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Busta 5 |
30.IV.17xx
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Alberto Inama di Fondo attesta l'avvenuto rimborso di un prestito di 100 Ragnesi da parte della comunità di Dermulo. (Dallo scritto non si riesce a capire l'anno)
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Alberto Inama di Fondo Busta 5
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30.XI.1750
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A Taio nella casa del notaio, presenti Bortolo Gabrielli di
Denno e Biagio Bertoluzza di Vigo. Presente
Vittore
Tamè, tutore delle figlie Domenica e Lucia fu
Gregorio
Endrizzi, volendo rendere soddisfatti i creditori,
procede alle seguenti assegnazioni:
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Alfonso Baldassare Bergamo di Taio |
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A Taio nella casa del notaio, alla presenza del sig. Giuseppe Panizza e di Pietro Cristoforetti testimoni. Siccome Giuseppe Brida di Tres aveva in locazione dalla comunità di Dermulo diversi beni del legato Salà, risalenti a rogiti Barbacovi del 1717, ma erano trascurati per la sua avanzata età, i regolani di Dermulo, Cristano Emer e Antonio Inama li affidano in locazione perpetuale per 19 anni a suo figlio Giovanni Battista Brida.
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Alfonso Baldassare Bergamo di Taio
Busta 5 |
3.XII.1753
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A Taio nella canonica, presenti Giuseppe Zambiasi e Vittore Franceschini testimoni. Giovanni Giacomo fu Giovanni Giacomo Inama, sindaco della chiesa di Dermulo, concede un censo di Ragnesi 13 e Troni 1 e mezzo (R.13:1:6) a Vittore Tamè che lo assicura su un proprio arativo e vignato di circa due Stari, a Campolongo, cui Giovanni Battista fu Antonio Inama, esso Tamè livellario Lucchi di Sarnonico e a nome proprio, e la strada consortale, soggetto ad altro capitale nei confronti della chiesa di Ragnesi 20 al 6%. Per maggior sicurezza obbliga la caneva incorporata in casa sua, presso esso Tamè da due parti, Giacomo fu Michele Inama e Giacomo fu Ottavio Inama
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Baldassare Alfonso Bergamo di Taio |
20.VII.1760
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A Taio nella canonica, testimoni don Pietro Antonio Barbacovi e Pietro Vittore Barbacovi. Il sarto Bartolomeo fu Giovanni Mendini era debitore della chiesa di Dermulo per la somma di R. 57:3:6 (Ragnesi 53, Troni 3 e mezzo) in relazione di resa di conti, per essere stato sindaco della chiesa, per cui cede alla chiesa un suo fondo arativo e vignato a Cambiel di 2 Stari e 1,5 Quarte confinante con quello della chiesa. Il prezzo fu stabilito in R. 5 e T. 2 per Quarta che quindi portano ad un totale di R.51:3:6. I rimanenti R. 6 deve darli entro il giorno di San Michele. Tale fondo è accettato in presenza di Francesco Mendini attuale sindaco, di don Cristoforo Franceschini arciprete di Taio e di Cristano Emer regolano. Il terreno confina con gli eredi di Gregorio Endrizzi da due parti, gli eredi di don Pellegrino Moggio di Cles, la chiesa, Giacomo Mendini. E questo fece per il prezzo di R.5:2 per quarta che in tutto fa R.51, T.3 e mezzo dico R:51:3:6.
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Francesco Vigilio Barbacovi di Taio |
16.X.1760
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Nella canonica di Taio presenti Biagio Franceschini e Antonio fu Bernardo Conci testimoni. Bartolomeo Mendini per adempiere a legati pii lasciati dalla sua defunta madre ha bisogno di 25 Ragnesi che prende a prestito dalla chiesa di Dermulo rappresentata dal suo sindaco sindaco Antonio fu Giovanni Battista Inama con in consenso e presenza di don Cristoforo Franceschini. Bartolomeo ha assicurato il prestito su un arativo e vignato alle Fasse, cui Bonifacio Betta, Maria vedova di Antonio Mendini, strada comune, Sig. Giacomo Inama di Taio. Al tasso del 6% e con la facoltà di affrancarsi
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Francesco Vigilio Barbacovi di Taio |
1760 circa
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Inventario dei documenti presenti nella sacrestia della chiesa di Dermulo redatto probabilmente dal parroco di Taio. Sono registrati n. 63 documenti a partire dal 1503 fino al 1746. L'elenco però non è completo.
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Segretario del notaio Barbacovi? |
17.IX.1764
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A Taio presenti il maestro Bartolomeo Fuganti, sarto, e suo fratello Giacomo testimoni. Bartolomeo Mendini e Silvestro Endrici regolani della comunità di Dermulo, vendono per 105 Ragnesi ad Antonio figlio di Antonio Micheli di Vion un arativa e vignata nelle pertinenze di Vion “alle Marchette”.
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Giovanni Pietro de Meddis di Taio |
1.II.1770
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A Coredo nella casa del notaio, presenti Gaspare Zanoner di
Gardena e Lorenzo Rizzardi di Coredo testimoni.
Giovanni
Inama di Dermulo, concede un
prestito di 35 Ragnesi a Francesco Mendini che lo assicura sopra “un
orto aderente alla
propria sua casa....e sopra una stalla”. (Assieme a questo
documento ce n'è un altro del
6 Maggio del 1775 scritto dal
parroco Cristoforo Franceschini, in cui Giovanni
Inama fu
Giovanni Battista che aveva fatto sicurtà a
Giacomo Emer, per un prestito
di 66 Troni e 6 Carantani fatto dalla
chiesa, cede a questa, il
censo presso Francesco Mendini). |
Giovanni Battista Rizzardi di Coredo |
14.XII.1773
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Nella stua della casa di Romedio Maria Mendini, testimoni Nicolò Schadler abitante a Dermulo e Giacomo figlio di Cristano Emer. I regolani Francesco Mendini e Bortolo Mendini avvisati dal saltaro Giovanni Mendini a nome del fratello Romedio presente e referente, al suono della solita campana, presenti Francesco Mendini rendatore di casa Inama di Fondo, Gaspare Inama, Tomaso Antonio Massenza, Antonio Inama a nome anche del nipote Giovanni Battista Inama, Domenico Massenza, il nobile Romedio Maria Mendini a nome anche dei nipoti Mendini di Sanzeno dei quali è curatore, Giacomo fu Ottavio Inama e Giacomo fu Michele Inama, Giovanni Inama anche come rendatore del nobile Giacomo Inama di Taio, da una parte e Bonifacio Floriano Betta loro convicino come rappresentante della famiglia Betta di Malgolo dall’altra. Pendeva fra la comunità e la famiglia Betta di Malgolo una vertenza perché i Betta, pretendevano di essere Nobili Rurali e quindi esenti da varie Regonalerie, Giurarie, Sindacarie, Saltarie, Collette, inquartierazioni di soldati e altri aggravi. La comunità riconosce i Betta come nobili rurali esenti da giuramenti e fonzioni comunali di ruota e d'elezione da collette inquarterazioni militari e da spese di guerra, come godono gli altri nobili rurali come da sentenza Compagnazzi del 1510, ma in cambio, i Betta devono pagare entro 4 anni alla chiesa un capitale di 70 Ragnesi dovuto dalla comunità. La famiglia Betta deve comunque sottostare alla saltarìa delle campagne e quindi pagarla per i suoi beni posseduti e quando le tocca a ruotolo farla o farla fare. Oppure se rinuncia, deve rinunciare anche a suoi utili
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Alfonso Domenico Widmann di Coredo |
4.XI.1778
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Fondazione della Primissaria a Dermulo e autorizzazione vescovile per tale fondazione. |
Baldassare Bergamo di Taio
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5.XI.1778
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Approvazione in pubblica regola,
di quanto deciso in merito alla primissaria il giorno prima.
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Baldassare Bergamo di Taio
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24.XII.1778
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A Dermulo nel piazzolo solito delle regole, alla presenza di Pietro Demedis e Antonio Rizzardi di Coredo testimoni. Presente il saltaro Francesco Mendini e convocati al suono della campana i seguenti vicini: Antonio Inama sostituito dal compratore Giovanni Mendini e Giovanni Emer sostituito dalla regola in luogo di Domenico Massenza coregolano assente dalla patria e Romedio Mendini, Bortolo Mendini, Francesco Mendini, Giovanni Francesco Inama, Giovanni Inama, Gaspare Inama, Giuseppe Tamè, Antonio Massenza hanno trasferito a Giovanni Mendini col consenso paterno accettante: un prato grande con un pezzo boschivo sopra nelle pertinenze di Dermulo detto alla Pozzata di Sopra cui 1 Bortolo Mendini col fondo proprio e livellario Guelmi, 2 Romedio Mendini in parte anche da mattina, 3 strada pubblica, 4 il rido e in parte il Mendini livellario Guelmi. Un prato più piccolo nelle stesse pertinenze detto la Pozzata di Sotto ossia Casetta, con qualche albero cui 1 strada comunale, 2 Sig Giacomo Inama, 3 4 il comune. E tale vendita fu fatta perché il Mendini si era addossato un capitale di 300 Ragnesi presso don Gaspare Chilovi e il fratello Antonio Chilovi, assicurato su tali terreni. Ed inoltre ha sborsato altri 200 Fiorini al parroco Cristoforo Franceschini deputato dall’Eccelsa Autorità per impiegarli al fine contenuto nella supplica. Col patto che la comunità possa riavere i prati dopo aver sborsato i 200 Ragnesi entro sei anni dal presente atto, trascorsi i quali detta clausola non sarà più valida. La comunità però non potrà avvalersi di questa clausola prima di 4 anni. (Assieme c’è un documento di supplica al vescovo per poter eseguire tale vendita 1 2).
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Baldassare Alfonso Bergamo di Taio
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4.XI.1781
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A Dermulo nella stua della casa di Romedio Mendini, luogo della regola stante la frigida stagione. Testimoni Giacomo Endriocher e Michele Mascotti di Coredo. Bartolomeo Mendini e Giuseppe Tamè regolani congregati Pietro fu Francesco Mendini, Giovanni fu Gaspare Inama, Silvestro Inama fratello, Antonio Massenza, Giovanni Mendini a nome del suocero Antonio Inama, Giovanni Battista Inama, Domenico Massenza, S. Romedio Mendini, Cristano Emer, Giacomo fu Ottavio Inama, Giovanni fu Giovanni Battista Inama, Giuseppe Inama a nome del S. Giacomo Antonio Inama, Giovanni Francesco Inama, Giovanni Emer a nome Betta, hanno dato in locazione perpetuale per 19 anni, autorizzati dal vescovo: A Bartolomeo Mendini figlio del suddetto Bartolomeo Regolano un bosco pendente alle Voltoline cui 1 Giovanni Francesco Inama, 2 il rido, 3 altro rido piccolo ossia Giovanni Emer, 4 Giacomo Inama. Per la somma di 70 Ragnesi. Ad Antonio Massenza un bosco piantato a pini e qualche larice alla Croce che sarà stimato dal regolano Bartolomeo Mendini e da Giovanni Francesco Inama, cui 1 strada comune, 2 comune con bosco, 3 strada pubblica, 4 Domenico Massenza livellario della comunità. Con l’obbligo di rendere coltivabili i boschi con l’impianto di viti.
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Baldassare Alfonso Bergamo di Taio
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1785 circa
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Nota del notaio Baldassarre Bergamo, per vari documenti redatti per la comunità di Dermulo.
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Baldassare Bergamo di Taio
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17.VII.1788
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Giovanni Mendini ha tagliato 150 piante intorno al prato della Pozzata e secondo l’articolo 50 della Carta di Regola della Comunità di Dermulo, dovrebbe sottostare ad una multa di 2 Troni per ogni pianta, quindi 300 Troni; invece li viene fatto qualche “rilascio” e dovrà pagare solo 150 Troni.
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I regolani Romedio Mendini e Gio. Maria Tamè |
1790
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Siccome la primissaria di Dermulo ha dovuto necessariamente impiegare più di cento Ragnesi in far rimetter la casa primissariale e questi dovrebbero essere esborsati dalla comunità, ma per esser questa povera, che non può neppur quasi supplire agli altri comunali aggravi, così supplico di poter spendere per questo affare, gli avanzi della loro chiesa filiale, restando sempre intatte le entrate e fondazioni di questa; per il qual fine supplico pure di obbligar a dover pagare certi particolari, che furono sindaci già dieci, undici anni per un errore già rilevato che in tutti importa la somma di circa fiorini sessanta da tanti anni in qua ne spero la grazia... Firmato don Leopoldo Eller.
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Leopoldo Eller vicario parrocchiale di Taio |
20.XII.1792
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A Dermulo nella casa di Romedio Maria Mendini, presenti come testimoni Baldassarre Inama, Giovanni Mendini, Giovanni Emer, Silvestro Inama padre e Gaspare Inama figlio, Silvestro Endrizzi e l’abate don Antonio Stringari primissario di Dermulo. Qui presente Maria Orsola fu Giacomo Mendini e vedova di Tomaso Simbeni di Don redige testamento. Annulla tutti i precedenti testamenti e disposizioni. Vuole essere sepolta nel cimitero della chiesa di Dermulo e l’anima sua sia suffragata ai soliti quattro funerali, d’obito, settimo, trigesimo e anniversario col clero della pieve di Taio e lascia una minela di sale a ciascun fuoco del vicinato, cioè mezza quarta per fuoco, fra l’anno della sua morte, con una tronda dietro la bara a quelli che l’accompagneranno alla sepoltura. Sia celebrata una messa bassa annuale in perpetuo entro la settimana della Madonna d’agosto e i sui eredi possono sgravarsi da questo obbligo versando 20 Ragnesi. A San Vigilio lascia 12 Carantani. Per il rimanente nomina suoi eredi il fratello Romedio Maria e i nipoti Giacomo Antonio e Michele Mendini in tre parti uguali. In caso di morte dei nipoti al fratello Romedio Maria Mendini con cui convive.
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Alfonso de Widmann Busta 4 |
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A Taio nella casa del notaio, presenti Pietro Zadra trafficante e Michele Corazzola entrambi di Tres testimoni. Si dice che siccome erano già stati interpellati Giacomo e Antonio Brida di Tres successori del fu Giovanni Battista Brida il 30 aprile 1791, dai regolani di allora Giovanni Francesco Inama e Giovanni Emer e nuovamente il 22 novembre scorso dai presenti regolani e finalmente si presentarono in data odierna per ricevere l’investitura come dal precitato documento del 30 aprile 1791. Per cui si rinnova l’investitura per 19 anni mediante l’onoranza di una libra di pepe, da parte dei regolani Mattia Mendini e Giovanni Battista Inama a Giacomo e Antonio Brida dei terreni a Tres (due a Fazè, alla Spona, a Malgolo, a Vil, For a Vion, alla Boscaiola, e uno a Segno (Sotto Rover) riconducibili al legato Salà. I Brida dovranno consegnare alla comunità annualmente Ragnesi 23, trasformati nel corrispondente di metà in grano e metà in segale.
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Valentino Antonio Bergamo di Taio Busta 4
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29.VII.1798
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Nella casa del notaio, presenti Giuseppe Bergamo e Giacomo Endrizzi entrambi di Taio, testimoni pregati. La comunità di Dermulo, tramite i regolani Mattia Mendini e Giovanni Battista Inama, viste le preci dei precedenti regolani Giovanni Mendini e Giuseppe Mendini al vescovo, il quale con rescritto del 19 gennaio aveva approvato. Per cui era seguito l’incanto un terreno alle Late, in precedenza boschivo ora ridotto a coltura di 4 stara di semenza (p.f. 643, 644, 645) al prezzo di 28 ragnesi alla staro. Ed era pervenuto a Innocente figlio di Domenico Massenza per cui ne richiedeva l’investitura perpetuale e confinante 1 2 il comune, 3 via comunale, 4 Silvestro Inama (p.f. 636, 637, 638, 639). Ogni anno a San Michele dovrà pagare il 5%. Con la possibilità di affrancarsi previa autorizzazione e sborsando i 112 Ragnesi e 6 Carantani che derivano appunto dai 28 Ragnesi lo staro. (Allegato al documento anche la richiesta al vescovo, in quanto la comunità era povera e aveva da sostenere spese per la presente guerra, per vendere alcuni beni comunali per 300 Ragnesi e per l’affrancare dei terreni livellati in occasione dell’istituzione della Primissaria).
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Valentino Antonio Bergamo di Taio |
30.XII.1811
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Si espone che
Elisabetta Lucia
vedova di Battista Inama era debitrice della
chiesa di Dermulo per
una somma di 33 Ragnesi corrispondente a Lire 71:81:8 (lire,
centesimi e millesimi) acceso il 29 maggio 1752 in rogiti
di Baldassarre Alfonso Bergamo, assicurato su un terreno
a Cavauden
pertinenze di Sanzeno di Stari 7 circa soggetto ad anteriore
ipoteca nei confronti di Floriano Inama. Firmata dai
fabbricieri Giuseppe Panizza e Luigi Maccani.
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Busta 5 |
1823 circa
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Risposta del pievano di Taio ad una lettera del Giudizio
Distrettuale di Cles che chiedeva di riferire se nel
circondario parrocchiale esistessero stazioni deficienti di
congrua e se siano indispensabili e se in nessun modo
potessero essere unite ad altra stazione d’anime vicina. Il
parroco disse di aver risposto che la primissaria di Dermulo
distava mezz’ora da Taio è priva di sacerdote e senza
soccorso esterno non era in grado di avere una congrua
normale e fino a che non poteva avere altri mezzi, poteva
essere unita alla parrocchia, in quanto la strada che
conduceva a Taio era piana e siccome imperiale era tenuta
sgombra dalle nevi anche in inverno. Per comodità della
popolazione nei giorni festivi a Taio venivano celebrate tre
messe ad ore opportune cioè al mattino la messa prima dal
primissario Panizza, alle ore 8 la messa del cappellano o del
parroco e alle ore 9 la messa parrocchiale, così le persone
potevano darsi il cambio. Nelle stravaganze straordinarie dei
tempi, per non lasciare Dermulo senza messa, il cappellano
vi si porta a celebrarla senza obbligo e quindi senza
gratificazioni. Afferma che le richieste del comune di
Dermulo sono comunque veritiere e sarebbe desiderabile che
vi risiedesse un sacerdote in qualità di maestro e
primissario, ma anche se fosse approvata la domanda di
assegnazione di 50 VV (valuta di Vienna) non è sufficiente
per provvedere a un sacerdote e men che meno per i mesi
invernali. E’ meglio quindi provvedere ai bisogni più
urgenti, ovvero alla scuola, perché quelli di Dermulo
potevano frequentare la scuola di Taio solo quando erano più
grandicelli, capaci di far fronte al gelo, alle nevi e alla
strada fangosa, proprie di quel clima specialmente d’inverno.
Quindi la domanda di 50 F. è servita per provvedere un abile
maestro secolare e non un sacerdote nella duplice attività
di maestro e primissario. Trovo pure giusto che con i fondi
suddetti venisse gratificato il maestro don Antonio Chilovi
per aver accettato senza obbligo nella scuola di Taio quella
di Dermulo da cui non percepisce che soli F. 57:36, in
mancanza del quale sarebbe stata abbandonata come negli anni
scorsi. Tanto in riscontro di codesto ordinariato
principesco.
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Busta 5 Parroco di Taio
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Rinnovo investitura da parte del sindaco della chiesa di Dermulo, Mattia Mendini e del decano e parroco di Taio don Nicolò Monauni, a Giovanni Sandrin e sua madre Maria Domenica vedova di Giovanni Sandrin di Vion di un fondo alle Marchette facente parte del legato Salà come da investitura in atti di Baldassarre Bergamo di Taio del 12 aprile 1767.
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Nicolò Monauni Decano di Taio
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18.II.1843
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Riduzione del numero delle messe legatarie da 100 a 71, che il primissario don Giacomo Mendini deve celebrare a Dermulo. |
Ordinario Vescovile di Trento Busta 5
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Il parroco di Taio, don Valentino Bergamo assieme a don Giacomo Mendini primissario di Dermulo e di N. Inama capocomune di Dermulo, per dare seguito a quanto richiesto dal Giudizio Distrettuale di Cles, redigono il bilancio del fondo primissariale di Dermulo. |
don Valentino Bergamo
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6.X.1854
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Riduzione del numero delle messe legatarie da 71 a 56 che il primissario don Giacomo Mendini deve celebrare a Dermulo. |
Ordinario Vescovile di Trento Busta 5 |
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Antonio Inama chiede di sgravarsi dall'obbligo di una contribuzione di 9 once olio d'oliva, nei confronti della chiesa, assicurato su un fondo al Bertus, pagando la somma di 2 Fiorini. |
Busta 5 |
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Il reverendo Don Giacomo Mendini, chiede di sgravarsi dall'obbligo di una contribuzione di 4 once e mezza di olio d'oliva nei confronti della chiesa, pagando la somma di 1 Fiorino. |
Busta 5 |
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I fratelli Giovanni e Giacomo fu Giacomo Inama, chiedono di sgravarsi dall'obbligo di una contribuzione di 4 once e mezza di olio d'oliva nei confronti della chiesa, pagando la somma di 1 Fiorino. |
Busta 5 |
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Pietro Mascotti, chiede di sgravarsi dall'obbligo di una contribuzione di 7 libbre e mezza di olio d'oliva nei confronti della chiesa, pagando la somma di 20 fiorini. |
Busta 5 |
09.I.1855
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L'autorità distrettuale accorda l'affrancamento delle contribuzione di olio di oliva dovuta da alcuni abitanti di Dermulo. |
Busta 5 |
1855 circa
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Circa la contribuzione di grano da parte
di Giuseppe Mendini e
Giovanni Battista Inama,
destinata alla distribuzione del pane a quelli che
intervenivano alla processione a Dermulo il primo giorno
delle rogazioni, si dice derivante
da disposizione testamentaria e pertanto non affrancabile.
Tale obbligo venne osservato fino ad alcuni anni prima, e
poi la si adoperò per integrare la congrua del primissario.
Per cui l'affrancamento di tale prestazione annuale di 2,5
Stari con l'importo di Fiorini 40:48 non poteva essere
autorizzato.
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Busta 5 |
20.X.1855
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Giovanni fu Romedio Emer
avrebbe dovuto pagare
9 libbre annuali di olio
d'oliva alla
chiesa, come livello
fondato sul maso da lui comperato circa
dagli Inama
di Fondo. L'Emer aveva promesso di pagare come aveva sempre
fatto fino al 1850, ma poi ciò non è avvenuto, in quanto a
detta di Giovanni il maso era stato acquistato libero da
aggravi.
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Capocomune Inama Busta 5 |
28.IV.1863
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Il decano di Taio, don Pietro Zoanetti, dichiara che
Giovanni Endrizzi
di Dermulo
doveva far celebrare 2 messe annue perpetue in quanto aveva acquistato
nel concorso di Giovanni Battista Inama,
detto Betin, un
terreno a Cavauden,
soggetto a tale aggravio. Don Zoanetti attesta che il suddetto
Endrizzi aveva pagato per nove anni, dal 1854 al 1862.
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Decano di Taio
Pietro Zoanetti Busta 5 |
30.IV.1871
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Si esponeva come con
decreto del 2 marzo 1869, il comune di Dermulo era divenuto
proprietario degli stabiliti abbandonati dalle sorelle Anna
e Domenica Massenza e cioè di una casa a Dermulo a cui
confina 1 2 Romedio Mendini, 3 la strada, 4 la casa
primissariale e pure di un fondo ai Rauti cui confina 1 la
strada comune, 2 eredi di Valentino Inama, 3, la strada di
concorrenza, 4 Giacomo Inama. Di questi beni era erede
anche Romedio Endrizzi, per cui le parti si accordarono nel
modo seguente. Il comune di Dermulo
rappresentato dal Capocomune Andrea Eccher cedeva a
Romedio Endrizzi,
il terreno al Raut rinunciando a qualsiasi altra pretesa sulla divisione dei beni lasciati dalle
sorelle Massenza.
Il comune invece potrà disporre della casa. Si espone pure
che le due sorelle Massenza con lo scritto del 28 marzo 1845
si riconoscevano debitrici del fondo primissariale per
l'importo di 81 Fiorini Abusivi e che tale importo era
assicurato, ma non legalmente, sul fondo ai Rauti. Per cui
ora è debitore della primissaria il nuovo proprietario del
terreno, cioè Romedio Endrizzi che si obbliga a pagare il
debito entro 10 anni a partire dal 29 settembre 1870 e per
garanzia Romedio sottopone il terreno ai Rauti.
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Busta 4 |
21.III.1877
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Andrea Eccher e
Filippo Inama, periti del comune di Dermulo su richiesta di
Romedio Endrizzi,
hanno stimato due suoi terreni.
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Andrea Eccher Busta 5 |
17.XII.1900
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Il vicario generale Oberauer autorizza la fabbriceria della
chiesa primissariale di Dermulo, ad accettare il legato di
400 Fiorini disposto dalla defunta Rosa fu Vittore Tamè, con
testamento del 26 dicembre 1899, per l'illuminazione del
Santissimo, con la riserva che il Santissimo non si poteva
conservare il Chiesa in caso non fosse presente a Dermulo un
sacerdote stabile.
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Busta 5 |
24.I.1923
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Memoria per la benedizione del nuovo
cimitero.
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Nicolò Rosa Decano di Taio Busta 5 |
25.VIII.1929
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Consacrazione delle nuove campane. |
Busta 4 |
14.VI.1934
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Autorizzazione a benedire le 6 croci, approntate per il collocamento in campagna.
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Vicario Genearle Ristorini Busta 5 |
[1] In questo regesto
ci sono parecchie incongruenze. In primo luogo, l'anno 1400 non
è sicuramente esatto e penso, visto anche la citazione di
Gregorio Endrizzi, vissuto a Dermulo agli inizi del Seicento,
che invece si trattasse dell'anno 1600. Anche il religioso,
quasi omonimo, Gregorio Andrici, forse la stessa persona di
Giorgio Endrizzi che era arciprete a Tassullo in quegli anni,
sembrerebbe confermare la datazione al 1600. Ma a scompigliare
queste certezze ci ha pensato il notaio Cristofforo Rottofer che
citato in due occasioni come Cristoforo Riethofer, una
nell'elenco dei notaio che operarono in Trentino redatto da
padre Remo Stenico e un'altra nell'archivio del capitolo del
Duomo, datate rispettivamente 1460 e 1469. Per cui il tutto
resta un mistero.
[2] Il documento in
realtà (qui la
trascrizione), è stato redatto il 30 aprile 1503.
[3] "Frà" è sicuramente un
errore di lettura perchè il cognome si trovava già all’epoca nella
forma
Pret. Il documento va
postdatato di cento anni e quindi al 1541, e a sostegno di ciò,
c'è anche il riscontro di un atto di affitto, oggi conservato
presso la canonica di Cles, rogato nel 1552 dallo stesso notaio
Guariento Guarienti. Il documento qui regestato, risulta essere
quello per cui i dermulani nel 1715 avevano incitato
l'arciprete Valentino Chilovi a essere ricercato nella canonica
di Taio in quanto conteneva indicazioni sulle messe legatarie
della famiglia Pret.
[4] Del documento non
c'è traccia nemmeno nell'archivio comunale e nell'archivio
parrocchiale di Coredo.
[5] Di questa
pergamena si ritrova una copia anche nell'Archivio del comune di
Cles per cui si è potuto constatare l'errore di datazione fatto
dall'anonimo regestatore dei nostri documenti. Infatti la data
non era il 21 luglio 1469, ma il 21 giugno 1439. Questo documento
è importantissimo, in quanto ci fornisce la prova che il Ponte Alto, o
di Caralla, non era di origine romana, essendo stato costruito
poco dopo il 1439.
[6] A Dermulo il toponimo a
Gorgo non esiste. Ci sono quindi tre possibilità: la scomparsa
del toponimo, un'errata lettura, (forse zo al "Grezot") oppure il
terreno non era a Dermulo ma a Taio, dove ancora oggi esiste il
toponimo a Gorc.
[7] Il notaio Antonio
Gatta di Coredo possedeva in quegli anni un terreno nei pressi
della Clesura. I toponimi citati nel regesto risultano essere
sconosciuti. Per Sfortum potrei azzardare un'errata lettura di "Plantum".
[8] Di questo
documento esiste copia nell'archivio di Castel Valer. Dalla
lettura, come prevedibile, si sono ricavate altre utili
informazioni, non ultima la grafia esatta del toponimo che era "pradi di Feuril".
[9] Questo documento
redatto nello stesso momento di quello qui sopra, non si è
invece riscontrato nell'archivio di Castel Valer.
[10] Considerando i
vari errori di lettura, non è escluso che "Hendrico della Maria
di Don", fosse stato invece "Enrico del Marin di Don",
collegandolo così, ipoteticamente, a quell'Enrico Inama che secondo l'Inama
Sternegg si era trasferito a Don e i cui discendenti, mutarono
il cognome in Endrizzi.
[11]
Il notaio Antonio fu Gaspare Inama, dopo il 1570 si
trasferì a Lavis dove diede origine a una numerosa
discendenza.
[12] Ser Romedio
era sicuramente
figlio del fu Guglielmo Barbacovi, pertanto Giustino è un errore
di lettura.
[13] Il cognome di
Marino era Zader cioè Zadra. Il “da” dopo "Zader", poteva
indicare la provenienza che non è stata espressa. In una pergamena del 1578 presente
nell’archivio Inama di Coredo, compare come testimone Marino
Zader, che ritengo fosse stata la persona citata qui sopra.
[14] Simone Cordini e Giacomo Chilovi erano
cognati di don Gaspare Inama, avendo sposato rispettivamente
Maddalena e Margherita, sorelle di don Gaspare.
[15] In realtà il
notaio Pietro Panizza di Taio non è l'estensore del documento,
ma bensì colui che ne fece una copia. L'atto originale era stato
scritto dal notaio Marco Antonio Scutellio di Trento. La presenza di questo documento è
riportata anche dal Casetti a pag. 754 della sua “Guida
storico-archivistica del Trentino” che però lo cataloga come
pergamena.
[16] Sull'esattezza
del toponimo nutro qualche dubbio, in quanto "Marzol", al
singolare maschile non lo ho mai riscontrato. Gli Inama di Fondo
non possedevano terreni alle Marzole che all'epoca appartenevano
ai Cordini. Verso la metà del Seicento, il vasto terreno alle
Marzole apparteneva ai Thun di Castel Bragher che poi lo diedero
in investitura a Giovanni Battista Inama.
[17] Gregorio era figlio di
Anna Mendini e di
Leonardo Endrizzi di Don. Anna
Mendini invece era figlia di
Gregorio fu Giovanni Mendini
di Dermulo.
[18] Enipontano,
dal nome lat. di Innsbruck, Pons Aeni.
[19] I documenti 25 e 26 sono stati redatti lo
stesso giorno e ci propongono un esempio di cessione del
diritto di esigere un capitale ed i suoi interessi. L’eremita Etterharter
aveva prestato il capitale ad Antonio Mendini e poi aveva ceduto
il capitale alla chiesa di Dermulo rappresentata dal Sindaco
Giacomo Inama. In
contraccambio la chiesa di Dermulo, aveva l'onere di far
celebrare dal pievano, 7 messe nella chiesa dell'eremo di Santa
Giustina. C'è da rilevare una discordanza nei due documenti,
riguardo al nome del destinatario del prestito, apparendo nel
n.25 Antonio Mendini e nel 26 Giacomo Mendini. Come si evince
dal documento n. 27, due anni dopo Baldassarre Cordini stipulava
un altro censo con l'eremita dello stesso importo di R. 111.
Anche questo, per volere dell'Etterharter sarà ceduto alla
chiesa di Dermulo.
[20] Una grande
pestilenza scoppiò in tutta Europa tra il 1629 ed il 1636,
mietendo un numero impressionante di vittime; il flagello non
risparmiò il Trentino, la nostra Valle e nemmeno il nostro
paese. Dai registri parrocchiali però non compare il motivo
delle morti avvenute in quelli anni, e quindi non si possono
formulare dei numeri precisi sull’entità del contagio.
[21] E’ l’ultimo
regesto, nemmeno completo, presente
nell’inventario, mutilo di almeno una pagina ma forse più. Il
documento in questo caso è ancora reperibile in archivio.
[22] Si trattava di
problemi di confini fra Coredo e Dermulo nella località alle
Voltoline. Come si evince dal documento del
1706 ci vollero ancora diversi anni per risolvere la
situazione.
[23] Il documento
non è presente nell'archivio parrocchiale ma invece lo si può
trovare negli atti del notaio Baldassarre Bergamo presso l'ASTn.
[24] Anche il Weber parla di questo contratto
stipulato per la costruzione della pala dell’altare per
l’importo di 130 Ragnesi, però dice che l’altare e quello di
sinistra.
[25] Forse i n. 37
e 38 sono lo stesso documento copiato per errore due volte.
[26] In realtà il documento è del 1706
e non del 1707.
[27] Il documento
non è presente nell'archivio parrocchiale ma invece lo si può
trovare negli atti del notaio Giovanni Francesco Barbacovi,
presso l'ASTn.
[28] Il documento è del 1736
e non del 1735, inoltre Agostina Brida è di Taio.
[29] Il documento
non è presente nell'archivio parrocchiale ma invece lo si può
trovare negli atti del notaio Giovanni Nicolò Bergamo presso l'ASTn.
[30] Una parte di
questo documento è sicuramente presente in archivio ed è una
copia del documento n. 38.
[31] Il segno §
indica che i documenti compaiono anche nel regesto qui sopra
riportato.