LA CASA n. 5 - 6- alla Catuzza
(Oggi Via S. Giustina n. 23, 25 e 27) P.E. 14, 15
Questo caseggiato era in passato raccordato con la
vicina casa n. 3, tramite un arco di pietra, il che fa presupporre l'esistenza di una
parentela fra gli antichi proprietari delle due case.
La stradina perpendicolare all'Androna era
in realtà un cortile proprietà delle due case prospicienti, e non si capisce
come mai, ad un certo punto risulti parzialmente in possesso del comune, quando
ancora nel 1860 era proprietà privata.
Credo che la costruzione iniziale
del caseggiato
si limitasse alla casa n. 5 e che la futura n. 6 fosse stata costruita e
addossata a questa in un secondo momento. L'aspetto della futura casa n. 6 non era sicuramente
quello visibile oggi, in quanto la parte "alta",
verso la strada statale, fu
aggiunta negli anni Sessanta del Novecento in occasione di una ristrutturazione
effettuata dalla famiglia Pante. E' possibile intravederne l'aspetto originale,
osservando la foto qui a fianco scattata dalla località
Risola,
verso la fine degli anni Cinquanta del Novecento.
Un documento del 1554 ci permette di capire che la parte iniziale del cortile
prospiciente all'Androna,
apparteneva agli eredi di
Simone Pret, proprietari
della vicina
Porzione E
della
casa n.2-3,
ma attraverso esso, avevano il diritto di passaggio i
membri della famiglia Inama per raggiungere le
loro case. Se possiamo dare per
scontato che la casa n. 2-3 fosse prerogativa degli
Inama, non così facile è
stato capire che la famiglia aveva delle proprietà pure nella casa 5-6. Un primo
indizio l'ho avuto osservando il terreno denominato "Sora le Case"
che posto a pochissima distanza dalla casa 5-6, risultava appartenere nella seconda metà del
Cinquecento a Ercole Inama. Molto
probabilmente in precedenza era stato del padre Gaspare e forse anche del nonno
Marino e tutta la zona quindi, era prerogativa Inama.
(Infatti il terreno seguì poi negli anni a venire i proprietari della
casa n.1, dapprima i Chilovi e poi i Guelmi).
Quindi la casa n.5 apparteneva ed era abitata da qualche membro della famiglia
Inama che ritengo fosse stato
Gregorio (Rigolo II) Inama figlio di Vigilio
I. Affermo ciò, anche in
considerazione di un documento di vendita, mediante il quale Giovanni Mendini,
intorno al 1550, acquistava
una casa dal predetto Rigolo II Inama. Da Giovanni Mendini la casa era passata al
figlio Gregorio, mentre gli altri due figli, Romedio e Mendino abitavano nell'antica
casa dei
Mendini,
ovvero la futura casa n. 22. Gregorio Mendini
lasciò solo una figlia di nome Anna che andò in moglie a Leonardo Endrizzi di
Don. La parte di casa che fu di Gregorio, passò quindi alla figlia Anna
e poi molto probabilmente al figlio
Gregorio Endrizzi
che vi abiterà
dopo che si era trasferito da Don a Dermulo. (I beni a Dermulo di Gregorio Mendini
pervennero naturalmente alla figlia Anna e da quest'ultima al figlio Gregorio.
Di un terreno a Cambiel è possibile tracciare documentalmente questo passaggio,
in quanto nel 1594 si trova appartenere agli eredi di Gregorio Mendini, mentre
nel 1617 si dice appartenere a Gregorio Endrizzi di Don abitante a Dermulo. Lo stesso passaggio
dovrebbe essere avvenuto per la casa.) Fino a qui le ipotesi che, benchè
plausibili, non sono supportate per ora da nessun documento.
Per avere le prime notizie certe della casa,
bisognerà aspettare fino al 1726, quando
con l'appellativo alla Catuzza,
si dice fosse
appartenuta a
Gregorio Endrizzi. Catuzza era il diminutivo di Caterina e
probabilmente era riferito alla
seconda moglie di
Gregorio Endrizzi. Se diamo per
buona l'ipotesi che il primo accasamento degli Endrizzi a Dermulo fosse
avvenuto in questa dimora, dobbiamo convenire che essa si rese disponibile per
Antonio Endrizzi di Dercolo, dal momento che i primi Endrizzi
si trasferirono nella
casa n. 4. Una porzione di questa casa, come detto, nel 1726 entrerà in possesso dei coniugi
Antonio e
Massenzia Endrizzi,
in luogo della somma di 100 Ragnesi spettanti come legittima a
Massenzia
figlia di
Gregorio.
Dall'enunciazione dei confini della casa alla Catuzza,
apprendiamo che
a est insistevano le proprietà dei Guelmi, a sud
Giovanni Giacomo Inama,
a ovest gli eredi di
Giorgio Tamè,
e a nord la strada consortale. Gli eredi di
Giorgio Tamè, cioè
la vedova Margherita e il figlio
Vittore, dovrebbero
abitare nella casa, o forse solo possederla, fino a circa il 1747, anno in cui
Vittore
la
permutava con parte della futura n. 4
in possesso di Gregorio Endrizzi.
E' probabile che la proprietà di
Giorgio Tamè, si possa far risalire
a poco prima del 1710, quando in seguito al suo matrimonio, avrebbe
lasciato la casa paterna nel colomello al Castel.
Giorgio però rimase poco tempo nella casa,
in quanto come masadore aveva lasciato
Dermulo e raggiunto dalla morte non vi aveva fatto più ritorno. Invece dopo il
1718 ritornò il figlio Vittore assieme alla madre Margherita. Ritengo che
Giorgio avesse acquisito la casa da Marina e
Domenica, nipoti del già accennato Tommaso Massenza. Per stabilire in quale
modo, poi quest'ultimo, ne fosse venuto in possesso, è necessario formulare
altre congetture. Assodato che i Massenza in questa casa non avevano sicuramente
antiche proprietà familiari, e il primo possessore di questa parte di casa è da
riconoscersi con Tommaso, potremmo concludere che la casa fosse
appartenuta alla moglie Marina, figlia di Antonio Inama. Quest'ultimo possedeva
e abitava la futura casa n.8 che poi pervenne alla figlia Lucia e quindi ai Mendini, casato dove era andata in moglie. Forse Antonio Inama possedeva questa
porzione di casa n. 5-6 che lasciò in eredità all'altra figlia, Marina, poi
moglie di Tommaso Massenza.
La casa, che possiamo individuare nella porzione più a sud, consisteva in un revolto a basso con cortile ed orto, una cucina al
di sopra, con anditi fino all'aria incorporati nella casa della vedova
Massenzia lasciata da
Antonio Endrizzi,
i cui confini elencati erano, essa vedova, via consortale, beni di castel Bragher, eredi di
Ottavio Inama.
Poi siccome si disse che la casa di
Gregorio
era di
maggior valore,
Vittore Tamè
dovette conguagliare con l'esborso di 35 Ragnesi. In seguito alla predetta
permuta quindi,
Gregorio Endrizzi
e la sua famiglia entrarono in possesso della parte sud della futura casa n. 5. Gregorio
però non potrà goderne più di tanto, visto che nel 1749, passava a miglior vita. Nel
1750 alla vedova Domenica venivano assegnati alcuni beni lasciati dal marito,
in quanto a lei spettanti, per aver portato in dote 220 Ragnesi. Fra questi, una porzione della
predetta futura casa n. 5, che come si può vedere dalla descrizione, è
coincidente con la vecchia casa di
Giorgio Tamè:
a basso di un
revolto e cortile, in alto altro revolto e andito sopra, il coperto fino
all'aria. Non si fa
accenno all'orto che rimarrà nelle disponibilità della casa n. 4. Nel medesimo periodo Domenica vendeva a
Margherita,
vedova di
Giovanni Mendini, questa piccola porzione di casa, e infatti, in un documento di
compravendita del 1752 troviamo Margherita come confinante sul lato nord di un orto.[1]
Margherita morirà nel 1759 ed il
figlio
Bartolomeo Mendini
circa 5 anni dopo, diveniva l'unico proprietario di questa esigua abitazione,
dopo aver acquistato la quota del fratello
Giovanni. La
porzione si disse essere incorporata nella casa dei fratelli Andrea e
Giacomo Endrizzi e costituita da due revolti con coperto, andito e cortile.
Dopo il 1764 nei vari documenti non si trova più cenno di questa porzione e
nemmeno del suo proprietario
Bartolomeo Mendini. Sicuramente fu ceduta fra il 1764 e il 1780 dallo stesso Bartolomeo a
Giacomo, figlio del fu
Antonio Endrizzi. Ritornando
alla situazione del 1726, risulta difficile spiegare, la presenza fra i
confinanti di
Giovanni Giacomo Inama,
in quanto non risiedeva nelle vicinanze, abitando la casa
n. 26-27. Sua moglie
Domenica, benchè di cognome Endrizzi, era originaria di Caltron presso Cles, e quindi non era
imparentata con gli Endrizzi
di Dermulo. Credo di non sbagliare se affermassi che con quel confine si intendesse la
dirimpettaia
casa n. 3, con le cort e cortili della
sua parte più a sud-est, e anche una parte di casa n. 4 con questa confinante. Infatti nel 1705 nella suddivisione dell'eredità del sacerdote
Vittore Inama, fratello
di
Ottavio e di
Giovanni Giacomo, gli ultimi due fratelli sono citati come
confinanti della casa
n. 2-3
verso sud. Il Giovanni Giacomo non poteva essere il figlio di Ottavio Inama, sebbene la sua presenza fra i confinanti
non potesse essere esclusa, perchè a quel tempo Ottavio era ancora in vita per
cui sarebbe
figurato lui e non il figlio.
Massenzia
visse con la famiglia nella casa assegnatali dai suoi parenti
fino al 1755, anno della sua morte mentre
il marito
Antonio
l'aveva lasciata vedova già nel
1736.
Quindi la casa intorno al 1770 risultava
di proprietà in toto dei figli della copia,
Silvestro,
Andrea
e
Giacomo.
I tre occupavano
rispettivamente
la parte nord, la
parte centrale e la parte sud. Nel 1773
Andrea
si accordava con il fratello
Silvestro, muratore, per sistemare la sua abitazione, consegnandogli per
compenso un vicino orto.
Andrea
che abitava a Taio,
pur essendo sicuramente possessore di detta porzione di casa,
stranamente non
figura nel catasto teresiano.
Invece compaiono proprietari solo i due fratelli
Silvestro
e
Giacomo, rispettivamente con 6 e 33 Pertiche
di superficie.
Presumo che
dopo il 1790
Giacomo
avesse comprato la parte di
Andrea
dagli eredi. Silvestro
nel 1779, assicurava la dote della moglie Maria Fior Biasi, su questa sua
porzione di casa. Questa assicurazione veniva riconfermata anche nel 1798,
specificando i seguenti confini: 1 Guelmi di Scanna, 2
Giacomo Endrizzi
fratello e i figli, ed eredi di
Andrea
Endrizzi,
fu altro fratello, e così uguale a sera, 4 il comune. Nel 1800 invece, morta
Maria Fior, la casa diviene sempre per assicurazione dotale, proprietà di Orsola
Lucchini, moglie di Giovanni
Endrizzi.
Nel 1805 dopo la morte di Silvestro, a causa della sua situazione debitoria,
parte di casa andò all'asta e fu acquisita dal notaio Carlo Tomazzoli di Cles.
Nel 1810
Giovanni
figlio del fu
Silvestro,
ricomperava la casa per la somma di 61 Fiorini e 12 Carantani, la quale
poi rimarrà in mano ai suoi
discendenti fino agli anni Quaranta del Novecento.
A causa di gravi difficoltà economiche, per debiti contratti con il
negoziante Giacomo Mendini,
con Francesco Chilovi di Taio
e con i fratelli Francesco e Vincenzo Miller di Cles,
Giacomo Endrizzi
fratello di
Silvestro, fu
invece costretto ad alienare la casa. Intorno al 1817
Antonio figlio
del fu
Giacomo Endrizzi fece un
tentativo per recuperarla, pur essendo ormai quasi tutta in mano ai
creditori, acquistandola da Caterina Endrizzi
figlia del fu
Andrea
e da suo marito Antonio Torresani,
e in parte da Francesco Miller di Cles. Nel medesimo anno però,
Antonio Endrizzi consapevole che non sarebbe riuscito nel suo intento, vendeva
la detta casa a
Matteo
Mendini, per l'importo di 80 Fiorini. Questa somma era dovuta a Francesco Miller da parte
dell'Endrizzi e quindi il
Mendini sottoscrisse un impegno per
versargliela.
Matteo
intorno al 1822 vendeva
la casa ad
Antonio fu
Giovanni Francesco Inama,
tenendo per se un locale ad uso cantina della misura di 6 Pertiche. A detta
cantina si accedeva dal lato ovest della casa, ossia
di fronte alla
casa n. 3, dove egli stesso abitava. Dopo la morte di
Matteo
Mendini
avvenuta nel 1832, la cantina
divenne proprietà della figlia Maria. In questa occasione dai confini specificati si
può arguire che la cantina si trovava nell'angolo nord-ovest della casa. Nel
1824
Antonio Inama
trasferiva la casa alla moglie Elisabetta Parolini, per
assicurare la sua dote di 300 Fiorini. Alla morte di Elisabetta, avvenuta nel 1840, la
casa fu ereditata per metà dal marito
Antonio
e per metà dai figli
Giovanni,
Giuseppe,
Anna,
Maria e
Francesca. Nel 1856
Antonio Inama
comperava da don Carlo Martini
di Taio, domiciliato a Trento, un pezzo di terreno nel luogo detto
al Maso, sito fra la nuova
strada di concorrenza e la stessa casa n. 5. Il venditore si riservava sul
suolo venduto il diritto di passo a piedi, con animali, con buoi, con carri
carichi e scarichi, onde dalla propria casa in Dermulo recarsi sulla strada che
passa sotto il portico di Giovanni Endrizzi, ed il compratore si obbliga di
aprire a tale scopo e costruire una strada ad uso di campagna. In questo
modo era
nato il passaggio del cosiddetto Porteget. Ancora con
Antonio
in vita, troviamo
nel 1861 il figlio
Giovanni Inama
proprietario della parte sud della casa, mentre a
nord risulta occupata da Baldassarre Inama, cugino di
Giovanni.
Nel 1857 la parte di casa posta a nord che Elisabetta aveva lasciato in eredità
ai figli, pervenne evidentemente nelle mani di
Baldassarre.
E' molto probabile, anche se non abbiamo documenti in merito, che
Giuseppe,
altro figlio di Antonio entrato in possesso di questa parte di casa, l'avesse
poi venduta o in parte permutata con Baldassarre.
Giuseppe
infatti in
quegli anni occuperà la casa n. 26 appartenuta
allo zio Pietro Inama.
Nel 1861
Giacomo Endrizzi che abitava nel
colomello al Castel, effettuava una permuta con
Giovanni Inama,
per la quale quest'ultimo diveniva possessore della
casa al
civico n. 11, mentre
Giacomo Endrizzi
della casa n. 5. In questa occasione la
casa veniva descritta nel seguente modo: a piano terra, un locale ad uso
di cantina, un altro ad uso stalla costruiti ad avvolto, portico in comune con
Baldassarre Inama. Al secondo piano il
somasso in comune con
Baldassarre,
una stufa e una cucina. Al terzo piano una camera, stradulli sopra il
somasso e sopra stufa e cucina e coperto fino all'aria. La scala che
permetteva di salire al
terzo piano era di comune possesso con
Baldassarre
e così egualmente lo
sterquilinio. Nel complesso la casa confinava: 1 - 4
Baldassarre Inama, 2 eredi
Tamè e don Carlo Martini e 3 la strada consortale. Assieme alla casa
Giovanni
cedeva a
Giacomo Endrizzi un piccolo orto, cui 1 Strada commerciale, 2
- 3
Martini, 4
Giovanni Endrizzi,
per un valore complessivo di 270 Fiorini Abusivi.
Al momento della permuta era presente anche
Antonio, padre di
Giovanni Inama, il
quale dichiarava l'effettiva proprietà della casa da parte del figlio. Nel 1888
per un motivo non noto,
la permuta venne annullata e la situazione ritornerà allo stato iniziale. Nel 1899
la porzione di casa n. 5 che era di
Giovanni, fu da lui assegnata ai tre figli
Giuseppe,
Daniele e
Beniamino. In seguito i primi due fratelli la cedettero a
Beniamino, le cui nipoti
Eda e
Anna, saranno le ultime
proprietarie Inama. La parte di
Baldassarre Inama
invece passerà in proprietà ai
suoi figli Felice e
Emmanuele che da quanto risulta dal censimento del 1921,
avevano la disponibilità rispettivamente di 3 e 2 stanze. Questa porzione fu poi
acquisita da
Lino Inama
intorno al 1930. Durante il periodo in cui furono
proprietari
Antonio Inama
e suo figlio
Giovanni, la casa fu sottoposta quasi
permanentemente a ipoteca, essendo padre e figlio molto attivi nel commercio di
terreni e bestiame.
Per quanto riguarda la parte di
Silvestro, figlio di
Antonio e
Massenzia Endrizzi,
riconoscibile nella casa più tardi n. 6, come già detto, rimase
stabilmente in mano ai suoi discendenti. Nel 1779 sulla
casa fu assicurata la dote di Maria Fior Biasi, moglie di
Silvestro. In tale
occasione furono enunciati i confini che erano i seguenti: da mattina
Andrea
fratello ossia via consortale, mezzodì detto
Andrea, sera pure e settentrione
piazzola comune. Dopo la morte di
Silvestro la casa fu ereditata dal figlio
Giovanni e alla morte di quest'ultimo da suo figlio ancora di nome
Giovanni.
L'ultimo
Giovanni
aveva tre figli maschi, tra i quali abiterà la casa solo il
figlio Natale con la moglie Caterina,
acquisendone la piena proprietà nel 1883. Nel 1920 dopo la morte di
Natale
la casa fu ereditata dai suoi figli: Nicolò, Leone, Giuseppina, Maria e Anna che furono gli ultimi Endrizzi ad
abitarvi. Nel 1921 la casa era occupata in affitto da
Dionigio Tamè con la sua
famiglia. La casa fu poi veduta
nel 1960
alla famiglia Pante, originaria di Lamon in provincia di Belluno, che già vi
abitava in affitto da qualche decennio. A partire da circa il 1914
e
per diversi anni,
una stanza di questa casa fu affittata al Comune
di Dermulo ad uso Cancelleria.
L'importo che il
Comune versava per tale affitto a
Caterina Endrizzi era di 40 Corone annue.
Oggi la parte di casa a nord, si presenta in modo molto diverso, in quanto negli
anni Sessanta del Novecento, si era
provveduto ad una sua elevazione e all'aggiunta di una struttura in cemento per
il deposito di materiali ferrosi.
PERSONE EFFETTIVAMENTE PRESENTI NELLA CASA * | |||||||
Gregorio Mendini |
|
casa 5 |
casa 5 |
casa 5 |
|||
N.N. (m) |
Margherita N. (m) |
Giovanni Endrizzi (f) |
|
M.Anna Widmann (m) |
|||
Anna Mendini (f) |
Leonardo Endrizzi (f) |
Caterina Endrizzi (f) |
|
Giacomo Endrizzi (f) |
Elisabetta Parolini (m) |
Basilia Calliari (m) |
Elena Poloni (m) |
|
Maria Endrizzi (f) |
Lucia Endrizzi (f) |
|
Massenzia Endrizzi (f) |
Francesca Inama (f) |
Beniamino Inama (f) |
Irene Inama (f) |
Margherita Endrizzi (f) |
Leonardo Endrizzi (c) |
|
|
Giuseppe Inama (f) |
Giovanna Inama (f) |
|
|
Enrico Endrizzi (f) |
|
|
Giovanni Inama (f) |
Daniele Inama
(f) |
Emanuele Inama
(v) |
||
|
Maria Biasi (m) |
Anna Inama
(f) |
Giuseppe Inama (f) |
Ester Inama (f) (a) |
|||
|
|
Massenzia Endrizzi (f) |
Filippo Inama (f) |
Carolina Inama (f) |
|
||
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|
|
Maria Inama (f) |
Beniamino Inama (a) |
|||
|
|
|
Giacomo Endrizzi (f) |
N. Inama (f)? |
|
Filomena Inama (m) |
|
|
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|
|
Maria Inama (f) |
|||
|
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casa 6 |
Marianna Bonadiman (m) |
Lino Inama (f) |
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|
Augusto Inama (f) |
Onorina Inama (f) |
|||
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|
M.Teresa Endrizzi (S) |
Felice Inama (f) |
|
||
|
|
|
|
Emanuele Inama (f) |
casa 6 |
||
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casa 6 |
Oliva Ziller (m) |
|
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|
Silvia Tamè (f) |
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|
Caterina Bertagnolli (m) |
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Anna Endrizzi (f) |
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|
Nicolò Endrizzi (fr) |
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* Per gli anni 1550, 1620 e 1670 le persone non sono quelle effettivamente presenti ma solo quelle di cui si è avuta contezza. Il nominativo sottolineato corrisponde al capofamiglia. Le seguenti abbreviazioni indicano i rapporti di parentela con il nome sottolineato: m sta per moglie, f. per figlio/a, fr per fratello, S per sorella, v per vedovo/a, p per padre, M per madre, s per suocero/a, n per nipote, z per zio, N per nuora e c per cognato/a. Per il 1780, i nomi dei proprietari provengono dal Catasto teresiano presso l'A.S.T. Per il 1921 si ਠpreso in considerazione il censimento di tale anno presso l'A.C.D. Inoltre, e solo per questo anno, sono state evidenziate le persone assenti con la lettera a. Per gli anni rimanenti i nomi dei capifamiglia e/o il numero degli occupanti la casa, sono stati desunti da vari documenti consultati presso A.C.D., A.P.T. e A.D.T. |
[1] L'orto che proveniva dalla permuta con Vittore Tamè, era in possesso delle due sorelle Domenica e Lucia figlie di Domenica e del fu Gregorio Endrizzi, e fu ceduto al Cancelliere Giorgio Matteo Widmann per estinguere dei debiti del padre Gregorio. Nel 1754 il cancelliere Widmann, lo concedeva in locazione perpetuale a Vittore Tamè, che poi affrancandosi, ritornava quindi in possesso dell'orto che fu già di suo padre Giorgio.
Case numero: 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29-48
Case Mappa delle case Introduzione Foto della Casa n.5-6 I piani della casa n. 5