LE CASE COSTRUITE DAL 1880 AL 1930
Nel primo trentennio del Novecento Dermulo
fu interessato
da un notevole sviluppo edilizio dovuto all’aumento della popolazione e, forse,
da un moderato “benessere” delle famiglie. Gli abitanti, rispetto agli inizi
dell’800, si erano infatti quasi triplicati con la conseguente esigenza di
nuovi alloggi.
Dopo lunghi anni di immobilismo si
assiste a un gran numero di nuovi progetti, che portati a termine, portarono a quasi raddoppiare le
abitazioni rispetto a quelle esistenti fino al 1880. Le nuove case riempiono
velocemente le aree utilizzabili all’interno del paese e si inizierà a occupare
anche le zone più periferiche. Alle nuove costruzioni fu data una numerazione
progressiva dal n. 29 al 48.
Riguardo alla numerazione c’è da dire che per i numeri dal
29 al 39 non si sono evidenziate incongruenze, cioè il numero assegnato al
momento della costruzione è stato mantenuto per gli anni successivi fino ai
giorni nostri; per le case numerate dal n. 40 al 43, invece, si è ingenerata
una certa confusione. I numeri infatti si trovano attribuiti, a seconda del
periodo, talora a una e talora a un’altra casa.
Più dettagliatamente, nel 1913 il n. 40 contrassegna la casa
rustica di Giacomo Inama; nello stesso anno il 41 designa la casa “al
Capitello” di
Clemente
Inama. Dal 1915, e sicuramente fino al 1918, il n. 41
passa alla casa a le
Fasse di
Dionigio Tamè. Nel 1921 il n. 41 ritorna alla casa di
Clemente
Inama (che nel
frattempo aveva avuto il n. 40) e nel 1923 la casa di
Dionigio Tamè è numerata
con il 43.
Nel 1921 sui documenti del censimento ufficiale, la casa n.
42 risulta essere abitata dai capistazione
Erminio Zeni e
Arturo Bottamedi con
le relative famiglie. E’ logico pensare quindi che il n. 42 contraddistingua la
stazione della Ferrovia Trento-Malè.
Nel 1924 fu costruita la fucina di Fortunato Eccher alla quale fu attribuito il n. 44. Nello stesso anno viene presentato il progetto per la costruzione del caseificio sociale e sembra che i lavori vengano iniziati già nel 1925, ma non sono riuscito a trovare quale fosse l’eventuale numero civico assegnato. Fino ad allora i numeri dal 40 al 48 erano già tutti assegnati e non è da escludere che la costruzione fosse stata completata dopo il 1928.
Nel 1927 si trovano chiaramente numerate altre quattro case
e cioè la 45, 46, 47 e
48 come si vedrà più avanti.
(Oggi Via per la Mendola n. 1 e 3)
La costruzione di questa casa iniziò nel
1889, si disse ad uso dogana, da due
soci:
Eliseo
fu Domenico Zucal di Romeno e
Giuseppe fu
Michele Widmann di Coredo. In seguito Eliseo Zucal si
ritirò dalla società e cedette la sua parte al Widmann.
Dalla seconda metà del 1903, la casa fu abitata da Giuseppe Widmann che un anno dopo costruiva il secondo piano. Intanto nel 1904 la stazione di pedaggio veniva abolita. Il comune di Dermulo nonostante le ripetute richieste del Widmann per ottenere il permesso di aprire una trattoria-osteria-alloggio per forestieri, non gli concesse mai il nulla osta.
Il permesso sarà invece rilasciato a Giacomo Berti di Banco che intorno al 1909 acquistava la casa. Nello stesso anno fu costruita la veranda per la quale Germano Emer presentò reclamo al comune, in quanto secondo l'Emer aveva invaso la sua proprietà. Non si conosce l'esito del reclamo ma la veranda rimase sicuramente al suo posto anche per gli anni successivi. Nel proseguo degli anni la casa fu denominata “Albergo alla stazione”, “Albergo Centrale” e "Albergo alla Posta".
Alla fine degli anni Venti del Novecento la casa
era ancora adibita ad albergo, poi passò in proprietà di
Abramo Inama che aveva preso
in moglie una figlia di Giacomo Berti.
1921 |
Giacomo Berti |
Maria Deconcini (m) |
Flora Berti (f) |
Ida Berti (f) |
Pia Berti (f) |
|
LA CASA N°30
- ciasa nòva
(Oggi Via del Borgo n. 22)
Questa casa, detta ciasa nòva, fu costruita dai fratelli Germano e Geremia Emer nel 1897 con una spesa di 1500 fiorini. La casa non fu mai abitata e fu invece adibita a cantina e deposito di legna e fieno.
Il 20 maggio 1910 la parte a
levante è interessata da un incendio, domato sembra senza molta difficoltà, dai
pompieri di Dermulo. Le fiamme lambirono marginalmente anche la
casa 19.
(Oggi Via Strada
Romana n. 13, 15 e 17)
Ritengo che questa casa esistesse già in antico con la funzione di casa rustica essendo collegata con un arco, oggi non più presente, con la casa n. 27. Alla metà dell'Ottocento le erano state affidate il numero 2 e 3 di P.E. e solamente intorno all'anno 1900 i numeri civici 31 e 32. La n. 31 negli anni Venti figura come stabbio ed era proprietà di Geremia Inama; la casa n. 32 era la bottega di manici da frusta di Giuseppe Endrizzi. Nel 1899 Giuseppe Endrizzi chiese un sopralluogo per poter costruire una casina nel piazzale della casa n. 27 che non fu mai realizzata, invece procedette ad una ristrutturazione della casa n. 32 adibita a laboratorio di produzione di manici da frusta.
La casa n. 32 non fu mai abitata; la 31 lo è stata solo di recente.
(Oggi Maso Rauti n. 6)
La numero 33, era una parte di casa rustica
del maso Rauti, ubicata sul Comune
Catastale di Dermulo. E' abbastanza curioso che la casa sia stata costruita a
cavallo di due comuni catastali: Coredo e Dermulo. Oggi la casa, una volta
denominata
le baracche, appartiene ad Ottavio Depaoli.
(Oggi Via S. Giustina n. 29)
Questa casa fu costruita da Romedio Inama, figlio di Giuseppe, presumibilmente con il denaro messo da parte in America, dove aveva lavorato come minatore. Romedio nel 1903 acquisì la p.f. 171/1 da Andrea Eccher e nel 1905 la p.f. 173 dal barone Alfonso Widmann. Nel 1903 la rappresentanza comunale diede l'assenso per la costruzione della nuova casa, raccomandando che per quanto riguardava il cesso, doveva essere costruito in muratura e non in legno e doveva essere disposto sulla parete a settentrione. La luogotenenza di Innsbruck dettò invece delle condizioni da rispettare in relazione al passaggio della vicina strada erariale. In particolare veniva data importanza alla distanza da tenersi dalla strada che doveva essere di almeno 4 metri e alla gestione delle acque piovane e di scarico che non dovevano in alcun modo invadere la strada. Per tale scopo doveva essere costruita una cunetta della larghezza di 50 centimetri. Fu fatto divieto inoltre di depositare letame sul piazzale fra la casa e la strada.
Nel 1907 il Comune di Dermulo concedeva a Romedio il permesso di aprire un’osteria. Nel 1917 la casa presentava l'insegna "Albergo alla Stazione".
1921 |
Diomira Barbacovi (m) |
Luigi Inama (f) |
Elisabetta Inama (f) |
Elma Inama
(f) |
Giuseppina Inama (f) |
Modesta Inama (f) (a) |
|
(Oggi Via S. Giustina n. 39)
La casa fu costruita agli inizi del
secolo da Daniele Inama
Zanét come
casa rustica e stalla. Nel 1906
Daniele aprirà in questa casa uno spaccio
temporaneo per i lavoratori impegnati nella costruzione della ferrovia Dermulo-Mendola. Già nel 1910 lo stabile cambia proprietario e diviene
proprietà di Felice Ambrosi di Trento. Questi era titolare di una impresa di
costruzioni e per il suo nuovo acquisto progetterà una importante
ristrutturazione con l’innalzamento di un piano, la costruzione di un terrazzo
al posto del tetto e la decorazione delle facciate con varie figure.
Nel 1910 l’Ambrosi decide di affittare
la casa a un certo Giuseppe Bertotti, ristoratore di Trento, che era
intenzionato ad aprire un albergo. Il Comune di Dermulo però non rilasciò il
permesso e quindi l’idea non ebbe seguito.
Nel 1916 durante la prima Guerra Mondiale, nella casa soggiornarono parecchi soldati che arrecarono molti danni
alla struttura.
Negli anni Venti la casa diviene proprietà di Vigilio Negri di Tres il quale vi eserciterà fino al 1926 la vendita di alimentari, vino e birra. Il Negri poi cedette la casa alla famiglia Manzoni.
La casa n. 37 era una costruzione
adibita a stazione della Ferrovia
Dermulo-Mendola e si trovava dirimpetto alla casa n. 35. Fu costruita nel
1908 e due anni dopo, al suo interno, fu aperto un bar -buffet, poi spostato
nei pressi della nuova stazione della Ferrovia Trento-Malè. Oggi questa
costruzione non esiste più.
La n. 36 era invece una costruzione
destinata a deposito merci. Al 2° piano (secondo il censimento del 1921) abitava la maestra Marina Endrici di Don.
Sembra
logico pensare che la maestra abitasse al 2° piano della stazione n. 37 e non al
2° piano di un deposito. Anche questa casa fu costruita nel 1908.
1921 |
Marina Endrici |
|
Questa casa fu costruita nel 1909 da Desiderato Endrizzi che era maestro muratore.
Nel 1910 iniziò nella casa
l’attività di albergo-osteria denominato
"Ristorante Ferroviario", nel 1945 la denominazione fu invece "Ristorante alla
Stazione". In seguito fu acquistata da
Vigilio Tamè che poi
la vendette a Lino Zinzarella.
Oggi è albergo, pizzeria e ristorante denominato “Victory”.
1921 |
Ester Recla (m) |
|
(Oggi Via S. Giustina
n. 2)
La casa viene costruita tra il 1909
ed il 1910 da Enrico Eccher su disegno del maestro muratore Guido Chierzi.
Oggi la casa è abitata dal nipote
di Enrico e dalla sua famiglia.
1921 |
Celestina Emer (m) |
Giulio Eccher (f) |
Gemma Eccher (f) |
Giustino Eccher (f) |
Anna Eccher (f) |
Chiara Eccher (f) |
Amabile Eccher (f) |
Pio Eccher (f) |
Celestino Eccher (f) (a) |
Francesca Eccher (f) (a) |
|
(Oggi Via Strada
Romana n. 11)
Si tratta della casa rustica costruita nel 1909 da Giacomo Inama fu Filippo. Dagli anni ’40, dopo una ristrutturazione e ampliamento, vi abiteranno le figlie.
(Oggi Via Eccher n.
10)
La casa n. 41, (inizialmente n. 40)
fu costruita da
Clemente Inama nel 1912 nel luogo detto al Capitello.
Nel 1921 al 2° piano, vi abita in
affitto il maestro di posta Egidio
Cavallar con la sua famiglia.
Essendo Clemente morto senza figli, la casa passò in eredità a Emma Inama sua nipote. Emma sposò Vigilio Negri di Tres e il figlio Ezio abiterà in questa casa.
La casa rimane di proprietà della
famiglia Negri fino agli anni 1975 quando sarà acquistata da
Fernando Inama.
1921 |
Annunziata Vegher (m) |
|
Egidio Cavallar |
Eleuteria Ramponi (m) |
Livio Cavallar (f) |
Nerina Cavallar (f) |
Delia Cavallar (f) |
Pierina Cavallar (f) |
|
(Oggi Via S. Giustina
n. 12)
Questa costruzione dovrebbe essere
stata la nuova stazione, considerato che era abitata da due addetti alla ferrovia con
le rispettive famiglie.
Osservando alcune foto degli anni
‘20 si può notare l’assenza della parte nord dell’edificio. L’attuale sala di
attesa, biglietteria e soprastanti appartamenti sono stati quindi ricavati
ampliando in un secondo tempo la costruzione originale.
1921 |
Erminio Zeni |
Angelina Tenaglia (m) |
Ilda Zeni (f) |
Pio Zeni (f) |
Maria Tenaglia (c) |
|
Arturo Bottamedi |
Maria Bergamo (m) |
Bruno Bottamedi (f) |
Gisella Schmall (c) |
Margherita Schmall (n) |
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(Oggi Via Strada
Romana n. 37)
Dionigio Tamè
aveva progettato la costruzione di
una nuova casa a le Fasse nel 1914 ed aveva presentato la
domanda al Comune di Dermulo. Nel 1917 la casa era già numerata con il 41, ma
quel difficile periodo funestato dal primo conflitto mondiale non permetterà a
Dionigio di ultimare i lavori. Nel frattempo dimorava a Sanzeno
e lavorava
come stradino sulla tratta Dermulo-Sanzeno. Nel 1921 ritornò a Dermulo dove
abitò in affitto con la famiglia nella
casa n. 6. Nel 1923 Dionigio presentò
domanda al
Comune per poter cavare tufi da utilizzare per la costruzione della casa che
probabilmente sarà stata ultimata ed abitata di lì a poco. Il numero di casa
intanto non sarà
più il 41 ma il 43.
La casa dopo essere stata proprietà di Claudio Tamè nipote di Dionigio, oggi appartiene a Marcello Depaoli.
(Oggi Via per la Mendola n. 5)
Officina costruita dal fabbro ferraio Fortunato Eccher nel 1924 nei pressi dell’albergo di Giacomo Berti.
(Oggi Via S. Giustina n. 21)
Casa rustica costruita da Domenico Brida nel 1926 circa, (P. ed. 62).
(Oggi Via S. Giustina
n. 9)
Nuova casa costruita da Celeste Inama (P. ed. 61). Il terreno era stato precedentemente acquistato dalla famiglia Panizza di Taio.
Casa costruita in località a le Braide sulla p.f. 829 da Giuseppe Endrizzi nel 1926 (P. ed. 60).
(Oggi Via per la Mendola n. 9)
La casa intestata a Maria Inama Guslòta, (P. E. 63) fu costruita nel 1926 in prossimità della stazione di Coredo della Ferrovia Dermulo-Mendola dal maestro muratore Endrizzi di Don, suocero di Silvio Inama. La casa è stata edificata su un pianoro artificiale, ottenuto con il versamento di riporto di uno scavo di cui non ci sono notizie documentali, forse il materiale fu ricavato con i lavori di costruzione della strada per Sanzeno o della Ferrovia.
Il progetto del caseificio risale al 1924, ma probabilmente la sua realizzazione slittò a dopo il 1928, perchè nell'archivio preunitario del comune di Dermulo non si trova traccia dell’eventuale numero civico. Inizialmente si era individuato come luogo di costruzione la proprietà di Enrico Eccher a la Coa e si era già deliberato di acquisirla permutando con l'Eccher una parte di terreno comunale alle Casétte. La permuta non si concretizzò e il caseificio fu infine costruito nella p.f. 154 proprietà della Stipendiaria Widmann. Nel 1995 l’Amministrazione comunale di Taio, fece demolire la costruzione perché già da tempo non più usufruita come caseificio e ormai pericolante, e più tardi fu realizzato un parcheggio e un parco giochi.
[1] Notizie tratte da documenti presenti nell'archivio di Paolo Odorizzi.