Il documento che ci apprestiamo ad analizzare è molto interessante in quanto,
oltre alla notizia sull'attribuzione della regolaneria di Dermulo a ser Stefano
fu Corrado di Tassullo, abitante a Malgolo, ci fornisce un nutrito elenco
degli abitanti di Dermulo alla data del 1346. Non si tratta del documento originale ma di una copia
eseguita intorno al 1380 dal notaio Nicolò fu Concio di Tassullo, ricavata dalle imbreviature
di un tale notaio Prandino di Dermulo. Questa circostanza,
visti gli
spazi vuoti lasciati nel documento, mi permette di ipotizzare una difficile lettura della pergamena
originale, che avrebbe potuto anche far mal interpretare qualche parola al
notaio copista. Nell'enunciazione dei testimoni,
dopo "Federico detto Malvasio fu"
troviamo il primo spazio vuoto, che oltre alla paternità di Federico lascia
presagire la mancanza di almeno
un'altra persona. Anche in fondo al documento, dove il ser Nicolò riporta il
nome del primo notaio estensore dalle cui imbreviature aveva ricavato la copia,
scrive: "ser Prandinus q. .......de Armullo" lasciando vuota la paternità.
Evidentemente, quindi, o le parole scritte dal primo notaio erano incomprensibili, oppure l'imbreviatura
presentava dei danni, quali macchie o buchi che ne avevano impedito la lettura.
Oltre a quanto appena citato ci si trova davanti anche a qualche problema di
lettura della grafia del notaio Nicolò, amplificato pure dalla scarsa risoluzione della
foto della pergamena.[1]
Ci sono infatti alcuni dubbi di interpretazione riguardo ai nomi, quali per
esempio la paternità del testimone Margrado che sembrerebbe "Nigris",
ma non è sicura.
Nel 1346 sappiamo che a Dermulo operavano almeno due notai: l'estensore
di questo documento e il notaio Vender fu Negro citato in questo documento, ma
anche in un altro successivo del 1357 nel quale si dice abitare a Trento. La
pergamena è stata redatta a Dermulo
nella casa che ser Belvesino fu Corrado di Tassullo
possedeva in paese, alla presenza di
tutti i vicini. Poichè i luoghi della Regola erano scelti e
mantenuti per tradizione, ritengo che la casa di Belvesino potesse essere stata la
futura casa dei Cordini. Infatti nei
secoli successivi, se il tempo fosse stato freddo o piovoso la Regola della comunità si
sarebbe svolta all'interno della detta casa; se invece il tempo lo avesse permesso, la
regola sarebbe stata convocata all'aperto, sulla piazzetta prospiciente. Ser Belvesino era un fratello di Ser Stefano abitante a Malgolo,
il destinatario del diritto di Regolaneria. Tale diritto prevedeva la facoltà di supervisione sulle regole, la riscossione
delle multe comminate dai regolani e anche l’amministrazione della giustizia
civile. Esaminando lo scritto si nota che nella prima parte sono elencati i seguenti
testimoni:
Federico detto Malvasio fu ...., Coo
figlio di Delaito, Margrado figlio di Nigro?, Bonacorso fu Nicolò detto Pagnono, maestro Der fu Giovanni di Dermulo e Coo figlio di Bonamigo.
Dopo l'espressione "testimoni pregati", il notaio inizia con il primo nominativo relativo
ai vicini. Viene da chiedersi come mai quei tre o quattro personaggi
che sicuramente erano di Dermulo, siano citati fra i testimoni e non fra gli
aventi diritto alla votazione. La spiegazione è che probabilmente non avevano
diritto di voto nell'assemblea per uno dei seguenti motivi: benchè adulti
il loro padre era ancora in vita e quindi spettava a quest'ultimo partecipare
alla regola, oppure avevano il padre in vita, ma questi era impossibilitato a partecipare
e quindi spettava
presenziare al figlio
maggiore. Altra possibilità era che pur risiedendo a Dermulo non avessero ancora acquisito il
diritto di vicinato.
Quindi troviamo elencati i seguenti vicini:
Giacomo fu Pagnono, Saporito Tarando figlio di
Saurito, Innama figlio del fu Bonaconta, Delaydo suo fratello, Muleto figlio del
fu Niger, suo fratello notaio Vender, Bonamico figlio del fu Benedetto di Campo
abitante a Dermulo, Pietro del fu Giacomo,
Francesco Simeone figlio del fu Bonaconta, Federico figlio di Feliciano, Odorico
figlio di Nascimbene, Coo figlio del fu Giovanni, Avanzo fu Niger, Bonacorso fu
Resto, Federico fu Morello, Francesco fu Delaito.
Nella pergamena sono dunque elencati quindici uomini,
rappresentanti si crede, di altrettante famiglie. Ma le famiglie erano
sicuramente di più, perchè dovremmo tener conto anche di eventuali non aventi
diritto alla regola, alcuni dei quali sono citati come testimoni nel nostro
documento (con questi i capofamiglia sarebbero 21). Così
andrebbe pure aggiunto il notaio Prandino. Il numero approssimativo di abitanti
potrebbe quindi essere intorno alle 90 unità, il doppio rispetto al numero stimato in base al Liber Focorum
del 1350 che riportava 9 fuochi, per un totale di circa 45 abitanti. Da questo confronto
emerge che il numero di fuochi non aveva niente a che
vedere con il numero effettivo delle famiglie.[2]
(Vedi a tal proposito l'imposizione fiscale nel
Medioevo)
Alcuni personaggi sono menzionati anche in altri documenti successivi.
Odorico fu Nascimbene, progenitore dei Mendini, si trova in diversi documenti come
confinante di terreni e nel 1381 come locatario del maso di Castel Valer a
Dermulo. A Nicolò fu Delaito,[3]
furono dati in locazione nel 1357 sei terreni a
Dermulo da Michele fu Simeone di Tono. Bonacorso
fu Nicolò, appare come testimone in un
documento redatto a Mollaro nel 1355. Interessante segnalare anche la presenza
di Avancio, il cui figlio, Nicolò detto Pilato, si era trasferito a Tassullo
originando le famiglie Pilati.
Diverse persone, infine, si trovano elencate nel Liber Gafforii del vescovo Ortenburg, datato 1387
ma riportante registrazioni riferibili agli anni tra il 1330 e il 1350 che
affronterò in un'altra sezione.
Il documento è stato ripreso dal libro "Geschichte aller Familien Inama" di Hanns Inama-Sternegg
NOME | NOTE |
Giacomo fu Pagnono |
|
Saporito Tarando figlio di Savorito |
|
Innama fu Bonaconta |
|
Muleto fu Negro |
|
Vender fu Negro |
Notaio fratello di Muleto |
Bonamico fu Benedetto |
Di Campo abitante a Dermulo dove aveva in locazione il maso vescovile dei Casali. |
Pietro fu Giacomo |
Progenitore dei Pret?? |
Francesco Simeone fu Bonaconta |
Il doppio nome Francesco Simeone è un po' strano, anche perchè non si riscontra nel Liber Gaffori del 1387, per cui non si può escludere che Francesco fosse riferito ad un'altra persona. |
Federico figlio di Feliciano |
|
Odorico fu Nascimbene |
Figlio maggiore di Nascimbene. E' documentato anche nel 1357 e nel 1380 e 1381 |
Coo fu Giovanni |
|
Avanzo fu Negro |
Fratello di Vender e Muleto |
Bonacorso fu Resto |
|
Federico fu Morello |
|
Francesco figlio di Delaito |
Probabilmente figlio maggiore di Delaito |
Federico detto Malvasio fu ...... |
Testimone. Non traspare se abitava a Dermulo |
Coo figlio di Delaito |
Testimone. Delaito era fratello di Innama |
Margrado figlio di Pagio? |
Testimone. La parola Pagio non è del tutto sicura, forse era Pasio? E suo figlio anzichè Margrado era invece Morando? Così da poter fare un collegamento con il nominativo Pasio fu Morando citato nel Liber Gaffori del 1387? |
Bonacorso fu Nicolò detto Pagnono |
Testimone. |
Der fu Giovanni |
Testimone. Maestro Der fu Giovanni di Dermulo. Anche lo strano nome "Der" fa nascere qualche perplessità sull'esattezza della lettura! |
Coo figlio di Bonamigo |
Testimone. Coo, cioè Nicolò era figlio del sopraccitato Bonamico fu Benedetto |
[1]
Cfr. Hanns Inama-Sternegg “Geschichte aller Familien Inama” che riporta
anche la pergamena in fotocopia. L’originale si trova presso l’Archivio di
Castel Bragher. Il Malgolo citato, come si evince dalla stessa pergamena e
da altri documenti, era quello nella pieve di Sanzeno.
Il documento e stato regestato sia dall’Ausserer
che dal Ladurner al n.130, fasz.16.
[2] La stessa grande differenza è stata riscontrata per il paese di Carciato in Val di Sole. V. pagg. 30 e 31 di “Carciato il paese e la gente” di Udalrico Fantelli.
[3] Il nome Nicolò che troviamo rappresentato nell'elenco da tre individui, compare spesso nei documenti antichi nella forma abbreviata e popolare Coo, in latino Cous, da dove è poi derivato il cognome Covi e Barbacovi.
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