LE FAMIGLIE PRET
Sulla famiglia Pret, a causa della sua estinzione
avvenuta già alla fine del Cinquecento, le notizie pervenute sono molto scarne.
Etimologicamente il cognome Pret potrebbe derivare dall’abbreviazione di Adalpreto
o Ropreto, nome abbastanza diffuso nel Medioevo, oppure semplicemente da
prete.
Odorico figlio di Adalpreto, era uno
degli antichi abitanti di Dermulo citati nel 1218 e nel 1220 nel Codice Wanghiano.
Un altro Adalpreto originario di Dermulo è documentato nel 1263 come abitante a
Romeno. Nessun Adalpreto compare invece nel documento del 1275 e nemmeno in quello
del 1345 nei quali sono elencati numerosi abitanti di Dermulo. Troviamo per la prima volta un accenno al cognome nel 1468,
quando è citato Pietro figlio del
già defunto Pret. Lo stesso Pietro compare fra i vicini di Dermulo presenti
alla stesura della
carta di regola nel 1471. A Dermulo la famiglia Pret
possedeva sicuramente la casa n. 7-8, abitata alla metà del Cinquecento da
Pietro e poi da suo figlio Tommaso. La famiglia di Simone invece possedeva una
porzione a nord-est della casa n. 2-3. Questa porzione poteva
essere costituita da qualche locale, quale stalla o
avvolto. Infatti ritengo si trattasse della stessa entità che noi troviamo
appartenere a Marino Inama che, come sappiamo, possedeva e abitava invece nella
vicina casa n. 7-8. Ci sono buone probabilità che Simone Pret fosse il
proprietario anche della futura casa n. 5-6. Almeno dal 1573 invece, Matteo Pret
con certezza possedeva, e forse anche abitava, una porzione della
casa n.
17-18. Riguardo alle case, dobbiamo tener presente che sicuramente come
grandezza e aspetto erano molto diverse da come sono oggi. Forse nel Cinquecento
la futura casa n. 5-6 era di recente costruzione, magari per mano degli stessi Pret,
maestri muratori. Di Pret, oltre a Pietro che probabilmente era il figlio
maggiore, conosciamo anche Giacomo che appare come già defunto in un documento
del 1510. In tale documento il figlio Simone figurava come conduttore di un
terreno a Lamport, proprietà della
Chiesa di Trento, alla quale doveva pagare la tassa gafforiale. Simone aveva un
fratello di nome Pietro che aveva sposato
una certa Barbara e che generò almeno due figli: Maria e Giacomo. Da quanto emerge da un vecchio regesto dei
documenti presenti nella canonica di Dermulo, nel 1541 Barbara moglie di
Pietro Pret, donava alla figlia Maria dei beni ricevuti da Pietro. Inoltre
assegnava al figlio Giacomo un terzo di detti beni, obbligandolo però a far
celebrare annualmente due sante Messe. Infine Barbara stabilì che se Giacomo
non avesse adempiuto a tale obbligo, il detto terzo dei beni fosse assegnato
alla chiesa di Dermulo. Per tali messe legatarie la
comunità di Dermulo e l'arciprete di Taio don Valentino Chilovi, entrarono
in disaccordo e nel 1715 cercarono di ricomporre la vertenza con un
documento
steso dal notaio Giovanni Pietro Chin di Segno. Nell'atto fu riconosciuta la
veridicità del legato, nonostante non fosse più reperibile il documento della sua fondazione. Per questo l'arciprete promise di
farne accurata ricerca, perchè, si disse, era stato da lui portato da Dermulo
a Taio. Ritengo però che l'unica traccia rimasta
di tale scrittura, fosse il nominato regesto: purtroppo le preziose pergamene originali erano
andate perse.
Giacomo ebbe sicuramente un figlio di nome Pietro che nel 1552 era considerato
mentecaptus
e quindi era sotto la tutela del suo curatore, il notaio
Gaspare Inama. Tra il
1552 e il 1553 Gaspare Inama, a nome di Pietro Pret, procedette alla vendita di diversi suoi beni, fra i quali un
orto sotto la casa, che ritengo fosse localizzato nella zona
ai Orti.[1] L'acquirente fu
Rocco De Redis maestro muratore originario di Laino nella diocesi di Como. Il De Redis abitava a Tassullo,
dove stava lavorando alla costruzione della chiesa di Santa Maria Assunta.
Analizzando i vari elementi esplicitati nel documento, possiamo affermare che
Pietro e quindi suo padre Giacomo abitassero nella futura
casa n. 7-8. Tale casa, tra il 1580 e il
1590, dovrebbe essere stata venduta dai figli eredi di
Pietro, Tommaso e Pietro, a Valentino figlio di Marino Inama.
Tommaso era sposato e aveva pure dei figli, ma non si hanno ulteriori notizie, se non che all'epoca
della sua morte, avvenuta nel 1574, si trovavano nella minore età e furono posti sotto la tutela di Matteo Pret.
Pietro fratello di Tommaso invece, compare ufficialmente una sola volta nel 1553
e quindi non si hanno altre notizie.
Dovrebbe essere stato figlio di Giacomo, anche se non c'è finora la prova
documentale, tale Simone che moriva nel 1553, lasciando eredi i suoi tre
figli: Pietro, Giacomo e Matteo. Pietro compare ufficialmente
l'ultima volta nel 1559, in un documento nel quale si dichiara debitore di Lucia
vedova del fu Rocco De Redis, per la somma di 16 Ragnesi. Non sappiamo se fosse
sposato e se avesse avuto figli, ma in ogni caso in paese non ebbe altra discendenza.
Gli altri due fratelli Matteo e Giacomo erano designati come magistri, in quanto muratori, e non è escluso che fossero stati alle dipendenze del già citato Rocco De Redis, visto i documenti nei i quali appaiono in relazione. Nel 1553 risultavano entrambi assenti da Dermulo, tanto che in un atto di vendita furono rappresentati dal loro curatore Rigolo Mendini. Lo stesso Mendini rappresentò i due fratelli che erano pure assenti alla regola convocata nel 1554. Queste assenze dalla patria probabilmente erano dovute a motivi di lavoro. Giacomo già nel 1578 abitava a Tres dove dalla moglie Agnese, il cui cognome ci è sconosciuto, ebbe un figlio di nome Pietro a sua volta sposato con Marina. Giacomo però fu accolto come vicino nella comunità di Tres solamente nel 1606, quindi 30 anni dopo il suo trasferimento![2] Nel documento di accettazione di Giacomo fra i vicini di Tres, si disse che questi era da molti anni in possesso del bene comune e si era sempre ben comportato e quindi previo versamento della somma di 100 Ragnesi agli altri vicini, fu sancito tale diritto.
Matteo che abitava in una parte della futura casa n. 17-18, aveva preso in moglie Rosa Giovannetti di Coredo, ma non siamo a conoscenza di eventuali figli nati dal matrimonio. Se ce ne furono, comunque, dobbiamo convenire che o non arrivarono all'età adulta oppure avevano lasciato Dermulo. Infatti del cognome Pret non è rimasta traccia in nessun registro della chiesa di Taio, nè fra i morti, nè fra i nati, nè tanto meno fra i matrimoni.
Nel 1571 in qualità di tutore degli eredi di
Gaspare
Massenza, Matteo vendeva un orto giacente in Dermulo a Floriano Inama di Fondo.
Nel 1574 Matteo era tutore pure degli eredi di Tommaso Pret. L'ultima sua
apparizione ufficiale è del 1588 dove figura come confinante di una casa a
Dermulo.
[1] Gaspare Inama morì presumibilmente nel mese di luglio del 1553 e quindi il notaio Romedio Barbacovi fu nominato curatore di Pietro e dei suoi figli Tommaso e Pietro, in sua vece.
[2] Questo lasso di tempo per passare da foresto a vicino, mi
lascia un po' perplesso e mi fa pensare che il Giacomo citato nel 1606 fosse
il figlio del Giacomo trasferitosi nel 1578. A supporto di tale affermazione
c'è anche un documento del 1553 che descrive Giacomo come figlio adulto del
fu Simone Pret. Quindi per avere più di 24 anni nel 1553, Giacomo doveva
essere nato almeno nel 1529 e nel 1606 avrebbe avuto la ragguardevole età,
per l'epoca, di 77 anni. Tale cosa non sarebbe stata impossibile ma molto
difficile.