LE PARTICELLE FONDIARIE DI DERMULO E I
LORO PROPRIETARI
LA FORMAZIONE DEL CATASTO | ||||
NOTIZIE GENERALI | IL CATASTO TERESIANO | IL CATASTO TERESIANO A DERMULO | LA STESURA DELLE MAPPE | NOTE |
DESCRIZIONE DI TUTTE LE PARTICELLE FONDIARIE DEL COMUNE CATASTALE DI DERMULO | |||||||
PARTE 0 | PARTE I | PARTE II | PARTE III | PARTE IV | PARTE V | PARTE VI | PARTE VII |
Il catasto è uno strumento per la descrizione, la misura e la stima dei beni immobili quindi, terreni e fabbricati, appartenenti a singoli individui oppure a enti e istituzioni. Lo scopo primario della descrizione è l’assegnazione di una rendita catastale in base alla quale calcolare il reddito imponibile e l’onere fiscale a carico del proprietario. Come tale, dunque, il catasto rappresenta il dispositivo necessario alla determinazione dell’imposta diretta fondiaria. Dalla fine dell’Ottocento, anche se non dappertutto, al catasto è stato inoltre assegnato valore giuridico ai fini della pubblicità immobiliare, vale a dire di attestazione probatoria della proprietà come premessa per compravendite, permute, locazioni, donazioni e successioni. Il catasto riveste anche uno straordinario rilievo, rappresentando una fonte di informazione di prima importanza sullo stato del territorio, sull’utilizzo dei terreni e dei fabbricati, sulla planimetria e la topografia delle aree urbane e rurali. Esistono due diverse espressioni per indicare l’elenco dei beni immobili collocati in un determinato territorio: il catasto e l'estimo. Per questo si tende oggi a parlare di «estimo» per la forma iniziale e più rudimentale di registrazione dei beni e di «catasto» per le realizzazioni basate su criteri più scientifici.
Si usa infatti parlare di estimo «descrittivo», a indicare una realizzazione basata sulla semplice descrizione colloquiale dei beni, costituita dai soli elementi indispensabili a consentirne l’identificazione e accompagnata da una stima approssimativa. Si parla invece di catasto «geometrico-particellare», a indicare una realizzazione fondata sulla misurazione dei beni a opera di esperti e secondo criteri geometrici, preceduta dalla suddivisione del territorio in particelle catastali e accompagnata dalla formazione di carte per il riscontro topografico. (Tratto da QUADERNO n° 10 La misura dei beni. Il catasto teresiano Trentino-Tirolese tra Sette e Ottocento di Marcello Bonazza)
Il catasto teresiano compilato fra gli anni 1774 e 1784, si presenta in grossi volumi dove l’organizzazione dei dati è stabile e sostenuta da una griglia, i due fogli, fronte e recto, sono suddivisi in una decina di finche: all’estrema sinistra, insieme al numero progressivo del bene, sono riportate le prestazioni (quarte, decime, livelli e simili) gravanti sul bene medesimo; in assenza di prestazioni, il bene è dichiarato «esente da decima» o semplicemente «libero, e franco». La seconda colonna è quella del numero progressivo ufficiale: non numero di particella fondiaria, che non esiste nel teresiano, ma comunque necessario all’immediata identificazione del bene per le esigenze di trasporto catastale. Segue, in una più larga finca, la descrizione per esteso del terreno o del fabbricato. A fianco della descrizione una quarta finca, divisa in due, ospita la cifra d’estimo: nella prima colonna l’importo in fiorini, nella seconda la frazione in Carantani (il Fiorino renano corrispondeva a 60 Carantani). Il recto del catasto – la facciata destra – conteneva le finche relative al conguaglio della steora rusticale con la steora dominicale e le colonne riservate al riporto della somma catastale finale e al primo trasporto catastale: quest’ultima, in particolare, assumerà una valenza centrale per il coordinamento tra libro di catasto e libro dei trasporti e sarà indispensabile al mantenimento dell’evidenza catastale. Tra tutte le componenti del catasto, la descrizione del bene è la più complessa e ricca di elementi: la confezione non differisce di molto rispetto ai tradizionali estimi, ma l’insieme delle descrizioni è sensibilmente migliore perché tutti gli elementi sono riportati con regolarità e in ordine costante; rispetto agli estimi si aggiungono ora le misure e la valutazione generica della qualità del fondo. Primo elemento fisso della descrizione è la tipologia del bene: per gli edifici troviamo le voci «casa», «abitazione» per una porzione di casa o un appartamento; aderenti al fabbricato possono essere un «orto», spesso più modestamente «orticello», per i terreni la tipologia è abbastanza ampia: la «pezza di terra» (espressione che può anche restare sottintesa) sarà «prativa», «arativa», «zappativa», «vignata», «boschiva», «pascoliva» con tutte le possibili combinazioni (tra le più frequenti, l’«arativa vignata»): purtroppo (per noi, non certo per il possessore nonché contribuente) non erano registrati a catasto alberi da frutto, gelsi per la bachicoltura, arnie e altri possibili utilizzi secondari dei terreni.
Secondo elemento della descrizione, quando presente, il toponimo, informazione ancora utile al riconoscimento, in assenza di mappe e libri fondiari; le pezze di terra potevano avere i nomi più vari e fantasiosi, spesso legati alle loro origini, in buona parte conservatisi a tutt’oggi.
Il terzo elemento fisso della descrizione era l’elenco dei confinanti, distinti secondo i quattro punti cardinali: questo era il dato che chiudeva il cerchio e rendeva pressoché inequivocabile l’identificazione. I punti cardinali erano individuati con chiarezza e parlano sempre di «mattina» per l’est, di «mezzodì» (abbreviato «1/2dì») per il sud, di «sera» per l’ovest e di «settentrione» (abbreviato «7ne») per il nord. Oppure la formula «al 1°», «al 2°», «al 3°» e al «4°», corrispondenti rispettivamente all’est, al sud, all’ovest e al nord.
A questo punto, se il
bene descritto è un terreno si passa alla determinazione della superficie in
pertiche viennesi o in piovi trentini. Alla misura segue nel registro, sulla
linea dell’occhio, la cifra d’estimo. Sottostante, in posizione autonoma, si
colloca il quinto e ultimo elemento fisso della descrizione: si tratta
dell’indicazione di qualità, destinata a costituire una sorta di regolatore
nella determinazione della cifra d’estimo, che andava accresciuta o ridotta in
forma inversamente proporzionale alla qualità. Originariamente stabilita in tre
soli classi («ottima, mediocre, e pessima») dalla commissione perequatrice,
l’indicazione può essere sfumata e aggiustata dal perito stimatore, di solito a
parziale sollievo dell’allibrato. (Tratto da QUADERNO n° 10 La
misura dei beni.
Il catasto teresiano Trentino-Tirolese tra Sette e Ottocento di
Marcello Bonazza)
IL CATASTO TERESIANO DI DERMULO
Il catasto di Dermulo non reca nessuna data di compilazione, ma incrociando alcune informazioni sui proprietari ivi citati, è stato possibile restringere gli anni di riferimento dal 1779 al 1781. Specificatamente, non risulta avere possessi Gaspare Inama morto nel 1779, ma invece esistono i terreni attribuiti ai suoi due figli Giovanni Michele e Silvestro. Invece compare fra i possessori Francesco Mendini, che essendo morto nel 1781, ci permette escludere la stesura del Catasto dopo tale anno. Di conseguenza ho quindi attribuito al 1780 l'anno di compilazione del catasto. Nell'elencazione gli estensori hanno iniziato con i beni della chiesa, poi i beni comunali e via via tutti gli altri proprietari, sembra in ordine decrescente di importanza a livello sociale. Ho ragione di ritenere che siano stati censiti erroneamente alcuni terreni sul territorio di Coredo, nella località Fontanele e Rizzol, tali immobili infatti risultano oggi non collocabili sul comune catastale di Dermulo. Un'altra serie di informazioni basilari, risalgono all'anno 1825, 1840 e successivi, nei cosi detti "trasporti", cioè i passaggi di proprietà rispetto a quanto registrato nel 1780. Il caso più comune di passaggio è quello da padre ai figli, dove il bene interessato appare attribuito in frazioni agli eredi aventi diritto.
Visitando i collegamenti che seguono, si possono visualizzare i dati relativi ai terreni, da me suddivisi per proprietari, tipo di coltura e località presenti nel catasto teresiano di Dermulo. Dei terreni appaiono il nome del proprietario, la località, il tipo di terreno, i confinanti e la superficie. Per ogni raggruppamento principale, (PROPRIETARI, LOCALITA', COLTURA) appare la somma della superficie totale ascrivibile a tale voce. La superficie che nel catasto è data in Pertiche Quadrate viennesi, qui è stata convertita in metri quadrati. Una Pertica Quadrata corrispondeva a circa 3,59 metri quadrati.
PROPRIETARI NEL 1780 E RELATIVA SUPERFICIE POSSEDUTA DIVISA PER COLTURA
Proprietario | Arativo | Arativo e vignato | Prato | Bosco | Bosco e pascolo | Greggio | Orto | Piaggio |
Tot.Sup. Pertiche |
Tot Sup. mq |
---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|---|
Barbacovi Antonio | 882 | 264 | 975 | 2121 | 7614,39 | |||||
Barbacovi don P.Antonio e Vittore | 129 | 129 | 463,11 | |||||||
Bergamo Giovanni | 102 | 102 | 366,18 | |||||||
Betta Eredi | 228 | 5572 | 1482 | 1267 | 8549 | 30690,91 | ||||
Busetti Michele | 147 | 147 | 527,73 | |||||||
Cescati Antonio | 885 | 885 | 3177,15 | |||||||
Chiesa di Dermulo | 864 | 3249 | 963 | 294 | 5370 | 19278,3 | ||||
Chilovi Gaspare e Antonio | 348 | 987 | 1335 | 4792,65 | ||||||
Covi Alfonso e Gio.Batta | 78 | 78 | 280,02 | |||||||
Cristani Giovanni Battista | 1146 | 1146 | 4114,14 | |||||||
Cristoforetti Giuseppe Eredi | 162 | 162 | 581,58 | |||||||
Dermulo Comune | 864 | 18405 | 15840 | 4120 | 39229 | 140832,11 | ||||
Emer Cristano | 1148 | 1878 | 3026 | 10863,34 | ||||||
Emer Giacomo eredi | 465 | 105 | 51 | 18 | 639 | 2294,01 | ||||
Emer Giovanni | 673 | 912 | 106 | 63 | 1754 | 6296,86 | ||||
Emer Giuseppe Taio | 288 | 288 | 1033,92 | |||||||
Endriocher Antonio | 200 | 200 | 718 | |||||||
Endrizzi Giacomo | 207 | 1281 | 338 | 1826 | 6555,34 | |||||
Endrizzi Silvestro | 725 | 725 | 2602,75 | |||||||
Fuganti Antonio | 738 | 1692 | 1056 | 630 | 4116 | 14776,44 | ||||
Fuganti Antonio fu Rocco | 1653 | 270 | 1923 | 6903,57 | ||||||
Fuganti Giacomo | 378 | 378 | 1357,02 | |||||||
Fuganti Pietro | 192 | 192 | 689,28 | |||||||
Fuganti Romedio Eredi | 1070 | 1070 | 3841,30 | |||||||
Inama Baldassare | 1674 | 15 | 1689 | 6063,51 | ||||||
Inama Bartolomeo | 366 | 6776 | 1298 | 189 | 8629 | 30978,11 | ||||
Inama Giacomo | 3514 | 1439 | 480 | 45 | 80 | 10 | 5568 | 19989,12 | ||
Inama Giacomo Antonio | 1161 | 2841 | 4215 | 9539 | 17756 | 63744,04 | ||||
Emer Giovanni | 1934 | 48 | 9 | 1991 | 7147,69 | |||||
Inama Giovanni Battista | 2121 | 1942 | 129 | 4192 | 15049,28 | |||||
Inama Giovanni Francesco | 4722 | 3242 | 2027 | 4659 | 14650 | 52593,50 | ||||
Inama Giovanni Michele | 537 | 777 | 52 | 1366 | 4903,94 | |||||
Inama Silvestro | 498 | 663 | 39 | 1200 | 4308 | |||||
Massenza Antonio | 607 | 13 | 620 | 2225,80 | ||||||
Massenza Domenico | 487 | 993 | 108 | 96 | 18 | 1702 | 6110,180 | |||
Mendini Bartolomeo | 2139 | 9664 | 384 | 1047 | 13 | 13247 | 47556,73 | |||
Mendini Bartolomeo di Bartolomeo | 380 | 366 | 746 | 2678,14 | ||||||
Mendini Francesco | 973 | 2551 | 798 | 4322 | 15515,98 | |||||
Mendini Giacomo Antonio | 670 | 670 | 2405,30 | |||||||
Mendini Giovanni | 1984 | 2570 | 3078 | 337 | 204 | 66 | 8239 | 29578,01 | ||
Mendini Romedio Maria | 6772 | 7167 | 6488 | 6059 | 267 | 87 | 26840 | 96355,60 | ||
Mendini vedova Maria | 654 | 654 | 2347,86 | |||||||
Panizza Beneficio | 1169 | 820 | 1989 | 7140,51 | ||||||
Panizza Pietro Antonio | 3559 | 3559 | 12776,81 | |||||||
Papa Giacomo | 1728 | 1728 | 6203,52 | |||||||
Pinamonti Francesco | 2160 | 2160 | 7754,40 | |||||||
Rensi Maurizio | 847 | 203 | 120 | 1170 | 4200,30 | |||||
Tamè Giovanni Maria | 1284 | 1164 | 548 | 33 | 3029 | 10874,11 | ||||
Tamè Giuseppe | 395 | 395 | 1418,05 | |||||||
Thun Giovanni Vigilio | 588 | 9977 | 2586 | 1506 | 13 | 14670 | 52665,3 | |||
Turra don Giovanni | 216 | 696 | 912 | 3274,08 | ||||||
Valemi Nicolò | 966 | 252 | 270 | 1488 | 5341,92 | |||||
TOTALE |
41.415 | 76.459 | 30.142 | 53.347 | 15.840 | 1.268 | 358 | 4.120 | 222.959 | 800.422,81 |
Arativo | Arativo e vignato | Prato | Bosco | Bosco e pascolo | Greggio | Orto | Piaggio |
Tot.Sup. Pertiche |
Tot Sup. mq |
Nel 1853 viene disposta la mappatura
delle province del Tirolo e del Vorarlberg. L’Imperial
regia
direzione provinciale di finanza dirama in data 11 marzo la notifica per la
«generale rettificazione dell’imposta fondiaria», accompagnandola con minuziose istruzioni di natura sia tecnica sia
amministrativa: particolarmente
notevole il fatto che, i comuni rivestano un ruolo del tutto subordinato, dovendosi limitare a fornire
l’appoggio logistico necessario ai lavori e a riferirsi per ogni aspetto alla
Direzione provinciale, responsabile unica dell’intervento.
A norma delle prescrizioni superiori, le operazioni partono nei mesi
immediatamente successivi.
Gli ingegneri responsabili individuano nel campanile meridionale del duomo di St.
Jacob
a Innsbruck il vertice trigonometrico primario; partendo da questo punto,
squadre di geometri avvolgono il territorio fino a formare porzioni quadrate di territorio, di circa 7584 m
di lato e di circa 57,25 kmq di superficie: tali porzioni vengono quindi riportate su carta, andando a costituire i fogli di triangolazione, vale a
dire le unità
di base per la misurazione su territorio, attraverso il sistema trigonometrico,
delle dimensioni
del terreno e delle particelle catastali. Successivamente il foglio di
triangolazione veniva suddiviso in 20
sezioni rettangolari, ciascuna corrispondente a un’area reale di 800x1000
Klafter (circa 2,8
kmq); quindi veniva fatta una proiezione di ciascuna sezione a scala 1:1440,
infine le raffigurazioni venivano adattate
ai confini dei comuni catastali.
Conclusi i lavori,
ogni comune catastale è dettagliatamente riprodotto in un numero variabile di
mappe di grande formato, proporzionale alle dimensioni complessive del comune
stesso. Terminato il lavoro dei geometri, l’impresa passa nelle mani dei
tecnici catastali che devono distinguere le particelle fondiarie dalle particelle edificiali, separare gli edifici pubblici dagli edifici privati, numerare
ordinatamente e
senza possibilità di sovrapposizioni le singole particelle afferenti a ciascun
comune catastale
e riportarle infine in un protocollo provvisorio insieme al nome e alla
condizione del possessore,
alle dimensioni del bene e alla destinazione d’uso. Da parte loro, squadre di
illustratori,
armati di pennello e acquerelli, colorano e decorano le mappe. Sono loro ad
assegnare a ogni elemento il colore simbolico che ne dovrà rivelare fin dal
primo sguardo la
tipologia: rosso chiaro per gli edifici privati, rosso scuro per gli edifici
pubblici, giallo per gli
edifici in legno, diversi tipi di verde per i terreni coltivati, grigio per il
bosco, azzurro per le
acque. Sono loro che scrivono, con caratteri prestabiliti
i nomi delle
località; che inseriscono elementi accessori come gli alberi, le frecce
direzionali dei corsi d’acqua; che
aggiungono, infine, le
ombre sul lato occidentale degli alberi, a segnalare convenzionalmente l’ora
serale della
rilevazione e dunque l’orientamento nord-sud della carta.
Nel 1861 la mappatura
del territorio era completa. Non si trattava ancora, però, del nuovo
catasto trentino-tirolese, in quanto mancava l’elemento essenziale: la
determinazione della
rendita e l’attribuzione della stima. Pur prevista nella composizione dei
protocolli delle particelle
catastali, questa casella era destinata a rimanere vuota per altri due decenni,
in attesa
dello scioglimento degli ultimi dubbi, del superamento delle ultime resistenze e
della copertura
legislativa. Solo negli anni Ottanta fu perciò
possibile procedere,
anche se soltanto per le particelle fondiarie, mentre rimanevano esenti dalla
nuova
imposta gli edifici. I nuovi protocolli delle particelle fondiarie allora
prodotti non differivano di
molto dai precedenti degli anni Cinquanta se non per tre caratteristiche
determinanti: la
distinzione tra particelle soggette a imposta e particelle esenti, l’indicazione
della rendita
annua media delle particelle soggette a imposta, l’assegnazione alle particelle
fondiarie della
classe di qualità, da 1 a 6, come coefficiente per il calcolo dell’aliquota. A
questo punto entrava
in vigore anche in Tirolo, a settant’anni dalla sua promulgazione, il catasto
stabile austriaco.
E a questo punto si rendeva anche possibile estendere alla provincia il sistema
tavolare,
predisposto dall’amministrazione dello stato per conferire la probatorietà
giuridica al catasto
e introdotto nel resto della monarchia fin dal 1871.
La legge che estende al Tirolo il libro fondiario è del 17 marzo 1897. I lavori
non cominceranno
però che a inizio Novecento per concludersi definitivamente solo negli anni
Cinquanta, quando tutta la porzione meridionale della provincia sarà da un pezzo
passata all’Italia.
(Tratto da QUADERNO n° 10 La
misura dei beni.
Il catasto teresiano Trentino-Tirolese tra Sette e Ottocento di Marcello Bonazza)
NOTE SULL'ATTRIBUZIONE DEI PROPRIETARI ALLE PARTICELLE
Da qualche tempo stavo
meditando di applicare la struttura del lavoro che ho adottato per descrivere le case, alle particelle fondiarie
di Dermulo. Ovvero sia, l'attribuzione
a tutti i terreni del comune catastale, dei
relativi proprietari susseguitisi nel corso degli anni. Questa idea mi stimolava
particolarmente, vista la grande quantità di informazioni disponibili che
opportunamente elaborate avrebbero permesso di ottenere un risultato abbastanza completo e
attendibile. Ora dopo un anno di lavoro sono finalmente arrivato alla
conclusione, che non è una vera e propria conclusione ma il raggiungimento
dell'obiettivo che mi ero prefissato: la redazione dell'elenco di tutte le p.f.
con i proprietari, la mappa principale e i ritagli di mappa specifici. Il punto di partenza certo per questo lavoro, è risultato essere la
prima mappa catastale redatta nel 1859, alle cui particelle fondiarie è stato
possibile legare inequivocabilmente un proprietario. In aiuto se ce ne fosse stato bisogno è servita
anche la mappa successiva risalente al 1874,
sulla quale oltre al numero di particelle, appare
un altro numero che individua la casa di abitazione del proprietario della
particella. Se il proprietario non risiedeva in paese, compariva il suo nome per
intero e il suo luogo di residenza.
Partendo quindi da dati certi quali il numero di p.f. per il 1859 e
numero di p.f. e il proprietario per il 1874 ho cercato di individuare a quali future particelle
sarebbero appartenuti i terreni descritti nel 1780. Servendomi dei nomi
dei proprietari, dei toponimi, delle descrizione dei confini e confidando su una
certa continuità di possesso in ambito familiare, posso dire che per la quasi
totalità dei terreni è stato possibile trovare una corrispondenza.
L'aver prima inserito tutti i dati disponibili in un database mi
ha permesso di poter controllare e incrociare informazioni in maniera molto
veloce.
Le 884 particelle
fondiarie, sono
state distribuite su otto pagine da circa 100 numeri ciascuna e corredate dalla
località e da un ritaglio di mappa con evidenziata la particella interessata.
Sono stati poi elencati i proprietari distribuiti per i quattro anni di riferimento:
1780, 1825, 1859 e 1870. Per questi periodi, anche se le ultime due annate sono piuttosto vicine,
abbiamo delle informazioni
complete di tutto il territorio. Dove è stato possibile, sono stati inseriti i
proprietari di epoche diverse da quelle sopra considerate, desunti
principalmente dagli atti dei notai e dai libri archiviazione.
La mappa del 1859 che consta di tre fogli è stata assemblata per avere tutta la
superficie del comune catastale sott'occhio e utilizzata per individuare i
proprietari nell'anno 1780. Spostandosi col mouse sulla mappa, appaiono i
proprietari; cliccando si viene indirizzati al dettaglio della particella,
descritta su una
dello otto pagine.
PARTE 0 | PARTE I | PARTE II | PARTE III | PARTE IV | PARTE V | PARTE VI | PARTE VII |