La chiesa, fin dai tempi
più antichi, possedeva dei terreni che le erano pervenuti
in via principale per lasciti testamentari o donazioni. La più
antica testimonianza di un terreno appartenente alla chiesa, risale
al 1381, essendo infatti citato come confinante di un campo "alle
Sort" appartenente
a Castel Valer. L'ubicazione di questo terreno è da riconoscersi
molto probabilmente sulla destra orografica del rivo
Pissaracel, (oggi
detta al Ri o Voltoline)
dalla parte opposta delle Sort attuali, in quanto ancora nel 1780,
la zona delle Sort era coperta interamente dal bosco. Nel 1482 la chiesa
risultava possedere un fondo arativo e prativo nelle pertinenze di Dermulo,
nella località detta "zo a Gorgo" che in quell’anno veniva
locato
ad Antonio Inama, per il prezzo di due minali d’olio d’oliva e mezza
oncia. Non sappiamo dove fosse localizzato questo terreno, essendo il
toponimo del tutto sconosciuto, e forse, considerando che la notizia
non proviene da una fonte diretta, ma da uno scritto che ha già
manifestato diverse imprecisioni, non si trattava di "Gorgo"
località ben nota a Taio, ma di Gregio o
Gregiot.
Nel 1617
Simone Cordini
e Giacomo Chilovi cedevano alla chiesa di Dermulo un fondo a
Cambiel, come era
stato disposto nel testamento del reverendo Gaspare Inama,
loro cognato. Per questo lascito dovevano essere celebrate 24 messe
ogni anno, in suffragio dell’anima di don Gaspare che fu pievano di
Fassa.
Le prime notizie
circostanziate sugli immobili, si evincono dall’inventario dei
documenti presenti nella
chiesa di Dermulo, dove si riporta il regesto
di un documento del 1618 con enumerati i terreni appartenenti alla
chiesa. Specificatamente si trattava di sette appezzamenti:
un'arativa e vignata alle
Doi vie, della superficie di 1
staro circa
un'arativa e vignata in
Cambiel, della superficie di
4 stari e mezzo
un'arativa e vignata a
Casalin, della superficie di
1 staro, 1 quarta e mezza
un'arativa e vignata a
Poz, della superficie di ? stari e
mezzo
un prato a
Poz,
un prato
Sotto la chiesa, di un
carro di fieno
un prato sotto la
chiesa detto Fassa Longa
di un carro di fieno.
Questi beni, grazie al toponimo e
alla superficie, si possono riconoscere fra gli altri elencati nel
Settecento. Il terreno alle Doi Vie coincide con il
Bertusel; quello
a Cambiel corrispondeva al terreno ceduto dai due cognati Simone
Cordini e Giacomo Chilovi nel 1617; il
Casalin era sicuramente
pervenuto alla famiglia Mendini e Antonio l'aveva poi riceduto alla chiesa per
saldare dei debiti. (Vedi più sotto).
L'arativa vignata a Poz era sicuramente la Fasseta; il prato Sotto
la Chiesa corrispondeva al prato al Pissaracel e la Fassa Longa
alla Sonda Longia. Alla luce dei vari documenti, ritengo che in
passato si fosse fatta un po' di confusione fra alcuni terreni della
zona di Poz; confusione che ad un certo punto ha messo in difficoltà
anche chi scrive. Specificatamente è stato confuso l'arativo vignato
denominato a Poz con il prato alla Sonda Longia; quest'ultima era
inequivocabilmente costituita dalle future due lunghe particelle n.
216 e 217 e a volte appare descritta come "Fassa Longa" o "Fondo
Longo". L'arativo vignato a Poz, costituito dalla parte sud della
futura p.f. 224, oggi è detto alle Fasse, mentreil terreno a sud di
questo era denominato Fasseta.
Ai terreni
sopraccitati, se ne aggiunsero di altri lasciati da vari benefattori o per
pagamento di debiti nei confronti della chiesa.
LE DUE PAGINE DEL
CATASTO TERESIANO RIGUARDANTI LA CHIESA DEI SS. FILIPPO E
GIACOMO
|
|
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Nel 1655
Antonio Mendini, per estinguere un debito di 55
Ragnesi che aveva con la
chiesa di Dermulo, le cedeva un fondo arativo e vignato al
Plantadiz. Il terreno
seguì il destino degli altri beni della chiesa e fu locato nel 1774
a Francesco Mendini, poi nel 1799 ai suoi figli Giuseppe e Pietro ed
infine a Battista Mendini figlio di Pietro che ne divenne
proprietario. Nel 1921 la parte a valle del terreno contraddistinta
dalla p.f. 263/2, fu donata da Rosa Inama, erede di Battista, per la
costruzione del nuovo cimitero.
Nel 1688 veniva locato ad Antonio Mendini, per tre anni, un terreno
arativo e vignato alla
Croce, lasciato alla
chiesa da
Bartolomeo
Inama figlio del fu Marino, con l’aggravio di 4 messe annuali perpetue.
Essendo Bartolomeo morto nel 1651, si può datare il possesso da
parte della chiesa, poco dopo tale anno. Il terreno è sicuramente
riconoscibile nelle future p.f.
315, 316 e
317 e forse nella parte a monte della
p.f. 319. I rinnovi proseguirono fino al 1696
e dopo un lungo periodo di silenzio si trova locato ad Antonio Inama nel 1766 ed a Baldassarre Inama nel 1788. Dopo la metà
dell'Ottocento lo troviamo diviso in due porzioni fra gli eredi di
Valentino Inama e Silvestro Inama a loro volta figli del predetto
Baldassarre.
Nel 1699
Nicolò Mendini
vendeva alla chiesa, per il prezzo di 25 Ragnesi, una parte del suo arativo al
Fossà
che veniva poi locato per cinque anni allo stesso Nicolò.
Sull'arativo contestualmente veniva spostato un aggravio di una
messa in suffragio dell'eremita Federico Gaiardelli che prima era
radicata su un terreno nelle pertinenze di Tres, nel luogo detto
all'Ors. Dall'onere si sarebbe potuto affrancare sborsando alla
chiesa 25 Ragnesi. Venti anni più tardi il terreno al Fossà non
risultava più nelle disponibilità della chiesa.
Nel 1715 la chiesa vendette un terreno al
Casalin ad Alberto Inama
di Fondo per poter pagare la nuova campana.
Ed infatti non se lo ritrova più fra i possessi della chiesa. Nel
documento di compravendita si dice che il terreno, della misura di 5
quarte e 2 minele, era appartenuto al fu Antonio Mendini che come
amministratore della chiesa le aveva ceduto l'arativo vignato,
affinchè "la chiesa non patisca danno". Il terreno è
localizzabile in una porzione della futura
p.f. 291/2, posta a nord
della stradina, in passato pubblica, contrassegnata dalla
p.f. 265 e
confinante da una parte con Antonio Inama e da tre parti il
compratore.
DISLOCAZIONE DEI
TERRENI DELLA CHIESA DEI SANTI FILIPPO E GIACOMO SUL TERRITORIO DI DERMULO
Nel 1716 con un documento redatto
alla presenza di don Francesco Cordini, dell'eremita Bartolomeo Sandri, del
sindaco Giovanni Giacomo Inama e dei
regolani di Dermulo,
venivano dati in locazione perpetuale per 19 anni, ai fratelli
Giacomo e Pietro Antonio Mendini, i seguenti terreni: un prato "al
Rì giù in fondo", un prato "sotto il Segrà", un arativo vignato "a
Poz", un arativo vignato "a Santa Giustina", un arativo vignato "al
Campobello", un boschetto attiguo "al Campobello", un arativo
vignato "al Bertusello", un arativo vignato al Plantadizzo", un
gaggio "a Santa Giustina", un gaggio "Sotto il Segrà" e un prato "a
Poz ossia Sonda Longia". L'importo del canone fu fissato in 10 Ragnesi in denaro, 10 Ragnesi in frumento e 10 Ragnesi
in segale, nel quale veniva ricompreso il compenso per la mansione di sacrestano. Nel 1736
Pier Antonio Mendini sacrestano di Dermulo,
deteneva ancora in locazione i beni stabili della
chiesa per l’importo di 27 Ragnesi.
Non è dato a sapere si si trattasse di locazione perpetuale o
temporale.
Nel 1750
Giacomo Inama
di Taio, per volere di suo padre
Silvestro, cedeva alla chiesa di Dermulo, a mezzo del suo sindaco
Giovanni Battista Inama, un terreno al
Pradapont, uno alle
Lenarde (Cambiel) ed uno alle
Romenere
(Cambiel).
Nel 1760
Bartolomeo fu
Giovanni Mendini, era debitore della chiesa di una somma di 57 Ragnesi,
3 Troni e mezzo (R.57:3:6), per cui decise di cedere alla medesima,
rappresentata dal sindaco
Francesco Mendini, un fondo a
Cambiel
confinante con il campo della chiesa, gli eredi di
Gregorio Endrizzi,
gli eredi di don Pellegrino Moggio e
Giacomo Mendini.
Questo terreno è citato autonomamente solo una volta nell'inventario
del 1766. Successivamente confinando con altre
porzioni della chiesa venne conglobato in queste.
Nel 1762
Francesco Mendini aveva un debito di
Ragnesi 25 con la chiesa di Dermulo dovutole per l’affitto dei terreni. In estinzione della somma, il Mendini
cedeva alla chiesa un suo fondo a
Cavauden.
Alcuni dei sopradescritti terreni, che era
consuetudine fossero goduti dal sacrestano pro tempore, nel 1774
furono locati a livelli perpetui, con lo scopo, si disse, di
preservarli dal loro progressivo peggioramento. Quindi il
Pradapont e un fondo a
Cambiel
toccarono a
Silvestro Endrizzi, la
Leonarda ad Antonio
figlio di
Giuseppe Tamè, le
Romenere e il prato al
Pissaracel
a Giovanni Michele
Inama;
Santa Giustina,
Poz e
Fassa
a Giuseppe Tamè, il
Plantadiz a
Francesco Mendini.
Come visto sopra però, già nel 1716, si
era proceduto ad una locazione perpetuale, per cui quella del 1774
non era la prima e quindi, nella polemica sollevata nel 1801 da
Giuseppe e Pietro, nipoti di Pietro Antonio Mendini, inerente la
locazione di alcuni terreni della chiesa, c'era forse un fondo di ragione.
Infatti i Mendini ritenevano di essere stati investiti
perpetuamente di almeno due dei fondi sopraccitati, (ma in realtà
quasi tutti) e questo sembrerebbe fosse confermato da un'investitura
del 1798. Alcuni vicini di Dermulo però, ritenevano che i fondi fossero
posseduti dai Mendini in locazione temporale, in quanto nell'urbario della chiesa
non c'erano notizie in merito, per cui
nel 1801 si decise di convocare la
regola per dirimere la questione. La comunità si espresse con 17 voti favorevoli e 3 contrari
per la "non perpetualità" del contratto. Comunque la situazione
è poco chiara, e molti atti risultano in contraddizione fra loro,
al punto che qualcuno potrebbe essere stato annullato e sostituito
da altri di cui non siamo a conoscenza. Nel contratto di investitura
del 1716, si riportava specificatamente che se ogni cinque anni i
locatari non avessero provveduto a revisionare i confini dei
terreni, il contratto si sarebbe potuto risolvere; così come era
previsto l'annullamento anche per decisione unilaterale del sindaco
della chiesa pro tempore. Negli archivi non ho rinvenuto nessun
documento di rinnovo di investitura che dovrebbe essere stato dato
intorno al
1735. In verità nel 1736 Pietro Antonio Mendini, in una supplica
indirizzata al vescovo al fine di ottenere una riduzione di canone,
asseriva di detenere in locazione (senza specificare se temporale o
perpetuale) i beni della chiesa per i quali
pagava 27 Ragnesi, quindi cifra non molto lontana dai 30 Ragnesi che si era
obbligato a pagare per la locazione perpetuale del 1716. Ritornando
al 1801, la cosa strana è comunque che si sia contestata la
locazione perpetuale dei due terreni a Santa Giustina e Sonda Longia,
avvenuta solamente tre anni prima! Ammesso che il documento di
investitura fosse andato perduto, risulta almeno singolare che,
nessuno degli intervenuti, a parte gli interessati, ricordasse la
natura della locazione. Io credo che questa necessità di provare la
natura temporale del contratto fra i fratelli Mendini e la chiesa,
derivasse in realtà dalla smania dei dermulani di poter avere in
locazione dei terreni che in quel momento erano goduti da persone
che non erano più presenti in paese. Infatti in due fratelli Mendini,
da qualche anno si erano trasferiti a Taio dove avevano preso
moglie.
Nel 1803 Antonio Tamè, trasferitosi a Brescia, rinunciava ai due
fondi della chiesa da lui posseduti in locazione perpetuale. I due
terreni erano quello alla Leonarda, per il quale fu investito
Giovanni Francesco Inama e il terreno a Poz, ossia Sonda Longia per
il quale subentrò Giovanni (Battista) fu Giacomo Inama.
(Quest'ultimo fondo era stato locato nel 1798 ai fratelli Pietro e
Giuseppe Mendini).
Con la legge sullo "svincolamento della gleba" del 1848 furono aboliti
i livelli e tutte le
prestazioni gravanti sui terreni. Le persone che fino ad
allora possedevano i terreni della chiesa in locazione perpetuale
anche da moltissimi anni, divennero proprietari dei terreni a tutti
gli effetti, sborsando una somma in denaro commisurata alle
caratteristiche del terreno. La chiesa quindi fatta eccezione della
casa, si ritrovò del tutto priva di beni immobili e quando nel 1950
si costituì la parrocchia, venne beneficiata dal comune di Taio dei
due prati comunali alle
Ciaseta e al
Grezot e da
Clemente Inama di
un bosco alle
Plazze.
Qui di seguito propongo una tabella di confronto fra i terreni
appartenuti alla chiesa nel corso degli anni.
Per la descrizione abbiamo a
disposizione ben sei documenti che a vario titolo elencano tali
immobili. Specificatamente si tratta di un documento del 1716, due
documenti del 1766, uno del 1774, uno del 1780 ed infine uno del
1799. Il primo è un'investitura perpetuale, i due del 1766 sono
molto simili fra loro e sono stati compilati a scopo di inventario.
Il documento del 1774 concerne l'investitura perpetuale dei terreni,
poi riconfermata con l'atto del 1799. E' invece del 1780 l'elenco
tratto dal catasto teresiano. Ci sono poi altri documenti che
contemplano solo alcuni appezzamenti.
RAFFRONTO FRA I BENI
ELENCATI TRA 1716 E IL 1799
TOPONIMO |
ANNO 1716 |
ANNO 1766 |
ANNO 1774 |
ANNO 1780 |
ANNO 1799 |
NOTE |
PISSARACEL
p.f. 195,
196 |
Prato detto sotto il Segrà di circa 3 quarte, cui il cimitero, altro
prato della chiesa, i conduttori Mendini. |
Un prato sotto al cimitero detto al Pisarachel di 3 stari e 1 minela
cui a mattina il cimitero, mezzodì e sera il rido e settentrione
Inami di Fondo. Dal Gilli è detto Sotto il Segrà al Pissarcel di 3
stari e 1 minela. |
Prato al Pissaracel di 2 stari e 2 quarte cui beni della chiesa,
zengio, Inama di Fondo. Locato a Giovanni Michele Inama. (p.f. 195) |
Un prato a Pisarachel cui 1 2 il rido, 3 i sig. Inami, 4 il cimitero.
(12)
|
Prato al Pissaracel di 2 stari e 2 quarte, cui 1 chiesa, 2 rido, 3 e 4
Inama di Fondo. Locato a Giovanni Michele Inama. |
E' uno dei prati individuato come "Sotto la chiesa" nel 1618.
Nel 1766 il prato è stato considerato un'entità unica, pertanto
formata dalle due p.f. 195 e 196, ovvero dai numeri catastali (12) e
(9) |
SONDA LONGIA
p.f. 216,
217 |
Un prato a Poz ossia Sonda Longia di 3 quarte e 1 minela, cui via
comune, Alberto Inama, Giacomo conduttore e Pietro Mendini e Giacomo
Antonio Mendini. |
Un prato a Poz o sia alla Sonda Longa di 1 staro, 1 quarta, cui confina
via comune, mezzodì Inami di Fondo, sera Romedio Mendini e
settentrione Giacomo Inama. |
Un pradestello di 1 Staro e 1 quarta alla Fassa, cui strada consortale,
Inama di Fondo, fratelli Mendini di Sanzeno, Betta e Giacomo Antonio
Inama. Locato a Giuseppe Tamè. |
Un
prato a Poz cui 1 via pubblica, 2 sig. Inami, 3 Sig. Giacomo Inama, 4
Sig. Romedio Mendini (10)
|
Un prato a Poz ossia Sonda Longia, cui strada comune, Inama di Fondo,
Romedio Mendini, Luigi Panizza. Locato perpetuamente ai fratelli Pietro e Giuseppe Mendini
nel 1798. |
Si trattava del prato che nel 1618 era denominato Fassa Longa.
Nel 1801 la comunità di Dermulo non riconobbe l'investitura ai
fratelli Mendini. Nel 1803 fu locato a Giovanni Battista fu Giacomo
Inama. |
PRADAPONT
p.f. 104,
105, 106 e 107 |
|
Un prato in Pramartinel detto al
Pont, di 4 stari e 1 minela, cui da mattina il
comune, mezzodì Romedio Mendini, sera il fiume Nos e settentrione il
comune. |
Prato
a Pradapont, di 3 stari con piccolo bosco annesso, cui comune da due
parti, Romedio Mendini e fiume Nos. Terreno locato a
Silvestro fu Antonio Endrizzi. |
Un
prato ai Pradi cui 1 il comune, 2 Sig. Romedio Mendini, 3 e 4 il
fiume Noce. (5)
|
Un prato a Pradapont cui 1 2 beni comuni, 3 il Noce, 4 eredi di
Romedio Mendini. Locato a Silvestro Endrizzi. |
Il terreno fu donato alla chiesa da Giacomo Antonio Inama nel 1750.
Nel 1681 era proprietà del notaio Udalrico Barbacovi che lo assegnò
come dote della figlia Maria che fu moglie di Giacomo Inama. |
SANTA GIUSTINA
p.f. 335 e 336 |
Un gaggio a Santa Giustina, cui Pietro Antonio Panizza, il fondo a
Santa Giustina, eredi di
Antonio Inama, fiume Nos. |
Un gaggio a Santa Giustina, cui da mattina
Bartolomeo Mendini, mezzodì Antonio Inama, sera il fiume Nos,
settentrione i beni di Castel Bragher. |
Compreso nella locazione qui sotto. |
Un bosco a S. Giustina,
cui 1 Bartolomeo Mendini, 2 Antonio Inama, 3 il fiume Noce, 4 Castel
Bragher.
(14)
|
Il bosco a Santa Giustina fu ricompreso nella sottostante locazione. |
|
SANTA GIUSTINA
p.f. 327, 328 e 329 |
Un fondo arativo e vignato a Santa Giustina, di 2 stari e 3 quarte cui
Giacomo Antonio Mendini, Giacomo Mendini, Silvestro Inama, gaggio
della chiesa, i fratelli Pietro e Giacomo Mendini e Antonio
Betta. |
Un campo arativo a Santa Giustina di 2 stari e 2
quarte, cui da mezzodì Giacomo Inama, sera Romedio Mendini,
settentrione i Betta di Malgolo e Bartolomeo Mendini. |
Arativo a Santa Giustina di 4 stari e 3 minele, cui Betta da due
parti, la stradella che conduce all'eremo, Giacomo Antonio Inama,
beni di Castel Bragher. Locato a Giuseppe Tamè. |
Un
arativo a S. Giustina cui 1,2,4 gli eredi Betta, 3 Castel Bragher.
(8)
|
Un arativo a Santa Giustina, cui gli eredi Betta, Luigi Panizza, il Noce, Castel
Bragher e Betta. Fu locato perpetuamente ai fratelli Pietro e
Giuseppe Mendini nel 1798. |
Nella nota Gilli nei confini a mezzogiorno cita il sig. Mendini. I
confini non
corrispondono a quelli del Catasto teresiano. Nel 1774 la superficie
aumentò per più di uno staro per via della permuta eseguita con
Bartolomeo Mendini. Nel 1801 la comunità non riconobbe la locazione
perpetuale ai fratelli Mendini. Il terreno fu locato a Antonio Tamè. |
ROMENERE
p.f. 341,
342 |
|
Un fondo arativo e vignato alle Romenere di 4
stari e 2 quarte con un gaggio di 3 stari e 3 quarte, cui confinano
da tre parti i Betta e da una la via consortale. |
Arativo vignato alle Romenere di 4 stari e 2 quarte con incolto di
laste e bosco contiguo, cui beni di Santa Maria di Taio, don Gaspare
Chilovi, Bonifacio Betta, beni della chiesa di Dermulo da più parti
e stradella comunale. Locato a Giovanni
Michele Inama. |
Un
arativo alle Romenere cui 1 Domenica vedova Endrizzi, 2 Domenico
Massenza, 3,4 Via consortale. (3) |
Arativo vignato e incolto con piccolo bosco alle Romenere di 4 stari e 2 quarte,
cui 1 Giovanni Massenza e Giovanni fu Giacomo Inama, 2 la chiesa di
Santa Maria di Taio e Giovanni Massenza, 3 la chiesa locatrice e
stradella comunale. Locato a Giovanni
Michele Inama. |
Nella nota Gilli fra i confini si dice a mattina i Betta e da tre
parti le vie consortali. I confini non corrispondono a quelli del Catasto
teresiano forse perchè sono riferiti al bosco. Il terreno fu donato
alla chiesa da Giacomo Antonio Inama nel 1750. |
LEONARDA
p.f. 370,
371, 372, 373 |
|
Un fondo arativo e vignato alla Leonarda di 4
stari, cui a mattina altri beni della chiesa, mezzodì via consortale,
sera Giovanni Giacomo Inama, settentrione gaggio della chiesa.
|
Arativo vignato a Cambiel ossia alla Leonarda di 4 stari e mezzo, cui
da due parti la chiesa, il conduttore (Antonio Tamè) livellario
Bertolini e Pietro Antonio Panizza con bosco. Locato a Antonio figlio di
Giuseppe Tamè. |
Un
arativo e vignato alla Leonarda, cui 1 la chiesa, 2 via
consortale, 3 Antonio Tamè, 4 bosco della chiesa. (4) |
Un arativo e vignato alla Leonarda, cui 1 2 la chiesa, 3 il conduttore
(Silvestro Endrizzi) livellario Bertolini, 4 i fratelli
Panizza, che in precedenza era locato ad
Antonio Tamè, ora è locato a Silvestro Endrizzi. |
Il terreno fu donato alla chiesa da Giacomo Antonio Inama nel 1750.
Nel 1803 il fondo arativo e vignato alla Leonarda di 5 stari e
3 quarte fu locato a Giovanni Francesco Inama. Si dice che nella
misura era ricompresa oltre ad un gaggetto anche 5 quarte di terreno
ceduto da Silvestro Endrizzi che tutto assieme confinava 1 Silvestro
Endrizzi, eredi di Giovanni Michele Inama (pure livellari della
chiesa) 3 Giovanni Emer, 4 i fratelli Domenico e Pietro Panizza. |
CIAMBIEL
p.f. 369 |
Un arativo vignato a Campobello di 6 stari e 3 quarte, cui eredi di
Gregorio Endrizzi, Silvestro Inama da due parti, Pietro Lorenzo
Panizza. |
Un fondo arativo e vignato a Cambiel di 9 stari
e 3 quarte, cui da mattina i beni di San Vittore di Taio, mezzodì la
via consortale, sera la stessa chiesa col fondo alla Leonarda, a
settentrione il gaggio della chiesa. |
Arativo e vignato al Cambiel di 15 stari e mezzo, cui eredi di
Gregorio Endrizzi, beni della chiesa da due parti, Pietro Antonio
Panizza con bosco. Terreno locato a Silvestro
fu Antonio Endrizzi. |
Un
arativo e vignato a Cambiel cui 1 Maurizio Rensi, 2 chiesa, 3 Antonio
Tamè, 4 sig. Panizza. (2)
|
Un arativo e vignato a Cambiel, cui 1 Giovanni fu Giacomo Inama, 2
Giovanni fu Giacomo Inama e Michele Inama, 3 il conduttore con fondo
alla Leonarda, 4 fratelli Panizza con gaggio. Locato a Silvestro Endrizzi. |
L'originario terreno a Cambiel pervenuto alla chiesa nel 1617 fu
progressivamente ampliato con altre acquisizioni. Infatti una parte
denominata alle Longhe, appartenente alla famiglia Endrizzi, negli
anni vide susseguirsi diversi proprietari. Gradualmente poi la
chiesa di Dermulo acquisì le dette porzioni divenendo l'unica
proprietaria del terreno rappresentato dalla p.f. 369. Questa, negli Sicuramente una
avvenne nel 1741, quando la chiesa di Dermulo comperava da quella di
Taio un fondo a lei confinante. Nel 1766 la chiesa di Taio appare
ancora fra i confini di Cambiel perchè nel 1750 era diventata
proprietaria di un altro terreno. |
CIAMBIEL
p.f. 368 |
Un gaggetto attiguo. |
Un gaggio a Cambiel di 2 stari, cui a mattina Romedio Mendini, mezzodì i sig. Rido di Cles, sera la chiesa,
settentrione Pietro Antonio Panizza. |
|
Un bosco a Cambiel
cui 1 Sig. Mendini, 2 Sig. Riddo di Cles, 3 Chiesa, 4 Sig. Panizza.
(13)
|
|
Forse era una parte della futura p.f. 369 però ancora occupata dal
bosco. |
CIAMBIEL
p.f. 369 (porz. 1) |
|
Un fondo arativo e vignato a Cambiel di 1
staro e 2 quarte, cui da mattina gli eredi di Gregorio Endrizzi,
mezzodì via consortale, sera i Sig. Rido di Cles, settentrione il
gaggio. |
|
|
|
Si trattava del terreno ceduto da
Bartolomeo Mendini nel 1760. |
BERTUSEL
parte a sud della
p.f. 605 |
Arativo vignato al Bertusello di 1 staro, 1 quarte e 3 minele, cui via
imperiale, Antonio Mendini, Giacomo Mendini, Silvestro Inama. |
Un fondo arativo e vignato al Bertusel di 1
staro, 1 quarta e 2 minele, cui da mattina Via imperiale, mezzodì e
sera Romedio Mendini e settentrione Giacomo fu Ottavio Inama. |
|
|
|
Il campo al Bertusel era quello che nel 1618 era
definito alle Doi Vie. Nel 1774 questo terreno uscì dalle
disponibilità della chiesa passando in proprietà di Bartolomeo Mendini. Il quale Mendini aveva dato alla chiesa un suo terreno a
Santa Giustina, già confinante con i beni della chiesa stessa. |
CROS
p.f. 315,
316 e
317 e parte
p.f. 319 |
Non presente fra i terreni locati. |
Un fondo arativo e vignato alla
Croce di 7 stari e 2 minele, cui a mattina Bonifacio Betta, mezzodì
via consortale, sera Domenico Massenza, settentrione la chiesa con
il fondo (le Romenere) lasciato da Silvestro Inama. |
Non appare nella locazione. Forse già locata ad altra persona. |
Un
arativo e vignato alla
Croce cui 1 2 eredi Betta, 3 Domenico Massenza, 4 la chiesa. (11)
|
Arativo alla Croce, cui 1 e 2 Betta, 3 Innocente Massenza livellario
della primissaria di Taio, 4 Giovanni Michele Inama livellario della
chiesa (con le Romenere). Locato a Baldassarre Inama. |
Il terreno proveniva dal lascito di Bartolomeo Inama nel 1688. Nel
1766 era posseduto dall'allora sindaco Antonio Inama in locazione. E
infatti si riscontra anche nel 1767 dall'urbario. Il terreno alla
Croce come da Urbario fu locato la prima volta a Baldassarre Inama
nel 1788. |
PLANTADIZ
p.f. 263 |
Arativo vignato al Plantadizzo di 3 quarte, cui Giovanni fu Nicolò Mendini, Giacomo Antonio Mendini e Michele Inama. |
Un fondo arativo e vignato a Plantadig di 2
stari e 2 quarte, cui da mattina Francesco Mendini, mezzodì e
settentrione vie consortali, sera Bartolomeo Mendini. |
Arativo vignato a Plantadiz di 2 stari e 2 quarte, cui Francesco
Mendini, Romedio Mendini, Antonio Inama, Gaspare Inama livellario di
Castel Bragher. Locato a Francesco Mendini. |
Un
arativo e vignato al Plantadiz, cui 1 Francesco Mendini, 2 Sig. Mendini,
3 Giovanni Mendini, 4 via consortale. (7) |
Arativo vignato a Plantadizzo, cui 1 essi conduttori, 2 Giacomo Mendini,
Giovanni Mendini, 4 beni livellari Thun. Locato ai fratelli
Pietro e Giuseppe Mendini. |
Il terreno era stato ceduto alla chiesa nel 1655 da Antonio Mendini.
Nel 1766 era posseduto da Francesco Mendini in
locazione temporale. Nel 1921 sulla parte a valle del terreno, prese
posto il nuovo cimitero. |
CIAVAUDEN
p.f. 515 |
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Un campo a Cavauden di 2 stari e 2 minelle e
mezza cui da mattina via consortale, mezzodì eredi di Nicolò Mendini,
sera il comune di Dermulo e settentrione Romedio Mendini. |
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Il terreno era stata ceduto alla chiesa da
Francesco Mendini nel 1762 e nel 1766 era
posseduto da Francesco Mendini in locazione. Più tardi però l'aveva ricomprato, per
cui non appare nel 1774 e nemmeno nel 1780. |
SOTTO IL SEGRA'
p.f. 196 |
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Ricompreso nel primo terreno sopradescritto, denominato sotto al cimitero al Pissaracel. |
Un piccolo prato al Cimitero cui il cimitero, il zengio, esso
Francesco Mendini. Locato a Francesco Mendini. |
Un
prato a Poz cui 1 2 il rido, 3 Sig.i Inami, 4 Francesco Mendini. (9) |
Prato detto al Cimitero cui 1 il cimitero, 2 e 3 cengio, 4 i
conduttori. Locato ai fratelli Giuseppe e Pietro Mendini. |
Nel 1766 il prato è stato considerato un'entità unica, pertanto
formata dalle due p.f. 195 e 196, ovvero dai numeri catastali (12) e
(9) e denominato Pisarachel. Il prato sotto il cimitero aveva una
misura di circa 3 quarte. |
POZ (FASSETA)
Parte a sud della p.f. 224 |
Un arativo e vignato a Poz con prastello aderente di 5 stari, meno 1
minella e mezza, cui via comune, Antonio fu Antonio Mendini, Giacomo
Mendini e Giacomo Antonio Mendini. |
Un fondo arativo e vignato a Poz di 4 stari, 2 quarte, 3 minele, cui a
mattina via comune, mezzodì sig. Mendini, sera sig. Giacomo Inama,
settentrione sig. Mendini
(appare solo nella lista di Giovanni Udalrico Gilli) |
Un fondo arativo e vignato a Poz di 3 stari, 1 quarta, 1 minela, cui
strada consortale, Romedio Mendini da più parti, Giacomo Antonio
Inama. Locato a Giuseppe Tamè. |
Un arativo e vignato a Poz cui 1 via comune, 2 4 Sig. Romedio Mendini,
3 Sig. Giacomo Inama. (6) |
Un fondo arativo e vignato a Poz di 3 stari, 1 quarta, 1,5 minele, cui
strada consortale, eredi di Romedio Mendini da più parti, Luigi
Panizza. In precedenza era locato a Antonio Tamè e
quindi ad Anna vedova di Romedio Maria Mendini. |
Il terreno risultava già in proprietà della chiesa nel 1554 e si può
riconoscere in uno dei due terreni denominati Poz nel 1618. Esso non
appare nell'inventario ufficiale del 1766, ma solo nella lista Gilli
e non so spiegarmi il motivo. Come si può vedere dalla riduzione
della superficie, inizialmente era un arativo vignato da più di 4
stari e poi da 3 e rotti perchè 1 staro e 1 quarta furono
trasformati in prato. Il
terreno poi pervenne ai Mendini. |
PISSARACEL
p.f. 201 |
"Al rì giù in fondo" della misura di 7 quarte e 1 minela, cui il
rivo, il sasso, Alberto Inama e fondo della chiesa. |
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Il terreno in un momento imprecisato passò in mano alla famiglia Inama
di Fondo. |
Casa n. 16
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Una casa per abitazione del Sig. Primissario, con orto aderente cui 1 4
Sig. Romedio Mendini, 2 Antonio Massenza, 3 via consortale. (1)
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Anche di questi averi
troviamo qualche notizia negli atti visitali. Nel 1579 venne
riscontrata la presenza di una croce di rame dorato, due calici
d’argento due pianete, una delle quali figurata, due candelieri di
ottone, un gonfalone, una lampada di rame, due ampolline di stagno,
due pallii d’altare, un turibolo e due campanelle.
Nel 1766 venne steso un
inventario molto dettagliato riportante i seguenti oggetti:
Un calice d'argento, il più bello con patena
pure d'argento indorata del peso d'oncie venti
Altri due simili con patene d'oncie diciasette
per cadauno.
Corporali n° nove
Borse di diversi colori n° nove
Velli di diversi colori per li calici n° dieci
Facioletti bianchi per detti calici n° quattro
Piance bianche due, rosse due, verde una,
morele una, nere tre, e così in tutte n° nove accompagnate dalle sue
stole, e manipoli uniformi
quadrati da sacerdoti n° tre
Messali da vivo n° tre
Messali da morto n°cinque
Rituali n° due
Camici ed amiti n° cinque, uno festivo con
pizzi, e gli altri feriali coi loro cordoni.
Cotte n° due, una ordinaria l'altra fatta da (nocio?)
Tovaglie per gl'altari n° cinque
Sugamani n° due
Telle incerate n° tre
Sottotovaglie n° otto
Campanelli di metallo n° due
Un secchiello per l'Acqua Santa
Un centonaro
per l'oglio col coperchio, e serratura
Un banco per il grano con serratura vecchia
Candellieri per mortori n° quattro
Banche n° due da ponervi sopra li morti
Una tela per coprirli
Cuscini feriali n° due
Altri festivi n° sei
Lampadi n° due, una grande, ed una picciola
vecchia
Un turibile con sua navicella d'ottone
Candellieri d'ottone n° sei
Candellieri di legno argentati col suo
crocifisso n° sei
Altri crocifissi di legno n° tre
Ceforali
n° quattro
Tavolette per uso de sacerdoti sull'altari,
mude
n° tre
Un sacchetto per raccoglier l'elemosina
Banchi a spese della chiesa n° due novi, e un
vecchio di larice
Quadri per decoro della chiesa n° quattro
Un confalone di damasco rosso, e bianco con
sua croce d'ottone in cima, e cintura per portarlo
Altra croce d'ottone vecchia
Palme di fiori con suoi vasi n° quattro
Altre dizioni vecchie n° due
Angioli per abelimento degl'Altari movibili n°
sie
Una lanterna
Un armaro per le pianete
Un cataletto
Un genuflessorio per la preparazione
Un armaro per li calici
Un zocco di pietra fuori della porta per
l'elemosina
Un lavamano inmurato
Scatola per le ostie
Calamaro con libro per notare le messe
Ampoline para n° tre
Una sedia d'appoggio per comodo dei confessori
Lampadini due di vetro
Animelle
[11]
n° quattro
Un crocifisso in sacristia
Una tavoletta ove sono notate le messe
Un velo per andar a comunicare
Una ombrella per il medesimo fine
Due banchetti in chiesa
Un banco in sacristia
Tele due da coprire gl'altari
Purificatori n° tredici
Due vesti telari
Un lavello
Un armaro per i confaloni
Nel 1825 la chiesa si dice dotata di tabernacolo
contenente le reliquie dei due Santi Apostoli Filippo e Giacomo, tre
calici, vari corporali e purificatoi, 3 messali da vivo e altrettanti
da morto.
Nel 1825 in occasione
della visita dei rappresentanti vescovili venne redatto il seguente
scritto.
Actum Dermullo 5 Agosto 1825
In esecuzione d’ordine di S. Al. Rema P.e Vescovo
di Trento di 17 mese di giugno 1825 n. 1680/851, si è trasferito il
sottoscritto a visitare la Chiesa Primissariale di Dermullo e dopo
attenta considerazione ebbe a rilevare
I°
Nella Chiesa
1. Esserci il Tabernacolo, in cui sta riposta
la reliquia dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo decentemente ornato.
2. Tre altari coperti con tre tovaglie per
ciascheduno buone e sufficiente, come pure le cave delle S. Reliquie
illese.
3. Non esiste Battisterio ne alcun vaso, e
luogo per conservarvi l’acqua Battesimale, poichè i neonati vengono
portati al Battesimo nella Parrocchiale
4. Si ritrova un luogo al di dentro della
Sacrestia colla grada in chiesa per udire le confessioni, non però
avvi Pulpito.
5. Tutta la chiesa interiore ispira devozione
per la sua decenza.
II°
In
Sacrestia
1. Calici tre con coppa dorata e rispettiva
patena come pure tutto ciò fa bisogno d’apparati a portare il Viatico
agli infermi in buon stato.
2 Corporali e Purificatoi buoni ed in
sufficiente numero, ed il luogo da riporli pria di lavarli addottato.
3. Lo stesso dei Sacri arredi intieri e mondi,
ed il luogo ove gli camici destinati alla lavanda vengono posti.
4. Missali da vivo n. 3, da morto n. 3 buoni e
sufficienti, non il manuale.
5. Non si da sacrario indicato a questa ciffra,
mentre i neonati vengono trasportati alla Parrocchiale come si disse
di sopra.
6. Non la particela di S. Croce, pure la
Reliquia dei Santi Apostoli Filippo e Giacomo, che solamente vien
esposta alla pubblica venerazione il giorno del Titolare di questa
Chiesa, della quale esiste l’autentica.
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