INVENTARIO DELLA CHIESA DEI SS. FILIPPO E GIACOMO NEL 1766
Il documento
riportato nella prime pagine dell’Urbario della
Chiesa dei SS. Filippo
e Giacomo, è stato redatto dal notaio Baldassarre Alfonso Bergamo di
Taio, assistito dal Parroco di Taio Cristoforo Franceschini, dal
Sindaco della Chiesa,
Antonio fu
Giovanni Battista Inama, da uno dei
Regolani
della Comunità cioè
Silvestro fu Ottavio Inama, nonchè dal sacrestano
Antonio figlio di Giuseppe Tamè. Inoltre sono presenti come testimoni
Giovanni figlio di Gaspare Inama e
Romedio figlio del nobile
Bartolomeo Mendini. Lo stesso documento, con allegata una lista dei
terreni della Chiesa compilata da Giovanni Udalrico Gilli di Taio, si
trova anche nell’Archivio di Stato di Trento nei protocolli dello
stesso notaio Bergamo.
La prima pagina dell'inventario
TRASCRIZIONE DELL’ INVENTARIO [4]
In Christe Nomine
1.
La Chiesa stessa dedicata ai Santi Filippo, e Giacomo con la sua
sagrestia, revoltello aderente, e campanile con due campane, e funi
per sonare le medesime, col cemeterio attorniato da muri, ove sono due
entrate colle inferriate, alla quale da mattina confina la strada
comune, ed il Comune,
da mezzodì il prato della stessa chiesa, da sera parimente, da 7ne la casa del Nob:
Francesco Mendini. Indi li seguenti mobili Un calice d'argento, il più bello con patena pure d'argento indorata del peso d'oncie venti Altri due simili con patene d'oncie diciasette per cadauno. Corporali n° nove Borse di diversi colori n° nove Velli di diversi colori per li calici n° dieci Facioletti bianchi per detti calici n° quattro Piance bianche due, rosse due, verde una, morele una, nere tre, e così in tutte n° nove accompagnate dalle sue stole, e manipoli uniformi quadrati da sacerdoti n° tre Messali da vivo n° tre Messali da morto n°cinque Rituali n° due Camici ed amiti n° cinque, uno festivo con pizzi, e gli altri feriali coi loro cordoni. Cotte n° due, una ordinaria l'altra fatta da (nocio?) Tovaglie per gl'altari n° cinque Sugamani n° due Telle incerate n° tre Sottotovaglie n° otto Campanelli di metallo n° due Un secchiello per l'Acqua Santa Un centonaro per l'oglio col coperchio, e serratura[5] Un banco per il grano con serratura vecchia Candellieri per mortori n° quattro Banche n° due da ponervi sopra li morti Una tela per coprirli Cuscini feriali n° due Altri festivi n° sei Lampadi n° due, una grande, ed una picciola vecchia Un turibile con sua navicella d'ottone Candellieri d'ottone n° sei Candellieri di legno argentati col suo crocifisso n° sei Altri crocifissi di legno n° tre Ceforali n° quattro [6]
Un sacchetto per raccoglier l'elemosina Banchi a spese della chiesa n° due novi, e un vecchio di larice Quadri per decoro della chiesa n° quattro Un confalone di damasco rosso, e bianco con sua croce d'ottone in cima, e cintura per portarlo Altra croce d'ottone vecchia Palme di fiori con suoi vasi n° quattro Altre dizioni vecchie n° due Angioli per abelimento degl'Altari movibili n° sie Una lanterna Un genuflessorio per la preparazione Un armaro per li calici Un zocco di pietra fuori della porta per l'elemosina Un lavamano inmurato Scatola per le ostie Calamaro con libro per notare le messe Ampoline para n° tre Una sedia d'appoggio per comodo dei confessori Lampadini due di vetro Animelle n° quattro [9] Un crocifisso in sacristia Una tavoletta ove sono notate le messe Un velo per andar a comunicare Una ombrella per il medesimo fine Due banchetti in chiesa Un banco in sacristia Tele due da coprire gl'altari Purificatori n° tredici Due vesti telari Un lavello Un armaro per i confaloni
2. Li beni stabili, che sono altresì posseduti dal sacrestano coll'annuale pensione alla chiesa de Ragnesi ventotto fra danaro, formento, e segalla alla tassa. Un prato sotto al cemeterio detto al Pisarachel della semenza de stara tre, e minelle una, che da mattina confina il detto cemeterio, da mezzodì, e sera il Rido, da 7ne li Molti Illri Signori Inami di Fondo. Un prato a Poz o sia alla Sonda Longa de stari uno, quarte una, al quale da mattina confina la via comune, da mezzodì li Sig.ri Inami di Fondo, da sera Nob: Sig. Romedio Mendini, da 7ne Sig. Giacomo Inama. Un prato in PraMartinel detto al Pont de stari quattro minelle una, presso da mattina il comune, da mezzodì Nob. Sig. Romedio Mendini, da sera il fiume Nos, da 7ne il Comune. Un gaggio detto a Santa Giustina del valore a corpo, e non a misura de Ragnesi dodeci, cui da mattina il Nob: Bortolo Mendini, da mezzodì Antonio Inama, da sera il fiume Nos, da 7ne li beni di C: Brughier. Un campo arativo detto a Santa Giustina de stari due, quarte due, al quale da mattina e mezzodì confina il Sig. Giacomo Inama, da sera Sig. Romedio Mendini, da 7ne il Molto Illre Sig. Betta di Castel Malgolo, e Nob. Bortolo Mendini. Un fondo arativo e vignato alle Romenere de stara quattro, e quarte due, con un gaggio de stara tre, e quarte tre, al quale confinano da tre parti il suddetto Sig. Betta, e dall'altra la via consortale. Un fondo arativo e vignato alla Leonarda de stara quattro, al quale confinano da mattina altri beni di detta Chiesa, da mezzodì la via consortale, da sera Messer Giovanni Giacomo Inama, da 7ne un gaggio di detta Chiesa. Un fondo arativo e vignato a Cambiel de stari nove, quarte tre, cui da mattina confinano li beni di S. Vittore di Taio, da mezzodì la via consortale, da sera la stessa Chiesa col descritto fondo alla Leonarda, da 7ne parimente col gaggio annesso. Un gaggio a Cambiel de stara due, presso da mattina il Sig. Romedio Mendini, da mezzodì li Sig.i Ridi da Cles, da sera la medesima Chiesa col fondo, e da 7ne l'Eccmo Sig. dr. Pierantonio Panizza di Taio. Un fondo arativo e vignato a Cambiel de stara uno e quarte due, al quale confinano da mattina gli'eredi di Gregorio Endrizzi, da mezzodì la via consortale, da sera i Sig.i Ridi da Cles, da 7ne il gaggio. Un fondo arativo e vignato al Bertusel de stara uno, quarte una, e minelle due, cui da mattina confina la via Imperiale, da mezzodì, e sera Sig. Romedio Mendini, da 7ne Giacomo qm Ottavio Inama. Seguono altri beni posseduti in locazione temporale dall'infranominate persone. Un fondo arativo e vignato alla Croce de stara sette e minelle due, cui da mattina confina il Molto Ill.re Sig. Bonifacio Betta, da mezzodì la via consortale, da sera Dominico Massenza, da 7ne il Fondo lasciato dal qundam d. Silvestro Inama a detta Chiesa. Posseduto dal Sindico antedetto Antonio Inama coll'annuale affitto de stari uno formento, ed uno segalla. Un fondo arativo e vignato a Plantadig de stara due quarte due, cui da mattina confina Nob. Francesco Mendini, mezzodì e 7ne le vie consortali, e da sera Nob. Bortolo Mendini. Posseduto dal suddetto Nob. Francesco Mendini mediante l'annuale pensione de stari uno formento. Un Campo a Cavauden de stari due, minelle due e mezza, cui da mattina la strada consortale, da mezzodì li eredi del Nob. Nicolò Mendini, da sera il Comune di Dermulo e da 7ne il Sig. Romedio Mendini. Proveniente questo dal detto Nob: Francesco Mendini come nei rogiti de Mediis del 24 8bre 1762 e da lui posseduto con l'annuale prestazione de stara uno formento.
3. Seguono finalmente li censi attivi, ed altre ragioni. Un capitale de R.si settanta al sei formato in due volte presso gl'eredi di Messer Gio.Batta Inama come appare riguardo ad uno de R.si trentatre in Rogiti di me Sottoscritto Notaio da 29 maggio 1752=era posto all'altro via Rogiti. Un capitale de R.si novanta fatto in due volte presso Giacomo qm Ottavio Inama come consta in Rogiti di me sottoscritto Notaio del 27 Gennaio 1749 cioè il primo de R.si trenta al sei, ed il secondo de R.si sessantasei al cinque. Un capitale de R.si venticinque presso il Nob: Bartolomeo Mendini al sei come da Rogiti Barbacovi di Taio. Un capitale de fiorini cento allemani provenienti da Messer Giovanni Giacomo Inama presso la Magnifica Comunità di Dermulo, conforme apparerà da ìnstrumento da farsi in breve da me Notaro. Un capitale de R.si settantaquattro proveniente pure dal suddetto Mr Giovanni Giacomo Inama presso gl'eredi di Nicolò Mimiola detti li Colodoni, e Messer Giovanni Giacomo Franceschini come da istromento parimente da farsi. Un capitale de R.si sessanta al sei presso Gaspare Inama come in Rogiti di me sottoscritto notaro dei 20 mese di luglio 1766. Un capitale de R.si venti al sette presso Vittore Tamè come in Rogiti Chilovi dei 21 9bre 1740 Altro presso lo stesso de R.si 13=1=6 (13 Ragnesi, 1 Tron e 6 Carantani) al sei come Rogiti di me sottoscritto, lì 3 Xbre 1753. Un capitale de R.si trentacinque al sei presso il Nobile Francesco Mendini come in Rogiti de Medis. La ragione d'esigere annulamente un staro di formento dall'Eredi del Nob. Nicolò Mendini sopra un fondo al Fossà presso da mattina il rido, da mezzodì Antonio qm Giovanni Battista Inama, da sera la strada pubblica, da settentrione il Sig. Romedio Mendini come si desume dall'Urbario vecchio senza spiegarne il titolo, quale però vien riferito ai Rogiti del quondam mio avo. La ragione d'esigere annualmente mosse n° sei d'oglio dalli Molti Illri Sig.ri Inami di Fondo, a sollievo de quali senza saperne la previsione successeron li Molti Illri Signori Eredi Bombardi di Coredo a pagarne mosse cinque il d: Silvestro Rizzardi di d.o Coredo a pagarne una frachela, e Silvestro Inama a pagarne altra frachela. Altro capitale presso Messer Giovanni Giacomo Inama de R.si cinquanta al sette, ma ora ridotto al sei, come dalli Rogiti Barbacovi dei 18 Giugno millesettecentoventitre. Altro capitale de R.si trenta al sette, ma ora ridotto al sei presso Messer Giovanni Giacomo Inama, conforme appare dalli citati Rogiti Barbacovi sotto la medesima data. Gli aggravi poi consistono in troni novantadue, e mezzo, che si pagano annualmente al Reverendissimo Sig. Parrocco per le Messe Legatarie n° 40 ed altro. E questo fu asserito essere l'intero e fedele Inventario della rammentata Chiesa, il quale ridotto da me Notaio in pubblico documento, fu anche quivi registrato assieme colle sue relative scritture già fatte e che verranno da farsi a maggior cauzione della detta Chiesa, nonchè a dilucidazione della verità e così sia & c: Io Baldassarre Alfonso Bergamo Notaro di Taio le cose premesse pregato fui iscrivere, e pubblicai.
[1] Nel 1740 Gaspare Inama aveva comperato dalla Chiesa una prima porzione di detta casa [2] La casa dell’eremo (dal 1778 casa primissariale), detta “la casa di Vicenzi” dal nome del suo vecchio proprietario (Vincenzo Cristiani) fu data nel 1617 da Maria Massenza moglie di Cipriano all’eremita Eteratther come pagamento per un censo. Non si sa in che modo Maria fosse divenuta proprietaria della casa, che nel 1616 dovrebbe essere stata dei fratelli Pietro e Bartolomeo Cordini eredi di Vincenzo Cristani. SISTEMARE
[3] Nel caso
della corresponsione in prodotti, esisteva il seguente rapporto
fisso fra capitale prestato e merce da consegnare:
Ogni censo formalizzato con un atto notarile, era assicurato su uno o più beni immobili del censuario, al quale veniva data la possibilità di renderlo affrancabile in ogni momento; il censualista inoltre poteva cedere il diritto di riscossione del capitale e dei relativi interessi ad altre persone od enti. Oltre alla Chiesa, di solito prestavano soldi anche le persone agiate, spesso pronte ad approfittare della povera gente in caso di insolvenza. [4] L’inventario è stato ricopiato dal protocollo del Notaio Bergamo all’anno 1766 c/o l’A.S.T. [5] Il centonaro era un vaso di pietra per l’olio. [6] I ceforali erano i candelabri. [7] Ricambi. [8] Specie di portantina dove si posava la bara. [9] Lucignolo incerato dei vecchi lumini a olio.
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