A seguito dell’incendio
avvenuto a Dermulo il 20 novembre 1847
che interessò le case 20-21,
22 e la chiesetta
dei S.S. Filippo e Giacomo, fu composto un corposo faldone contenente tutti i documenti
inerenti il fatto. Tale incartamento è oggi conservato presso l’Archivio di Stato di Trento nella
busta n. 50, relativa all’Archivio Giudiziale e Pretura di Cles. Fra i documenti, una
parte rilevante è occupata dal “Giornale
relativo all'inquisizione per l'incendio a Dermullo” che contiene, oltre
l’esito del sopralluogo e poche altre comunicazioni, tutti gli interrogatori delle persone interessate a
vario titolo e quindi chiamate a testimoniare sul fatto. Un primo sopralluogo fu
eseguito poche ore dopo l’incendio da una commissione formata dall’I. R. Aggiunto
Antonio Sartorelli, dal deputato comunale
Romedio Emer e da due periti, il
falegname Camillo Zadra e il muratore Giovanni Melchiori. Alla presenza di
Pietro Inama, “indicatore” e dei due testimoni Franco Martini e Felice Zadra, si
procedette alla stesura del verbale di accertamento dei fatti. A seguire fu
interrogato
Pietro Inama, la persona maggiormente coinvolta quale abitante nella
casa da cui si era sprigionato l’incendio e marito di
Teresa Mendini,
proprietaria della casa. Nei giorni successivi l'Aggiunto Antonio Sartorelli in
presenza del
deputato comunale di Dermulo,
Romedio Emer,
convocò e interrogò presso il Giudizio Distrettuale di Cles i vari testimoni.
Qualcuno fu anche riascoltato per una seconda volta per trovare conferme o smentite ad
alcune dichiarazioni degli interrogati.
Qui di seguito passo ora a trascrivere il predetto “giornale” e i relativi 36
"fascicoli". In parentesi tonda () ho evidenziato con un punto di
domanda le parole che non sono stato in grado di leggere. In parentesi quadra []
qualche integrazione o specificazione del testo. Il nome fascicolo non era inteso come al presente, cioè una
raccolta di documenti, ma come singolo atto che poteva essere composto da una a
più pagine. (I fascicoli n. 9,
10, 11, 12, 23 e dal
31 al 36
non si riferiscono ad interrogatori ma a delle dichiarazioni.)
Giornale relativo all'inquisizione per l'incendio a Dermullo
DATA | FASCICOLO | PERSONA INTERROGATA o ARGOMENTO |
20/11/1847 | Fascicolo 1 | Rilievo sommario sulla faccia del luogo |
20/11/1847 | Fascicolo 2 | Interrogatorio di Pietro Inama |
21/11/1847 | Fascicolo 3 | Interrogatorio di Baldassarre Inama Capocomune |
22/11/1847 | Fascicolo 4 | Interrogatorio di Teresa Mendini moglie di Pietro Inama |
22/11/1847 | Fascicolo 5 | Interrogatorio di Maria Giuliani serva di casa Inama-Mendini |
22/11/1847 | Fascicolo 6 | Interrogatorio di Teresa Mendini moglie di Romedio Endrizzi |
22/11/1847 | Fascicolo 7 | Interrogatorio di Pompeo Endrizzi figlio di Romedio |
22/11/1847 | Fascicolo 8 | Interrogatorio di Mattia Endrizzi |
21/11/1847 | Fascicolo 9 | Lettera di Filippo Panizza |
20/11/1847 | Fascicolo 10 | Determinazione del danno ai privati |
20/11/1847 | Fascicolo 11 | Lettera trasmissione dei danni alla chiesa |
20/11/1847 | Fascicolo 12 | Determinazione danni subiti dalla chiesa |
24/11/1847 | Fascicolo 13 | Interrogatorio di Lucia Inama moglie di Romedio Mendini |
24/11/1847 | Fascicolo 14 | Interrogatorio di Romedio Mendini |
24/11/1847 | Fascicolo 15 | Interrogatorio di Marianna Profaizer moglie di Mattia Endrizzi |
24/11/1847 | Fascicolo 16 | Interrogatorio di Andrea Eccher |
25/11/1847 | Fascicolo 17 | Interrogatorio di Bortolo Mendini |
25/11/1847 | Fascicolo 18 | Interrogatorio di Giulia Demagri moglie di Bortolo Mendini |
25/11/1847 | Fascicolo 19 | Nuovo interrogatorio di Pompeo Endrizzi |
25/11/1847 | Fascicolo 20 | Nuovo interrogatorio di Maria Giuliani |
26/11/1847 | Fascicolo 21 | Nuovo interrogatorio di Teresa Mendini |
26/11/1847 | Fascicolo 22 | Interrogatorio di Luigia Inama |
26/11/1847 | Fascicolo 23 | Invito a comparire a Batta di Silvestro Inama |
25/11/1847 | Fascicolo 24 | Dichiarazione di Romedio Mendini |
28/11/1847 | Fascicolo 25 | Interrogatorio di Batta Mendini |
28/11/1847 | Fascicolo 26 | Interrogatorio di Angelo Melchiori |
28/11/1847 | Fascicolo 27 | Interrogatorio di Barbara Chistè |
29/11/1847 | Fascicolo 28 | Interrogatorio di Orsola Mascotti |
29/11/1847 | Fascicolo 29 | Interrogatorio di Teresa Mascotti |
29/11/1847 | Fascicolo 30 | Interrogatorio di Romedio Emer |
28/11/1847 | Fascicolo 31 | Invito a comparire a Giacomo di Silvestro Inama |
02/12/1847 | Fascicolo 32 | Richiesta per indire un questua |
02/12/1847 | Fascicolo 33 | Riguardo alle campane |
03/01/1848 | Fascicolo 34 | Domanda di indennizzo |
26/12/1847 | Fascicolo 35 | Stima delle campane |
26/01/1848 | Fascicolo 36 | Concessione questua |
La mattina alle ore 7.30 del 20 novembre 1847 si fece il rilievo
Avendosi scoperto questa mattina un incendio in Dermullo, la Commissione
Giudiziale si è recata qui tantosto e di concerto coi giurati perito e colle
altre persone immaginate fece il seguente rilievo.
L'incendio interessa la casa di
Pietro Inama
e quella vicina di
Battista
e Francesco fratelli Mendini nonché la vicina
chiesa curaziale dei Santi Filippo e
Giacomo. Essendosi sparsa la voce che il fuoco abbia cominciato dalla casa di
Pietro Inama
la commissione la visitò e trovò che la cucina e stanze in primo
piano recarono in tutto un qualche danneggiamento agli usci ed alle finestre. Si
trovò specialmente la cucina in istato normale e cos’ anche il camino illeso ed
eretto per cui i periti che vennero assieme per il quietamento giudicarono che
il fuoco non ha potuto derivare ne dalla cucina, ne dal camino, ne dalle stanze.
L’incendio di questa casa devastò e distrusse il coperto con tutto ciò che vi
era sotto sulla speucia ossia sottotetto sopra i due sommassi che esistevano in
questa casa. Pietro disse che la casa appartiene in proprietà a sua moglie
Teresa Mendini
e che questa mattina alle ore 6 mentre era a letto con la moglie
sentì un rumore come se fosse di vento e si alzò e sortito di fuori nel (?)
inverso Sanzeno osservò che il fuoco aveva già investito l’angolo del coperto a
mane che sta sopra una scaletta che dal sommasso conduce alla spreuza. Visitando
la commissione questo locale e specialmente l’angolo destro nel sortire dal
sommasso non ha potuto riscontrare alcun segnale per verificare che il fuoco
abbia avuto (?) principio poiché il somasso sia per intero interessato
dall’incendio che poi si estese come asserisce
Pietro Inama
agli altri locali.
Ricorsi alle cure anche di molta gente accorsa per dominare l’incendio e di
sopprimerlo.
Più tardi verrà assunto il rilievo dei danni quando il fuoco sarà interamente
spento.
Su di ciò venne assunto il presente atto da quelle [persone] venne confirmato
Atto in Dermullo li 20 novembre
1847 alle ore 9 di mattina.
Introdotto avanti la commissione
Pietro Inama e ammonito similmente al vero
- Suoi generali
Sono
Pietro Inama del vivente
Baldassarre Inama di Dermullo di anni 28
ammogliato con
Teresa Mendini, con un figlio bambino, contadino nulla possiedo
attualmente, vivendo i miei genitori ma sto nella casa di mia moglie, la quale
fu or ora in parte incendiata, sono cattolico, mai inquisito.
- Che voglia spiegare come ebbe origine l'incendio che distrusse ora in
parte la sua casa.
Non so spiegarmi l'origine di questo incendio e la sua causa. Io posso dire
di non aver avuto incuria ne trascuratezza dalla quale avesse potuto derivare
l'incendio e che neppure mia moglie e la serva
Maria Giuliani sono state in
punto a una negligenza. Alla casa di mia moglie mettono due porte che comunicano
con due sommassi. Queste porte furono iersera come al solito chiuse da me circa
l'avemaria, [la campana dell'Ave Maria, veniva suonata circa mezz'ora dopo il
tramonto] ma è circa le ore 5 puntellandole con una stanga internamente. Siamo
andati a dormire circa alle ore (?) Io con mia moglie nella stanza che forma
angolo verso la chiesa, cioè verso sera e mezzogiorno, e la serva nel contiguo
locale. A mia saputa nessuno si alzò di notte. Circa le ore 5 e mezza di mattina
sentii a passare per la contrada contigua verso la chiesa andando in giù una
persona che pensai essere Mattia Endrizzi di Dermulo poiché suole passare ogni
mattina per andare al lavoro sulla strada del Sabino. Un quarto ossia mezzora
dopo sentivo come un colpo che io credevo fosse stato fatto con qualche sasso ai
balconi della cucina o della stanza che guarda a settentrione e sera. Di la a
pochi momenti mi accorsi di uno strepito come se andasse vento dalla parte della
casa verso Sanzeno e pensava che il vento scotesse i rami di una noce che da
quella parte sta appresso alla casa. Mi alzai e socchiusa la finestra della mia
stanza vidi uno splendore per cui sospettai vi fosse fuoco. Sortii dalla stanza
in camicia e mi accorsi tosto che il fuoco aveva investito l'angolo esterno a
mattina e mezzogiorno della casa di sopra, la quale aveva il tetto più alto,
osservandosi che la casa Inama è composta di due case unite, di cui la parte
verso settentrione ha il tetto più alto di quella a mezzogiorno dove io ho la
stanza da letto. Accorsi tosto alla stalla per lasciare in libertà il bestiame
cioè un paio di bovi, due capre e due maiali. Osservai che erano chiuse le porte
dei sommassi e specialmente nel sommasso della casa superiore, dal quale passai
internamente alla stalla sottoposta, osservai che il fuoco ardeva il tetto
nell'angolo superiore ma non ancora gli assami e dei mazzi di formentazzo che
erano collocati nella sottoposta spreuza ossia sottotetto. Era pure intatto un
ammasso di paglia nella spreuza stessa collocata verso settentrione, ma però al
mio ritorno dalla stalla vedevo che anche la paglia incominciava a ardere. Poi
il fuoco si estese prima che sovvenga aiuto al coperto intiero della casa di
sopra e poscia a quella di sotto. Non ho spiegazioni quale sia stata la causa
del fuoco e siccome non so sia stato nessuno di certo o altri per qualche
plausibile motivo sulla spreuza questa mattina, ritengo che il fuoco sia stato
quasi appiccato. Però io non ho il minimo sospetto contro determinate persone e
ciò tanto meno poiché non so che ne io, ne mia moglie e tantomeno la serva siamo
odiati da qualcuno ne ci sia stata fatta alcuna minaccia. Mi raccontò questa
mattina Teresa moglie di Romedio Endrizzi
che essa era passata lungo la mia casa con suo cognato
Mattia Endrizzi poco prima dell'incendio senza scoprirne alcun
segnale di fuoco e anzi era stata preceduta da un suo fanciullo di circa 7 anni
con una lanterna ma che poi nel ritorno vedevano il fuoco ardere l'angolo
suddescritto del tetto di sopra ed allora diedero campana martello. Osservo che
volendo appicare il fuoco a quest'angolo si avrebbe potuto salire con una scala
di 8-10 gradini sul coperto di sotto e poi da questo si arrivava benissimo con
le mani a toccare l'ala del coperto di sopra, ma non è stata rilevata alcuna
circostanza che possa far vedere e nemmeno sospettare che il fuoco sia stata
appiccato. Non posso al momento precisare il danno sofferto.
Preletto lo confermò e si sottoscrisse.
Atto Cles li 21 novembre 1847
in Giudizio alle ore 11 di mattina.
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citato compare il capocomune di Dermullo
Baldassarre Inama ed ammonito al vero
fu esaminato.
- Suoi generali.
Sono
Baldassarre Inama di Dermullo attuale capocomune d'anni 63 ammmogliato
con quattro figli e due figlie contadino, cattolico, mai inquisito.
- Se sappia dare qualche lume sulla causa dell'incendio avvenuto ieridì a
Dermulo alle case di Teresa Inama dei fratelli Batta e Francesco Mendini nonché
alla chiesa di san Giacomo.
Non saprei dare alcun lume sulla causa di questo incendio osservando che
Teresa Inama è mia nuora avendo a marito mio figlio
Pietro.
- Se sappia che i giugali Pietro e Teresa Inama e i fratelli Mendini siano
odiati da qualche persona e sia stata fatta contro di loro delle minacce.
Non so nulla in proposito osservando che il fuoco incominciò nella casa di
mia nuora.
Preletto firmato e sottoscritto.
Atto Cles li 22 novembre 1847
in Giudizio alle ore 4 di sera
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata comparsa
Teresa
Inama ammonita al vero fu interrogata.
- Suoi generali.
Sono
Teresa
del fu Romedio Mendini ora moglie di
Pietro Inama di anni 32
con un figlio, contadina cattolica, possidente mai inquisita.
- Che spieghi sinceramente la causa dell'incendio scoppiato a Dermulo al dì
20 corrente.
La mattina del 20 stando a letto con mio marito avevamo inteso uno sparo
d'uno schioppo che non si sapeva donde provenisse ma non doveva essere stato
molto vicino al nostro quartiere da letto ne molto lontano. Circa un quarto
d'ora dopo sentivo suonare le ore sul campanile di Tassullo. Io non le ho
numerate ma penso fossero le 5 di mattina. Dopo il suono delle ore ho inteso un
colpo ossia uno strepito proveniente dalla nostra casa di sopra come se fosse
stato gettato un sasso in qualche balcone o meglio come fosse stata scoppiata
qualche cosa quindi succedeva uno strepito come fosse la pioggia o il vento. Mio
marito si alzò e messosi alla finestra annunziò che c'era uno splendore di
fuoco. Abbandonammo tosto la stanza in camicia meco portando un bambino e
destata anche la serva
Maria
siamo sortiti noi due e anzi tutti in camicia sul
prato vicino per il portone della casa di sotto che abbiamo chiuso. Allora
osservavo che il fuoco ardeva quell'ala del coperto della casa superiore che
guarda verso settentrione a mattina cioè verso Sanzeno, ove io di sotto sulla
spleuza avevo distesa della biancheria per asciugare e c'era collocata una
quantità di paglia e di fieno. Nel sortire dalla casa non ho veduto ne inteso
nessuna persona e pareva che il paese fosse ancora immerso nel sonno. Frattanto
il fuoco ha fatto rapidi progressi mentre si estese in un momento all'intiero
coperto superiore e poiché allargò all'inferiore distruggendo e devastando parte
della mia casa come avrà potuto accorgersi la commissione giudiziale che fu
sulla faccia del luogo. La sera innanzi al cader del sole ero stata sulla
spleuza a prendere del fieno per governare gli animali senza punto di far uso di
lume acceso e credo che già da tre giorni la mia famiglia non saliva su quel
fienile senza lume, osservando che di notte se mai succedeva il caso di
abbisognare di fieno si adoperava una lucerna chiusa per andare a prenderlo. Io
sono certa che per colpa nostra non fu causato l'incendio ma non potrei neppure
sospettare contro alcuna determinata persona che il fuoco avesse appiccato.
Forse entrò qualche ladro in quel sottotetto per involarmi la biancheria e
facendo forse esso uso di lume avrà anche senza malizia accausato l'incendio. Ma
questa non è che mera congettura non appoggiata da alcuna circostanza.
- La sua famiglia fosse solita di apprestare il foraggio ai propri animali
anche la mattina.
La mattina mio marito soleva governare gli animali con maisi ossia canne di
granoturco fatte in pezzi che erano indepositate sul sommasso della casa
superiore sottoposto al fienile e ciò un po’ prima delle ore 6. La mattina del
20 mio marito non era ancora sortito dalla stanza che già era manifestato il
fuoco. Mio marito quando andava a prendere le canne aveva sempre una lanterna
accesa la quale però era bene assicurata.
- Se sappia precisare il danno sofferto dall'incendio.
Non so precisarlo ma credo supererà l'importo di F.1000 e osservo di non
sapere se la biancheria esposta sul fienile sia stata abbruciata o rubata.
Preletto lo confermò e si sottoscrisse.
Atto Cles li 22 novembre 1847 in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata comparsa
Maria Giuliani e ammonita al vero.
- Suoi generali.
Sono Maria del fu Romedio Giuliani di Dambel d'anni 14 contadina
nubile, cattolica sono in servizio a Dermulo dalla quaresima p.p. presso
Teresa
Inama, mai inquisita.
- Come sia avvenuto l'incendio di Dermulo la mattina del 20 corr.
La mattina del 20 saranno state le ore 5 o le sei stando in letto sentivo
uno strepito come fa il cader della pioggia o meglio un crepitare. Fui
chiamata dai miei padroni annunciandomi che c'era fuoco in casa e sortita
tosto in camicia vedevo stando nel prato di fuori della casa che ardeva quel
tetto del coperto dell'ala che guarda verso settentrione. Io non so
spiegarmi la causa di quel fuoco che si estese in un momento a tutto il
coperto, ma sono certa che non derivi da colpa di alcuno di famiglia poiché
ne la sera innanzi ne la mattina prima del fuoco nessuno di noi aveva fatto
uso di lume overo per andare nel fienile di cui sopra ardeva il tetto. La
sera inanzi avevamo preso il fieno per gli animali quando era ancora giorno
cioè circa alle ore 3 e la mattina nessuno era sortito dall'abitazione prima
dello scoppio dell'incendio. Però non saprei dare la colpa nemmeno ad altri
poiché non mi è noto che i miei padroni abbiano nemici o che gli abbiano
fatto minacce.
- Quando sortiva dalla casa alla scoperta dell'incendio avesse veduto
qualche persona presso la casa o nei contorni.
No.
- Se forse la mattina di buon ora si desse solitamente del foraggio agli
animali.
Il mio padrone suole (?) assai per tempo anche circa alle 4 alzarsi sul
somasso della casa superiore con la sega far in pezzi dello strame per darlo
ai bovi usando una lucerna chiusa con vetri e chiama sempre anche me per
assisterlo, ma la mattina del 20 non ho inteso il mio padrone sortire dalla
stanza alla mia contigua ne mi chiamò per preparare il foraggio. Osservo che
il padrone si alzava alle ore 4 solo quando doveva partire dal paese coi
bovi e che del resto si alzava soltanto alle ore 5 o alle 6.
Preletto lo confermò e si firmò.
Atto Cles li 22 novembre 1847
in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata comparsa
Teresa
Endrizzi ed ammonita al vero fu interrogata.
- Suoi generali.
Sono
Teresa
di Bortolo Mendini
moglie di
Romedio Endrizzi di anni 35 con
tre figli contadina, cattolica mai inquisita.
- Se sappia dare qualche lume sulla causa dell'incendio scoppiato li 20 cor.
a Dermulo.
Non mi so spiegare la causa di quell'incendio dirò però quanto mi è noto in
proposito. La sera innanzi era stato concertato di andare la mattina per tempo
in casa di mio padre a mangiare la polenta con lui, poiché io divisavo di andare
a Mezzolombardo ed egli a Rumo. Pensavo di fare questo viaggio fino al Sabino
con mio cognato
Mattia Endrizzi. La mattina del 20 cor. chiamata dal cognato mi
alzai circa alle ore 4 e mandai tosto il mio fanciullo
Pompeo di anni 7 non
ancora compiuti con una lanterna accesa da mio padre che abita da noi lontano
affinchè faccia la polenta. Dopo circa un quarto d'ora cioè circa le ore 4 e
mezza andai alla casa di mio padre e qui mangiai la polenta quando circa alle
ore 5 comparve il cognato a prendermi, quindi assieme siamo andati nella casa di
Lorenzo Eccher per chiamare suo figlio
Andrea che doveva venire con noi fino al
Sabino. Sortivamo uniti da questa casa circa alle ore 5 quando ci sorprese uno
splendore e tornando indietro ho osservato stando alla casa di mio padre che il
fuoco si alzava sopra il tetto della casa superiore Inama interessando
specialmente quell'ala che guarda verso Sanzeno. Io ero passata lungo questa
casa quando dalla casa di mio marito andava a quella di mio padre ma non aveva
osservato in quella casa alcun lume ne sentito alcun rumore e in genere non
aveva veduto alcun lume di qua dal rivo. Mio figlio però mi raccontò ieridì che
quando egli mi precedette solo alla casa dei suoi avi, passando davanti alla
casa superiore di
Teresa
Inama aveva inteso come un rumore di sopra sulla
spleuza per cui acquistò paura e accelerò il passo, aggiunse però di non aver
osservato in quella casa alcun lume, ne veduto alcuna persona. Altro non posso
dire in proposito se non che rimarco non esser a mia cognizione che i giugali
Inama abbiano nemici.
Preletto lo confermo sotto l’offerta del giuramento e del confronto e si
sottoscrisse con croce essendo illetterata.
Atto Cles li 22 novembre 1847
in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citato comparse
Pompeo Endrizzi ed ammonito al vero fu interrogato.
- Suoi generali.
Sono
Pompeo
di
Romedio Endrizzi di anni 7 cattolico contadino mai
inquisito.
- Voglia spiegare la causa dell'incendio scoppiato la mattina del 20 cor in
Dermulo.
Quando era scuro per ordine di mia madre andavo con la lanterna accesa alla
casa di mia ava per avvertirla che preparasse la polenta. Passando solo avanti
alla casa dei Guslotti cioè di
Teresa
Inama vedevo nel sottotetto verso Sanzeno
una lucerna accesa ed un uomo che la teneva in mano e sentivo che questo uomo
faceva rumore di piedi sulla paglia. Quell'uomo non era di Dermulo ma un
forestiero e anzi essendosi egli accorto di me, senza parlare mi fece una specie
di minaccia col pugno. Io mi ero soffermato un momento per osservare quell'uomo
ma quando vidi che mi mostrava i pugni mi misi a correre dirigendomi alla casa
degli avi. Quell'uomo mi appariva in manica di camicia indossava un gilè che non
so descrivere era di alta statura e mi sembrava giovane indossava calzoni lunghi
neri e si trovava sulla straduga ossia spreuza presso alla scala che conduceva a
basso sul somasso cioè in quell'angolo della spreuza che guardava verso mezzo
giorno ossia Taio. Mi pareva di aver veduto e anzi sono certo di aver veduto
un'altra volta questo uomo attraversare di notte il prato superiore alla casa
dei
Guslotti
e dirigersi verso la parte superiore di Dermullo. Io lo incontravo
a mezzo alla discesa mentre ritornavo dalla casa di mia ava. Egli guardò e tirò
inanzi pian piano senza parlare. Era solo non era molto buio ma però abbastanza.
Ciò avvenne un pezzo di tempo anzi pochi giorni prima dell'incendio.
- Se sia egli sicuro che l'uomo da lui veduto sul sottotetto Inama sia stato
quello stesso che aveva incontrato qualche tempo inanzi sulla discesa.
Ne sono sicuro.
- Se avesse rimarcato cosa facesse con l'altra mano questo uomo che stava
sul sottotetto della casa Inama.
Non faceva niente altro che mostrarmi i pugni.
- Che voglia descrivere esattamente quell'uomo che disse aver incontrato
qualche tempo prima dell'incendio che tornava dall'ava.
Egli era un uomo di statura alta in manica di camicia vestito con gilè nero
e calzoni neri lunghi scoperto sulla testa.
- Se l'uomo da lui veduto sul sottottetto Inama avesse avuto coperto la
testa o no.
Era coperto.
- Se sappia come quell'uomo è entrato in casa Inama e salito sulla straduga
ossia sottottetto.
Non lo so.
- Se avesse marcato qualche altra cosa sul sottotetto nel predetto incontro.
Vedevo colà anche della biancheria.
- Se sappia che quell'uomo veduto da lui sul sottotetto abbia una
determinata dimora
Non lo so.
- Se abbia raccontato ad altra persona di aver veduto quell'uomo sul
sottotetto Inama
Raccontai a mia madre soltanto di aver sentito a far rumore sulla straduga
Inama e a mio avo
Bortolo Mendini di aver veduto anche un uomo ma senza
aggiungere che aveva una lanterna.
- Se vedendo questo uomo saprebbe riconoscerlo.
Non sarei capace di riconoscerlo.
Preletto lo confermò e si firmò con croce
Atto Cles li 22 novembre 1847
in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citato comparse
Mattia Endrizzi ed ammonito al vero fu interrogato.
- Suoi generali.
Sono
Mattia
del fu
Giacomo Endrizzi di Dermullo di anni 43 ammogliato, con
un figlio contadino, cattolico, mai inquisito.
- Voglia spiegare le cause dell'incendio scoppiato a Dermulo il 20 cor.
Non so indicare l'origine di quell'incendio. Il giorno innanzi avevo
concertato con mia cognata
Teresa
Endrizzi che ella verebbe in mia compagnia
fino sotto al Sabino ove io andavo a lavorare sulla strada con
Andrea Eccher di
Dermullo. Alzatomi di buon mattino chiamavo la cognata e poi facevo la polenta
quando sentivo a suonare le ore 4 del campanile di Tassullo. Mangiai la polenta
e poi andai alla casa Eccher dove Anna Eccher mi rimarcò che erano suonate le 5
quindi secondo l'intendimento andai a prendere mia cognata presso suo padre
Bortolo Mendini e poscia sono ritornato alla casa Eccher aspettando
Andrea.
Sortiamo tutti e tre dalla casa circa alla 5 e mezza. Mia cognata fu la prima ad
accorgersi di uno straordinario chiarore indizio di un incendio. Siamo tosto
ritornati indietro e dalla sommità della scesa [la
Pontara] vedemmo che il fuoco si alzava
sopra il tetto della casa di
Teresa
Inama dalla parte verso Sanzeno. Mia cognata
discese il pendio fino al rivo [il
Pissaracel] attraversò il prato Inama per arrivare più presto
alla sua casa,
Andrea Eccher andò al campanile per suonare campana martello
[Fra le funzioni delle campane c'era anche il suono a martello emesso con
rintocchi rapidi e secchi a brevi intervalli regolari di tempo, come fa il
martello del fabbro sull'incudine. Tale modo veniva utilizzato per dare
l'allarme in paese a seguito di un grosso pericolo, quale poteva essere appunto
un incendio.]e
dopo di lui incontravo Romedio Mendini che lamentava il fuoco e si dirigeva
verso la chiesa. Io supposi che andasse anche esso a suonare le campane e lo
avvertii che era già prevenuto e che desse di volta. Io intanto correndo salivo
la via che circondava la casa Inama da due lati per andare a vedere della mia
famiglia che abita poco lungi dalle case incendiate. Assicuro che io sono
passato lungo a questa casa Inama per andare a vedere dall'Eccher di mia cognata
ma non ho veduto ne sentito alcuna persona nella casa Inama e nei suoi contorni
e neppure per il paese e neppure alcun lume in casa Inama e ritengo che non ve
ne sia stato in nessuna parte ne specialmente in quella dove scoppiò l'incendio
poiché era buio e si vedeva appena a camminare cosichè se ci fosse stato qualche
lume lo dovrei aver veduto. Assicuro che al ritorno non ho veduto altra persona
che il vicino
Romedio Mendini. Mi disse ieridì
Lucia moglie del vicino
Romedio Mendini
che esso vide il fuoco quando era ancora basso alzarsi in mezzo al tetto
della casa superiore Inama. Lo stesso mi veniva detto anche da mia moglie
Marianna che già si trovava alla finestra quando io tornavo a casa.
Preletto lo confermo sotto l’offerta del giuramento e del confronto e si
sottoscrisse.
Atto a Dermulo 21 novembre 1847
dal delegato giudiziale di Taio Filippo Panizza al Giudizio di Cles.
L’infrascritto delegato assunse a protocollo che qui unisce dietro invito del
Capocomune di Dermullo che dichiarò essere stato incombentato dal lod. Giudizio,
i danni cagionati ai diversi particolari di quel comune dallo scoppiato incendio
e tale suo operato lo rimetto a questa lodevole autorità per sua discrezione e
regola.
Lo scrivente fa annotare a questo lodevole Giudizio che egli col protocollo di
rilievo del danno avvenuto alla Chiesa di Dermullo per errore, o meglio svista,
indicò male l’estensione del coperto di quella, il quale nella vece di essere
35° 1’ 8’’ è 45° 1’ 8’’, per altro in quanto all’esposto importo non vi [è
nulla] da cambiare.
Recapitolazione del danno
DANNEGGIATO |
IMPORTO |
|
882:45 |
Fratelli
Mendini |
452:36 |
La vedova
Chistè |
100 |
Angelo
Melchiori |
40 |
Giacomo di
Silvestro Inama |
30 |
TOTALE |
1505:11 |
In tale modo fu compito il
rilievo del danno apportato dall’incendio non restando altro da assumere vien
chiuso il protocollo che preletto alle parti fu sottoscritto.
Inama Pietro aggiunse ancora che la sua serva restò senza certe bagilie che per
caso furono lavate due giorni prima e tal danno lo fa ascendere a F. 10 e della
propria nota che ne avrà per Fiorini 40.
Dal delegato giudiziale di Taio
Al lodelvole I.R. giudizio distrettuale di Cles
Il delegato infrascritto avendo assunto il qui unito protocollo sul danno
avvenuto alla chiesa di Dermullo lo trasmette a questa lodevole autorità del
progredimento degli atti. Lo scrivente non mancherà anche eseguire il rilievo
dei danni avvenuti ai privati che pure in tempo rassegnerà non potendo in
assenza oggi assumere il tutto.
Dermulo li 20 novembre 1847
Filippo Panizza
Dal delegato giudiziale di Taio
Al lodelvole I.R. giudizio distrettuale di Cles
L’infrascritto delegato dietro sollecitazione fattagli dal Capocomune di
Dermullo in ordine avuto dalla I.R. Commissione Giudiziale in quest’oggi
revoltasi a questo comune pell’infortunio avvenuto d’incendio si trasferì in
questo luogo insieme ai periti giudizialti di Taio, e dietro l’incombenza avuta
dal summentovato Capocomune si portò sul luogo dove sorge la chiesa di questo
paese dei Santi Filippo e Giacomo onde rilevare i danni a quella avvenuti
inservendosi anche per tale un maestro falegname di Taio Beniamino Defant fu
anch’egli assunto per il rilievo suddetto. Fatto avviso ai periti del loro
dovere rilevarono la dimensione della copertura di detta chiesa, come della
sagristia e così del pari del coro, che si ritrovarono in misura quadrata 35° 1’
8’’ (invece in realtà era 45° 1’ 8’’) la quale per intero fu incenerita. Tale
copertura complessivamente non compresa le travatura fu giudicata in valuta
abusiva F. 288 Le travature cioè degorenti, la colm e sottocolm F. 51 Essendosi
anche incendiato il tetto del campanile, così pure la travatura interna, egli fu
anche rilevato quel danno. La copertura fu rilevata di 17° 1’ 3’’ che venne
giudicata F. 145. La travatura per esso coperto fu valutata F. 23:48. La
travatura interna del campanile F. 12. Infine fu giudicato lo scapito dei muri
sia della chiesa che campanile che vien fatto ascendere in totalità a F. 42.
Somma totale F.581:-1. Resta da rilevare il danno avvenuto a due campane, una
delle quali si liquefò quasi per intero, l’altra nel cascare si fece una fissura
e tanto fu eseguito perché i periti di tali generi non sono cognizionati. Non
restando altro da notare fu chiuso il presente protocollo che dalle parti
sottoscritto.
Dermullo, li 20 novembre 1847.
Atto Cles nell’Imperial
Giudizio Distrettuale li 24 novembre 1847
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata comparve
Lucia
Mendini e ammonita al vero fu interrogata.
- Suoi generali.
Sono
Lucia
del fu
Giovanni Inama di Dermulo ammogliata con
Romedio Mendini
di anni 36 con sei figli, contadina, cattolica, mai inquisita.
- Se sappia indicare la causa dell'incendio osservato la mattina del 20 cor
in Dermulo.
Quella mattina una mezzora circa prima di giorno mentre ero in procinto di
levarmi dal letto osservando che venne ad un tratto illuminata la finestra dalla
casa dei Guslotti cioe di
Teresa
Inama mi feci alla finestra e vidi un piccolo
fuoco della grandezza di un grembiule in mezzo alle stradughe ossia sottotetto
della casa superiore Inama di color ancora piuttosto scuro, avvertii di ciò mio
marito che si procurò di mettere in salvo le mie creature trasportandole fuori
di casa poiché la nostra casa è distante da quella Inama circa 10-12 pertiche.
Non so indicare le cause di questo fuoco che ben tosto si trasformò incendio ed
osservo che non ho veduto alcuna persona nel sottotetto Inama ne in altro locale
di quella casa e neppure nelle vicinanze. Si voleva supporre che il fuoco fosse
avuto per poca attenzione recandosi la gente di casa sul sottotetto ma ho poi
inteso dire che la gente di casa era a dormire.
- Se sappia o abbia inteso che il fuoco sia stato appiccato malignamente.
Nulla in proposito so se nonché la stessa mattina dell'incendio
Luigia
figlia di Giacomo Inama affine di
Teresa
Inama disse che il fuoco era stato
appiccato e domandatala sull'autore aggiunse che sarà stato chi odia
Pietro Inama e che si sa bene chi è ma non me lo ha detto.
Preletto lo confermò e si sottoscrisse con croce.
Atto Cles li 24 novembre 1847
in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citato comparve
Romedio Mendini ed ammonito al vero fu interrogato.
- Suoi generali.
Sono
Romedio
del fu
Vigilio Mendini di anni 47 ammogliato con sei figli
contadino, cattolico, inquisito e condannato solo per eccesso di Polizia.
- Se sappia spiegare l’origine dell'incendio accaduto il Dermullo il 20
corrente.
Quella mattina ad un ora circa avanti il giorno avvertito dalla moglie
osservare dalla nostra stanza nella sottoposta casa di
Teresa
Inama un piccolo
fuoco dell'estensione circa di un grembiule ancora oscuro come in mezzo
sottotetto della parte superiore per cui io diedi avviso all'altra gente di casa
e quindi corsi tosto alla chiesa per dare campana martello passando davanti alla
casa che s'incendiava mentre il fuoco ardeva ancora il sottottetto ora si era
fatto lucido e esteso. Sulla reggia arrivato sentivo già suonavano le campane e
incontravo appunto
Pietro Inama che non so se fosse stato vestito o soltanto in
camicia e domandai cosa avesse poi fatto che ardeva la sua casa. Egli mi rispose
che non sapeva come la cosa sia avvenuta giacché egli si trovava a letto.
Neppure io so spiegare la causa dell'incendio osservando che non ho veduta
alcuna persona intorno al fuoco nel suo principio ne intorno alla casa Inama ne
ho alcun sospetto ho però inteso raccontare non so bene se da
Teresa
moglie di
Romedio Endrizzi oppure da Teresa moglie di Batta Inama che avanti qualche
giorno prima dell'incendio ci fosse stato un disertore in casa dei giugali
Pietro e
Teresa Inama pregando d’alloggio ma sia stato respinto e che poi
essendo andato al maso detto delle Voltoline nel tenere di Coredo abbia
raccontato alla gente di casa con indignazione la risposta ricevuta aggiungendo
che aveva detto alla serva dei giugali Inama che si meriterebbero bruciarsi in
casa. Non so come la mia referente sia venuta a cognizione di queste cose ne se
siano vere.
Preletto fu confermato sotto l’offerta del giuramento confronto.
Atto Cles li 24 novembre 1847
in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata comparse Marianna Endrizzi di Dermullo ed ammonita al vero.
- Suoi generali.
Sono Marianna del vivente Batta Profaizer ammogliata con
Mattia Endrizzi di
anni 35, con un figlio, contadina, cattolica, mai inquisita
- Se sappia spiegare la causa dell'incendio veduto in Dermullo la mattina
del 20 corr.
Avvertita dal vicino
Romedio Mendini qualche tempo avanti giorno alzatami
dal letto vedevo la fiamma [che] si innalzava sopra il tetto della sottoposta casa di
Teresa
Inama ma ero tanto confusa per lo spavento che non sapei percepire il
luogo, ma non vedevo colà alcuna persona. Non so la causa dell'incendio e non mi
fu fatta in proposito alcuna confidenza.
- Se avesse veduto qualche persona sospetta girare intorno alla casa Inama
prima dell'incendio o poco dopo.
No ho però inteso dal ragazzo
Pompeo Endrizzi raccontare in presenza di sua
madre il giorno addietro all'incendio che essendo passato colla lume nelle mani
avanti alla casa Inama ha inteso come un frugare su quel sottotetto che poi
prese fuoco.
- Se Pompeo Endrizzi avesse detto di aver veduto del lume e forse anche
qualche persona in casa Inama.
Egli non disse altro.
Preletto e firmato con croce
Atto Cles li 24 novembre 1847
in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citato comparse
Andrea Eccher di Dermullo e ammonito al vero fu interrogato.
- Suoi generali.
Sono
Andrea figlio di
Lorenzo Eccher di Dermulo di anni 17 contadino,
cattolico mai inquisito.
- Se sappia spiegare l’origine dell'incendio avvenuto a Dermullo la matt.
del 20 corr.
Quella mattina circa alle ore 5 e mezza avevo intenzione andare in viaggio
con
Teresa
e
Mattia Endrizzi per andare al lavoro sulla strada del Sabino quando
dallo splendore che conseguiva ci siamo accorti d'un incendio a Dermullo e così
di ritorno vedevo che il fuoco si alzava dal tetto di Pietro e
Teresa
Inama e
andai al campanile a suonare campana martello e
Mattia
e
Teresa
Endrizzi sono
andati alle loro case essendo vicine all'incendio. Non so spiegare la causa
dell’incendio.
- Se avesse forse veduto qualche persona quando tornava indietro e entrava
nel campanile.
Nessuno.
Preletto lo confermò sotto l’offerta del giuramento e del confronto e si
sottoscrisse.
Atto Cles nell’I. R. Giudizio
Dustrettuale li 25 novembre 1847
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata comparve Giulia Mendini ed ammonita al vero fu interrogata.
- Suoi generali.
Sono Giulia del fu Giovanni Demagri di Cles ammogliata con
Bortolo Mendini
di Dermullo di anni 63 con 4 figli, contadina, cattolica, mai inquisita.
- Se sappia informare sulla causa dell'incendio avvenuto in Dermullo la
mattina del 20 corr.
Non so dire nulla in proposito altro che aver veduto l'incendio.
- Se suo nipote Pompeo Endrizzi quella mattina le avesse fatta qualche
manifestazione.
Il nipote venne assai per tempo in casa mia avvertendomi di preparare la
polenta e gli domandai se avesse freddo ed egli mi rispose che aveva corso senza
spiegarmi il motivo.
- Se suo nipote avesse paura dei morti.
Quando qualche anno morì il capocomune
Romedio Mendini
di cui la figlia
Teresa
prese a marito
Pietro Inama. Egli moriva fra i dolori ululando. Il nipote
sentiva questo ululo che gli fece grande impressione e perciò egli e alcuni dei
suoi coetanei passando vicino alla casa Mendini ora Inama, rappresentandosi il
defunto Mendini si sentivano presi dalla paura.
Preletto lo confermò coll’offerta del giuramento e confronto e si sottoscrisse
con croce
Atto Cles li 25 novembre 1847
in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citato compare
Pompeo Endrizzi altra volta esaminato ed ammonito al vero fu
interrogato.
- Se abbia egli paura dei morti e se la memoria di qualche defunto da lui
conosciuto lo costerni.
No.
- Gli si dice apparire dagli atti e specialmente dalla deposizione di suo
avo Bortolo Mendini, che l’esaminato il 20 corr. prima dell’incendio passando
avanti la casa del fu Romedio Mendini ossia dei Guslotti abbia inteso a far
muovere la paglia e temendo sia comparso il morto Mendini fu preso da paura e
fuggi venendo alla casa dell’avo.
- Se ciò è vero.
Ciò è ben vero.
- Se sia poi vero quanto sia deposto il 22 corr. di aver veduto sul
sottotetto Mendini Inama ossia dei Guslotti un uomo forestiere, un giovane di
alta statura e snello con una lanterna accesa in mano che gli mostrò i pugni e
che aveva già veduto un’altra volta.
Ciò è vero.
- Se forse si avesse egli inventata o sognata questa circostanza o forse
stati suggerita da altri.
Assicuro che io non ho inventata ne me la ho sognata ne mi fu suggerita da
altri la presente circostanza.
Gli si dice che non si può ritenere per vero il suo racconto, giacchè appare
anche dall’esame di suo avo
Bortolo
che l’esaminato non gli ha detto di aver
veduto un uomo, ma soltanto di aver inteso a muovere la paglia e che temeva sia
colà il morto Mendini. Se l’esaminato avesse veduto un uomo e specialmente il
forestiere da lui descritto con una lanterna in mano, in atto di mostrar gli
pugni, lo avrebbe detto all’avo che aveva temuto vi fosse sul sottotetto il
morto Mendini, ma gli avrebbe spiegato ingenuamente di aver veduto il
forestiero, come ha deposto al Giudizio.
- Come sappia conciliare questa deposizione.
Non posso dir altro se nonché ho veduto un uomo vivo forestiero da me
descritto.
- Si osserva che le facoltà intellettuali del deponente si appalesano del
tutto (?) e senza sviluppo per cui egli appare del tutto confuso cosichè i suoi
detti non possono meritare alcun riflesso e non di prezzo all’opera il
continuare con lui l’interrogatorio.
Preletto venne confermato e sottoscritto.
Atto Cles li 25 novembre 1847
in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citato comparve
Maria Giuliani altra volta esaminata ed ammonita al vero fu
interrogata.
- Se qualche tempo prima dell’incendio sia stato in casa dei suoi padroni
Pietro e Teresa Inama ed abbia domandato alloggio un forestiere,
all’apparenza un disertore.
Non so nulla.
- Se forse la domanda di questo forestiere sia stata respinta ed il
forestiere sia rimasto indignato.
Non lo so.
Le si dice apparire dagli atti che qualche giorno prima dell’incendio sia stato
in casa dei suoi padroni un disertore, abbia senza frutto chiesto alloggio e
indignato per la risposta data dai padroni abbia detto all’esaminata che si
meriterebbero abbruciarsi in casa.
- Se ciò sia vero
Sicuramente ciò non è vero.
Preletto lo confermò e si firmo con croce.
Atto Cles li 26 novembre 1847
in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata compare
Teresa
Inama altra volta sentita ed ammonita al vero fu
interrogata.
- Se abbia qualche cosa da aggiungere o da levare al suo esame del 22 corr.
Non ho nulla da contrariare a quell'esame ma soltanto aggiungere ciò che
prima non mi ricordavo che durante l'incendio una donna di nome Orsola del
maso Pillon ossia alle Voltoline mi raccontò che al suo maso si trovava un disertore
il quale secondo i dati da lui riferiti doveva essere stato in mia casa per
domandare la carità e che essendogliela stata negata ci abbia detto che noi ci
meriteressimo d'essere abbruciati in casa, aggiunse la donna che mentre il
disertore raccontava queste cose bestemmiava in modo che essa e sua cognata si
allontanarono. Mi pare che la donna mi dicesse che il disertore era di Dro e che
era questa già la terza sua diserzione. Io però posso assicurare che prima
dell'incendio per lungo tempo non vidi e non so che sia stato in mia casa uomo
per avere la carità o alloggio e tanto meno un disertore. Così io credo che il
disertore accennato dalla donna non abbia voluto connotare la mia casa e quindi
che questa circostanza non abbia nulla a che fare con l'incendio. Io ripeto la
mia congettura che chi abbia voluto rubarmi la biancheria che avevo sul
sottotetto e che il ladro non per malizia ma per dimenticanza o inconsideratezza
facendo uso di lume abbia causato il fuoco e l'incendio fra il molto strame cioè
fieno e paglia e assi che colà si trovavano. Io non posso però giustificare
questa mia congettura qualunque senza dire che il fanciullo
Pompeo Endrizzi
racconta ora che ha sentito o inteso uno strepito ed ora che ha veduto un uomo
da lui non conosciuto il quale parlò: lasciamo che passi quella lume. Io non
faccio di nessun conto di queste deposizioni poiché derivano da un fanciullo
leggero e bugiardo e non sono confermate da persone degne di fede.
- Che voglia definire la biancheria che doveasi trovare sul sottotetto.
Il mercoledì della scorsa settimana 16 corr. avevo disteso il bucato sul
sottotetto della casa superiore sopra il somasso dove appunto si manifestò
l'incendio. Parte di questo bucato quando era asciutto venne da me levato ed il
venerdi 19 lasciavo sul sottotetto i seguenti capi: una mia camicia di canevella
nuova perché indossata una sol volta senza marca del valore di abusivi F.2
un’altra mia camicia di canevella rattoppata nelle maniche del valore di F.0:36;
una camicia da uomo di lino buona quasi nuova del valore di F.3; una camicia da
uomo di cotone buona del valore di F 0:48; n. 6 camice da uomo di canevella
buone tranne una rattoppata sulle spalle del valore
complessivo di F.1:12 l’una cioè F. 7:12; due piccole camice da ragazza
di canevella grosse del valore di F.1:36; due altre camice ma lacere assai che
si possono considerare conducersi del valore circa F.0:20; Queste ultime quattro
camicie appartenevano alla mia servente Giuliani; una veste stampata di cotone
col fondo turchino e fiori bianchi e celesti, piccola di ragione della servente
da me regalata del valore di F. 1:20; una mia veste di canevella a rigadino
bianco e turchino con annessa busteria senza maniche di cotone col fondo rosso e
fioretti gialli ed altri, buona del valore di F. 3; un grembiale di canevella
stampato col fondo turchino con fiori bianchi e celesti senza saccocce con
corde a righe bianche e turchine e credo anche gialle mezzo usato del valore di
F.0:48; due pannolini buoni di canevella, l’uno lungo circa 5 quarte e l’altro
circa un braccio del valore di F. 0:18; altri pannolini tutti laceri e così pure
alcune paia di calze da uomo e da donna di nessun valore. Osservo che tutta
questa biancheria non era marcata ma che però io sarei capace di riconoscerla se
la vedessi. La preesistenza di questa biancheria può essere provata all’uopo
anche dalla servente e dal marito. Oltre di ciò ci era nel sottotetto una
camiciotta di cotone del mio bambino dell’età di due anni fregiata di merli al
lembo con un cordone bianco intorno al fianco per allacciarla a foggia di
abitino, rotta sotto alle ascelle del valore di circa F.0:26.
Preletto lo confermò sotto l’offerta del giuramento e del confronto e si
sottoscrisse.
Innanzi al I.R. Giudizio
Distrettuale di Cles, Batta di
Silvestro Inama di Dermullo, dovrà comparire
sotto il pregiudizio legale il giorno 28 corr. alle ore 8 di mattina. per essere
sentito e previa esibizione della presente ordinanza farsi introdurre.
Li 23 novembre 1847 Sartorelli
(il Capocomune Inama in data 24 novembre 1847 risponde che la persona indicata è
sconosciuta per cui si invita a precisarla meglio)
Dermulo li 25 novembre 1847
Signor agiunto lo necessario e qui serà e nato un sbaglio nelle mie sommarie,
appena che sono stato a casa mia mi sono informato con la mia gente di casa e mi
racontò che è stato Vittore
cischè (Chistè) che mi raccontò di questo disertore
la mattina del 24 io lo avverto a ciò non abbia da far andare gente drio le
strade inutilmente. Firmato
Romedio
fu Vigilio Mendini.
Atto Cles nell’Imp. Reg. Giud.
Dist. Li 28 novembre 1847
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citato comparse
Batta Mendini di Taio e ammonito al vero fu interrogato
- Suoi generali.
Sono
Battista del fu
Pietro Mendini di Taio di anni 45 ammogliato con 5
figli, contadino, cattolico, mai inquisito.
- Se sappia spiegare la causa dell'incendio avvenuto in Dermullo la mattina
20 corr. per cui fu danneggiata anche la sua porzione di casa.
Quella mattina sentendosi a Taio annunziare un incendio a Dermullo ove possiedo
una casa in comunione con mio fratello
Francesco
affittata in due porzioni a
Angelo Melchiori e
Barbara vedova Chistè corsi tosto a quella parte e vidi che
già ardevano oltre la nostra casa quella superiore di
Teresa
Inama e quello
della chiesa e del campanile si fu abbruciato il tetto e danneggiato anche molto
il resto della casa. Il danno fu rilevato dai periti al cui operato interamente
mi rimetto. Sulla causa del fuoco che si dice essere scoppiato in casa di Inama
corrono dicerie varie e cioè parte che sia stato appiccato e parte che possa
essere stato cagionato da colpa, ma le une e le altre appaiono mere congetture
perché non appoggiate a fatti che non si possono dimostrare.
- Se sappia che taluno abbia subito gravi minacce o fosse fatto qualche
minaccia contro la propria famiglia, o del fratello, o le famiglie degli
affitalini, o la famiglia Inama.
Non so nulla in proposito
Preletto lo confermò coll’offerta del giuramento e del confronto e si
sottoscrisse dopochè gli fu (?) il protocollo del rilievo dei danni di data 20 corr. ove l’indennizzo attributo a lui e suo fratello importa F. 452:36 e
dopochè il deponente ha confermato il tenore del detto protocollo accompagnato
unito sua firma. Aggiunse che il fratello
Francesco
è partito per l’Italia al
lavoro li 24 corr. mese.
Atto Cles li 28 novembre 1847
in Giudizio
innanzi all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citato comparse
Angelo Melchiori ed ammonito al vero fu interrogato.
- Suoi generali.
Sono
Angelo
del vivente Antonio Melchiori di Dermulo di anni 32 parolaio
ammogliato con una figlia cattolico fui inquisito e condannato a 10 mesi
d'arresto per furto che ho espiato.
- Che indichi la causa dell'incendio accaduto in Dermulo la mattina del 20
corr.
Non so indicare. Quella mattina io ero a letto con mia moglie quando un
insolito splendore illuminò la stanza ed alzatomi tosto circa alle 6 di mattina
vidi in fiamme il coperto della casa superiore di
Teresa
Inama e attaccato dal
fuoco anche il tetto che copriva le nostre abitazioni osservando che noi siamo
affitalini dei fratelli
Batta
e
Francesco Mendini di Taio. Posi tosto in salvo
la moglie e la prole e ciò che potei nella gran fretta. Il danno fu rilevato dai
periti ed io mi rimetto al loro operato che fu da me sottoscritto, ove fu
giudicato il danno di F. 40 abusivi.
Preletto lo confermò coll’offerta del giuramento e del confronto e si
sottoscrisse.
Atto Cles li 28 novembre 1847
in giudizio
innanzi all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata comparve Barbara Chistè ed ammonita al vero fu interrogata.
- Suoi generali.
Sono Barbara Chistè figlia del fu
Giovanni Massenza di Dermulo ammogliata
con Pietro Chistè di anni 52 [in realtà
Barbara aveva 54 anni essendo nata nel 1793] con un figlio, contadina, cattolica, mai inquisita
- Se sappia informare sulla causa dell'incendio avvenuto in Dermullo la
mattina del 20 corr.
La mattina quando io mi sono accorta dell'incendio al suono della campana
abbandonai il locale che io tengo in affitto dai fratelli
Batta
e
Francesco Mendini e vidi che il fuoco aveva già preso la casa superiore di
Teresa
Inama e
poi si estese anche alla casa dei fratelli Mendini e alla mia abitazione per cui
ho sofferto un danno di 100 Fiorini abusivi come mi fu liquidato dai periti. Si
dice che il fuoco abbia avuto origine dal sottotetto Inama ma non si sa
spiegarsi la causa, e ciò tantomeno, poiché non si conosce la preesistenza di
alcuna (?) ne di alcuna minaccia.
Preletto lo confermò coll’offerta del giuramento e del confronto e si firmò con
croce.
Atto Cles nell’Imperial
Giudizio Distrettuale li 29 novembre 1847
innanzi all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata comparve Orsola Mascotti ed ammonita al vero fu interrogata.
- Suoi generali.
Sono Orsola figlia di Michele Erlicher di Coredo ed ammogliata con Pietro
Mascotti detto Piloni abitante al maso Voltoline, d’anni 39 con cinque figli,
contadina, cattolica, mai inquisita.
- Se sappia che sia occorso un incendio a Dermulo il 20 corrente.
Lo so anzi sono anch’io accorsa quella mattina a Dermulo per aiutare a
spegnere l’incendio che distrusse due case e la chiesa.
- Se possa offrire qualche lume sulla causa di questo incendio.
Io non so nulla in proposito se non che la danneggiata
Teresa
Inama mi
disse supporre che il fuoco sia stato appiccato alla sua casa perché al momento
dello scoppio tutta la gente di casa era a letto.
- Se abbia essa sospetto contro determinate persone.
No.
- Se nei giorni precedenti all’incendio sia stata qualche persona sospetta
al maso delle Voltoline.
Il venerdì 19 corrente circa le ore 5 di sera si presentò al nostro maso
pregando di alloggio e che gli permettessi di fare la polenta un forestiere che
era già stato altra volta al maso. Siccome si aveva prima fatto conoscere per un
buon uomo non ebbi difficoltà di accordargli quanto domandava. Colla propria
farina che aveva in un fazzolo ed in un sacchetto si fece la polenta e circa
alle ore 7 e mezza condotto dal mio ragazzo Bortolo d’anni 14 andò nella nostra
stalla a dormire. Quest’uomo che già prima s’aveva spacciato per genovese, prima
di andare a dormire mi raccontò che esso era stato militare nel suo regno e sul
finire del servizio aveva disertato e non pensava più di tornare al militare
perché eccessivi sono i rigori nel suo stato contro la diserzione. Egli però non
aveva alcun segnale da caratterizzarsi come militare ed io non poteva sapere se
mi diceva la verità. Quest’uomo fa il mendicante e mi faceva compassione
sentendo raccontare i suoi casi di miseria, tuttavia giacchè ci disse disertore
l’avrei espulso dal maso se non avessi temuto qualche insulto ed atto di
vendetta poiché in quella notte non aveva mio marito e mi trovava nel maso
soltanto con la cognata Teresa Mascotti e coi miei tre figli di cui il maggiore
conta 14 anni, Quest’uomo sembra dell’età di circa 33 anni, di statura ordinaria
corporatura piuttosto snella, parla bene l’italiano, ha un diffetto nella
pronuncia credo nella lettera R? S? di colorito sano, faccia ovale senza marche
particolari, vestito con giacchetta di mezzalana piuttosto nera, calzoni lunghi
parmi di tela, più d’(?) non lo saprei descrivere per mancanza di attenzione, senonchè aveva le scarpe rotte, per cui per guardarsi dall’umido, faceva uso di
due pezzi d’asse per sole [suole]. La mattina del 20 corrente sono partita dal maso
avviandomi verso Dermulo senza vedere l’uomo che a mia saputa passò l’intera
notte nella stalla. Ritornata a casa mi raccontò il figlio Bortolo che essendo
andato in istalla come io gli avevo ordinato prima della partenza affine
governasse il bestiame trovò il forestiere colà, il quale domandava la ragione
per cui il bestiame mugga ed è inquieto ed uno splendore penetra nella stalla,
su di che il figlio gli rispose che c’era fuoco a Dermullo. Il forestiere
sarebbe allora venuto nel maso e preso congedo dalla cognata sarebbe partito non
so dove. Io non l’ho più veduto e non so ove si trovi. Sopra questo individuo io
però non ho alcun sospetto, tanto meno riguardo all’incendio. Egli era stato nel
maso anche il lunedì precedente di mattina, ove fatta e mangiatasi la polenta,
se ne era partito.
- Se sappia il nome e cognome di costui che si spacciava per disertore.
No.
- Se sappia che questo forestiere sia stato a Dermullo domandando
l’elemosina o l’alloggio.
Il lunedì precedente all’incendio raccontava il forestiere che la notte
innanzi l’aveva passata a Dermullo in una casa vicina alla chiesa ove abitavano
marito e moglie ed un bambino dicendo che gli parevano buona gente e benestanti
ma che volevano apparire poveri. Io supposi che questa casa sia stata quella di
Teresa
Inama.
- Se il forestiere si avesse lagnato di qualche ingiusto ricevuto in
Dermullo.
No, anzi egli lodava il contegno dei suoi albergatori.
Le si dice apparire dagli atti che il forestiere si avesse anzi lagnato che in
Dermullo che gli fosse stata rifiutata la carità e anzi perciò indignato e
bestemmiasse in modo che l’esaminata e sua cognata s’allontanarono
scandalizzate.
- Che ne dice.
Ciò non è vero.
- Donde provenisse il forestiere quando è pervenuto al maso delle Voltoline
venerdì sera 19 corrente.
Egli diceva di provenire da S. Romedio ove avrebbe alloggiato la notte
innanzi e portava seco un paio di scarpe da prete che diceva essergli state
donate da quel Priore.
Le si dice che
Teresa
Inama depose coll’offerta del giuramento che l’esaminata
la mattina dell’incendio le raccontò che un disertore sarebbe stato in una casa
a Dermullo, la quale secondo i dati dovrebbe essere stata la
casa Inama, e che
essendogli stata negata la carità, abbia detto alla gente di casa, che
meriterebbero di essere abbruciati in casa, e che narrava queste cose così (?) e
bestemmiante, che essa esaminata e sua cognata, abbandonarono la sua compagnia.
- Rifletta in queste circostanze e dica la verità
Teresa
Inama mi ha certamente male inteso, perché io non le ho detto
certamente che il forestiere fosse stato malcontento ne che avesse bestemmiato e
fatta la dichiarazione che si meriterebbero abbruciarsi in casa. Quella donna
era tanto spaventata per l’incendio, che non ha potuto comprendere il mio
discorso. Egli è certo che il forestiere non biasimò ma anzi trovò il contegno
dei suoi albergatori.
Preletto lo confermò coll’offerta del giuramento e del consenso e si firmò con
croce dichiarandosi illetterata.
Atto Cles nell’Imp.Giudizio
Distrettuale li 29 novembre 1847
innanzi all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata comparve Teresa Mascotti ed ammonita al vero fu interrogata.
- Sui generali.
Sono Teresa del fu Valentino Sicher di Coredo ammogliata con Bortolo
Mascotti pure di Coredo senza figli, contadina cattolica mai inquisita.
- Se sappia spiegarsi la causa dell’incendio accorso in Dermullo la mattina
del 20 novembre corrente e se abbia sospetto contro qualche determinata persona.
Non so precisare la causa dell’incendio osservando che io passava la notte
dal 19 al 20 per fare compagnia a mia cognata Orsola Mascotti in assenza di suo
marito nel maso alle Voltoline.
- Se in quella notte vi avesse trovato al Maso le Voltoline un forestiere.
La sera del 19 fu un viandante al maso pregando di allogio che dalla
cognata gli fu accordato. Raccontava poi che egli era di Genova e proveniva quel
giorno da San Romedio, con me non ha fatto altre parole che io ricordi e andò a
dormire in istalla per tempo. La mattina seguente quando si manifestò l’incendio
venne in cucina e deplorò la disgrazia ed indi ringraziandomi prese congedo e
partì solo a giorno già chiaro non so per dove.
- Se costui si avesse spacciato per disertore.
A me nol disse; ed era la prima volta che io vedeva quell’uomo.
- Se sappia che quell’uomo sia stato anche a Dermullo a domandare la carità.
Non lo so.
- Quale sia stato il contegno di quell’uomo al maso.
Egli appariva di buone maniere, quieto ed un buon cristiano, non so il suo
nome e cognome e la sua condizione.
Le si dice apparire dagli atti che quel forestiere al maso delle Voltoline
avesse bestemmiato lagnandosi che a Dermullo gli era stata negata la carità.
- Che ne dice.
Non so nulla di tutto ciò.
Preletto lo confermò sotto l’offerta del giuramento e del confronto e si
sottoscrisse.
Atto Cles li 29 novembre 1847
in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli
Citato compare
Romedio Emer ed ammonito del vero fu interrogato.
- Suoi generali.
Sono Romedio del fu Giovanni Emer deputato comunale di anni 59 ammogliato
con 8 figli, cattolico, contadino, mai inquisito
- Che voglia raccontare quanto è a sua cognizione rispetto all'incendio in
Dermullo del 20.
Quella mattina appena passate le ore 6 secondo l'orologio di Tassullo,
l'annunzio di fuoco mi destò e alzatomi vidi che ardeva alla distanza della
mia
casa di 30 varghi (quindi circa 15 metri) a di sotto l'ala del coperto della
casa di
Teresa
Inama, la quale ala guarda verso mia casa cioè verso Sanzeno.
Pensai alla difesa della mia casa perciò la mia famiglia stette all'erta onde il
fuoco non si estenda. Venne alla mia casa in camicia
Pietro Inama e senza far
parola sull'incendio che devastava la casa di sua moglie mi pregò dei calzoni e
scarpe ciochè gli accordai. Il fuoco in brevissimo tempo si estese alla
casa
sottoposta dei fratelli Mendini e quindi alla chiesa e al campanile di Dermullo.
Sendo così isolato il fuoco e accorse molta gente dai contorni fu limitato e
spento in brev'ora. I danni furono già rilevati sopra mozione giudiziale. Non si
conosce la causa dell’incendio può darsi colpa per parte della gente della
famiglia
Teresa
e
Pietro Inama e può darsi che sia anche appiccato non ho dati
ne per l’una ne per l’altra congettura; non mi consta che la famiglia Inama sia
odiata e sia stata minacciata; intesi che il ragazzo
Pompeo Endrizzi dice di
aver sentito qualche movimento nel sottotetto di
Teresa
Inama, ma credo che quel
ragazzo sia troppo tenero e leggero per meritare fede; la sua età paurosa e
facilmente visionaria.
I giugali Pietro e
Teresa
Inama sono buone persone; essi ignorano la ragione
dell’incendio ma tuttavia non si deve perdere di vista l(?) predominante e (?) la
causa dell’incendio non è conosciuta.
- Se sappia che qualche giorno prima dell’incendio o forse la notte
precedente fosse stata veduta qualche persona sospetta entrare in casa Inama, o
girarvi attorno.
Non lo so.
- Se sappia che un italiano che si spaccia per (?) o disertore fosse stato a Dermullo poco prima dell’incendio.
Non lo so ne lo intesi dire.
- Se fosse qualche rancore se anche pronunciato contro i fratelli Batta e
Francesco Mendini o di suoi affitalini.
Lo ignoro.
- Se forse rispetto alla Chiesa od al campanile taluno si avesse espresso
inimicatamente.
Non lo so.
Preletto lo confermò all’offerta del giuramento e del confronto e si
sottoscrisse.
Innanzi al I.R. Giudizio
Distrettuale di Cles, Giacomo di
Silvestro Inama di Dermullo, dovrà comparire
sotto il pregiudizio legale il giorno 29 corr. alle ore 3 pomerid. per essere
sentito e previa esibizione della presente ordinanza farsi introdurre.
li 28 9bre 1847 Sartorelli
All’I.R. Giudizio Distrettuale
di Cles
Il Capocomune di Dermullo
Supplica che cotesto I.R. Giudizio voglia interporsi presso la superiorità
perché volesse graziosamente concedere una questua a vantaggio dei danneggiati
di Dermullo dall’incendio poco fa avvenuto.
Dall’uffizio Comunale
Dermullo li 2 dicembre 1847. Inama Capocomune.
Al delegato giudiziale di Taio
Nell’inventario d.d. 20 febbraio p.p. della chiesa curata di Dermullo furono
inserite tre campane, l’una di pesi 80, l’altra di pesi 30 e la terza di pesi 5,
calcolate in ragione di fiorini 12:3 a peso (?) Che importano F. 1427:30. Ora per
stimare il danno sulle due campane di Dermullo prodotto dall’incendio sembra
dover bastare il rilevare il valore del materiale esistente col mezzo di due
castelli quant’è ed aveste (?) che si vorrà assumere in qualità di periti e questo
dedurre il risultante importo dal rispettivo valore materiale. La differenza che
n’emerge sarebbe l’importo del danno. Il delegato vorrà assicurare tantosto
questo rilievo e qui comunicarlo.
Cles 2/12/1847 Sartorelli.
Il delegato di Taio
Al lodevole I.R. Giudizio Distrettuale
L’infrascritto in ubbidienza dei due allegati giudiziali fatti alle dimande di
Mattia Endrizzi e di Batta Inama di Dermullo dirette ad ottenere indennizzi
dalla Società Tirolese pel fuoco accaduto in Dermullo nello scorso novembre,
assunse i necessari rilievi ed ha redatto i qui uniti protocolli in confronto
delle persone ivi nominate.
Qui pure unito viene inoltrato altro protocollo ordinato sui danni avvenuti alla
Chiesa di Dermullo in punto le campane.
Ciò tutto in evasione degli ordini giudiziali.
Taio li 3 gennaio 1848
Filippo Panizza delegato.
Atto Taio li 26 dicembre 1847
Avanti al delegato giudiziale di Taio
Filippo Panizza
E a Baldassarre Inama Capocomune di Dermullo, Giacomo Inama deputato
L’immarginato dietro l’ordine giudiziale dei 2 dicembre corrente non manco a far
procurare persona intelligente per fare una stima del danno avvenuto alle
campane della chiesa di Dermullo dal già con saputo incendio ma non fu fatto
poterne ritrovare e solo sulle informazione ricavate dal parroco e calderaio
Bertoldi di Casez si determinò coll’innanzi nominati di far presente al giudizio
il presente (?). La campana maggiore esiste nel suo peso reale cioè di pesi 63
lire come fu rilevato da note, ed anzi dalla copia del contratto di fusione
fatto con certo Calovi di Bolzano nel 1715, essa attualmente è stesa e quindi
non si può più calcolarla che per bronzo da fondere, e questo dietro il sugerito
del suddetto calderaio vale F. 8 il pas che importa f. 504. La campana mezzana
che è la liquevasata, o attualmente i suoi pezzi dietro peso rilevato è di passi
25 5? Che pure computata ad ugual prezzo essa importa f. 202:45.
E la più piccola si ritrova intatta e sana la quale vien valutata f. 75.
In tutto si ha un importo di F. 781:40
L’innanzi nominato Capocomune ora avendo ritrovato che la campana maggiore non
fu mai del peso indicato di Pesi 88, così egli dal peso sugerito e notato in
inventario dimanda che sieno scontati pesi 17 ai quali dato il valore come
inanzi importano F. 136 che devono essere scontati dall’importo risultante
dall’inventario di F. 1437:30 che si diminuisce a F. 1301:30, il valore attuale
come anzi si vede è di F. 788:40, così il danno che ne risulta è di F. 519:50.
Tanto in evasione all’ordine ed alla meglio che si potè.
Fatto, letto sottoscritto.
Inama
Capo Comune, Giacomo Inama,
Filippo Panizza
delegato giudiziale.
All’imperial Reggio Giudizio
Distrettuale in Cles.
Gli si ritornano gli atti assunti in causa dell’incendio scoppiato nel villaggio
di Dermullo il 20 novembre 1847 e riferito a questa Magistratura solo con
rapporto del 19 dicembre p.p. n. 5911 avvertendolo di riprodurre quelli pel caso
le case di
Teresa
Inama e dei fratelli Mendini fossero ascritte al patrio
istituto di assicurazione, la quale circostanza sarà da cotesto Giudizio
rilevata.
A favore dei disgraziati si ammette che in cotesto distretto si attivi una
questua, e si ordina l’attivazione di quella eziandio nel circondario di questo
Capitanato.
Dall’ I.R. Capitanato del Circolo. Trento li 15 gennaio 1848.