IL GIORNALE DI INQUISIZIONE SULL'INCENDIO DEL 1847



L'INCENDIO DEL 1847

  I POMPIERI E GLI INCENDI

   

A seguito dell’incendio avvenuto a Dermulo il 20 novembre 1847 che interessò le case 20-21, 22 e la chiesetta dei S.S. Filippo e Giacomo, fu composto un corposo faldone contenente tutti i documenti inerenti il fatto. Tale incartamento è oggi conservato presso l’Archivio di Stato di Trento nella busta n. 50, relativa all’Archivio Giudiziale e Pretura di Cles. Fra i documenti, una parte rilevante è occupata dal  “Giornale relativo all'inquisizione per l'incendio a Dermullo” che contiene, oltre l’esito del sopralluogo e poche altre comunicazioni, tutti gli interrogatori delle persone interessate a vario titolo e quindi chiamate a testimoniare sul fatto. Un primo sopralluogo fu eseguito poche ore dopo l’incendio da una commissione formata dall’I. R. Aggiunto Antonio Sartorelli, dal deputato comunale Romedio Emer e da due periti, il falegname Camillo Zadra e il muratore Giovanni Melchiori. Alla presenza di Pietro Inama, “indicatore” e dei due testimoni Franco Martini e Felice Zadra, si procedette alla stesura del verbale di accertamento dei fatti. A seguire fu interrogato Pietro Inama, la persona maggiormente coinvolta quale abitante nella casa da cui si era sprigionato l’incendio e marito di Teresa Mendini, proprietaria della casa. Nei giorni successivi l'Aggiunto Antonio Sartorelli in presenza del deputato comunale di Dermulo, Romedio Emer, convocò e interrogò presso il Giudizio Distrettuale di Cles i vari testimoni. Qualcuno fu anche riascoltato per una seconda volta per trovare conferme o smentite ad alcune dichiarazioni degli interrogati.
Qui di seguito passo ora a trascrivere il predetto “giornale” e i relativi 36 "fascicoli". In parentesi tonda () ho evidenziato con un punto di domanda le parole che non sono stato in grado di leggere. In parentesi quadra [] qualche integrazione o specificazione del testo. Il nome fascicolo non era inteso come al presente, cioè una raccolta di documenti, ma come singolo atto che poteva essere composto da una a più pagine. (I fascicoli n. 9, 10, 11, 12, 23 e dal
31 al 36 non si riferiscono ad interrogatori ma a delle dichiarazioni.) Dell'indice del giornale si sono conservate solo due pagine che elencano i fascicoli dal numero 1 al 23. E' stato possibile comunque ricostruire le pagine elencanti i restanti fascicoli dal 24 al 36, grazie al numero progressivo  riportato sul documento.

Giornale relativo all'inquisizione per l'incendio a Dermullo

 

DATA   FASCICOLO PERSONA INTERROGATA o ARGOMENTO
20/11/1847 Fascicolo 1 Rilievo sommario sulla faccia del luogo
20/11/1847 Fascicolo 2  Interrogatorio di Pietro Inama
21/11/1847 Fascicolo 3 Interrogatorio di Baldassarre Inama Capocomune
22/11/1847 Fascicolo 4 Interrogatorio di Teresa Mendini moglie di Pietro Inama
22/11/1847 Fascicolo 5 Interrogatorio di Maria Giuliani serva di casa Inama-Mendini
22/11/1847 Fascicolo 6 Interrogatorio di Teresa Mendini moglie di Romedio Endrizzi
22/11/1847 Fascicolo 7 Interrogatorio di Pompeo Endrizzi figlio di Romedio
22/11/1847 Fascicolo 8 Interrogatorio di Mattia Endrizzi
21/11/1847 Fascicolo 9 Lettera di Filippo Panizza
20/11/1847 Fascicolo 10 Determinazione del danno ai privati
20/11/1847 Fascicolo 11 Lettera trasmissione dei danni alla chiesa
20/11/1847 Fascicolo 12 Determinazione danni subiti dalla chiesa
24/11/1847 Fascicolo 13 Interrogatorio di Lucia Inama moglie di Romedio Mendini
24/11/1847 Fascicolo 14 Interrogatorio di Romedio Mendini
24/11/1847 Fascicolo 15 Interrogatorio di Marianna Profaizer moglie di Mattia Endrizzi
24/11/1847 Fascicolo 16 Interrogatorio di Andrea Eccher
25/11/1847 Fascicolo 17 Interrogatorio di Bortolo Mendini
25/11/1847 Fascicolo 18 Interrogatorio di Giulia Demagri moglie di Bortolo Mendini
25/11/1847 Fascicolo 19 Nuovo interrogatorio di Pompeo Endrizzi
25/11/1847 Fascicolo 20 Nuovo interrogatorio di Maria Giuliani
26/11/1847 Fascicolo 21 Nuovo interrogatorio di Teresa Mendini
26/11/1847 Fascicolo 22 Interrogatorio di Luigia Inama
26/11/1847 Fascicolo 23 Invito a comparire a Batta di Silvestro Inama
25/11/1847 Fascicolo 24 Dichiarazione di Romedio Mendini
28/11/1847 Fascicolo 25 Interrogatorio di Batta Mendini
28/11/1847 Fascicolo 26 Interrogatorio di Angelo Melchiori
28/11/1847 Fascicolo 27 Interrogatorio di Barbara Chistè
29/11/1847 Fascicolo 28 Interrogatorio di Orsola Mascotti
29/11/1847 Fascicolo 29 Interrogatorio di Teresa Mascotti
29/11/1847 Fascicolo 30 Interrogatorio di Romedio Emer
28/11/1847 Fascicolo 31 Invito a comparire a Giacomo di Silvestro Inama
02/12/1847 Fascicolo 32 Richiesta per indire un questua
02/12/1847 Fascicolo 33 Riguardo alle campane
03/01/1848 Fascicolo 34 Domanda di indennizzo
26/12/1847 Fascicolo 35 Stima delle campane
26/01/1848 Fascicolo 36 Concessione questua

 

Fascicolo 1

La mattina alle ore 7.30 del 20 novembre 1847 si fece il rilievo
Avendosi scoperto questa mattina un incendio in Dermullo, la Commissione Giudiziale si è recata qui tantosto e di concerto coi giurati perito e colle altre persone immaginate fece il seguente rilievo.
L'incendio interessa la casa di
Pietro Inama e quella vicina di Battista e Francesco fratelli Mendini nonché la vicina chiesa curaziale dei Santi Filippo e Giacomo. Essendosi sparsa la voce che il fuoco abbia cominciato dalla casa di Pietro Inama la commissione la visitò e trovò che la cucina e stanze in primo piano recarono in tutto un qualche danneggiamento agli usci ed alle finestre. Si trovò specialmente la cucina in istato normale e cos’ anche il camino illeso ed eretto per cui i periti che vennero assieme per il quietamento giudicarono che il fuoco non ha potuto derivare ne dalla cucina, ne dal camino, ne dalle stanze. L’incendio di questa casa devastò e distrusse il coperto con tutto ciò che vi era sotto sulla speucia ossia sottotetto sopra i due sommassi che esistevano in questa casa. Pietro disse che la casa appartiene in proprietà a sua moglie Teresa Mendini e che questa mattina alle ore 6 mentre era a letto con la moglie sentì un rumore come se fosse di vento e si alzò e sortito di fuori nel (?) inverso Sanzeno osservò che il fuoco aveva già investito l’angolo del coperto a mane che sta sopra una scaletta che dal sommasso conduce alla spreuza. Visitando la commissione questo locale e specialmente l’angolo destro nel sortire dal sommasso non ha potuto riscontrare alcun segnale per verificare che il fuoco abbia avuto (?) principio poiché il somasso sia per intero interessato dall’incendio che poi si estese come asserisce Pietro Inama agli altri locali. Ricorsi alle cure anche di molta gente accorsa per dominare l’incendio e di sopprimerlo.
Più tardi verrà assunto il rilievo dei danni quando il fuoco sarà interamente spento.
Su di ciò venne assunto il presente atto da quelle [persone] venne confirmato

 

Fascicolo 2

Atto in Dermullo li 20 novembre 1847 alle ore 9 di mattina.
Introdotto avanti la commissione
Pietro Inama e ammonito similmente al vero.

- Suoi generali
Sono
Pietro Inama del vivente Baldassarre Inama di Dermullo di anni 28 ammogliato con Teresa Mendini, con un figlio bambino, contadino nulla possiedo attualmente, vivendo i miei genitori ma sto nella casa di mia moglie, la quale fu or ora in parte incendiata, sono cattolico, mai inquisito.
- Che voglia spiegare come ebbe origine l'incendio che distrusse ora in parte la sua casa.
Non so spiegarmi l'origine di questo incendio e la sua causa. Io posso dire di non aver avuto incuria ne trascuratezza dalla quale avesse potuto derivare l'incendio e che neppure mia moglie e la serva Maria Giuliani sono state in punto a una negligenza. Alla casa di mia moglie mettono due porte che comunicano con due sommassi. Queste porte furono iersera come al solito chiuse da me circa l'avemaria, [la campana dell'Ave Maria, veniva suonata circa mezz'ora dopo il tramonto] ma è circa le ore 5 puntellandole con una stanga internamente. Siamo andati a dormire circa alle ore (?) Io con mia moglie nella stanza che forma angolo verso la chiesa, cioè verso sera e mezzogiorno, e la serva nel contiguo locale. A mia saputa nessuno si alzò di notte. Circa le ore 5 e mezza di mattina sentii a passare per la contrada contigua verso la chiesa andando in giù una persona che pensai essere Mattia Endrizzi di Dermulo poiché suole passare ogni mattina per andare al lavoro sulla strada del Sabino. Un quarto ossia mezzora dopo sentivo come un colpo che io credevo fosse stato fatto con qualche sasso ai balconi della cucina o della stanza che guarda a settentrione e sera. Di la a pochi momenti mi accorsi di uno strepito come se andasse vento dalla parte della casa verso Sanzeno e pensava che il vento scotesse i rami di una noce che da quella parte sta appresso alla casa. Mi alzai e socchiusa la finestra della mia stanza vidi uno splendore per cui sospettai vi fosse fuoco. Sortii dalla stanza in camicia e mi accorsi tosto che il fuoco aveva investito l'angolo esterno a mattina e mezzogiorno della casa di sopra, la quale aveva il tetto più alto, osservandosi che la casa Inama è composta di due case unite, di cui la parte verso settentrione ha il tetto più alto di quella a mezzogiorno dove io ho la stanza da letto. Accorsi tosto alla stalla per lasciare in libertà il bestiame cioè un paio di bovi, due capre e due maiali. Osservai che erano chiuse le porte dei sommassi e specialmente nel sommasso della casa superiore, dal quale passai internamente alla stalla sottoposta, osservai che il fuoco ardeva il tetto nell'angolo superiore ma non ancora gli assami e dei mazzi di formentazzo che erano collocati nella sottoposta spreuza ossia sottotetto. Era pure intatto un ammasso di paglia nella spreuza stessa collocata verso settentrione, ma però al mio ritorno dalla stalla vedevo che anche la paglia incominciava a ardere. Poi il fuoco si estese prima che sovvenga aiuto al coperto intiero della casa di sopra e poscia a quella di sotto. Non ho spiegazioni quale sia stata la causa del fuoco e siccome non so sia stato nessuno di certo o altri per qualche plausibile motivo sulla spreuza questa mattina, ritengo che il fuoco sia stato quasi appiccato. Però io non ho il minimo sospetto contro determinate persone e ciò tanto meno poiché non so che ne io, ne mia moglie e tantomeno la serva siamo odiati da qualcuno ne ci sia stata fatta alcuna minaccia. Mi raccontò questa mattina Teresa moglie di Romedio Endrizzi che essa era passata lungo la mia casa con suo cognato
Mattia Endrizzi poco prima dell'incendio senza scoprirne alcun segnale di fuoco e anzi era stata preceduta da un suo fanciullo di circa 7 anni con una lanterna ma che poi nel ritorno vedevano il fuoco ardere l'angolo suddescritto del tetto di sopra ed allora diedero campana martello. Osservo che volendo appicare il fuoco a quest'angolo si avrebbe potuto salire con una scala di 8-10 gradini sul coperto di sotto e poi da questo si arrivava benissimo con le mani a toccare l'ala del coperto di sopra, ma non è stata rilevata alcuna circostanza che possa far vedere e nemmeno sospettare che il fuoco sia stata appiccato. Non posso al momento precisare il danno sofferto.
Preletto lo confermò e si sottoscrisse.

 

Fascicolo 3

Atto Cles li 21 novembre 1847 in Giudizio alle ore 11 di mattina.
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citato compare il capocomune di Dermullo Baldassarre Inama ed ammonito al vero fu esaminato.
- Suoi generali.
Sono
Baldassarre Inama di Dermullo attuale capocomune d'anni 63 ammmogliato con quattro figli e due figlie contadino, cattolico, mai inquisito.
- Se sappia dare qualche lume sulla causa dell'incendio avvenuto ieridì a Dermulo alle case di Teresa Inama dei fratelli Batta e Francesco Mendini nonché alla chiesa di san Giacomo.
Non saprei dare alcun lume sulla causa di questo incendio osservando che
Teresa Inama è mia nuora avendo a marito mio figlio Pietro.
- Se sappia che i giugali Pietro e Teresa Inama e i fratelli Mendini siano odiati da qualche persona e sia stata fatta contro di loro delle minacce.
Non so nulla in proposito osservando che il fuoco incominciò nella casa di mia nuora.
Preletto firmato e sottoscritto.

 

Fascicolo 4

Atto Cles li 22 novembre 1847 in Giudizio alle ore 4 di sera
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata comparsa
Teresa Inama ammonita al vero fu interrogata.
- Suoi generali.
Sono
Teresa del fu Romedio Mendini ora moglie di Pietro Inama di anni 32 con un figlio, contadina cattolica, possidente mai inquisita.
- Che spieghi sinceramente la causa dell'incendio scoppiato a Dermulo al dì 20 corrente.
La mattina del 20 stando a letto con mio marito avevamo inteso uno sparo d'uno schioppo che non si sapeva donde provenisse ma non doveva essere stato molto vicino al nostro quartiere da letto ne molto lontano. Circa un quarto d'ora dopo sentivo suonare le ore sul campanile di Tassullo. Io non le ho numerate ma penso fossero le 5 di mattina. Dopo il suono delle ore ho inteso un colpo ossia uno strepito proveniente dalla nostra casa di sopra come se fosse stato gettato un sasso in qualche balcone o meglio come fosse stata scoppiata qualche cosa quindi succedeva uno strepito come fosse la pioggia o il vento. Mio marito si alzò e messosi alla finestra annunziò che c'era uno splendore di fuoco. Abbandonammo tosto la stanza in camicia meco portando un bambino e destata anche la serva
Maria siamo sortiti noi due e anzi tutti in camicia sul prato vicino per il portone della casa di sotto che abbiamo chiuso. Allora osservavo che il fuoco ardeva quell'ala del coperto della casa superiore che guarda verso settentrione a mattina cioè verso Sanzeno, ove io di sotto sulla spleuza avevo distesa della biancheria per asciugare e c'era collocata una quantità di paglia e di fieno. Nel sortire dalla casa non ho veduto ne inteso nessuna persona e pareva che il paese fosse ancora immerso nel sonno. Frattanto il fuoco ha fatto rapidi progressi mentre si estese in un momento all'intiero coperto superiore e poiché allargò all'inferiore distruggendo e devastando parte della mia casa come avrà potuto accorgersi la commissione giudiziale che fu sulla faccia del luogo. La sera innanzi al cader del sole ero stata sulla spleuza a prendere del fieno per governare gli animali senza punto di far uso di lume acceso e credo che già da tre giorni la mia famiglia non saliva su quel fienile senza lume, osservando che di notte se mai succedeva il caso di abbisognare di fieno si adoperava una lucerna chiusa per andare a prenderlo. Io sono certa che per colpa nostra non fu causato l'incendio ma non potrei neppure sospettare contro alcuna determinata persona che il fuoco avesse appiccato. Forse entrò qualche ladro in quel sottotetto per involarmi la biancheria e facendo forse esso uso di lume avrà anche senza malizia accausato l'incendio. Ma questa non è che mera congettura non appoggiata da alcuna circostanza.
- La sua famiglia fosse solita di apprestare il foraggio ai propri animali anche la mattina.
La mattina mio marito soleva governare gli animali con maisi ossia canne di granoturco fatte in pezzi che erano indepositate sul sommasso della casa superiore sottoposto al fienile e ciò un po’ prima delle ore 6. La mattina del 20 mio marito non era ancora sortito dalla stanza che già era manifestato il fuoco. Mio marito quando andava a prendere le canne aveva sempre una lanterna accesa la quale però era bene assicurata.
- Se sappia precisare il danno sofferto dall'incendio.
Non so precisarlo ma credo supererà l'importo di F.1000 e osservo di non sapere se la biancheria esposta sul fienile sia stata abbruciata o rubata.
Preletto lo confermò e si sottoscrisse.

 

Fascicolo 5

Atto Cles li 22 novembre 1847 in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata comparsa
Maria Giuliani e ammonita al vero.
- Suoi generali.
Sono Maria del fu Romedio Giuliani di Dambel d'anni 14 contadina nubile, cattolica sono in servizio a Dermulo dalla quaresima p.p. presso
Teresa Inama, mai inquisita.
- Come sia avvenuto l'incendio di Dermulo la mattina del 20 corr.
La mattina del 20 saranno state le ore 5 o le sei stando in letto sentivo uno strepito come fa il cader della pioggia o meglio un crepitare. Fui chiamata dai miei padroni annunciandomi che c'era fuoco in casa e sortita tosto in camicia vedevo stando nel prato di fuori della casa che ardeva quel tetto del coperto dell'ala che guarda verso settentrione. Io non so spiegarmi la causa di quel fuoco che si estese in un momento a tutto il coperto, ma sono certa che non derivi da colpa di alcuno di famiglia poiché ne la sera innanzi ne la mattina prima del fuoco nessuno di noi aveva fatto uso di lume overo per andare nel fienile di cui sopra ardeva il tetto. La sera inanzi avevamo preso il fieno per gli animali quando era ancora giorno cioè circa alle ore 3 e la mattina nessuno era sortito dall'abitazione prima dello scoppio dell'incendio. Però non saprei dare la colpa nemmeno ad altri poiché non mi è noto che i miei padroni abbiano nemici o che gli abbiano fatto minacce.
- Quando sortiva dalla casa alla scoperta dell'incendio avesse veduto qualche persona presso la casa o nei contorni.
No.
- Se forse la mattina di buon ora si desse solitamente del foraggio agli animali.
Il mio padrone suole (?) assai per tempo anche circa alle 4 alzarsi sul somasso della casa superiore con la sega far in pezzi dello strame per darlo ai bovi usando una lucerna chiusa con vetri e chiama sempre anche me per assisterlo, ma la mattina del 20 non ho inteso il mio padrone sortire dalla stanza alla mia contigua ne mi chiamò per preparare il foraggio. Osservo che il padrone si alzava alle ore 4 solo quando doveva partire dal paese coi bovi e che del resto si alzava soltanto alle ore 5 o alle 6.
Preletto lo confermò e si firmò.

 

Fascicolo 6

Atto Cles li 22 novembre 1847 in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata comparsa
Teresa Endrizzi ed ammonita al vero fu interrogata.
- Suoi generali.
Sono
Teresa di Bortolo Mendini moglie di Romedio Endrizzi di anni 35 con tre figli contadina, cattolica mai inquisita.
- Se sappia dare qualche lume sulla causa dell'incendio scoppiato li 20 cor. a Dermulo.
Non mi so spiegare la causa di quell'incendio dirò però quanto mi è noto in proposito. La sera innanzi era stato concertato di andare la mattina per tempo in casa di mio padre a mangiare la polenta con lui, poiché io divisavo di andare a Mezzolombardo ed egli a Rumo. Pensavo di fare questo viaggio fino al Sabino con mio cognato
Mattia Endrizzi. La mattina del 20 cor. chiamata dal cognato mi alzai circa alle ore 4 e mandai tosto il mio fanciullo Pompeo di anni 7 non ancora compiuti con una lanterna accesa da mio padre che abita da noi lontano affinchè faccia la polenta. Dopo circa un quarto d'ora cioè circa le ore 4 e mezza andai alla casa di mio padre e qui mangiai la polenta quando circa alle ore 5 comparve il cognato a prendermi, quindi assieme siamo andati nella casa di Lorenzo Eccher per chiamare suo figlio Andrea che doveva venire con noi fino al Sabino. Sortivamo uniti da questa casa circa alle ore 5 quando ci sorprese uno splendore e tornando indietro ho osservato stando alla casa di mio padre che il fuoco si alzava sopra il tetto della casa superiore Inama interessando specialmente quell'ala che guarda verso Sanzeno. Io ero passata lungo questa casa quando dalla casa di mio marito andava a quella di mio padre ma non aveva osservato in quella casa alcun lume ne sentito alcun rumore e in genere non aveva veduto alcun lume di qua dal rivo. Mio figlio però mi raccontò ieridì che quando egli mi precedette solo alla casa dei suoi avi, passando davanti alla casa superiore di Teresa Inama aveva inteso come un rumore di sopra sulla spleuza per cui acquistò paura e accelerò il passo, aggiunse però di non aver osservato in quella casa alcun lume, ne veduto alcuna persona. Altro non posso dire in proposito se non che rimarco non esser a mia cognizione che i giugali Inama abbiano nemici.
Preletto lo confermo sotto l’offerta del giuramento e del confronto e si sottoscrisse con croce essendo illetterata.

 

Fascicolo 7

Atto Cles li 22 novembre 1847 in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citato comparse
Pompeo Endrizzi ed ammonito al vero fu interrogato.
- Suoi generali.
Sono
Pompeo di Romedio Endrizzi di anni 7 cattolico contadino mai inquisito.
- Voglia spiegare la causa dell'incendio scoppiato la mattina del 20 cor in Dermulo.
Quando era scuro per ordine di mia madre andavo con la lanterna accesa alla casa di mia ava per avvertirla che preparasse la polenta. Passando solo avanti alla casa dei Guslotti cioè di
Teresa Inama vedevo nel sottotetto verso Sanzeno una lucerna accesa ed un uomo che la teneva in mano e sentivo che questo uomo faceva rumore di piedi sulla paglia. Quell'uomo non era di Dermulo ma un forestiero e anzi essendosi egli accorto di me, senza parlare mi fece una specie di minaccia col pugno. Io mi ero soffermato un momento per osservare quell'uomo ma quando vidi che mi mostrava i pugni mi misi a correre dirigendomi alla casa degli avi. Quell'uomo mi appariva in manica di camicia indossava un gilè che non so descrivere era di alta statura e mi sembrava giovane indossava calzoni lunghi neri e si trovava sulla straduga ossia spreuza presso alla scala che conduceva a basso sul somasso cioè in quell'angolo della spreuza che guardava verso mezzo giorno ossia Taio. Mi pareva di aver veduto e anzi sono certo di aver veduto un'altra volta questo uomo attraversare di notte il prato superiore alla casa dei Guslotti e dirigersi verso la parte superiore di Dermullo. Io lo incontravo a mezzo alla discesa mentre ritornavo dalla casa di mia ava. Egli guardò e tirò inanzi pian piano senza parlare. Era solo non era molto buio ma però abbastanza. Ciò avvenne un pezzo di tempo anzi pochi giorni prima dell'incendio.
- Se sia egli sicuro che l'uomo da lui veduto sul sottotetto Inama sia stato quello stesso che aveva incontrato qualche tempo inanzi sulla discesa.
Ne sono sicuro.
- Se avesse rimarcato cosa facesse con l'altra mano questo uomo che stava sul sottotetto della casa Inama.
Non faceva niente altro che mostrarmi i pugni.
- Che voglia descrivere esattamente quell'uomo che disse aver incontrato qualche tempo prima dell'incendio che tornava dall'ava.
Egli era un uomo di statura alta in manica di camicia vestito con gilè nero e calzoni neri lunghi scoperto sulla testa.
- Se l'uomo da lui veduto sul sottottetto Inama avesse avuto coperto la testa o no.
Era coperto.
- Se sappia come quell'uomo è entrato in casa Inama e salito sulla straduga ossia sottottetto.
Non lo so.
- Se avesse marcato qualche altra cosa sul sottotetto nel predetto incontro.
Vedevo colà anche della biancheria.
- Se sappia che quell'uomo veduto da lui sul sottotetto abbia una determinata dimora
Non lo so.
- Se abbia raccontato ad altra persona di aver veduto quell'uomo sul sottotetto Inama
Raccontai a mia madre soltanto di aver sentito a far rumore sulla straduga Inama e a mio avo
Bortolo Mendini di aver veduto anche un uomo ma senza aggiungere che aveva una lanterna.
- Se vedendo questo uomo saprebbe riconoscerlo.
Non sarei capace di riconoscerlo.
Preletto lo confermò e si firmò con croce

 

Fascicolo 8

Atto Cles li 22 novembre 1847 in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citato comparse
Mattia Endrizzi ed ammonito al vero fu interrogato.
- Suoi generali.
Sono
Mattia del fu Giacomo Endrizzi di Dermullo di anni 43 ammogliato, con un figlio contadino, cattolico, mai inquisito.
- Voglia spiegare le cause dell'incendio scoppiato a Dermulo il 20 cor.
Non so indicare l'origine di quell'incendio. Il giorno innanzi avevo concertato con mia cognata
Teresa Endrizzi che ella verebbe in mia compagnia fino sotto al Sabino ove io andavo a lavorare sulla strada con Andrea Eccher di Dermullo. Alzatomi di buon mattino chiamavo la cognata e poi facevo la polenta quando sentivo a suonare le ore 4 del campanile di Tassullo. Mangiai la polenta e poi andai alla casa Eccher dove Anna Eccher mi rimarcò che erano suonate le 5 quindi secondo l'intendimento andai a prendere mia cognata presso suo padre Bortolo Mendini e poscia sono ritornato alla casa Eccher aspettando Andrea. Sortiamo tutti e tre dalla casa circa alla 5 e mezza. Mia cognata fu la prima ad accorgersi di uno straordinario chiarore indizio di un incendio. Siamo tosto ritornati indietro e dalla sommità della scesa [la Pontara] vedemmo che il fuoco si alzava sopra il tetto della casa di Teresa Inama dalla parte verso Sanzeno. Mia cognata discese il pendio fino al rivo [il Pissaracel] attraversò il prato Inama per arrivare più presto alla sua casa, Andrea Eccher andò al campanile per suonare campana martello [Fra le funzioni delle campane c'era anche il suono a martello emesso con rintocchi rapidi e secchi a brevi intervalli regolari di tempo, come fa il martello del fabbro sull'incudine. Tale modo veniva utilizzato per dare l'allarme in paese a seguito di un grosso pericolo, quale poteva essere appunto un incendio.]e dopo di lui incontravo Romedio Mendini che lamentava il fuoco e si dirigeva verso la chiesa. Io supposi che andasse anche esso a suonare le campane e lo avvertii che era già prevenuto e che desse di volta. Io intanto correndo salivo la via che circondava la casa Inama da due lati per andare a vedere della mia famiglia che abita poco lungi dalle case incendiate. Assicuro che io sono passato lungo a questa casa Inama per andare a vedere dall'Eccher di mia cognata ma non ho veduto ne sentito alcuna persona nella casa Inama e nei suoi contorni e neppure per il paese e neppure alcun lume in casa Inama e ritengo che non ve ne sia stato in nessuna parte ne specialmente in quella dove scoppiò l'incendio poiché era buio e si vedeva appena a camminare cosichè se ci fosse stato qualche lume lo dovrei aver veduto. Assicuro che al ritorno non ho veduto altra persona che il vicino Romedio Mendini. Mi disse ieridì Lucia moglie del vicino Romedio Mendini che esso vide il fuoco quando era ancora basso alzarsi in mezzo al tetto della casa superiore Inama. Lo stesso mi veniva detto anche da mia moglie Marianna che già si trovava alla finestra quando io tornavo a casa.
Preletto lo confermo sotto l’offerta del giuramento e del confronto e si sottoscrisse.

 

Fascicolo 9

Atto a Dermulo 21 novembre 1847 dal delegato giudiziale di Taio Filippo Panizza al Giudizio di Cles.
L’infrascritto delegato assunse a protocollo che qui unisce dietro invito del Capocomune di Dermullo che dichiarò essere stato incombentato dal lod. Giudizio, i danni cagionati ai diversi particolari di quel comune dallo scoppiato incendio e tale suo operato lo rimetto a questa lodevole autorità per sua discrezione e regola.
Lo scrivente fa annotare a questo lodevole Giudizio che egli col protocollo di rilievo del danno avvenuto alla Chiesa di Dermullo per errore, o meglio svista, indicò male l’estensione del coperto di quella, il quale nella vece di essere 35° 1’ 8’’ è 45° 1’ 8’’, per altro in quanto all’esposto importo non vi [è nulla] da cambiare.

 

Fascicolo 10

Atto Dermullo li 20 novembre 1847 avanti il delegato giudiziale di Taio Filippo Panizza, alla presenza del Capocomune di Dermullo Inama Baldassarre; Pietro Inama di Baldassarre di Dermullo, incendiato; Francesco e Batta Mendini, incendiati; e i seguenti danneggiati in mobili ed altro:
Vedova di Pietro Chistè di Dermullo inquilina dei fratelli Mendini; Angelo Melchiori dimorante in Dermullo affitalino Mendini; Giacomo di Baldassare anzi di Silvestro Inama di Dermullo affitalino Mendini.
L’immarginato capo comune dietro ordine avuto dalla Comissione giudiziale averso a questo Comune per l’infortunio d’incendio successo in questo dì, invitò lo scrivente Delegato a portarsi sul luogo incendiato insieme ai due periti giudiziali di Taio, il che effettivamente eseguì, onde rilevare il danno apportato agl’infronte nominati dal fuoco, e per ciò eseguire oltre i due periti giudiziali, assunse anche Beniamino Defant di Taio qual maestro falegname che appunto si introvava sul luogo. Recatasi la commissione sul luogo dei rilievi da farsi e fatto avviso ai tre periti del loro dovere, essi presero le debite misure, e fatti i giusti calcoli sul coperto della casa di Pietro Inama, incendiato, non che calcolato il danno delle travature, ed altro nell’interno della casa, come del pari computatolo supito delle muraglie, ed ogni cosa relativamente alla casa giudicano che l’Inama abbia sofferto un danno complessivamente di abusivi Fiorini 667:45. Pietro Inama poi dichiarò essergli incenerito il grano, in mobiglie, in fieno, in paglia, in altri strami e legna per  Fiorini 215. Somma del danno dell’Inama F.882:45.
Quindi esaminata la casa dei fratelli Mendini, dichiararono i detti periti dopo misure e calcoli da loro fatti, che questi furono danneggiati complessivamente nella somma di abusivi Fiorini 452:36.
La vedova di Pietro Chistè inquilina dei detti Mendini dichiarò fra mobiglia, grano e altri utensili assi e due capre soffocate aver sofferto un danno in valuta abusivi Fiorini 100.
Angelo Melchiori affitalino dei Mendini ha dichiarato di essere stato danneggiato in tutto di abusivi Fiorini 40.
Giacomo di Silvestro Inama [erroneamente fu scritto Batta anziché Giacomo] indicò aver avuto un danno per foraggi e strame di Fiorini 30.

Recapitolazione del danno

DANNEGGIATO

IMPORTO

Pietro Inama

882:45

Fratelli Mendini

452:36

La vedova Chistè

100

Angelo Melchiori

40

Giacomo di Silvestro Inama

30

TOTALE

1505:11

In tale modo fu compito il rilievo del danno apportato dall’incendio non restando altro da assumere vien chiuso il protocollo che preletto alle parti fu sottoscritto.
Inama Pietro aggiunse ancora che la sua serva restò senza certe bagilie che per caso furono lavate due giorni prima e tal danno lo fa ascendere a F. 10 e della propria nota che ne avrà per Fiorini 40.

 

Fascicolo 11

Dal delegato giudiziale di Taio
Al lodelvole I.R. giudizio distrettuale di Cles
Il delegato infrascritto avendo assunto il qui unito protocollo sul danno avvenuto alla chiesa di Dermullo lo trasmette a questa lodevole autorità del progredimento degli atti. Lo scrivente non mancherà anche eseguire il rilievo dei danni avvenuti ai privati che pure in tempo rassegnerà non potendo in assenza oggi assumere il tutto.
Dermulo li 20 novembre 1847   
Filippo Panizza

 

Fascicolo 12

Dal delegato giudiziale di Taio
Al lodelvole I.R. giudizio distrettuale di Cles
L’infrascritto delegato dietro sollecitazione fattagli dal Capocomune di Dermullo in ordine avuto dalla I.R. Commissione Giudiziale in quest’oggi revoltasi a questo comune pell’infortunio avvenuto d’incendio si trasferì in questo luogo insieme ai periti giudizialti di Taio, e dietro l’incombenza avuta dal summentovato Capocomune si portò sul luogo dove sorge la chiesa di questo paese dei Santi Filippo e Giacomo onde rilevare i danni a quella avvenuti inservendosi anche per tale un maestro falegname di Taio Beniamino Defant fu anch’egli assunto per il rilievo suddetto. Fatto avviso ai periti del loro dovere rilevarono la dimensione della copertura di detta chiesa, come della sagristia e così del pari del coro, che si ritrovarono in misura quadrata 35° 1’ 8’’ (invece in realtà era 45° 1’ 8’’) la quale per intero fu incenerita. Tale copertura complessivamente non compresa le travatura fu giudicata in valuta abusiva F. 288 Le travature cioè degorenti, la colm e sottocolm F. 51 Essendosi anche incendiato il tetto del campanile, così pure la travatura interna, egli fu anche rilevato quel danno. La copertura fu rilevata di 17° 1’ 3’’ che venne giudicata F. 145. La travatura per esso coperto fu valutata F. 23:48. La travatura interna del campanile F. 12. Infine fu giudicato lo scapito dei muri sia della chiesa che campanile che vien fatto ascendere in totalità a F. 42. Somma totale F.581:-1. Resta da rilevare il danno avvenuto a due campane, una delle quali si liquefò quasi per intero, l’altra nel cascare si fece una fissura e tanto fu eseguito perché i periti di tali generi non sono cognizionati. Non restando altro da notare fu chiuso il presente protocollo che dalle parti sottoscritto.
Dermullo, li 20 novembre 1847.

 

Fascicolo 13

Atto Cles nell’Imperial Giudizio Distrettuale li 24 novembre 1847
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata comparve
Lucia Mendini e ammonita al vero fu interrogata.
- Suoi generali.
Sono
Lucia del fu Giovanni Inama di Dermulo ammogliata con Romedio Mendini di anni 36 con sei figli, contadina, cattolica, mai inquisita.
- Se sappia indicare la causa dell'incendio osservato la mattina del 20 cor in Dermulo.
Quella mattina una mezzora circa prima di giorno mentre ero in procinto di levarmi dal letto osservando che venne ad un tratto illuminata la finestra dalla casa dei Guslotti cioe di
Teresa Inama mi feci alla finestra e vidi un piccolo fuoco della grandezza di un grembiule in mezzo alle stradughe ossia sottotetto della casa superiore Inama di color ancora piuttosto scuro, avvertii di ciò mio marito che si procurò di mettere in salvo le mie creature trasportandole fuori di casa poiché la nostra casa è distante da quella Inama circa 10-12 pertiche. Non so indicare le cause di questo fuoco che ben tosto si trasformò incendio ed osservo che non ho veduto alcuna persona nel sottotetto Inama ne in altro locale di quella casa e neppure nelle vicinanze. Si voleva supporre che il fuoco fosse avuto per poca attenzione recandosi la gente di casa sul sottotetto ma ho poi inteso dire che la gente di casa era a dormire.
- Se sappia o abbia inteso che il fuoco sia stato appiccato malignamente.
Nulla in proposito so se nonché la stessa mattina dell'incendio Luigia figlia di Giacomo Inama affine di
Teresa Inama disse che il fuoco era stato appiccato e domandatala sull'autore aggiunse che sarà stato chi odia Pietro Inama e che si sa bene chi è ma non me lo ha detto.
Preletto lo confermò e si sottoscrisse con croce.

 

Fascicolo 14

Atto Cles li 24 novembre 1847 in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citato comparve
Romedio Mendini ed ammonito al vero fu interrogato.
- Suoi generali.
Sono
Romedio del fu Vigilio Mendini di anni 47 ammogliato con sei figli contadino, cattolico, inquisito e condannato solo per eccesso di Polizia.
- Se sappia spiegare l’origine dell'incendio accaduto il Dermullo il 20 corrente.
Quella mattina ad un ora circa avanti il giorno avvertito dalla moglie osservare dalla nostra stanza nella sottoposta casa di
Teresa Inama un piccolo fuoco dell'estensione circa di un grembiule ancora oscuro come in mezzo sottotetto della parte superiore per cui io diedi avviso all'altra gente di casa e quindi corsi tosto alla chiesa per dare campana martello passando davanti alla casa che s'incendiava mentre il fuoco ardeva ancora il sottottetto ora si era fatto lucido e esteso. Sulla reggia arrivato sentivo già suonavano le campane e incontravo appunto Pietro Inama che non so se fosse stato vestito o soltanto in camicia e domandai cosa avesse poi fatto che ardeva la sua casa. Egli mi rispose che non sapeva come la cosa sia avvenuta giacché egli si trovava a letto. Neppure io so spiegare la causa dell'incendio osservando che non ho veduta alcuna persona intorno al fuoco nel suo principio ne intorno alla casa Inama ne ho alcun sospetto ho però inteso raccontare non so bene se da Teresa moglie di Romedio Endrizzi oppure da Teresa moglie di Batta Inama  che avanti qualche giorno prima dell'incendio ci fosse stato un disertore in casa dei giugali Pietro e Teresa Inama pregando d’alloggio ma sia stato respinto e che poi essendo andato al maso detto delle Voltoline nel tenere di Coredo abbia raccontato alla gente di casa con indignazione la risposta ricevuta aggiungendo che aveva detto alla serva dei giugali Inama che si meriterebbero bruciarsi in casa. Non so come la mia referente sia venuta a cognizione di queste cose ne se siano vere.
Preletto fu confermato sotto l’offerta del giuramento confronto.

 

Fascicolo 15

Atto Cles li 24 novembre 1847 in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata comparse Marianna Endrizzi di Dermullo ed ammonita al vero.
- Suoi generali.
Sono Marianna del vivente Batta Profaizer ammogliata con
Mattia Endrizzi di anni 35, con un figlio, contadina, cattolica, mai inquisita
- Se sappia spiegare la causa dell'incendio veduto in Dermullo la mattina del 20 corr.
Avvertita dal vicino
Romedio Mendini qualche tempo avanti giorno alzatami dal letto vedevo la fiamma [che] si innalzava sopra il tetto della sottoposta casa di Teresa Inama ma ero tanto confusa per lo spavento che non sapei percepire il luogo, ma non vedevo colà alcuna persona. Non so la causa dell'incendio e non mi fu fatta in proposito alcuna confidenza.
- Se avesse veduto qualche persona sospetta girare intorno alla casa Inama prima dell'incendio o poco dopo.
No ho però inteso dal ragazzo
Pompeo Endrizzi raccontare in presenza di sua madre il giorno addietro all'incendio che essendo passato colla lume nelle mani avanti alla casa Inama ha inteso come un frugare su quel sottotetto che poi prese fuoco.
- Se Pompeo Endrizzi avesse detto di aver veduto del lume e forse anche qualche persona in casa Inama.
Egli non disse altro.
Preletto e firmato con croce.

 

Fascicolo 16

Atto Cles li 24 novembre 1847 in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citato comparse
Andrea Eccher di Dermullo e ammonito al vero fu interrogato.
- Suoi generali.
Sono Andrea figlio di Lorenzo Eccher di Dermulo di anni 17 contadino, cattolico mai inquisito.
- Se sappia spiegare l’origine dell'incendio avvenuto a Dermullo la matt. del 20 corr.
Quella mattina circa alle ore 5 e mezza avevo intenzione andare in viaggio con
Teresa e Mattia Endrizzi per andare al lavoro sulla strada del Sabino quando dallo splendore che conseguiva ci siamo accorti d'un incendio a Dermullo e così di ritorno vedevo che il fuoco si alzava dal tetto di Pietro e Teresa Inama e andai al campanile a suonare campana martello e Mattia e Teresa Endrizzi sono andati alle loro case essendo vicine all'incendio. Non so spiegare la causa dell’incendio.
- Se avesse forse veduto qualche persona quando tornava indietro e entrava nel campanile.
Nessuno.
Preletto lo confermò sotto l’offerta del giuramento e del confronto e si sottoscrisse.

 

Fascicolo 17

Atto Cles nell’Imp.Giud. Distrettuale li 25 novembre 1847
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato Romedio Emer
Citato comparse Bortolo Mendini ed ammonito al vero fu interrogato.
- Suoi generali.
Sono Bortolo del fu Bortolo Mendini di Dermullo d'anni 62 ammogliato con quattro figli contadino, cattolico mai inquisito.
- Se sappia indicare l’origine dell'incendio avvenuto in Dermullo la mattina del 20 corr. e la sua causa.
Quella mattina circa le ore 5 e mezza crescenti passando io per la strada pubblica sopra Dermullo col mio mulo diretto a Rumo per comperare dei pomi mi sono accorto tutto ad un tratto che il fuoco ascendeva il tetto della casa di Teresa Inama dalla parte dell'ala verso Sanzeno. Lasciato il mulo sulla strada corsi giù alla casa di mia figlia Teresa Endrizzi che era vicina al fuoco e poscia travagliai quanto potei per salvare qualche cosa nella detta casa Inama ma già al mio apparire erano sortiti dalle loro case gli abitanti spaventati. Non so spiegarmi la causa di questo incendio se non che mio nipote Pompeo Endrizzi il giorno 22 conducendolo io qui all'esame sul mulo mi raccontò che quella mattina prima dell'incendio passando avanti alla casa di Teresa Inama a inteso a brigolare nella paglia cioè a muovere la paglia sul sottotetto di Teresa e che temendo egli sia colà comparso il defunto di essa padre, Romedio Mendini ha preso paura ed è fuggito venendo alla mia casa. Potrebbe però darsi ed anzi inclino a credere che il nipote s'inganni e che la fantasia rissaldata rappresentandosi Romedio Mendini morto avanti circa due anni ed essendo solo ed in tempo di notte passando davanti la di lui casa lo abbia tratto in errore rappresentandosi il trapassato Mendini sul sottotetto poiché altrimenti mia figlia Teresa che deve essere passata per di là circa un quarto d'ora dopo senza lume avrebbe dovuto accorgersi se c'era qualche novità in casa Inama.
- Gli si dice apparire all'esame di Pompeo Endrizzi che egli raccontò all'esaminato(re) di aver veduto anche un uomo nel sottotetto Inama, se ciò sia vero.
Non mi ricordo che il nipote mi abbia detto d'aver veduto un uomo e credo che non me lo abbia detto poiché altrimenti me lo ricorderei.
Preletto lo confermò sotto l’offerta del giuramento e del confronto e si sottoscrisse con croce.

 

Fascicolo 18

Atto Cles nell’I. R. Giudizio Dustrettuale li 25 novembre 1847
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata comparve Giulia Mendini ed ammonita al vero fu interrogata.
- Suoi generali.
Sono Giulia del fu Giovanni Demagri di Cles ammogliata con
Bortolo Mendini di Dermullo di anni 63 con 4 figli, contadina, cattolica, mai inquisita.
- Se sappia informare sulla causa dell'incendio avvenuto in Dermullo la mattina del 20 corr.
Non so dire nulla in proposito altro che aver veduto l'incendio.
- Se suo nipote Pompeo Endrizzi quella mattina le avesse fatta qualche manifestazione.
Il nipote venne assai per tempo in casa mia avvertendomi di preparare la polenta e gli domandai se avesse freddo ed egli mi rispose che aveva corso senza spiegarmi il motivo.
- Se suo nipote avesse paura dei morti.
Quando qualche anno morì il capocomune
Romedio Mendini di cui la figlia Teresa prese a marito Pietro Inama. Egli moriva fra i dolori ululando. Il nipote sentiva questo ululo che gli fece grande impressione e perciò egli e alcuni dei suoi coetanei passando vicino alla casa Mendini ora Inama, rappresentandosi il defunto Mendini si sentivano presi dalla paura.
Preletto lo confermò coll’offerta del giuramento e confronto e si sottoscrisse con croce.

 

Fascicolo 19

Atto Cles li 25 novembre 1847 in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citato compare
Pompeo Endrizzi altra volta esaminato ed ammonito al vero fu interrogato.
- Se abbia egli paura dei morti e se la memoria di qualche defunto da lui conosciuto lo costerni.
No.
- Gli si dice apparire dagli atti e specialmente dalla deposizione di suo avo Bortolo Mendini, che l’esaminato il 20 corr. prima dell’incendio passando avanti la casa del fu Romedio Mendini ossia dei Guslotti abbia inteso a far muovere la paglia e temendo sia comparso il morto Mendini fu preso da paura e fuggi venendo alla casa dell’avo.
- Se ciò è vero.
Ciò è ben vero.
- Se sia poi vero quanto sia deposto il 22 corr. di aver veduto sul sottotetto Mendini Inama ossia dei Guslotti un uomo forestiere, un giovane di alta statura e snello con una lanterna accesa in mano che gli mostrò i pugni e che aveva già veduto un’altra volta.
Ciò è vero.
- Se forse si avesse egli inventata o sognata questa circostanza o forse stati suggerita da altri.
Assicuro che io non ho inventata ne me la ho sognata ne mi fu suggerita da altri la presente circostanza.
Gli si dice che non si può ritenere per vero il suo racconto, giacchè appare anche dall’esame di suo avo
Bortolo che l’esaminato non gli ha detto di aver veduto un uomo, ma soltanto di aver inteso a muovere la paglia e che temeva sia colà il morto Mendini. Se l’esaminato avesse veduto un uomo e specialmente il forestiere da lui descritto con una lanterna in mano, in atto di mostrar gli pugni, lo avrebbe detto all’avo che aveva temuto vi fosse sul sottotetto il morto Mendini, ma gli avrebbe spiegato ingenuamente di aver veduto il forestiero, come ha deposto al Giudizio.
- Come sappia conciliare questa deposizione.
Non posso dir altro se nonché ho veduto un uomo vivo forestiero da me descritto.
- Si osserva che le facoltà intellettuali del deponente si appalesano del tutto (?) e senza sviluppo per cui egli appare del tutto confuso cosichè i suoi detti non possono meritare alcun riflesso e non di prezzo all’opera il continuare con lui l’interrogatorio.
Preletto venne confermato e sottoscritto.

 

Fascicolo 20

Atto Cles li 25 novembre 1847 in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citato comparve
Maria Giuliani altra volta esaminata ed ammonita al vero fu interrogata.
- Se qualche tempo prima dell’incendio sia stato in casa dei suoi padroni Pietro e Teresa Inama ed abbia domandato alloggio un forestiere, all’apparenza un disertore.
Non so nulla.
- Se forse la domanda di questo forestiere sia stata respinta ed il forestiere sia rimasto indignato.
Non lo so.
Le si dice apparire dagli atti che qualche giorno prima dell’incendio sia stato in casa dei suoi padroni un disertore, abbia senza frutto chiesto alloggio e indignato per la risposta data dai padroni abbia detto all’esaminata che si meriterebbero abbruciarsi in casa.
- Se ciò sia vero
Sicuramente ciò non è vero.
Preletto lo confermò e si firmo con croce.

 

Fascicolo 21

Atto Cles li 26 novembre 1847 in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata compare
Teresa Inama altra volta sentita ed ammonita al vero fu interrogata.
- Se abbia qualche cosa da aggiungere o da levare al suo esame del 22 corr.
Non ho nulla da contrariare a quell'esame ma soltanto aggiungere ciò che prima non mi ricordavo che durante l'incendio una donna di nome Orsola del maso Pillon ossia alle Voltoline mi raccontò che al suo maso si trovava un disertore il quale secondo i dati da lui riferiti doveva essere stato in mia casa per domandare la carità e che essendogliela stata negata ci abbia detto che noi ci meriteressimo d'essere abbruciati in casa, aggiunse la donna che mentre il disertore raccontava queste cose bestemmiava in modo che essa e sua cognata si allontanarono. Mi pare che la donna mi dicesse che il disertore era di Dro e che era questa già la terza sua diserzione. Io però posso assicurare che prima dell'incendio per lungo tempo non vidi e non so che sia stato in mia casa uomo per avere la carità o alloggio e tanto meno un disertore. Così io credo che il disertore accennato dalla donna non abbia voluto connotare la mia casa e quindi che questa circostanza non abbia nulla a che fare con l'incendio. Io ripeto la mia congettura che chi abbia voluto rubarmi la biancheria che avevo sul sottotetto e che il ladro non per malizia ma per dimenticanza o inconsideratezza facendo uso di lume abbia causato il fuoco e l'incendio fra il molto strame cioè fieno e paglia e assi che colà si trovavano. Io non posso però giustificare questa mia congettura qualunque senza dire che il fanciullo
Pompeo Endrizzi racconta ora che ha sentito o inteso uno strepito ed ora che ha veduto un uomo da lui non conosciuto il quale parlò: lasciamo che passi quella lume. Io non faccio di nessun conto di queste deposizioni poiché derivano da un fanciullo leggero e bugiardo e non sono confermate da persone degne di fede.
- Che voglia definire la biancheria che doveasi trovare sul sottotetto.
Il mercoledì della scorsa settimana 16 corr. avevo disteso il bucato sul sottotetto della casa superiore sopra il somasso dove appunto si manifestò l'incendio. Parte di questo bucato quando era asciutto venne da me levato ed il venerdi 19 lasciavo sul sottotetto i seguenti capi: una mia camicia di canevella nuova perché indossata una sol volta senza marca del valore di abusivi F.2 un’altra mia camicia di canevella rattoppata nelle maniche del valore di F.0:36; una camicia da uomo di lino buona quasi nuova del valore di F.3; una camicia da uomo di cotone buona del valore di F 0:48; n. 6 camice da uomo di canevella buone tranne una rattoppata sulle spalle del valore  complessivo di F.1:12 l’una cioè F. 7:12; due piccole camice da ragazza di canevella grosse del valore di F.1:36; due altre camice ma lacere assai che si possono considerare conducersi del valore circa F.0:20; Queste ultime quattro camicie appartenevano alla mia servente Giuliani; una veste stampata di cotone col fondo turchino e fiori bianchi e celesti, piccola di ragione della servente da me regalata del valore di F. 1:20; una mia veste di canevella a rigadino bianco e turchino con annessa busteria senza maniche di cotone col fondo rosso e fioretti gialli ed altri, buona del valore di F. 3; un grembiale di canevella stampato col fondo turchino con fiori bianchi e celesti senza saccocce con corde a righe bianche e turchine e credo anche gialle mezzo usato del valore di F.0:48; due pannolini buoni di canevella, l’uno lungo circa 5 quarte e l’altro circa un braccio del valore di F. 0:18; altri pannolini tutti laceri e così pure alcune paia di calze da uomo e da donna di nessun valore. Osservo che tutta questa biancheria non era marcata ma che però io sarei capace di riconoscerla se la vedessi. La preesistenza di questa biancheria può essere provata all’uopo anche dalla servente e dal marito. Oltre di ciò ci era nel sottotetto una camiciotta di cotone del mio bambino dell’età di due anni fregiata di merli al lembo con un cordone bianco intorno al fianco per allacciarla a foggia di abitino, rotta sotto alle ascelle del valore di circa F.0:26.
Preletto lo confermò sotto l’offerta del giuramento e del confronto e si sottoscrisse.

 

Fascicolo 22

Atto Cles li 26 novembre 1847 in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al delegato Filippo Panizza
Citata è comparsa Luigia Inama ed ammonita al vero fu interrogata.
- Suoi Generali.
Sono Luigia figlia di Giacomo Inama di Dermulo d'anni 18 nubile, villica, cattolica, ed impregiudicata.
- Se sappia spiegare la causa dell'incendio avvenuto in Dermullo la mattina del 20 corrente.
Non mi saprei spiegare la causa di quell’incendio. Io intesi raccontare che la gente della prima casa da cui fu colto l'incendio era ancora a letto al momento dello scoppio e perciò si dubita che sia stato appiccato.
- Gli si dice asserire dagli atti che essa debba sapere precisamente la causa dell'incendio e quindi si la invita a riflettere su questa circostanza da dire la verità ed interrogata che ne dice.
Assicuro che io non so nulla in proposito senonchè chè l'incendio.
- Se sappia che Pietro e Teresa giugali Inama abbiano qualche nemico e che forse sia stata loro fatta qualche minaccia.
Non lo so.
- Le si dice apparire dagli atti che ella sappia chi odia Pietro Inama e la si invita a manifestarlo anche alla giustizia ed interrogata.
- che ne dice.
Assicuro che io non so nulla.
- Gli si dice che Lucia Mendini ha deposto sotto l’offerta del giuramento che l’esaminata durante l’incendio raccontò che l’incendio era stato appiccato, e sulla domanda, chi era stato l’autore, aggiunse che sarà stato ha detto che Luigia sapeva chi odiava Pietro e che tutti sapevano chi era. Luigia disse che aveva generalizzato la risposta e veramente non sapeva chi fosse stato.

 

Fascicolo 23

Innanzi al I.R. Giudizio Distrettuale di Cles, Batta di Silvestro Inama di Dermullo, dovrà comparire sotto il pregiudizio legale il giorno 28 corr. alle ore 8 di mattina. per essere sentito e previa esibizione della presente ordinanza farsi introdurre.
Li 23 novembre 1847  Sartorelli
(il Capocomune Inama in data 24 novembre 1847 risponde che la persona indicata è sconosciuta per cui si invita a precisarla meglio)

 

Fascicolo 24

Dermulo li 25 novembre 1847
Signor agiunto lo necessario e qui serà e nato un sbaglio nelle mie sommarie, appena che sono stato a casa mia mi sono informato con la mia gente di casa e mi racontò che è stato Vittore
cischè (Chistè)  che mi raccontò di questo disertore la mattina del 24 io lo avverto a ciò non abbia da far andare gente drio le strade inutilmente. Firmato Romedio fu Vigilio Mendini.

 

Fascicolo 25

Atto Cles nell’Imp. Reg. Giud. Dist. Li 28 novembre 1847
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citato comparse
Batta Mendini di Taio e ammonito al vero fu interrogato
- Suoi generali.
Sono
Battista del fu Pietro Mendini di Taio di anni 45 ammogliato con 5 figli, contadino, cattolico, mai inquisito.
- Se sappia spiegare la causa dell'incendio avvenuto in Dermullo la mattina 20 corr. per cui fu danneggiata anche la sua porzione di casa.
Quella mattina sentendosi a Taio annunziare un incendio a Dermullo ove possiedo una casa in comunione con mio fratello
Francesco affittata in due porzioni a Angelo Melchiori e Barbara vedova Chistè corsi tosto a quella parte e vidi che già ardevano oltre la nostra casa quella superiore di Teresa Inama e quello della chiesa e del campanile si fu abbruciato il tetto e danneggiato anche molto il resto della casa. Il danno fu rilevato dai periti al cui operato interamente mi rimetto. Sulla causa del fuoco che si dice essere scoppiato in casa di Inama corrono dicerie varie e cioè parte che sia stato appiccato e parte che possa essere stato cagionato da colpa, ma le une e le altre appaiono mere congetture perché non appoggiate a fatti che non si possono dimostrare.
- Se sappia che taluno abbia subito gravi minacce o fosse fatto qualche minaccia contro la propria famiglia, o del fratello, o le famiglie degli affitalini, o la famiglia Inama.
Non so nulla in proposito
Preletto lo confermò coll’offerta del giuramento e del confronto e si sottoscrisse dopochè gli fu (?) il protocollo del rilievo dei danni di data 20 corr. ove l’indennizzo attributo a lui e suo fratello importa F. 452:36 e dopochè il deponente ha confermato il tenore del detto protocollo accompagnato unito sua firma. Aggiunse che il fratello
Francesco è partito per l’Italia al lavoro li 24 corr. mese.

 

Fascicolo 26

Atto Cles li 28 novembre 1847 in Giudizio
innanzi all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citato comparse
Angelo Melchiori ed ammonito al vero fu interrogato.
- Suoi generali.
Sono
Angelo del vivente Antonio Melchiori di Dermulo di anni 32 parolaio ammogliato con una figlia cattolico fui inquisito e condannato a 10 mesi d'arresto per furto che ho espiato.
- Che indichi la causa dell'incendio accaduto in Dermulo la mattina del 20 corr.
Non so indicare. Quella mattina io ero a letto con mia moglie quando un insolito splendore illuminò la stanza ed alzatomi tosto circa alle 6 di mattina vidi in fiamme il coperto della casa superiore di
Teresa Inama e attaccato dal fuoco anche il tetto che copriva le nostre abitazioni osservando che noi siamo affitalini dei fratelli Batta e Francesco Mendini di Taio. Posi tosto in salvo la moglie e la prole e ciò che potei nella gran fretta. Il danno fu rilevato dai periti ed io mi rimetto al loro operato che fu da me sottoscritto, ove fu giudicato il danno di F. 40 abusivi.
Preletto lo confermò coll’offerta del giuramento e del confronto e si sottoscrisse.

 

Fascicolo 27

Atto Cles li 28 novembre 1847 in giudizio
innanzi all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata comparve Barbara Chistè ed ammonita al vero fu interrogata.
- Suoi generali.
Sono Barbara Chistè figlia del fu Giovanni Massenza di Dermulo ammogliata con Pietro Chistè di anni 52 [in realtà Barbara aveva 54 anni essendo nata nel 1793] con un figlio, contadina, cattolica, mai inquisita
- Se sappia informare sulla causa dell'incendio avvenuto in Dermullo la mattina del 20 corr.
La mattina quando io mi sono accorta dell'incendio al suono della campana abbandonai il locale che io tengo in affitto dai fratelli
Batta e Francesco Mendini e vidi che il fuoco aveva già preso la casa superiore di Teresa Inama e poi si estese anche alla casa dei fratelli Mendini e alla mia abitazione per cui ho sofferto un danno di 100 Fiorini abusivi come mi fu liquidato dai periti. Si dice che il fuoco abbia avuto origine dal sottotetto Inama ma non si sa spiegarsi la causa, e ciò tantomeno, poiché non si conosce la preesistenza di alcuna (?) ne di alcuna minaccia.
Preletto lo confermò coll’offerta del giuramento e del confronto e si firmò con croce.

 

Fascicolo 28

Atto Cles nell’Imperial Giudizio Distrettuale li 29 novembre 1847
innanzi all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata comparve Orsola Mascotti ed ammonita al vero fu interrogata.
- Suoi generali.
Sono Orsola figlia di Michele Erlicher di Coredo ed ammogliata con Pietro Mascotti detto Piloni abitante al maso Voltoline, d’anni 39 con cinque figli, contadina, cattolica, mai inquisita.
- Se sappia che sia occorso un incendio a Dermulo il 20 corrente.
Lo so anzi sono anch’io accorsa quella mattina a Dermulo per aiutare a spegnere l’incendio che distrusse due case e la chiesa.
- Se possa offrire qualche lume sulla causa di questo incendio.
Io non so nulla in proposito se non che la danneggiata
Teresa Inama mi disse supporre che il fuoco sia stato appiccato alla sua casa perché al momento dello scoppio tutta la gente di casa era a letto.
- Se abbia essa sospetto contro determinate persone.
No.
- Se nei giorni precedenti all’incendio sia stata qualche persona sospetta al maso delle Voltoline.
Il venerdì 19 corrente circa le ore 5 di sera si presentò al nostro maso pregando di alloggio e che gli permettessi di fare la polenta un forestiere che era già stato altra volta al maso. Siccome si aveva prima fatto conoscere per un buon uomo non ebbi difficoltà di accordargli quanto domandava. Colla propria farina che aveva in un fazzolo ed in un sacchetto si fece la polenta e circa alle ore 7 e mezza condotto dal mio ragazzo Bortolo d’anni 14 andò nella nostra stalla a dormire. Quest’uomo che già prima s’aveva spacciato per genovese, prima di andare a dormire mi raccontò che esso era stato militare nel suo regno e sul finire del servizio aveva disertato e non pensava più di tornare al militare perché eccessivi sono i rigori nel suo stato contro la diserzione. Egli però non aveva alcun segnale da caratterizzarsi come militare ed io non poteva sapere se mi diceva la verità. Quest’uomo fa il mendicante e mi faceva compassione sentendo raccontare i suoi casi di miseria, tuttavia giacchè ci disse disertore l’avrei espulso dal maso se non avessi temuto qualche insulto ed atto di vendetta poiché in quella notte non aveva mio marito e mi trovava nel maso soltanto con la cognata Teresa Mascotti e coi miei tre figli di cui il maggiore conta 14 anni, Quest’uomo sembra dell’età di circa 33 anni, di statura ordinaria corporatura piuttosto snella, parla bene l’italiano, ha un diffetto nella pronuncia credo nella lettera R? S? di colorito sano, faccia ovale senza marche particolari, vestito con giacchetta di mezzalana piuttosto nera, calzoni lunghi parmi di tela, più d’(?) non lo saprei descrivere per mancanza di attenzione, senonchè aveva le scarpe rotte, per cui per guardarsi dall’umido, faceva uso di due pezzi d’asse per sole [suole]. La mattina del 20 corrente sono partita dal maso avviandomi verso Dermulo senza vedere l’uomo che a mia saputa passò l’intera notte nella stalla. Ritornata a casa mi raccontò il figlio Bortolo che essendo andato in istalla come io gli avevo ordinato prima della partenza affine governasse il bestiame trovò il forestiere colà, il quale domandava la ragione per cui il bestiame mugga ed è inquieto ed uno splendore penetra nella stalla, su di che il figlio gli rispose che c’era fuoco a Dermullo. Il forestiere sarebbe allora venuto nel maso e preso congedo dalla cognata sarebbe partito non so dove. Io non l’ho più veduto e non so ove si trovi. Sopra questo individuo io però non ho alcun sospetto, tanto meno riguardo all’incendio. Egli era stato nel maso anche il lunedì precedente di mattina, ove fatta e mangiatasi la polenta, se ne era partito.
- Se sappia il nome e cognome di costui che si spacciava per disertore.
No.
- Se sappia che questo forestiere sia stato a Dermullo domandando l’elemosina o l’alloggio.
Il lunedì precedente all’incendio raccontava il forestiere che la notte innanzi l’aveva passata a Dermullo in una casa vicina alla chiesa ove abitavano marito e moglie ed un bambino dicendo che gli parevano buona gente e benestanti ma che volevano apparire poveri. Io supposi che questa casa sia stata quella di
Teresa Inama.
- Se il forestiere si avesse lagnato di qualche ingiusto ricevuto in Dermullo.
No, anzi egli lodava il contegno dei suoi albergatori.
Le si dice apparire dagli atti che il forestiere si avesse anzi lagnato che in Dermullo che gli fosse stata rifiutata la carità e anzi perciò indignato e bestemmiasse in modo che l’esaminata e sua cognata s’allontanarono scandalizzate.
- Che ne dice.
Ciò non è vero.
- Donde provenisse il forestiere quando è pervenuto al maso delle Voltoline venerdì sera 19 corrente.
Egli diceva di provenire da S. Romedio ove avrebbe alloggiato la notte innanzi e portava seco un paio di scarpe da prete che diceva essergli state donate da quel Priore.
Le si dice che
Teresa Inama depose coll’offerta del giuramento che l’esaminata la mattina dell’incendio le raccontò che un disertore sarebbe stato in una casa a Dermullo, la quale secondo i dati dovrebbe essere stata la casa Inama, e che essendogli stata negata la carità, abbia detto alla gente di casa, che meriterebbero di essere abbruciati in casa, e che narrava queste cose così (?) e bestemmiante, che essa esaminata e sua cognata, abbandonarono la sua compagnia.
- Rifletta in queste circostanze e dica la verità
Teresa Inama mi ha certamente male inteso, perché io non le ho detto certamente che il forestiere fosse stato malcontento ne che avesse bestemmiato e fatta la dichiarazione che si meriterebbero abbruciarsi in casa. Quella donna era tanto spaventata per l’incendio, che non ha potuto comprendere il mio discorso. Egli è certo che il forestiere non biasimò ma anzi trovò il contegno dei suoi albergatori.
Preletto lo confermò coll’offerta del giuramento e del consenso e si firmò con croce dichiarandosi illetterata.

 

Fascicolo 29

Atto Cles nell’Imp.Giudizio Distrettuale li 29 novembre 1847
innanzi all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli e al deputato
Romedio Emer
Citata comparve Teresa Mascotti ed ammonita al vero fu interrogata.
- Sui generali.
Sono Teresa del fu Valentino Sicher di Coredo ammogliata con Bortolo Mascotti pure di Coredo senza figli, contadina cattolica mai inquisita.
- Se sappia spiegarsi la causa dell’incendio accorso in Dermullo la mattina del 20 novembre corrente e se abbia sospetto contro qualche determinata persona.
Non so precisare la causa dell’incendio osservando che io passava la notte dal 19 al 20 per fare compagnia a mia cognata Orsola Mascotti in assenza di suo marito nel maso alle Voltoline.
- Se in quella notte vi avesse trovato al Maso le Voltoline un forestiere.
La sera del 19 fu un viandante al maso pregando di allogio che dalla cognata gli fu accordato. Raccontava poi che egli era di Genova e proveniva quel giorno da San Romedio, con me non ha fatto altre parole che io ricordi e andò a dormire in istalla per tempo. La mattina seguente quando si manifestò l’incendio venne in cucina e deplorò la disgrazia ed indi ringraziandomi prese congedo e partì solo a giorno già chiaro non so per dove.
- Se costui si avesse spacciato per disertore.
A me nol disse; ed era la prima volta che io vedeva quell’uomo.
- Se sappia che quell’uomo sia stato anche a Dermullo a domandare la carità.
Non lo so.
- Quale sia stato il contegno di quell’uomo al maso.
Egli appariva di buone maniere, quieto ed un buon cristiano, non so il suo nome e cognome e la sua condizione.
Le si dice apparire dagli atti che quel forestiere al maso delle Voltoline avesse bestemmiato lagnandosi che a Dermullo gli era stata negata la carità.
- Che ne dice.
Non so nulla di tutto ciò.
Preletto lo confermò sotto l’offerta del giuramento e del confronto e si sottoscrisse.

 

Fascicolo 30

Atto Cles li 29 novembre 1847 in Giudizio
avanti all'I.R. Aggiunto Antonio Sartorelli
Citato compare
Romedio Emer ed ammonito del vero fu interrogato.
- Suoi generali.
Sono Romedio del fu Giovanni Emer deputato comunale di anni 59 ammogliato con 8 figli, cattolico, contadino, mai inquisito
- Che voglia raccontare quanto è a sua cognizione rispetto all'incendio in Dermullo del 20.
Quella mattina appena passate le ore 6 secondo l'orologio di Tassullo, l'annunzio di fuoco mi destò e alzatomi vidi che ardeva alla distanza della mia casa di 30 varghi (quindi circa 15 metri) a di sotto l'ala del coperto della casa di
Teresa Inama, la quale ala guarda verso mia casa cioè verso Sanzeno. Pensai alla difesa della mia casa perciò la mia famiglia stette all'erta onde il fuoco non si estenda. Venne alla mia casa in camicia Pietro Inama e senza far parola sull'incendio che devastava la casa di sua moglie mi pregò dei calzoni e scarpe ciochè gli accordai. Il fuoco in brevissimo tempo si estese alla casa sottoposta dei fratelli Mendini e quindi alla chiesa e al campanile di Dermullo. Sendo così isolato il fuoco e accorse molta gente dai contorni fu limitato e spento in brev'ora. I danni furono già rilevati sopra mozione giudiziale. Non si conosce la causa dell’incendio può darsi colpa per parte della gente della famiglia Teresa e Pietro Inama e può darsi che sia anche appiccato non ho dati ne per l’una ne per l’altra congettura; non mi consta che la famiglia Inama sia odiata e sia stata minacciata; intesi che il ragazzo Pompeo Endrizzi dice di aver sentito qualche movimento nel sottotetto di Teresa Inama, ma credo che quel ragazzo sia troppo tenero e leggero per meritare fede; la sua età paurosa e facilmente visionaria.
I giugali Pietro e
Teresa Inama sono buone persone; essi ignorano la ragione dell’incendio ma tuttavia non si deve perdere di vista l(?) predominante e (?) la causa dell’incendio non è conosciuta.
- Se sappia che qualche giorno prima dell’incendio o forse la notte precedente fosse stata veduta qualche persona sospetta entrare in casa Inama, o girarvi attorno.
Non lo so.
- Se sappia che un italiano che si spaccia per (?) o disertore fosse stato a Dermullo poco prima dell’incendio.
Non lo so ne lo intesi dire.
- Se fosse qualche rancore se anche pronunciato contro i fratelli Batta e Francesco Mendini o di suoi affitalini.
Lo ignoro.
- Se forse rispetto alla Chiesa od al campanile taluno si avesse espresso inimicatamente.
Non lo so.
Preletto lo confermò all’offerta del giuramento e del confronto e si sottoscrisse.

 

Fascicolo 31

Innanzi al I.R. Giudizio Distrettuale di Cles, Giacomo di Silvestro Inama di Dermullo, dovrà comparire sotto il pregiudizio legale il giorno 29 corr. alle ore 3 pomerid. per essere sentito e previa esibizione della presente ordinanza farsi introdurre.
li 28 9bre 1847  Sartorelli

 

Fascicolo 32

All’I.R. Giudizio Distrettuale di Cles
Il Capocomune di Dermullo
Supplica che cotesto I.R. Giudizio voglia interporsi presso la superiorità perché volesse graziosamente concedere una questua a vantaggio dei danneggiati di Dermullo dall’incendio poco fa avvenuto.
Dall’uffizio Comunale
Dermullo li 2 dicembre 1847. Inama Capocomune.

 

Fascicolo 33

Al delegato giudiziale di Taio
Nell’inventario d.d. 20 febbraio p.p. della chiesa curata di Dermullo furono inserite tre campane, l’una di pesi 80, l’altra di pesi 30 e la terza di pesi 5, calcolate in ragione di fiorini 12:3 a peso (?) Che importano F. 1427:30. Ora per stimare il danno sulle due campane di Dermullo prodotto dall’incendio sembra dover bastare il rilevare il valore del materiale esistente col mezzo di due castelli quant’è ed aveste (?) che si vorrà assumere in qualità di periti e questo dedurre il risultante importo dal rispettivo valore materiale. La differenza che n’emerge sarebbe l’importo del danno. Il delegato vorrà assicurare tantosto questo rilievo e qui comunicarlo.
Cles 2/12/1847   Sartorelli.

 

Fascicolo 34

Il delegato di Taio
Al lodevole I.R. Giudizio Distrettuale
L’infrascritto in ubbidienza dei due allegati giudiziali fatti alle dimande di
Mattia Endrizzi e di Batta Inama di Dermullo dirette ad ottenere indennizzi dalla Società Tirolese pel fuoco accaduto in Dermullo nello scorso novembre, assunse i necessari rilievi ed ha redatto i qui uniti protocolli in confronto delle persone ivi nominate.
Qui pure unito viene inoltrato altro protocollo ordinato sui danni avvenuti alla Chiesa di Dermullo in punto le campane.
Ciò tutto in evasione degli ordini giudiziali.
Taio li 3 gennaio 1848  
Filippo Panizza delegato.

 

Fascicolo 35

Atto Taio li 26 dicembre 1847
Avanti al delegato giudiziale di Taio
Filippo Panizza
E a Baldassarre Inama Capocomune di Dermullo, Giacomo Inama deputato
L’immarginato dietro l’ordine giudiziale dei 2 dicembre corrente non manco a far procurare persona intelligente per fare una stima del danno avvenuto alle campane della chiesa di Dermullo dal già con saputo incendio ma non fu fatto poterne ritrovare e solo sulle informazione ricavate dal parroco e calderaio Bertoldi di Casez si determinò coll’innanzi nominati di far presente al giudizio il presente (?). La campana maggiore esiste nel suo peso reale cioè di pesi 63 lire come fu rilevato da note, ed anzi dalla copia del contratto di fusione fatto con certo Calovi di Bolzano nel 1715, essa attualmente è stesa e quindi non si può più calcolarla che per bronzo da fondere, e questo dietro il sugerito del suddetto calderaio vale F. 8 il pas che importa f. 504. La campana mezzana che è la liquevasata, o attualmente i suoi pezzi dietro peso rilevato è di passi 25 5? Che pure computata ad ugual prezzo essa importa f. 202:45.
E la più piccola si ritrova intatta e sana la quale vien valutata f. 75.
In tutto si ha un importo di F. 781:40
L’innanzi nominato Capocomune ora avendo ritrovato che la campana maggiore non fu mai del peso indicato di Pesi 88, così egli dal peso sugerito e notato in inventario dimanda che sieno scontati pesi 17 ai quali dato il valore come inanzi importano F. 136 che devono essere scontati dall’importo risultante dall’inventario di F. 1437:30 che si diminuisce a F. 1301:30, il valore attuale come anzi si vede è di F. 788:40, così il danno che ne risulta è di F. 519:50. Tanto in evasione all’ordine ed alla meglio che si potè.
Fatto, letto sottoscritto.
Inama Capo Comune, Giacomo Inama, Filippo Panizza delegato giudiziale.

 

Fascicolo 36

All’imperial Reggio Giudizio Distrettuale in Cles.
Gli si ritornano gli atti assunti in causa dell’incendio scoppiato nel villaggio di Dermullo il 20 novembre 1847 e riferito a questa Magistratura solo con rapporto del 19 dicembre p.p. n. 5911 avvertendolo di riprodurre quelli pel caso le case di
Teresa Inama e dei fratelli Mendini fossero ascritte al patrio istituto di assicurazione, la quale circostanza sarà da cotesto Giudizio rilevata.
A favore dei disgraziati si ammette che in cotesto distretto si attivi una questua, e si ordina l’attivazione di quella eziandio nel circondario di questo Capitanato.
Dall’ I.R. Capitanato del Circolo. Trento li 15 gennaio 1848.