A parte forse un paio di vecchia data, la maggior parte delle altre bettole furono aperte a cavallo fra il XIX° e il XX° secolo. In tale periodo Dermulo subì una grande trasformazione del territorio. Si pensi ai grandi lavori per la viabilità, realizzati nella seconda metà dell’Ottocento: la costruzione del tratto Dermulo-Rocchetta, della strada dei Regai, del collegamento da Dermulo al nuovo Ponte di S. Giustina. E poi le ferrovie: la Dermulo-Mendola e la Trento-Malè. Dermulo si trovò ad essere al centro di un grande fervore e di conseguenza alcuni paesani, ma non solo loro, cercarono di sfruttare questo periodo particolare, per migliorare la loro stentata vita. Ecco allora, che a ridosso della nuova strada vennero aperte osterie ed alberghi, per dare servizio ai molti operai impegnanti nelle suddette opere. La casa n. 29 fu costruita ex novo nel 1889 si disse “ad uso dogana” (qui si pagava il pedaggio per accedere al Ponte di S. Giustina). Già nel 1893 nella casa c’è un esercizio chiamato “Restaurant S. Giustina” gestito da Eliseo Zucal di Romeno.
La casa n. 34 di Romedio Inama diverrà pure la sede di un’osteria.
I primi bettolieri di cui ho notizia sono Antonio Endrizzi che nella sua casa n. 9 svolgeva tale attività già nel 1822, e Tommaso Rossi.[1] A questi si aggiungeranno nel 1831 Bortolo Mendini e Silvestro Inama.
Tutte le bettole dovevano chiudere alle ore 21.00 in estate e alle 20.00 in inverno. Dovevano pure rimanere chiuse durante le funzioni religiose della domenica e degli altri giorni festivi.
Nel 1852 Giacomo fu Giacomo Inama chiedeva ed otteneva dal comune il permesso per aprire una bettola (presumibilmente nella casa n. 3). L’attività proseguirà fino almeno al 1886 con il figlio Ferdinando che, nel quinternetto comunale per l’esazione dell’imposta sulle industrie, figura in quell’anno come venditore di vini e liquori.
Nel 1865 il comune concedeva l’apertura di una bettola nella loro casa n. 19, ai fratelli Giovanni e Pietro Emer.
Nel 1875 a Dermulo esistevano due bettole: una appartiene ai fratelli Emer, l’altra a Giacomo fu Antonio Endrizzi. Assieme consumavano circa dai 10 ai 25 emeri[2] di vino.
Nel 1876 si intimava la chiusura della bettola ed il ritiro della licenza, a Giacomo Endrizzi per vari motivi.
Nel 1886 il Comune concedeva il permesso per la vendita di vino a Desiderato Endrizzi nella casa n.10.
Nel 1888 il sergente di gendarmeria Francesco Leoni in servizio a Taio, chiedeva al Comune il permesso per l’apertura di una rivendita di generi misti nella casa n. 24. Il comune accordava con molto entusiasmo il permesso, ma quando sembrava tutto pronto non se ne fece niente.
Nel 1890 Giuseppe Widmann chiedeva di aprire un negozio di generi misti nella casa n. 29.
Nel 1898 Beniamino Inama chiedeva di aprire un’osteria e di traslocare il suo negozio di generi misti e coloniali. L’anno dopo però si trova notizia che Beniamino non possedeva più il negozio. Plausibilmente l’attività non era stata rilevata da nessuno.
Nel 1899 Desiderato Endrizzi chiedeva senza successo di poter vendere la birra.
Nel 1903 Giovanni Widmann di Coredo chiedeva il permesso di aprire una trattoria, osteria e alloggio forestieri. Il comune negava il permesso perché, si disse, che in un paese di 200 abitanti v’erano già due osterie, inoltre il permesso era già stato negato in precedenza a Beniamino Inama. Anche l’anno successivo il Widmann ritornava alla carica, ma senza successo.
Nel 1904 si accordava il permesso a Desiderato Endrizzi per la vendita della birra; nel medesimo anno gli si toglieva la licenza tabacchi che veniva concessa contestualmente a Germano Emer.
Nel 1904 Romedio Inama chiedeva il permesso per aprire una trattoria, ma gli veniva negato.
Durante il 1905 e il 1906 Romedio Inama e Giovanni Widmann chiesero più volte il permesso per aprire, distinte trattorie ma senza successo.
Nel 1906 veniva dato il permesso a Daniele Inama Zanet, di aprire un’osteria provvisoria, durante i lavori della ferrovia Dermulo-Mendola, nella sua casa n. 35.
Nel 1906 veniva dato il permesso a Desiderato Endrizzi per la vendita di “liquori spiritosi”.
Nel 1907 veniva finalmente accordato a Romedio Inama, il permesso per l’apertura di un’osteria.
Nel 1908 si proibiva di giocare nelle osterie durante le funzioni religiose, pena una multa.
Nel 1909 esisteva il dazio sul consumo della birra nella misura di 3,4 Corone per hl.
Nel 1910 Desiderato Endrizzi trasferiva l’osteria dalla casa n. 10, alla nuova n. 38. Il comune accordava alla Trento Malè, il permesso per l’apertura di un buffet nella stazione. Nel 1912 vi troviamo gestore un certo Antonio Gaioto.
Nel 1910, Giacomo Berti era proprietario dell’Albergo Central nella casa n. 29.
Nel 1910 e 1911 Giuseppe Bertotti di Trento, vorrebbe aprire un ristorante nella casa n. 35 di Felice Ambrosi, ma non li si diede il permesso.
Nel 1911 esercitavano la loro attività, quattro osti: Giacomo Berti, Desiderato Endrizzi, Romedio Inama e Germano Emer.
Nel 1912 i quattro osti di Dermulo, pagavano l’acconto sul dazio per il consumo del vino, nella seguente misura:
Giacomo Berti 100 Corone
Desiderato Endrizzi 115 Corone
Romedio Inama 40 Corone
Germano Emer 20 Corone
Nel 1911 Adolfo Odorizzi di Rallo, aveva già aperto il suo negozio a Dermulo.
Nel 1912 l’ I.R. Capitanato Distrettuale di Cles concedeva il permesso a Giacomo Berti, di tenere nel suo locale un “apparato musicale automatico gramofono con getto di monete”.
Nel 1913 la Ferrovia Trento-Malè era intenzionata a ricostruire il buffet in muratura, perché fino allora era di legno.
Nel 1920 Negri Vigilio era oste (al buffet?). Già nel 1927 però non esercita più l’attività.
Nel 1921 si ritrova la seguente classificazione degli esercizi:
Romedio Inama Osteria-trattoria
Desiderato Endrizzi Trattoria Albergo
Giacomo Berti Albergo.
Nel 1923 Giovanni Manzoni era negoziante di generi misti e nel 1925 gli veniva rilasciata anche la licenza per vendere vino.
Nel 1926 Vigilio Negri e Adolfo Odorizzi denunciano al comune che nei loro esercizi era in vendita l’olio di semi.
Nel 1927 Ezio Giovanazzi era capostazione della Dermulo-Mendola e gestore del buffet.
Nel 1927 veniva concesso a Adolfo Odorizzi, l’autorizzazione per produrre carni insaccate nella casa n. 10.
Atto dasta e condicioni assunto nella osteria a Emer Germano di Dermulo adi 26/2 1913
1. Il comune cede all maggior oferente il Dirito della rascossioni, della tassa sulla Birra di C 3:40 per ogni Ettolitro conssumaita pur entro questo circondario comunale
2. La predeta tassa sara da rascuoterssi in base alle disposizioni dell’ dispacio dell i.r. Conssiliere Aulico di Trento dei 18 Giugno 1888 N. 3992
3. Alla presente asta puo renderssi deliberatario tantto li esercenti come anche li non esercenti coll’oservacioni però che questi ultimi possono esercitare, la vendita della Birra se non doppo avere otenuto il relativo permesso dalle competentti Autorita
4. Il prezo di prima grida viene fissato in Corone 150 Cinto e cinquanta Corone ed il contratto sara durativo fino il 31 Dicembre 1913
5. all’Atto della delibera o al piu tardo entro 3 giorni il levatario dovra presentare una idonea ed inssolidale segurta riconossiuta dalla rapresentanza comunale qual’ora non preferisca di fare un deposito in denaro dell’ameta del prezo di delibera
6. Il pagamento dovra essere fato nelle mani dell’cassiere comunale in due eguali ratte all’ I Giugno e al 31 Dicembre 1913
7. Le multe per le eventuali contravencioni sara di proprieta dell’apaltatore
8. Tutte le spese compreso le spese d’incanto e anerente al presente Atto scriturazioni e bolli stanno a esclusivo carico dell’ levatario
9. Si oserva che tutta la birra che si trova nella casa di ogni esercente per il consumo entro questo circondario comunale va soggeta alla tassa di C 3:40 per ogni Etolitro ben in teso che non sia statto gia statto pagato la tassa della stessa nel 1912
10.Le stampiglie ecc. necessarie per la sugelazioni della birra sono a esclusivo carico dell’ evatario
Ed ecco l’asta vera e propria:
Atto d’asta
In seguiro ad’ aviso d’asta publicato a quest albo comunale pel giorno odierno e giunta lora stabilita vene prelette le condizioni per la rascussioni della tassa sulla Birra e poi si passa a proclamare il prezo di stima di C. 150 e si ebbe le seguenti oferte
Desiderato Endrizzi ofre |
C 150 |
Daniele Inama Zanet ofre cor |
200 |
200:10 |
|
201 |
|
201:10 |
|
202 |
|
202:10 |
|
202:20 |
Esendo statto il maggior oferente il Signor Tamè Emanuele per C 202:20
Iquale presenta come segurta Inama Daniele Zanet e si firma Daniele Inama
Felice Inama banditore
spese incanto C 3-
[1] Tommaso Rossi era originario di Revò ed aveva sposato una certa Maria di Dermulo. Nel conto comunale del 1827 c’è un appunto nel quale si dice che la steora sull’industria non fu pagata per intero da Rossi Maria perchè aveva lasciato il paese.
[2] Un emero corrispondeva a 56,6 litri.
|