Nei vecchi documenti, fra i confini
per la localizzazione dei terreni, appaiono
spesso citate delle strade. In questi
scritti le strade sono essenzialmente distinte in tre tipologie: via comune,
via consortale e via imperiale. Il tipo di strada più importante era quella imperiale
che era di interesse sovra comunale e che quindi si potrebbe paragonare ad una odierna Strada Statale.
La via comune era una strada di minor importanza rispetto alla via imperiale e
comprendeva tutte quelle strade che oggi diremmo comunali. La via consortale invece, come dice il nome, era proprietà
di una ristretta compagine di persone, i consorti, che erano i soli autorizzati
a servirsene per
raggiungere i loro beni. Questa distinzione non era ferrea in quanto, per
esempio, a seconda dell'abitudine di chi scriveva, la via imperiale poteva
essere indicata semplicemente come via comune, oppure si scriveva "via"
intendendo indistintamente una delle tre tipologie.
La via imperiale che proveniva da Taio, probabilmente calcava il tracciato della
vecchia strada romana almeno fino alla località
Crosara. In questo luogo però, invece
di scendere a sinistra verso la casa ex n. 25, passava a monte della località
ai Orti.
Proseguiva poi fino al Plazzol, saliva e passava di fianco alla
casa al Castelet, si teneva
a destra dell'attuale negozio Maccani, per poi attraversare
il Pissaracel e
dirigersi verso Sanzeno, seguendo grosso modo la traccia dell’odierna strada
statale. L'esistenza di tale strada, almeno nella sua porzione dopo
il Pissaracel, è documentata fin dal
1275. (Ne è prova la località a Ronc, che confinava e
confina tutt'oggi, a ovest con questa strada). La strada in località
Doivie
si diramava mantenendo però per entrambi i tronchi la stessa qualifica di via
imperiale. Un'altra strada imperiale scendeva dal territorio di Coredo e
intersecando la strada che portava a Sanzeno, sbucava poi nella strada che
scendeva a Ponte Alto. Qualche centinaio di metri prima di scendere a
Ponte Alto,
la strada si diramava ulteriormente e prendendo a destra si arrivava al
Ponte
della Mula che permetteva di attraversare il rio San Romedio. Poi era possibile
salire a Sanzeno oppure, proseguendo in parallelo al Noce, arrivare a Banco. Questa strada è stata stravolta e
abbandonata con la costruzione della strada dei Regiai.
Oggi la Via Strada Romana è una delle vie di Dermulo
istituite nel 1992, nell'ambito del progetto di riqualificazione toponomastica
dell'allora Comune di Taio. In dettaglio, la si può riconoscere con la strada
che imboccata sulla sinistra, provenendo da Taio, in prossimità della casa di
Emer Giulio, permette di bypassare la Statale attraversando tutto il paese e
sbucando nuovamente sulla statale a nord di Dermulo. La tradizione popolare ha tramandato fino ai nostri giorni, la romanità
di questa strada, e ritengo, che anche storicamente ciò possa ritenersi
plausibile.
Fino agli
inizi degli anni
Sessanta del secolo scorso, i binari della Ferrovia Trento-Malè seguivano quasi
esclusivamente il tracciato della strada statale. Nell’attraversamento di
Dermulo, però, avevano una sede propria e cioè mentre
la futura strada statale, in corrispondenza della curva di fronte
alla casa Pante,
piegava ulteriormente a monte, i binari proseguivano per disegnare, poco dopo,
una curva. Nella zona della stazione quindi, ci trovavamo di fronte ad un
capovolgimento rispetto alla situazione attuale: dove oggi c’è la strada, una
volta correvano i binari e viceversa.
Questa strada, detta anche strada
di Pramartinèl,
si dirama dalla
Strada
Romana nei pressi della
casa ex n. 25 e si snoda per circa un chilometro, con
tratti a volte molto ripidi, fino a raggiungere la
località ai Pradi. Quasi in fondo la strada si biforca e prendendo a
destra si raggiunge il fiume Noce alla località una volta chiamata
Pradapònt,
invece
a sinistra, superando il rio
Rivalènt
si può arrivare fino al rio di
Rizzan. L'eloquente toponimo Pradapònt
ci fa capire la presenza in
passato di un manufatto che permetteva
l'attraversamento del Noce. Sicuramente non si trattava di un ponte in pietra ma più verosimilmente
di una passerella in legno che considerata la morfologia delle
due sponde del Noce in quella
zona, poteva permettere di superare il guado con molta facilità. E' risaputo che la zona nel Cinquecento era proprietà
del barone di
Castel Valèr
e quindi sicuramente chi lavorava quei terreni percorreva la
strada dei Molini di Tassullo e attraversando il Noce sul predetto ponte,
raggiungeva i Pradi. Non è escluso anche che strada e ponte
fossero utilizzati dai dermulani per portare il grano al molino di Plouà che
sorgeva al di là del Noce sul territorio di Tassullo.
Questa strada
quindi poteva avere una certa importanza per il collegamento fra le due sponde e
presentarsi come alternativa agli
altri due passaggi presenti nella zona, quali il
sentiero dell'Eremo
di Santa Giustina e il
Pònt Aut.
A questa strada si
accede attraversando i binari della ferrovia
Trento-Malè, a monte dell'odierno negozio Maccani e svoltando subito a destra. Costeggiando
la sponda sinistra del Pissaracel la strada conduce alle
Sòrt
e a Rizzòl
nel Comune Catastale di Coredo. In passato questa strada era una delle vie
principali per raggiungere Coredo.
Alla strada delle Voltoline
si accede per lo stesso tratto iniziale della strada delle
Sòrt,
svoltando però a sinistra appena superati i binari. La strada, di recente cementata, attraversa tutta la zona delle Voltoline fino a raggiungere l’omonimo
maso. Al principio del secolo scorso, alcuni proprietari di appezzamenti
situati alle Voltoline, decisero, in accordo con il Comune, di allargare una
parte di questa strada.
Da una mappa del
1854, dove non compare ancora la odierna Strada Statale
n. 43 che da
Dermulo porta al Ponte di S. Giustina, si rileva che la strada che saliva dal
Borgo, detta
Ciavada, proseguiva
piegando leggermente a sinistra e si immetteva nella strada per Sanzeno, cioè l’odierna
Strada Statale 43 dir. Poco dopo di detta confluenza, dalla strada statale, si
diramava a destra una strada, (p.f. 908) che con percorso quasi rettilineo conduceva fino al confine con il Comune Catastale di Coredo.
Questa strada era ed è tuttora denominata strada
de le Laste. La parte terminale
sopra accennata, che sbucherebbe nella strada che dalla SP. n. 7, porta al
maso Voltoline,
oggi non è più praticabile. Osservando la mappa si vede che la strada scorreva fra
le due p.f. comunali 694 e 695, ma ciò
non rispecchia la situazione attuale, in quanto, nel 1898 il Comune di Dermulo
permetteva ad
Agostino Inama e ad altri
consorti di poter costruire una strada più
agevole che portasse ai vigneti delle Voltoline, partendo dal bosco comunale
alle Late.
Il Comune raccomandò che la nuova strada fosse “...risvoltata al principio del campo dei fratelli Inami a
Ronc”,
Era la strada principale per raggiungere le Marzòle, prima che nel 1888 fosse costruita la statale, oggi denominata strada Statale n. 43. La strada delle Marzòle prendeva origine dal piazzale della casa primissariale, passava tra questa e la n. 17 sotto un piccolo portico (portegét) e poi proseguiva lasciando a monte il Plantadiz e a valle il Lòc’, fino a congiungersi all’attuale strada che porta al cimitero. Da qui poi proseguiva fino a immettersi sulla soprastante strada che portava a Sanzeno, oggi Strada Statale n. 43 dir. In passato si potevano raggiungere le Marzole anche tramite una stradina comunale che nell'Ottocento appariva come pascolo ed era contrassegnata dalla p.f. 265. Con l'acquisizione da parte degli Inama di Fondo del terreno ai Ciasalini che divideva il Lòc’ dalle Marzòle, la strada perse di importanza e di fatto divenne privata.
E’ così denominato il tratto
iniziale della Via del Borgo che partendo dalla strada statale nei pressi della
chiesa nuova, arriva fino alla
casa n. 13-14.
Il nome Ciavada
La
strada che scorre fra
le località
Albera
e il Ciamperdon è di costruzione
abbastanza recente. Fu infatti realizzata nel 1890 a
spese del comune di Coredo, quale scurtatòio
per raggiungere il ponte di Santa Giustina da poco ultimato. Il
promotore fu però il comune di Dermulo, in seguito alle proteste di vari censiti che
lamentavano continui danni da calpestio sulle loro proprietà.
Infatti le persone che scendevano da Coredo e che volevano raggiungere il ponte di Santa
Giustina, una volta giunti alla strada che portava a Sanzeno, preferivano
“tagliare per i prati”, anziché allungare il tragitto scendendo per
la strada di Ciambièl.
Per la costruzione della strada, il Comune di Dermulo
concesse in uso la sua cava di ghiaia situata nei pressi del bivio per Coredo.[4]
Il Comune di Dermulo aveva stipulato una convenzione con il comune di Coredo, con la quale si assumeva l’impegno dello
sgombero della neve su tale tratto di strada durante la stagione invernale. Per contropartita
il Comune di Coredo, doveva permettere il pascolo del bestiame dei censiti di Dermulo nelle
sue proprietà di
Cavàuden e
Cològna.
Questa strada si
dirama a monte della Strada Statale n. 43 dir. tra le località
Rizzai
e Mora
ed conosciuta oggi anche con il nome di
Strada della Mora.
Per circa duecento metri scorre sul Comune catastale di Dermulo, poi entra in quello di Coredo
e, snodandosi attraverso i boschi, raggiunge il paese di Coredo. In passato
questa strada era assurta alla stessa importanza di quella per Sanzeno, era
infatti denominata Strada Imperiale. La qual strada, attraversando il
Gomér, si innestava poi con l'altra
Strada Imperiale che scendeva al Pònt aut.
Qui si ergeva un crocefisso che era
A circa un
chilometro e mezzo da Dermulo, a valle della Strada Statale 43 dir.,
si diparte la stradina detta delle Ciaséte. Dopo una lieve curva, scende
in rettilineo per circa cento metri. Osservando le mappe, la strada sembra
arrestarsi alla fine del predetto rettilineo, ma in realtà, prosegue per altri
cento metri costeggiando il bosco per poi
arrestarsi in corrispondenza del Ri de le Force.
La strada dei
Regiai
o delle Plazze,
come è più comunemente chiamata a Dermulo, si dirama
attualmente a sinistra della Strada Statale 43 dir. appena oltrepassato il bivio per Coredo.
Prima di essere
sommersa dal lago artificiale di Santa Giustina, la strada dei
Regiai
rivestiva un’importanza primaria
per il collegamento fra Dermulo e il cosi detto
Distretto di Mezzo. La progettazione
della strada iniziò verso il 1838. Gli ingegneri Meusburger e Galvagni
redassero due progetti dall'esito molto diverso. Il primo prevedeva l’inizio della strada “alla croce di Dermulo”, il secondo
invece a Sanzeno. A favore del primo progetto si schierarono i Comuni di Cagnò,
Rumo, Romallo, Cloz, Brez e Fondo, per il secondo Sanzeno, Casez e Banco.
“Due sono i progetti per la
costruzione di nuove strade per il distretto di mezzo della valle di Non; uno dell’aggiunto Meusburger, l’altro dell’ingegnere
Galvagni.
Progetto
Meusburger
Questo progetto è
fatto secondo i principi stabiliti dall’esperienza nella costruzione delle
strade del Tirolo nell’ultimo decennio, e la direzione della strada è in gran
parte diritta con curve regolari. Il livello della strada cade continuamente da
Revò fino alla Novella con un declivio dai 5 ai 7 pollici per pertica; e si
alza continuamente dalla Novella di uno o due pollici,
e, per la lunghezza di 582 pertiche, con tre o quattro pollici per pertica.
Progetto Galvagni
Al primo colpo
d’occhio si vede che non fu osservata in alcun modo la proporzione geometrica
nella congiunzione delle linee diritte con le curve, specialmente la curva
nella valle del Rio, è progettata con un angolo tale che qualunque vettura
sarebbe messa in pericolo di ribaltarsi. Il niveau della strada non è più
felice; giacchè, mentre la differenza di altezza da un
punto all’altro è di 280 piedi, e si dovrebbe avere perciò un dislivello di 1 o
2 pollici per pertica, il niveau progettato ora si innalza ora si abbassa. Esso
cade da Sanzeno fino al ponte della valle del Rio con 4 e 1/3 pollici, quindi
si alza con 3 pollici; verso Piano poi si abbassa con 3 ½ pollici, indi si alza
verso Banco con 3 ¾ pollici per scendere alla Novella con 5 fino a 6 ½ pollici.
Questo si deve al fatto che si è voluta seguire la direzione della strada
attuale per ottenere dei risparmi; ed in generale si ricava dal progetto la
tendenza ad ottenere, a qualunque costo, il minimo possibile di spesa.
In sostanza le
autorità si espressero a favore del
progetto Meusburger, avvallato anche dal geometra Brugnara e nel 1851 fu presa
la decisione di far eseguire in contemporanea i tratti di strada Dermulo-Revò e
Rocchetta-Sabino.
Per eseguire i
lavori della strada dei Regiai erano necessari scavi in roccia per 1.200
pertiche cubiche; per l’esecuzione di tale lavoro il
deposito di artiglieria concesse 50 quintali di polvere esplosiva. I lavori della
strada, lunga 3.764 pertiche, furono appaltati nel settembre del 1851 per un
importo di 39.612 Fiorini e 24 Carantani, e furono
aggiudicati all’impresa Faccinelli di Revò che consegnò la strada nel 1854.
Nel 1865, in
località Sabbionare, al bivio con la
strada che scendeva al Pònt Aut, venne collocato un cippo
indicatore con le seguenti diciture: “Via per Revò - Dei Regai - Via per Cles”.
La strada mantenne
un ruolo di primaria importanza fino alla costruzione del Ponte di Santa Giustina, ma anche dopo fu molto transitata dagli
abitanti del distretto di mezzo, finché non fu sommersa dalle acque del lago.[5]
Il tratto di
strada che dal Pont da Dun di Taio porta a
Cavàuden sul territorio di Sanzeno fu costruito nel 1855, nell’ambito del progetto
commissionato dalla Concorrenza Stradale Sinistra Noce, all’impresa di
Valentino Bosin di Predazzo.
Per quanto riguarda il tratto da Dermulo fino a
Cavàuden, la nuova strada seguì un percorso
preesistente
di cui si trovano ampi riscontri. Infatti già nel Seicento,
oltre al toponimo
Doivie,
troviamo
la strada,
così detta "Imperiale", nella descrizione dei confini di svariati terreni ubicati
in quelle zone. Da Dermulo a Taio, invece, il tracciato
fu in parte rinnovato.
Purtroppo fra gli atti non ho trovato il progetto di
costruzione e quindi non è possibile essere più precisi. Comunque la vecchia
strada, provenendo da Taio, entrava nel territorio di
Dermulo, attraversando il rio
Rizzan nello stesso punto di oggi. Ciò
è confermato oltre che dalla mappa del 1801 qui a fianco
anche da alcuni documenti cinquecenteschi, che citano indirettamente la strada,
descrivendo dei terreni confinanti. Quindi il tratto della strada
"Postale", costruito
ex novo fu quello che partiva dall'incrocio con la strada Romana
e arrivava in prossimità della stazione della Ferrovia Trento-Malè. Qui incrociava la strada che scendeva
dal maso Rauti e la vecchia via Imperiale che
saliva dal paese.
Sull’operato della ditta Bosin si levarono diverse lamentele. Il Capocomune di Sanzeno, in una lettera alla presidenza della Concorrenza
Stradale, affermava che a Cavàuden era stata distrutta la vecchia strada e la
nuova non era ancora praticabile il ché comportava gravi disagi per il suo Comune. Romedio Sicher, preside della Concorrenza, esortava il Bosin a
ultimare i lavori contestandogli il ritardo rispetto a quanto pattuito; i tempi
si erano particolarmente allungati e i costi erano lievitati a causa della
costruzione del ponte sul rio Rizzagno.
Nel faldone n. 198
si trovano anche i documenti di due curiose controversie. Una riguardava
Giovanni Emer che aveva praticato tre solchi trasversali all’inizio della
strada per Revò, allo scopo di irrigare il prato sottostante di sua proprietà.
Le autorità dovettero intervenire per ben due volte prima
che l’Emer si decidesse a ripristinare la strada.
Per
quanto riguarda invece il tratto di strada che da Dermulo porta al ponte di Santa Giustina,
possiamo dire che esso fu costruito intorno al 1887 seguendo un tracciato nuovo. Dagli atti comunali stranamente non si
desume un gran ché di notizie sulle importanti strade
costruite nell’Ottocento. Su quella che porta al ponte è però
presente l’elenco delle particelle espropriate e dei relativi proprietari.
Nel 1886 a Cles venne fatta una apposita riunione per
stabilire i prezzi dei terreni soggetti
all'esproprio.
La strada delle
Braide prima della costruzione della Strada di Concorrenza
Stradale nel 1855, prendeva origine dalla strada Imperiale nei pressi del
Rivalent. In prossimità dell’incrocio fra la strada
Imperiale con quella delle Braide era stata issata una croce detta
Croce di Rivalem, poi traslocata dove si trovava fino a qualche anno fa prima del suo atterramento. Oggi invece la strada si diparte nei pressi della
casa Endrizzi ex n. 47, quindi leggermente più a monte che in passato e salendo per circa duecento metri si fa poi pianeggiante. Quindi correndo a valle del
Campolongo e a monte delle Braide, attraversa il Rizzan e prosegue per Taio. Sul tragitto prima di arrivare al Rizzan troviamo due diramazioni: la prima a sinistra, permette salendo di raggiungere la strada che porta al
Maso Rauti, l’altra a destra scende fino alla Strada Statale 43.
La
strada di Cavauden è una strada
interpoderale che si dirama dalla strada statale nel territorio di Sanzeno.
La parte terminale però risulta essere sul comune di Dermulo. Non è escluso che
questa via si congiungesse in passato con la strada
delle Casette. Oggi la morfologia della zona è molto cambiata per lo
sfruttamento avvenuto fino agli anni Settanta del Novecento per l'estrazione
della ghiaia. Dalla strada di Cavauden è possibile raggiungere passando per il
Bos-c dell'Emer, le Plazze. Come risulta da una mappa dei primi anni dell'Ottocento, questa strada è la
parte terminale di quella che proveniva dal
Gomer, passava alle
Ciaséte
e attraversando il ri dei Fossadi
entrava a Cavauden,
per poi infine congiungersi con la via Imperiale.
L'odierna
strada che si dirama dalla strada
statale in prossimità della casa di Bruno Emer e che conduce a Coredo, calca
solo per poche decine di metri il vecchio tracciato. La vecchia
strada infatti scorreva più a monte dell'odierna e serpeggiando fra bosco e
campagna raggiungeva Coredo. Ritengo che la vecchia strada
fosse divenuta importante dopo la costruzione del ponte di Santa Giustina,
perchè prima per raggiungere Coredo dal territorio di Dermulo, erano più
utilizzate la strada delle Sort e quella
delle Parissole. Di ciò si trova conferma
anche in una mappa risalente ai primi anni dell'Ottocento, nella quale di detto
percorso è segnato solo la parte iniziale, quindi è da credere che proseguendo
si restringesse a sentiero. L'odierna strada provinciale ha
seguito un nuovo percorso ed è stata costruita all'inizio degli anni Sessanta del
Novecento.
15. LA STRADA DI
CAVAUDEN
16. LA STRADA DI
COREDO
IL PERCORSO DELLA STRADA ROMANA
[1] Oggi il tratto di strada che parte dalla Strada Statale 43
nei pressi della casa di Giuliano Endrizzi, e arriva fino al Rizzan è denominata Strada de le Braide.
[2] Il tratto di strada che si
dirama dalla Strada Statale 43 fino a congiungersi con la strada delle
Plazze
è detta strada di Ciambièl.
[3] Nel 1909 la ditta Union, costruttrice della Ferrovia Elettrica Trento-Malè, durante “l’approntamento” del piazzale tolse una croce ivi esistente, per cui il Capocomune Luigi Endrizzi intimò di rimettere la croce al suo posto entro il 17 maggio giorno delle Rogazioni.
[4] Oggi in luogo della cava c’è un deposito di rottami. Un’altra cava comunale si trovava un po’ più avanti, sulla destra della vecchia strada per Coredo.
[5]
Tutte le notizie sono state desunte dalla pubblicazione di
Antonio Zieger “La strada dei Regai Campales in Valle di Non” che a sua volta le
aveva ricavate dai faldoni 199-200 della Concorrenza Stradale Sinistra Noce,
presso l’A.S.T.
[6] Tutte le notizie su questa strada sono state tratte
dalla cartella n. 198 riguardante gli Atti della Concorrenza Stradale Sinistra
Noce dal 1828 al 1860, presso l’AST.