I PRADI

La zona dei Pradi, si raggiunge percorrendo la ripida strada sterrata che inizia in prossimità del ex maso Widmann e che si snoda per circa un chilometro, tra boschi e ripidi pendii, fino in riva al fiume Noce. A metà circa della strada, subito dopo la cascata, guardando verso monte, si può scorgere un anfratto roccioso, chiamato Bus de le Angane. Secondo la leggenda le Angane, a differenza delle streghe, erano donne giovani e belle che vivevano nei boschi ed erano ben volute da tutti. Proseguendo per qualche centinaio di metri, si giunge nella località al Doss, una volta detto Doss del Tez, da dove si può scorgere il fiume Noce e la località che stiamo per descrivere.

 

Giunti ai Pradi si può apprezzare la tranquillità de luogo, ed osservarne la sua caratteristica più evidente: l'abbondanza di acqua. Si possono notare infatti la cascatella del Rivalent, quella un po’ più grande del Rizzagn, lo scorrere del torrente Noce, i molti rigagnoli che sgorgano dalla base della parete rocciosa, il lavatoio. Alla metà del secolo scorso il luogo era molto frequentato, molte donne del paese vi si recavano perfino d'inverno a lavare i panni al lavatoio. Questo perché la temperatura dell’acqua era mite e sempre costante, durante tutto l’anno. Anche la superficie utile era tutta coltivata, mentre ora la maggior parte dei terreni è abbandonata e i vecchi meli sono semi rinsecchiti e ricoperti di edera e licheni. La strada dissestata, ed i conseguenti lunghi tempi di percorrenza hanno sicuramente pesato sulla scelta di abbandonare parte delle coltivazioni.
Più a sud, nei pressi del confine con il Comune catastale di Taio, si può ancora vedere una piccola costruzione in muratura, punto di partenza della teleferica, usata per il trasporto del tufo (i tovi) estratto nelle vicinanze. Da qui veniva spedito  nella soprastante località Raut da Ral, adiacente alla strada statale, e poi trasportato alla «porlantica» di Tassullo. Dei Pradi troviamo una breve descrizione nella già citata opera del Pinamonti che da Tassullo osserva: «Di là dalla riviera riguardando a destra, una caduta di acqua, (la cascata del Rizzan) un’ampia prateria, un bosco di querce ed uno di abeti; e nel fiume grandi massi, altri nudi ed altri coperti di erba».