I POMPIERI E GLI INCENDI

  

L’abbondante uso di legname che si faceva nelle costruzioni delle case, le scorte di fieno e legna, l’adiacenza delle stesse case, la scarsa manutenzione dei camini, erano i principali fattori di rischio per lo sviluppo d’incendi. Questi poi, frequentemente erano dolosi, provocati da qualche bambino o da qualche persona con disturbi psichici.

Dal considerevole numero di richieste di questue per gli incendiati dei vari paesi del Tirolo, che si trovano negli atti dell’ Archivio Comunale di Dermulo, ci si fa un’idea della dimensione del problema. Dermulo fu risparmiato dai grandi incendi che colpirono spesso duramente gli altri paesi, però contro il fuoco si dovette lottare almeno in quattro occasioni.

Nel 1847 un incendio colpì le case n. 20-21 e 22, la chiesa e il campanile, provocando ingenti in paese. Pietro Inama era il proprietario delle case da dove era partito l'incendio e in quell'anno ricopriva l’incarico di sindaco della chiesa. Per un motivo non molto chiaro ci si era dimenticati di pagare il premio dell’assicurazione incendi e quindi le spese per la ristrutturazione della chiesa, vennero a ricadere sulla popolazione. Tutti i dermulani si impegnarono a eseguire giornate di lavoro gratuite. Ritengo che il sottofondo di materiale bruciato, comparso lungo la strada nei pressi del lavatoio, in occasione degli scavi per la posa delle nuove fognature provenga dalla chiesa.

 

 


Il giorno 8 dicembre 1854, dalla soffitta dell’abitazione di Giacomo Endrizzi, si sprigionava un incendio che propagandosi a tutto il colomello, provocava un danno stimato di 2200 Fiorini Abusivi. Si impiegarono quasi quattro ore per il suo spegnimento e gli incendiati, essendo la casa inagibile, furono ospitati dagli altri paesani. Ad appiccare l’incendio fu un ragazzo orfano di 5 o 6 anni che dimorava presso l’Endrizzi, che confessò di essersi impossessato dei fulminanti e di aver dato fuoco a del materiale in soffitta.[1]
Il 20 maggio 1910 alle ore 15.00, scoppiava un incendio nella casa n 30, dei fratelli Germano e Geremia Emer. Non mi è noto l’ammontare dei danni, ma presumibilmente non furono ingenti.. Alla fine dell’anno, il Comune pagava 8 Corone per i 20 litri di vino forniti da Agostino Inama e Germano Emer, alle persone impegnate nello spegnimento. Una di queste, Carlo Inama, faceva richiesta di un premio al Comune per aver contribuito a spegnere l’incendio.
Il 2 settembre 1919 scoppiava un incendio che provocava la distruzione del tetto della casa di Agostino Inama e Costante Tamè. Le fiamme provocarono danni anche nella vicina casa n. 14. Il comune assegnò 10 piante di abete per famiglia per la costruzione del tetto.
Il 20 aprile 1890 a Cles veniva steso un protocollo fra i corpi dei pompieri del “bacino del Nosio”, con il quale si stabiliva per ognuno di essi, in quali paesi avevano l’obbligo d’intervento in caso d’incendio. A Dermulo, che non annoverava il corpo dei pompieri, avrebbero dovuto intervenire i corpi di Cles, Tres, Sanzeno, Taio, Coredo, Tuenno, Revò e Romeno.[2]

La Giunta provinciale della Contea principesca del Tirolo nel 1891, voleva conoscere come ogni comune era organizzato per la prevenzione e la lotta contro gli incendi, e a tal scopo in data 16 ottobre irradia una circolare. In essa erano contenuti nove quesiti ai quali il capocomune doveva rispondere:

D. Viene in codesto comune fatta l’annua visita del fuoco nel modo prescritto dal § 4 del regolamento di polizia sugli incendj e pei pompieri ed assunto sopra ogni visita un’ protocollo e furono negli anni 1888, 1889 e 1890 verificati e tolti inconvenienti?

R. In questo comune viene fatto due annue visite del fuoco da una commisione comunale, e negli anni 1888 1889 e 90 venero verificati e tolti l’inconvenienti.

D. Quante volte all’anno, a qual epoca e a chi vengono spazzati i camini in codesto comune?

R. Vene spazzati i camini per una volta all’anno nel tempo d’inverno da un spazzacamino dell’arte.

D. Le case di codesto comune sono riunite in un’ paese più o meno chiuso o divise in più gruppi, oppure prevalentemente isolate e quante case abbraccia a) il paese chiuso, b) ogni gruppo da nominarsi?

R. Le case di questo comune sono divise in più gruppi e venne sono anche di isolate per ogni gruppo contiene dalle 4 alle 5 case circa.

D. Vi è in codesto comune un regolamento sugli incendj a senso del § 11?

R. _________

D. Pel caso d’un’incendio ha il comune a disposizione sufficiente acqua a) da un torrente, b) da una vasca, c) da una o più fontane pubbliche con o senza serbatojo? oppure ne diffetta, e come vi si potrebbe rimediare?

R. Pel caso d’un’incendio si a acqua a sufficienza a) da un Rivo b) da una fontana pubblica ed una piccola cisterna.

D. Che attrezzi possiede il comune per spegnere il fuoco? (Si attende la rassegna d’un esatto elenco.)

R. Il Comune per spegnere il fuoco possiede: N° 8 secchie di pele, N° 2 arponi e una scala.

D. Vi è in codesto comune a) un corpo sociale di pompieri volontari, b) un corpo di pompieri volontari comunali, c) un corpo di pompieri privati? Sotto il comando di chi sta il medesimo e quanti membri conta, nonchè in che anno fu costituito e finalmente quante prove all’anno esso tenga?

R. Corpi di pompieri nessuno.

D. Sono le case di codesto comune provvedute di tini da fuoco, di lanterne, di scale e di arponi come prescrive il § 18?

R. Le case di questo comune e provedute di scale e tini in caso di un incendio.

D. A quanto amontò la spesa del comune per scopi di incendio negli ultimi 10 anni?

R. ________

Nel 1845 il comune ordinava a Giuseppe Molignoni di Rabbi la costruzione di quattro secchie per spegnere gli incendi.

A Dermulo si parla la prima volta dei pompieri nel 1893 quando si decise di aggregare due uomini al corpo di Taio.

Il 29 ottobre 1896 a Dermulo ci sono 4 pompieri che però dipendono dal corpo di Taio. I loro nomi sono: Geremia Emer, Fortunato Eccher, Pietro Chistè e Giacomo fu Filippo Inama .

Nel 1897 si intravedeva la necessità di creare un corpo pompieri autonomo, anche per ottenere maggior contributi.

Nel 1898 si deliberava l’acquisto di una scala a ramponi e di 2 fanali per una spesa complessiva di 21 F.

Nel 1903 si decise la nomina di altri 4 pompieri con l’obbligo di subordinazione al corpo di Taio e di effettuare 4 manovre con Taio e 6 con Dermulo. Si decideva l’acquisto di una scala a ramponi, una manarina e due fiaccole. (Vedi documento qui sotto)

Nel 1903 il corpo pompieri di Taio, assieme a Dermulo contava 20 uomini.

Nel 1906 rassegnava le dimissioni da pompiere Geremia Emer.

Nel 1906 il Comune elargiva un contributo di 8 Corone per la festa dei pompieri.

Nel 1909 entra nei pompieri Desiderato Endrizzi.

Il 20 febbraio 1912 si inaugurava la nuova pompa costruita dalla ditta Kreureuter di Vienna. Si comperavano delle maniche piccole, una lanterna, una scala a ramponi per un costo di 1488 Corone.

 

Foto dal sito dei Vigili del fuoco di Taio

 

Nel 1912 i pompieri ricevettero un sussidio di 500 Corone da Innsbruck.

Il 11 giugno 1918 scoppiava un incendio al maso Pilon (Voltoline) dove intervenivano i pompieri di Dermulo.

Nel 1919 si vorrebbe creare un corpo Pompieri autonomo da Taio, ma poi invece si continuò assieme a Taio.

Nel 1921 Fortunato Eccher era caporale del distaccamento pompieri di Dermulo che, oltre a lui, contava altri 4 uomini.

Nel 1921 scoppiava un incendio a Torra, dove intervennero i pompieri di Dermulo con la pompa trainata dai buoi di Giacomo Brida.

Nel 1922 i pompieri chiedevano 4 berretti.

Nel 1923 davano le dimissioni 2 pompieri: Fortunato Eccher e Luigi Inama di Romedio.

Nel 1925 si tenta di costituire il corpo autonomo di Dermulo che dopo un tentativo a vuoto il 23 settembre 1925 diventa realtà.

Il corpo è fornito del seguente materiale:

n. 2 monture di mezza tenuta

n. 2 monture da lavoro

n. 2 berrette

n. 1 elmo

n. 1 tromba per segnali

n. 2 corde di salvataggio.


 


 

CASE ASSICURATE CONTRO GLI INCENDI E LORO PROPRIETARI NEL 1865

 

CASA n°

PROPRIETARIO

1

Martini don Carlo

2

Inama Lorenzo, Pietro e Urbano fu Valentino

3

Inama Baldassare fu Silvestro

3

Inama Giacomo

3

Inama Eugenio fu Giovanni

4

Tamè Vigilio, Giovanni Maria e Vittore fu Giuseppe

5

Inama Giovanni fu Antonio

5

Inama Baldassare fu Baldassare

6

Endrizzi Giovanni fu Giovanni

7

Eccher Andrea, Felice, Filippo e Lorenzo fu Lorenzo

8

Tamè Giovanni Maria

9

Chistè Vittore fu Pietro

14

Inama Teresa ved. di Gio.Batta

14

Endrizzi Giovanni fu Mattia

17

Inama Giovanni fu Giovanni

19

Emer figli di Romedio

20

Inama Teresa moglie di Pietro

21

Inama Barbara moglie di Giacomo

21

Mendini Battista fu Pietro

23

Danieli Caterina

25

De Widmann dr. Alfonso

26

Inama Giuseppe fu Antonio

27

Inama Giuseppe fu Baldassare

27

Inama Filippo fu Giacom’Antonio

28

Tamè Domenico Prete

Chiesa

il sindaco della chiesa

 


 

 

Dermullo lì 29/1.03

 

La dichiarazione de Pompieri all’onorevole Comune.

I sotofirmati uniti fanno cueste dichiarazioni come segue.

I. Che il Comune entro il mese di Aprile 1903 fara una nomina di altri cuatro uomini, e ridure i vestiti ½ parata come cuelli di lavoro.

II. Noi ne oblighiamo di fare solo 4 manovere all’anno col corpo pompieri di Tajo elle atre sei le viene fatte a Dermullo.

III. Il comune entro il detto mese fara costruire una scala a rampone et un manarino, e due fiacole.

IV. Il corpo restera sempre soto il comando del Signor Ispettore di Tajo.

V. I pomppieri si obligano di restare con cueste condizioni solo per due anni, ma sempre però con motivi sufizienti riconosciuti dal Signor Ispettore, ogni pompiere poudare anche prima la sua dimissione, come peresempio il Caporale non si asume la carica se non fosse direto il corpo dal presente Signor Ispettore.

VI. La menistrazione della cassa i pompieri i desira che la sia separata dalla cassa del corpo di Tajo.

Letto e firmato

Emer Geremia

Eccher Fortunato

Chistè Pietro

  Inama Giacomo

 

 

 

All’eccelsa Giunta Provinciale in Innsbruch

 

L’eccelsa Giunta provinciale a acordato dal fondo Pompieri Provinciale con suo decreto dei 5 Dicembre 1910 N. 3621/VIII un sussidio di C. 500 per l’aquisto di una Pompa per spegnere li Incendi ed una scala a mano ed una Rampone 2 fiacole ed una Lanterna.

La Pompa di qui sopra e statta ordinata e dal suo Fabrichatore fu spedito la relativa fattura che incompiego si allega con preghiera di voler rimetersi a volta di Posta le già accordate le 500 Corone di piu si allega fattura delle 4 funi (cordoni) pei Pompieri.

 

Questo Comune per fare li aquisti entro specificati cioè

per una Pompa e accesori Corone

1270,60

per i 4 cordini o funi

33,00

per una scala a mano

10,00

per una scala a rampone

45,00

per due fiacole ed una lanterna

12,00

[Totale]

1370,60

dettrate le Corone

500,00

 

870,60

 

Il Comune deve sottostare al pagamento di Corone 870,60 importo assai rilevante considerato le strettissime condizioni a qui si trova questo Comune dovendo emettere le Adizionali Comunali dal 360%.

Lo scrivente Capocomune confida e spera che questa Autorità Superiore vora accordare Nuovo Susidio nell’anno 1912 che il Comune i noltrerà Annaloga istanza.

 

Dal Uffizzio Comunale di Dermullo.




Di seguito si riporta la poesia di Pietro Tommaso Scaramuzza scritta a proposito dei cosi detti "solfraniei" ovvero zolfanelli o fiammiferi, visti come uno strumento pericoloso se in mani sbagliate e causa di gravi incendi.

 

 

I SOLFRANIEI

 

TITA

L'àst sentù, ciaro Zoan,

che desgrazia, corponon?

Se la sègita plan, plan

tut el mondo ’l và ’n balon…

Ah! perbaco!. ogn’auter di

sentir fuegi ’d sta sort ci!

l’è ben robe da cianon,

da morir da la passion.

E no s’trata pù tra noi

né d’na ciasa, né de doi;

ma a dritura tut’ entriec

en paes, corpo d’en béc!

L’àst sentù? ancia sta not

con en fuec da taramot

tut Mezzana l’è n’à ’nfum,

e no resta che ’l sfrantum!

 

ZOAN

Oh via, via... no gè mal!

Che demòscolo seràl?

Nanc se ’l fuss en striament!

i se brusa ogni moment;

ci cogn’ essergi vergot:

calche diamberna g’è sot,

i cogn dargel! Ché sinò

no ’l sarues tut sti falò...

 

TITA

Ma l’è chel che pensi anc mi

calche diaol g’è sot, ci;

parchè ’l sast zà, ’l temp passà

l’era ’n ciaso rar assà

se n’inzendi ’nte ’n paes

‘l ni’n brusava nueu o dies;

ma ados propi ogn’auter dì

l’è ’n paes che vegn boì…

Birbantoni si, perdio;

che no i pagia mai el fio?..

Tanti dani, tant malor

che fa planzer dal dolor,

l’abba semper da restar

da podersen vendiciar!

ma possibol che d’ sti tai

no s’en vedia 'mpiciar mai!

 

ZOAN

Ti, compare, àst ben reson,

ma i è mostri, i à del strion

se i vuel farla, e can chei vuel

testimoni no i ni ’n tue]

par el pù, veh, ogni gialiot

se ’nprofita de la not...

e ’l sast ben... la not l’è scur

e i laòra pù segur...

Ma ci cogni ’ndré tornar

e tut chesti no ’ncolpar;

g’è chi mostri ’d solfranièi

che i produs tanti trapiei:

porues dir, veh, la metà

de sti fuegi i nasserà,

per no dir amò depù,

da sti còssi, che ài dit sù.

 

TITA

Ah! L’è vera, el sai anc mi;

l’è i gran dani, sì la è ’nzì!

Mi se fussa ’mperator

voruess trarli ’n fon de tór

col proebir de farnin pù:

costo ’d farli taciar sù... v

e po’ ’nzì tuer fuer di piei

e i aotóri e i solfranei.

 

ZOAN

Chesto nò... Mi no ‘l farues,

l’è ’n strambez che pesa ‘n pes;

parchè a dirla, l’envenzion

la è ben bela, sangonon;

e par dir la verità

l’è na gran comodità

‘l dourar i solfranièi

sciambi lescia o autri trapièi.

Sast demò endo sta ’l mal,

ma ‘l pù grand e ciapital?

‘nte la puecia osservazion

che i gi fa sù ’n sta' reson;

lagiar vénderlì a ci vuel,

e cromparnin da ci puel,

basta l’ abia ’l ciarantan

poi n’ dà ancia al mat dal pan.

Basta nar via sul marcià,

gi n’è mili, a zeste i n’à,

e i và ’ntorn liberament

fagiant urli fra la zent;

e ’nzì tant i te stufìs

co le baie che i te dis,

che par tuerte a tant seciar,

vueia o nò, cognest crompar...

Ma pasienza; ancor va là,

che i li véndia sul marcià

a zent granda ’d cognizion

che la sà le so reson;

ma, parbaco, i solfranièi

nar vendiant a sti putiei,

a creature che le già

la pezota amò bagnà!

Ah! L’è chesto ’l grand erór,

che ’l nin porta ’l gran malor,

i gran dani ancueiendì

ma 'grandoni! ’ L ‘digi mi;

ma se s’ tegn i solfraniei

come robe da putiei;

le creature crompa e vénd

e i paèsi ’ntant se sfénd

Gè pò ancor n’autra reson

ma da fargi osservazion

forsi, forsi da pesar

pù del vénder e crompar;

che a so ciasa zerta zent

no i sà farse ’n bus arent

da ’nbusar i solfranièi

da le sgrinfe di putiei...

E par. chesto mi n’ài vist,

e tel digi col cuer trist,

mi n’ài Vist che no l’è tant

nar en flame ’nzi scherzant,

e ci sà canti n’è nà,

e ancor canti s’in narà

dei paesi ’n destruzion

se nò i duèura la preson…

Zerti po’ i vuel dir che l’è

la cazion de sti sufflè

chele tal securazion,

che ’n gi n’è, perdia, ’n balon;

natural ci à securà,

tanta brigia no i se dà

de vardar tant par menù

nanc se ’l fuèc l’è spazà sù.

Mi però creder no vuei

che sti omni ’l sibia buei,

o birbanti a segno tal

con malizia far tant mal...!

Putost credi gi sia stà

de chi tai che è securà

e dat fuec per trarse adun;

ma fra mili‘g'i n’è un.

 

TITA

Giast reson, veh, ‘l digest tì

ma ’m recordi, ’l sai anc mì

Ma de chesti, come ‘s dis

un en mili sen zernis

Pò gialioti 'gi;n’è stà

e pò semper gi ‘n serà

a sto mondo benedet

fin che al ben no i se remét.

Ma del rest mi vuei tegnir

anzi ’n ben che no ’s puel dir,

chel poderse assecurar

le so ciase e ’l mobiliar;

parchè almen la pora zent,

se à da nasser l’azident,

la se puel refabriciar

la so tana e men strusiar...

Ma tornand al prim descors

come ’n tana torna l’ors,

bisogn dir che i solfranièi

l’è gran ciausa ’d sti bordiei,

de sti ’nzendi che ogni di

enzì grandi veden ci;

la gran ciausa, corponon,

d’ enzifata destruzion!

 

ZOAN

Nò, compare... scusa pùr

si mi ci te meti al mur;

ma ti sest compagn di buei;

si vuei star ai deti tuei,

che i sà ’l stombel che lì bat

e no i pensa po’ gran fat

ala man che ’l sà duèurar

del patron o del boiar.

Ma mi ’nveze te dirai

che la ciausa de sti mai:

l’ è la puecia osservazion

che se fà su sta reson

col lagiar liberament

senza fargi ’mpediment,

nar en man i solfranièi

di mati o di putiei!.

 

 

 

 




 

[1] AST Giudizio Distrettuale di Cles - Busta 50.

[2] Dermulo non è stranamente compreso sotto il corpo pompieri di Tassullo, forse si tratta di un errore di stampa.