LE FONTANE

   

Come oggi, anche nei secoli passati l’acqua rappresentava un problema di primaria importanza. Il paese aveva le sue esigenze di acqua, per la maggior parte soddisfatte dal Rio Pissaracel. Dalle notizie trovate in archivio, si desume che la fontana più vecchia del paese, era la cosidetta fontanazza. Essa si trovava in località Poz, ma oggi purtroppo non esiste più perchè demolita durante l’allargamento della strada che porta alle Fasse.

La fontanazza

Un’altra fontana costruita alla fine del Settecento, era detta fontana ai Emeri, e si trovava davanti alla casa ex n. 24. Su questa fontana, ci è giunta una curiosa disputa fra i paesani che non si trovavano d’accordo sul luogo della sua costruzione. In effetti in paese esistevano due fazioni, una di queste capitanata da Giovanni Mendini, da quanto si apprende dal documento, aveva ottenuto con un sotterfugio il benestare del Regolano Maggiore di Castel Bragher per costruire la fontana nel luogo detto al Capitel. Nel ricorso senza data ma attribuita al 1809[1]sono esposti i motivi per i quali si doveva preferire il luogo davanti alla casa Emer:

 

“Il sitto disegnato presso la casa di Cristano Emer fù scielto per il più comodo essendo circa in mezo alli due Colomelli sprovedutti dacqua.

Il sitto denominato al Capitel è la sittuazione più orrida e freda che si ritrovi in tutta la Villa è pericoloso per beverare gli bestiami in tempo d’inverno, cosichè per piantare la Fontanna in questo sitto li Vicini del Colomello denominato alla Crosara non farebbero spesa di forze alchuna, sarebbe tanto come avere l’acqua e non potersene servire, essendo il Colomello più bisognoso per essere il più lontano.

Il Colomello presso la chiesa si ritrova questo ben provedutto d’acqua avendo in questo la fontana,[la fontanazza] et altre sorgenti che mantiene al presente tutta la Villa; admetendo questi alla balotazione privata cascherebbero gli votti uniti a quelli del Colomello al Capitello rimanendo li soli votti delli più bisognosi in favore del primo sitto. Essendo le sudette raggioni appogiate alla genuina verità credesi sufficienti di non admettere simil scrutinio”.

Il ricorso evidentemente fu accolto e la Zità ebbe la sua fontana davanti alla casa casa n. 24.

Nel 1818 la fontana presentava già dei problemi sia strutturali che funzionali.

Infatti per la ristrutturazione si spenderanno:

 

NATURA DELLA SPESA

F.

X.

per una bena di calce fornita da Giuseppe Sarcletti di Malgolo

 2

 18

per il muratore Vittore Tamè

6

 

per la fornitura di laste da parte di Silvestro Inama

 

24

per la fontana per abbeverare gli animali costruita da Giuseppe Tamè

 

1

 

27

per due pendole[2] per coprire il canale che porta l’acqua alla fontana fornite da Giacomo Endriocher

 

 

20

per un canale di larice per portare l’acqua alla fontana costruito da Valentino Sicher di Coredo

 

1

 

12

 

La fontana però risultava carente anche come portata, ed allora si pensò di integrarla con lo sfruttamento di un’altra sorgente.

La nuova sorgente si trovava nel campo di Innocente Massenza e quindi si fecero i dovuti passi per poterla usufruire. Una volta accertata la disponibilità del Massenza, si incaricò il perito Giacomo Antonio Sicher di Coredo di stimare la cosa, il quale stese il presente documento:

 

Tirollo Circolo di Trento

Castel Brughier li 25 Genaio 1818

La Communità di Dermullo, avendo erretta una fontana in quella Villa, e vedendo, che dalla solita sorgente nel Rido, che passa per il Paese medemo di tanto in tanto scarseggia di acqua, deliberò di aggiungere altra sorgente di acqua, che nasce in un stabile arrativo, e Vignato di ragione d’Innocente Massenza di quel luogo; avendo prima fra detto Massenza, e quel Provisore Mattia Mendini con il consenso del Sigr. in allora Sindaco Gio:Maria Rossetti rimessa la cognizione si del danno che venisse a soffrire la parte Massenza e si del valore di detta acqua a me sottoscritto in qualità di perito.

Avendo perciò assunta la rimessa tra le parti concertata verbalmente, ebbi a visitare le località, e l’acqua a me cognite da qualche anno. Considerato quindi l’utile che quella potrebbe annualmente portare al venditore, unitamente alle relative circostanze, ebbi a calcolare, ed estimare detta acqua fiorini venticinque pagabili per una sol volta dalla Communità di Dermullo da esser pagati senza interesse a S. Giovanni in Giugno, oppure fino a tutto il giorno 8 Luglio di questo anno 1818. Conchè però la Communità a suo carico, e spesa debba fare un condotto dal stabile dove sorge. l’acqua di ragione Massenza, e che porti fino all’inboccatura dei tubbi, o canoni dell’acqua nell’ivi appresso cavazara, accio il stabile ora palustre, e incolto possa esser reso coltivabile. intendendosi, che detto condotto d’ovrà esser profondo sotto terra per un piede, e mezzo almeno nel stabile.

La spesa del presente sarà pure a carico della sudetta Communità.

Giacomo Antonio Sicher[3]

 

Per questo nuovo lavoro si spese un Fiorino per la stima del Sicher; Fiorini 6:48 per la fornitura di 24 tubi da parte di Giovanni Calliari di Romeno; ed un Fiorino ciascuno a Pietro Inama, Tomaso Paoli e Romedio Mendini per aver trasportato i tubi da Romeno a Dermulo con i loro carri.

 

 

 

Nel 1820 si presenta la necessità di dover ricostruire il canalone della fontana e quindi il capocomune Baldassare Inama fa eseguire la stima per tale lavoro dal falegname Giacomo Antonio Inama:

Dermullo li 24 Genaro 1820

Io sottoscrito d’ordine del Sig. Capo Comune ho visitato la fontana in mezo alla villa ed ho giudicato necesario di rimeter il canalone per esser il presente tutto guasto si volle un larice per rimeterlo f.3, per fatura al fa legname f.2, più per rimeter li condoti vechi ocore pini n. 12 a carentani 21 l’uno f. 4 X 12, per la foratura  f. 3 X 36 Totale f. 12 X 48

Giacomo Antoni Inama

fa legname

 

 (f.=Fiorini, X= Carantani)

Il lavoro soprascritto, sarà eseguito nel 1821 dal falegname Battista Cescati di Taio al quale saranno corrisposti F. 3:30 perchè oltre al canalone fornirà anche la colonna della fontana. Il comune spenderà anche F. 1:48 per fare la canna di ferro per la colonna stessa, e troni 38 per tre larici comperati da Pietro Endrizzi di Taio.

Nel 1825 si acquistano 25 pini da Pietro Zadra di Tres per l’importo di F. 5:50 che poi saranno forati da Giuseppe Sarclet di Malgolo, con una spesa di F. 6:6 ½. Questi canali servivano per portare l’acqua alla fontana.

Nel 1827 vengono pagati a Battista Cescati di Taio F. 6 per aver fornito tubi di legno per la fontana.

Anche negli anni successivi dal 1828 al 1832 si presenta la necessità di sostituire i tubi dell’acqua che evidentemente si deterioravano molto presto.

Nel 1834 oltre alla sostituzione dei tubi (forniti da Romedio Mendini per F. 5:30) si fece fare al falegname Pietro Corradini una nuova colonna per l’importo di F. 7:30.

Nel 1837 con 20 pini tagliati a Rizzuol nel territorio di Coredo, vengono preparati dal falegname Antonio Sicher i canoni per l’acqua della fontana. Un’altra fornitura simile si ha nel 1840 dal falegname Beniamino Defant.

Nel 1861 venne costruito un voltino nel rio Pissaracel alle Sort, da dove partiva il tubo per portare l’acqua alla fontana.

Più tardi nel 1868 si ha la necessità di costruire due nuove fontane: una “via al di là del ri” ossia al Borgo sotto la casa ex n. 13-14, e l’altra al posto di quella già esistente davanti alla casa Emer perchè piccola e mal ridotta.

L’iter per la costruzione fu però lungo e travagliato. La rappresentanza comunale riunitasi più volte non riusciva a trovare un accordo specialmente per la fontana “via al di là del ri” in quanto ad alcuni consiglieri non andava bene la localizzazione, ad altri addirittura la necessità della costruzione, tanto che l’ordine di procedere arrivò il 20 dicembre 1873 da Innsbruck. Infatti nemmeno le varie ispezioni e sollecitazioni del 1868, 1871 e 1873[4] da parte delle autorità distrettuali di Cles erano riuscite a smuovere la situazione.

Nel 1875 si istituisce un comitato pro fontana formato dal capocomune Giuseppe Inama, da Vittore Chistè e da Pietro Emer.

Undici anni dopo nel 1886 periodo in cui fervevano i preparativi per la costruzione del Ponte di S. Giustina e della relativa strada di collegamento, la fontana “nella frazione al di là del ri” era ancora da costruire.

Sul Pissaracel, prima che attraversi il tombone sotto la Strada Statale una volta detta “della Concorrenza” sempre nel 1886, il comune deliberava di costruire un piccolo bacino di confluenza, e di mettere in posa dei tubi di Gres per portare l’acqua fino al posto dove in futuro sarebbe stata costruita la fontana (del Borgo).

Nel 1888 e nel 1890 si trovano due atti comunali dove si delibera nel primo di “smaltare la fontana nella frazione settentrionale” nel secondo di “spurgare e restaurare opportunamente la fontana nella frazione settentrionale” e di “mettere dei tubi di ferro per l’attraversamento dello stradone imperiale che conducano alla fontana della frazione meridionale”. La fontana nella frazione settentrionale era però la fontanazza.

Nel 1892 si decide di istallare una pompa per tirar su l’acqua dalla cisterna (fontanazza), inoltre si delibera la costruzione di un recipiente per imboccare l’acqua e di un tombino per quella che fuoriesce dalla fontana a mezzodì. Nella descrizione dei lavori poi eseguiti da Vittore Tamè per 8 Fiorini si legge:

.....La rappresentanza nel precitato protocollo deliberarono innoltre, di costruire un tombino a destra della fontana pubblica nel colomello a ½ dì del paese, per dar aboco a l’acqua che scaturisse dal buco della colonna attiguo a quella dove entra l’acqua nella stessa, ciò colla seguente descrizione. La lunghezza di detto tombino dev’esser dalla colonna fino che si congiunge col canale attuale dell’acqua, e diramato a raccogliere anche l’acqua che scaturisse dalla prospettiva della fontana verso mezzodì; deve avere un declivio non meno del 1 ½ per %; deve poi aver il lume di cent. 30 per 30, costruito con forti muretti della grosezza di cent: 35, ed il rispettivo selciato fra mezzo ai due muretti.

Tanto i muretti quanto il selciato dev’essere costruito con creta a ciò che il tombino riesca stagnante.

Deve essere poi coperto con forti copertine della grosezza non meno di cent: 7, che sia ben turate a ciò che non vi entri nissuna materia.

La prima copertina attigua alla colonna deve esser mobile per por quando occorre spurgare la colona, tale copertina dev’esser ben lavorata in modo retangolare.

L’importo pella costruzione di detto lavoro venne fissato nella cifra di Afi 8.- otto.

Anche questo lavoro deve darsi affatto compito entro il mese di Ottobre del corrente Anno.”

Nel 1893 si chiede un contributo all’imperatore, per la conduzione dell’acqua dalla nuova sorgente al Campet, fino alla fontana a mezzodì.

 

 

 

Nel 1895 si decide di attraversare i fondi Tamè e Mendini (p.f. 187/1 e 188) alla Chiesura con i tubi per portare l’acqua alla fontana a settentrione, ma ci si scontra con l’avversione dei proprietari. Poiché la costruzione di tale fontana era stata decretata ancora nel 1872 ed era di vitale importanza, alla presenza dell’ingegnere distrettuale Gio.Batta Parolari, del perito giurato Vincenzo Maistrelli, del capocomune Germano Emer nonchè degli interessati Costante Tamè e Giuseppe Mendini si stabilisce di corrispondere l’indennizzo di F.20 e F.8, rispettivamente al Tamè e al Mendini e di procedere senza indugi con i lavori.

Nel 1900 si restaura il recipiente della fontana a mezzodì.

Nel 1903 si decide di far costruire un lavandaio da applicare alla fontana a settentrione del paese. Si acquistano inoltre 50 m. di tubi di ferro per portare l’acqua alla fontana a mezzodì.

Nel 1905 con lettera datata 8 agosto, si supplica l’intervento delle autorità di Cles per convincere Giovanni Widmann proprietario della casa n. 29 a non prelevare acqua e non lavare i panni in prossimità dalla vasca di presa della fontana del Borgo. Il capocomune aveva cercato di convincere più volte il Widmann ed i suoi familiari a non “depositare orne e canali in modo da impedire e sporcare l’acqua che dovrebbe andare nella detta fontana”, ma senza ottenere risultati.

 

 

 

Nel 1908 la ditta Union è impegnata nella costruzione della ferrovia Trento-Malè. Durante i lavori venne rovinata l’opera di presa che il comune aveva eretto con tanto impegno. Questa consisteva di “un canale a muratura in cemento, della larghezza di centim 20, e della profondità pure di centim 20; poi raccolta in un serbatoio messo in tutta vicinanza della strada erariale, dal quale attraversando un tombino al disotto di detta strada veniva imboccata in un tubo di legno del diametro di lume netto di 5 cm. L’acqua che non poteva venire portata da questo tubo di legno scorreva invece lateralmente allo stesso per imboccare poi il canale che presso la strada comunale conduceva l’acqua di altra sorgente, di modo che nulla andava disperso di acqua potabile, tanto preziosa pel Comune di Dermullo”. La ditta Union cercò di rimediare costruendo un altro serbatoio più a monte e usando in luogo del canale di cemento di cm 20 x 20, un tubo di ferro del diametro di 4 centimetri, che però a detta del comune non era sufficiente per trasportare tutta l’acqua necessaria. La ditta Union si era impegnata a sostituire il tubo qual’ora non si fosse rivelato adeguato, ma poichè il lavori di costruzione della ferrovia Trento-Malè stavano per essere ultimati e la ditta si apprestava a lasciare Dermulo, la rappresentanza comunale era in apprensione perchè “non saprà a chi rivolgersi per ottenere la promessa sostituzione di tubatura”. E tale motivo spinse a informare con detta lettera le autorità di Cles.

 

 

Nel 1911 gli abitanti nelle case 1-2-3-4-26-27, capeggiati da Giacomo Inama fu Filippo chiedono una piccola fontana nelle vicinanze delle loro case da alimentarsi con gli scoli della fontana principale. La richiesta non sarà accolta e gli avanzi dell’acqua saranno utilizzati come sempre 4 giorni su 7 per irrigare il prato comunale “al Greggio”.

Nel 1912 si decide di prendere l’acqua per la fontana al Borgo dopo la casa n. 29 di Berti. Sempre per questa fontana si decise di costruire la colonna in petume e di sistemare lo scomparto fra fontana e fontanello. Di questi lavori vinse l’appalto Desiderato Endrizzi per l’importo di 126,60 Corone.

Nel 1923 si restaura la fontanazza del Borgo con porlantico.

 

[1] La data 1809 è quella attribuita dalla persona che riordinò l’archivio comunale, ma come si vedrà in un altro momento, lo scritto è da datare almeno vent’anni prima.

[2] La pendola era una scandola di grandi dimensioni usate sulla gronda del tetto.

[3] Ms. nell’AC.D. nella cartella dei conti consuntivi relativa al 1818.

[4] Nella seduta comunale del 2 giugno 1873 con cinque voti contrari e tre favorevoli veniva nuovamente bloccata la delibera di costruzione.