LE FAMIGLIE MASSENZA


 

CIPRIANO SIMONE TOMMASO GIOVANNI
 
DOCUMENTI
 

 

I Massenza sono da annoverare, assieme agli Inama, Mendini, Cordini e Pret, fra le famiglie più antiche di Dermulo, dove erano già presenti fin dal Quattrocento.[1]

Etimologicamente il cognome è un matronimico derivante dal nome proprio Massenza,[2] nei documenti si trova anche nelle forme Maxentia, de Massenzis o de Maxentiis.

Il cognome appare per la prima volta, in un documento rogato nel 1528 dal notaio Vittore fu Salvatore Inama di Dermulo. Infatti, un certo Giacomo Massenza, vi figura come confinante di un prato a Pitzol sulla montagna di Tres.[3] Io sono comunque propenso a credere, che Massenza sia stato un errore di copiatura, probabilmente il nome andava letto Zallamena. Il documento è stato infatti ricopiato dal notaio Vittore Inama dall'originale rogato da Genesio di Cassino. Quindi fino a oggi la prima apparizione del cognome Massenza è da collocare nel 1542. Infatti in un documento di quell'anno, redatto a Dermulo, compare testimone un certo Tomaso fu Nascimbene Massenza.[4] Nel 1546, sempre come testimone, in un atto del notaio Vittore Fuganti di Taio, appare Simone fu Francesco dei Massenzi.[5] Simone era già morto nel 1554, visto che i suoi eredi si trovavano citati come confinanti, proprio in quell’anno.[6]

Nel documento per la costruzione del campanile della chiesa di Dermulo, datato 1503, è citato un Simone figlio del fu Francesco fu Nascimbene. Nel 1546, come detto più sopra, viveva un Simone fu Francesco dei Massenzi. Con ciò credo di non sbagliare, se sostenessi l’identità delle due persone.

Andando a ritroso, si constata che il Francesco fu Nascimbene, già morto nel 1503, è lo stesso citato nella carta di regola del 1471. Un Nascimbene fratello di Gregorio, e figlio del fu Raimondino si riscontra storicamente nel 1446. Si potrebbe azzardare l’ipotesi di un’identità fra i due Nascimbene, identità che se fosse provata, accomunerebbe le due famiglie Massenza e Mendini sotto lo stesso stipite.

Come ipotesi si può affermare anche che Francesco oltre che di Simone, sia il padre anche di Nascimbene, quello già morto nel 1542.

Altri rappresentanti di questa famiglia si incontrano numerosi nei rogiti del notaio Gottardo Gottardi di Rallo.

Il Sebastianus fq. Tomasi Simbeni de Hermulo citato nel 1558, dovrebbe essere un fratello di Fabiano (Phlabianus). Quest’ultimo, come si vedrà più sotto, a differenza di Sebastiano, è nominato molte volte negli scritti ed avrà sicuramente discendenza a Dermulo, accertabile nella Tav.7. Da lui prenderà il nome anche la casa detta al Castelet o appunto ai Fabiani. Nascimbene quindi, come confermato dal documento del 1542 era il padre di Tommaso.

In un sindacato della comunità di Dermulo, sempre del 1554,[7] troviamo menzionati Tommaso Massenza e Francesco Massenza, quest’ultimo presente anche a nome dei fratelli Gaspare e Vigilio. Possiamo arguire che Francesco, Gaspare e Vigilio, siano stati figli del sopraccitato Simone, anche perché, in altri atti notarili per lo stesso terreno a Cambiel, appare confinante Francesco (Cesco) Massenza. Vigilio non appare altre volte negli scritti, invece Francesco, che probabilmente era il più vecchio dei fratelli, lo troviamo nel 1559, 1560, 1567,1569 e 1571 come testimone o confinante di terreni. Gaspare compare nel 1567, come confinante di un bosco a Santa Giustina, ma nel 1571 era già morto, ed i suoi figli erano ancora minori. Infatti in quell’anno i suoi eredi tutelati da Matteo Pret, vendevano un orto confinante con Francesco Massenza e con gli eredi di Giovanni Massenza, a Floriano Inama di Fondo. L’orto si trovava sicuramente presso la casa di Floriano Inama (la futura casa n.19) e quindi anche presso l’abitazione del fu Gaspare Massenza, cioè la casa più tardi n. 17/18. Nel 1573, sono citati gli eredi di Gaspare Massenza, come confinanti di una cantina nella casa detta dei Cristani.[8]

Francesco aveva sicuramente tre figli: Simone, morto nel 1618, Domenico morto intorno al 1615 e Francesco morto sembra, nel 1610.[9] Non è da escludere però, che anche Concio, già morto nel 1602, fosse figlio del primo Francesco.

Simone Massenza nel 1609, è protagonista anche di una non ben definita causa, contro il figlio del nobile Giustiniano a Prato di Segonzano. In tale occasione Simone è rappresentato da Bonaventura de Alberti.[10]

Nel 1615, durante un processo alle streghe tenutosi a Coredo, viene interrogato, probabilmente in qualità di regolano della comunità, Domenico Massenza, che riferisce agli inquisitori: “Signori mi no ho sentù ch’a Dermulo vi siano strie”.[11]

Domenico era sposato con una donna a noi sconosciuta, che gli aveva dato tre figlie. Grazie alle disposizioni testamentarie di una di loro, Maria Cristina, apprendiamo dell’esistenza delle altre due sorelle. Lucia, citata direttamente nel testamento, era andata in moglie a Matteo Simonetti di Priò; Maria Cristina aveva poi eletto erede Giovanni figlio di Giorgio Bonvicini di Salter. Giorgio Bonvicini aveva abitato parecchi anni a Dermulo, era infatti affitalino al maso Betta, e aveva preso in moglie una certa Caterina. Quest’ultima, dovrebbe essere stata una figlia di Domenico Massenza, e quindi una sorella di Maria Cristina. Ipotesi confortata, oltre che dalla motivazione del lascito testamentario a Giovanni Bonvicini, dalla presenza fra la loro prole, di Domenico, nome ripreso dal nonno materno.

 

 

Dal 1571, si trova in vari documenti Fabiano Massenza, forse figlio del primo Tommaso. Fabiano, credo sia lo stipite comune dei Massenza proprietari della casa  al Castiel, ovvero, sia di Giovanni (Tav. 9) e di Tommaso (Tav. 10). Gli eredi di Fabiano Massenza, sono citati anche come confinanti di un campo a Ronc, in un documento del 1625. Negli anni successivi, il campo a Ronc, risulta infatti appartenere ai discendenti di Giovanni e Tommaso.

Alla fine del Cinquecento, vivevano a Dermulo quattro persone con cognome Massenza, che ho considerato capostipiti certi di altrettante famiglie. Essi erano Cipriano, Simone, Tommaso e Giovanni.[12]

Da un documento, presente nell’archivio parrocchiale di Taio rogato nel 1602, veniamo a conoscenza che il padre di Cipriano si chiamava Concio e che in quell’anno risultava gia morto.

Simone morì nel 1618 ad Amblar, e ho ipotizzato che Leonardo, Antonio e Giacomo fossero suoi figli, perchè ciascuno di loro aveva un figlio di nome Simone.[13]

Le uniche notizie di Tommaso e della sua consorte Ursula, sono le date di morte e cioè rispettivamente il 1636 e 1635. Anche in questo caso si può presupporre che Fabiano e Gio.Batta fossero figli di Tommaso, perchè nella loro prole compare il nome paterno.

Giovanni, secondo il registro dei morti, rimase vedovo della moglie Maria nel 1618 (ammesso che si tratti dello stesso Giovanni di cui parliamo), poi risposatosi con una certa Ursula ebbe almeno sei figli, fra i quali solo Luca n.1620, avrà discendenza a Dermulo.

 

Le case di proprietà dei Massenza erano la n. 9/12, nel Settecento detta ai Fabiani ossia ai Massenzi[14], la n. 15 oggi scomparsa, e chiamata nel Seicento casa di Concio Massenza e la n.17/18 che fu abitata dagli eredi di Simone Massenza.

 

Qualche famiglia con cognome Massenza, viveva agli inizi del Seicento a Cunevo. Qui si trovano nel 1601 Giovanni della Massenza, nel 1629 Antonio Massenza e nel 1671 Giovanni Massenza.[15] Non sono in grado di dire, se questi Massenza avessero qualche legame con quelli di Dermulo, ma ciò non si può escludere.

 

 

LA DISCENDENZA DI CIPRIANO

 

Cipriano morto nel 1651,[16] avrà una breve discendenza (Tav. 7). Dal matrimonio con Maria nasceranno quattro figli:[17] Margherita (n.1614), Giovanni (n.1617), Mattia morto dodicenne nel 1635 e Concio nato prima del 1614 e morto nel 1686. Quest’ultimo, sposerà Ursula Bronzin dalla quale avrà un figlio maschio di nome Cipriano (n.1649) che morirà celibe nel 1668, prima del padre. Nel 1672 Concio, ormai senza eredi maschi, dona due terreni ai coniugi Lucia e Salvatore Tonini detto Filos di Mezzo S. Pietro (Mezzolombardo). E’ da presumere, anche se non ci sono riscontri, che Lucia fosse una sua figliola.

Cipriano il vecchio, sarà affitalino di Gio.Batta Panizza a Taio dal 1646, succedendo ai fratelli Antonio e Mattia Mendini.

Nel 1617, Maria moglie di Cipriano senior, darà in pagamento a Giovanni Giacomo Etterharter, eremita di S. Giustina, per un censo con lui stipulato, la “casa diruta senza tetto sita in Dermulo detta la casa di Vicenzi[18].

Nel 1616, sono nominati eredi e donatari del fu Vincenzo fu Cristiano Vicenzi, i fratelli Pietro e Bartolomeo Cordini. Probabilmente, Maria moglie di Cipriano Massenza, era una loro parente.[19]

 

 

LA DISCENDENZA DI SIMONE

 

Nel primo libro dei morti dell’archivio parrocchiale di Taio, si legge che un certo Simone Massenza, moriva ad Amblar Pieve di Romeno, nell’anno 1618, senza ulteriori informazioni. A Dermulo, nella prima metà del Seicento, vivevano con la propria famiglia tre persone:  Giacomo, Antonio e Leonardo, ciascuno con un figlio chiamato Simone. Ho quindi ipotizzato, che il loro ascendente comune, fosse appunto Simone morto nel 1618.[20] (Tav. 8). Di Simone conosciamo anche una figlia di nome Agnese che compare come madrina, al battesimo di Caterina figlia di Giovanni Mendini, nata il 19 ottobre 1612.

Dal matrimonio di Giacomo e Maria Sicher, figlia di Matteo di Coredo, risultano nati sette figli, fra cui Simone (n.1634) che presumibilmente sarà morto giovane, e Matteo morto nel 1647. Delle cinque figlie, tre sicuramente arrivarono all’età adulta. Esse si chiamavano Maddalena, Lucia e Caterina, andate in moglie rispettivamente ad Antonio Lucchi di Vion, Giovanni Domenico Valemi di Taio e ad Alberto Malfatti di Coredo. Tra il 1663 e il 1674, Maddalena e Caterina vendevano a Silvestro Inama fu Vittore, molti dei loro beni ereditati dal padre, fra i quali anche la casa detta di Jacomo Massenza. La casa si dice confinare con la via imperiale, con Tommaso Massenza e con Luca Massenza, e quindi non v’è nessun dubbio che l’abitazione fosse una parte della futura casa n. 9-12. Resta però da chiarire, il legame di parentela fra Giacomo, e gli altri due confinanti, e a chi avesse ceduto poi la casa, Silvestro Inama.

Lucia nel 1671, è citata come venditrice di una parte della suddetta casa, alla sorella Caterina.[21]

Antonio sposato una prima volta con una certa Maria, avrà diversi figli di cui non si conosce la sorte. In seconde nozze prenderà sposa Agnese, il cui cognome ci è sconosciuto. Fra i figli, risulta nato nel 1620, Giacomo che potrebbe essere stato il marito di Maddalena Biasi di Sfruz.[22]

Leonardo dalla moglie Antonia, avrà cinque figli maschi, di cui due sposati di nome Simone e Vittore. Simone (n.1616), sposato con una certa Maria, già nel 1668 non abitava più a Dermulo ma a Trento, assieme ai quattro figli. Di Vittore (n.1626) si conoscono due figlie di nome Antonia e Giacoma nate dal matrimonio con Lucia Bertoldi. Vittore abitava in una parte di casa più tardi numerata con il 17/18, che poi i suoi eredi venderanno ad Antonio Mendini. Vittore, si trova menzionato in diversi documenti, sia come esecutore di stime, sia in compravendite di terreni assieme a Silvestro Inama, Cipriano Inama e Simone Cordini.

Nel 1651 i fratelli Vittore e Simone Massenza vendevano al reverendo Gio.Batta Hochenauser due loro terreni a Cambiel.

 

 

 

LA DISCENDENZA DI TOMMASO

 

Di Tommaso nato circa nel 1570, si conoscono due figli: Fabiano e Giovanni Battista (V. Tav. 9). Tommaso ricoprì la carica di regolano nel 1617 e nel 1620.

a) Fabiano sposa una certa Anna che darà alla luce almeno cinque figli, fra questi sopravvivranno solo un maschio di nome Tommaso (n.1640) e due femmine di nome Margherita (n.1627) e Lucia (n.1645). Tommaso, detto Tomelin,[23] abiterà nella casupola più tardi n.15 ora scomparsa, comperata sembra, dagli eredi di Concio Massenza.

Tommaso si sposa ben quattro volte: la prima con Maria di Coredo che morirà ventenne nel 1670, dopo aver dato alla luce il figlio Fabiano; la seconda con Maddalena Marinelli[24] che prima di morire, circa nel 1679, gli diede due figli e cioè Giovanni Antonio (n.1671) e Giovanni Domenico (n.1678);[25] la terza nel 1679 con Maria Silvestri di Revò, dal cui matrimonio nacquero Giovanni Domenico (n.1681), Anna (n.1684) e Barbara (n.1689); infine nel 1691 sposerà Maria Brion di Mollaro, che gli avrebbe dato quattro figli fra cui Giuseppe (n.1698).

Tommaso morirà nel 1699, la moglie Maria nel 1733, e la casa sarà abitata dal figlio Giuseppe,[26]che sposerà nel 1725 Domenica Poloni di Malgolo. Dal matrimonio nasceranno Antonio (1734) e Barbara (1738).[27] Giuseppe nel 1744 rimase vedovo e due anni dopo si risposò con Caterina Inama figlia di Bartolomeo. Caterina darà alla luce tre figli maschi: Bartolomeo Gio.Batta (n.1750), Felice (n.1755) e Giacomo (n.1757); il primo forse muore giovane, gli ultimi due sono citati in un documento del 1772, dove si dice solamente che sono fratelli di Antonio. Questi non abiteranno a Dermulo ma in un altro luogo che non mi è noto.[28]

Antonio sposa nel 1763 Barbara Gallo di Segno e con le sue due figlie nubili Anna (n.1785) e Domenica (n.1780) si estingue la linea di Tommaso. Alla morte della sorella Domenica, avvenuta nel 1858, Anna fu affidata per il mantenimento a Teresa Inama moglie di Gio.Batta, naturalmente a spese del comune di Dermulo. Anna muore nel 1868[29] ed il Comune diviene proprietario della casa semi diroccata n.15, dell’orto attiguo e relativi gelsi, e di un piccolo campo al Raut poi ceduto a Romedio Endrizzi.[30]

b) Gio.Batta (ca.1590-1641) figlio di Tommaso sposa una certa Maria, dalla quale avrà cinque figli maschi: Giovanni (n.1615), Cristoforo (n.1628), Tommaso e Giacomo (n.1635) e tre femmine di nome Emerenziana (n.1634), Domenica (n.1639) ed Elisabetta (n.1640)[31]. Di tutti questi figli si hanno notizie solo di Giacomo[32] e Tommaso; il primo si trasferisce a Cortaccia e nel 1664 cede al fratello Tommaso “la sua parte paterna e materna indivisa”, quest’ultimo abita a Dermulo nella casa ai Fabiani e sposa Marina Inama figlia di Antonio detto Marin. Dal loro matrimonio nascerà solo Gio.Batta (1699-1702) le cui figlie Marina e Domenica saranno le ultime rappresentanti di questo ramo della famiglia. Marina sposerà nel 1715 Bartolomeo Inama figlio di Antonio, Domenica circa nel 1723 Gio.Batta Pergher di Magrè.

 

 

 

LA DISCENDENZA DI GIOVANNI (ca.1590-1635)

 

Giovanni, con molta probabilità era un fratello di Tommaso[33] e la sua abitazione era nella casa casa ai Fabiani più tardi n. 9 - 12.

Di Giovanni possiamo dire che lascerà solo un figlio di nome Luca (1620-1679), dal cui matrimonio con Lucia Valemi figlia di Bartolomeo di Taio, nasceranno Bartolomeo e Giovanni Domenico (Tav. 10).

Bartolomeo (1661-1737) prende in moglie Annamaria Gregori di Taio, dalla quale avrà solo una figlia di nome Lucia Margherita (1697-1759); quest’ultima sposa nel 1715 Giovanni Mendini figlio di Nicolò.[34]

Giovanni Domenico (1667 +p.1719)[35] sposa nel 1692 Caterina Chilovi di Taio. Dai registri parrocchiali si desume la nascita di cinque figli fra il 1692 ed il 1708, fra questi due femmine di nome Maria e Lucia, sposeranno rispettivamente nel 1720 il vedovo Baldassare Cordini di Taio e nel 1728 Andrea Chini di Segno; altri due figli (un maschio ed una femmina) si suppone siano morti, forse poco dopo la nascita;[36]un altro figlio di nome Luca, lascia Dermulo e va ad abitare a Rallo. In un documento del 1750, Messer Luca Massenza, con la presenza del figlio Domenico, acquista una parte di casa “nel colomello al Castiel” da Margherita vedova di Giovanni Mendini e quindi Domenico si trasferisce a Dermulo.

Luca aveva anche un altro figlio di nome Giuseppe, a sua volta sposato e padre di almeno tre figli: Teresa, Antonio e Vincenzo[37]. Quando questi nel 1775 venderanno a Giacomo Emer i loro beni a Dermulo, Giuseppe era già morto e loro non abitavano più a Rallo, ma a Salò nel Bresciano.

 

I FIGLI DI DOMENICO E I LORO DISCENDENTI (V. Tav. 11)

 

I cinque figli maschi di Domenico, nati dai matrimoni con Cristina Corrà e Barbara Cristani, erano tutti sposati e con prole:

a) Giacomo (n.1746) il primogenito, lascerà Dermulo per trasferirsi a Gargnano nel territorio di Salò. Di lui sappiamo che era sposato con Bona Lucaren, e che nel 1774 ritornerà in paese per sistemare alcune faccende con il padre ed i fratelli.

b) Innocente (1750-1825) sposa Teresa Covi [38]di Fondo, abita nella casa n. 9-12. Anche Innocente, per almeno dieci anni risiederà a Gargnano, dove nasceranno le quattro figlie: Caterina (1780), Cristina, Teresa e Innocenza.[39] Tre delle figlie rimarranno dopo il matrimonio nella loro casa natale e cioè: Caterina che vedova di Pietro Larcher di Quetta sposa Antonio Melchiori, Teresa che sposa Antonio Endrizzi, ed Innocenza, Luigi Battisti di Fondo.

c) Domenico (n.1762) e la sua famiglia avranno una breve esistenza: dalla moglie Caterina Maurina, sposata circa nel 1792, avrà un figlio, Giuseppe Nicolò. Nel 1795 Domenico muore, seguito due anni più tardi dalla moglie. Del figlio non si hanno notizie.

d) Giovanni (n.1766) sposa nel 1792 Teresa Cordini di Taio, dal loro matrimonio nasce nel 1793 Barbara e nel 1802 Giovanni. Barbara sposerà Pietro Chistè capostipite di tale famiglia a Dermulo. Giovanni Junior nel 1834 sposa Francesca Inama figlia di Antonio dei Rodari.

Dovrebbe essere figlia di Giovanni anche Anna (n.ca.1806) che nel 1824 mise alla luce un figlio illegittimo, Luigi Giuseppe, al quale poi fu cambiato cognome in Martello, con un decreto del 1839.

In una lettera del 1861 rinvenuta nell’ A.C.D. presso il Comune di Taio, si apprende che Giovanni I° era “manente e affittuale” del Maso Rauti o della Fam[40]. Nel documento inviato al Capocomune di Dermulo, Giovanni figlio del fu Giovanni Massenza, chiede che come gli altri censiti gli sia corrisposta la sorte di legna di sua spettanza, in quanto “originario di Dermulo ed ivi possessore di casa”. Il Comune risponde negativamente e rimanda tutto al Comune di Coredo, dove Giovanni effettivamente risulta residente. Dai registri dei nati nell’archivio parrocchiale di Taio, non risulta infatti nessuna persona con cognome Massenza nata dopo il 1834.[41]

e) Vigilio (1772-1820) sposa nel 1794 Barbara Panizza vedova di Antonio Negri; dal matrimonio risultano nati quattro figli, di cui due morti in tenera età. Non si conosce invece il destino delle altre due figlie, Maddalena e Caterina nate a Dermulo rispettivamente nel 1798 e nel 1802. Questo si può spiegare con il fatto che Vigilio ha abitato con la famiglia a Favogna per un certo periodo di tempo[42]. In questo periodo possono essere nati altri figli, o morte oppure maritate le predette Maddalena e Caterina.

Domenico, nato circa nel 1715, oltre ai cinque figli maschi aveva anche due femmine: Maria Anna (n.1733) e Caterina Margherita (n.1748) che sposeranno rispettivamente Giovanni Tecini di Sarnonico e Giovanni Battista Frasnelli di Taio.

Ancora oggi a Brescia e nella sua provincia vivono molte famiglie Massenza, sicuramente discendenti da quelle persone che vi si sono trasferite da Dermulo in vari periodi. Erano almeno tre i Massenza che abitavano nel Bresciano alla fine del Settecento e cioè: Giacomo figlio di Domenico, e i fratelli Antonio e Vincenzo figli di Giuseppe, nati a Rallo ma originari di Dermulo. Inoltre, ci sono buone probabilità che in quel di Brescia, si siano portati altri due fratelli, cioè Felice e Giacomo figli di Giuseppe Tomelin.

Oltre che a Brescia città, un discreto numero di famiglie Massenza vive ancora oggi a Castelcovati. Qui giunsero e si stabilirono i primi Massenza che esercitavano il commercio ambulante di cesti di vimini.

 

 


 

[1] Nei documenti anteriori non si trova traccia di questo cognome. Cesarini Sforza nel libro “Per la storia del cognome nel Trentino” riporta che a Lisignago in Val di Cembra nel 1440 viveva un certo Andrea Massenza, e nel 1473 i suoi eredi; quindi forse il cognome è originario di quella zona.

[2] La madre di S.Vigilio si chiamava Massenza.

[3] B.C.T. Archivio Desiderio Reich  Serie G.2.5. fasc. 19.

[4] Pergamena presso l’Archivio delle famiglie Inama di Coredo.

[5] B.C.T. Archivio Desiderio Reich  Serie G.2.5. fasc. 19.

[6] Protocolli del notaio Gottardo Gottardi Busta I, quaderno 5 c/o A.S.T.

[7] Protocolli del notaio Gottardo Gottardi Busta I, quaderno 5 c/o A.S.T.

[8] Documento presente nell’archivio Sandri.

[9] In un documento del 6 maggio 1610 compare come ancora vivente, in un altro rogato nella medesima data 6 maggio 1610 si citano gli eredi del fu Francesco Massenza.Quindi c’è qualche incongruenza! Archivio di Stato di Litomerice (CZ) consultato sul sito www.trentinocultura.it

[10] B.C.T. “Acta ordinaria cancelleria castri Boni Consigli” ms. 1865.

[11]Cfr. Claudia Bertolini, “La stupenda inquisizione d’ Anaunia” Pag.187.

[12] Non sono stato in grado di dimostrare il grado di parentela di queste persone, ma ritengo che Tommaso e Giovanni siano stati parenti abbastanza vicini.

[13] Per Antonio ho poi trovato la conferma, in quanto nel 1620, nella registrazione della nascita di suo figlio Giacomo, stà scritto Antonio figlio del fu Simone.

[14] In paese si è tramandata la notizia che detta casa sia la più antica in assoluto di Dermulo, e che una volta fosse un castello, affermazione quest’ultima confermata dal nome (Castelet, Castiel) con la quale era anche chiamata nel Settecento.

[15] Cfr. Livio Job in “Cunevo e le sue chiese nella storia del contado di Flavon” pag.113.

[16] Da un documento del 1602 risulta figlio del fu Concio.

[17] Almeno così risulta dai registri, ma potevano essercene altri.

[18] Atto numero 23 del regesto manoscritto dei documenti esistenti nella sacrestia della Chiesa di Dermulo.

[19] Atto numero 10 del regesto manoscritto dei documenti esistenti nella sacrestia della Chiesa di Dermulo

[20] Era consuetudine anche fino a non molto tempo fa, chiamare il primogenito oppure un altro figlio con il nome del nonno se non addirittura del padre. Per Antonio ho trovato conferma che era figlio di Simone dalla registrazione della nascita di Giacomo nel 1620: Giacomo figlio di Antonio fu Simone Massenza.

[21] Giacomo Massenza era possessore di una parte di casa incorporata nella casa “al Castelet” e questa situazione può far sorgere dei dubbi di aver commesso qualche errore nella ricostruzione genealogica. In questo caso si dovrebbe affermare che Giacomo non fosse figlio di Simone ma forse di Tomaso o di Giovanni. Personalmente ritengo questa ipotesi molto plausibile ma allo stato attuale priva di riscontri.

[22] Rogiti del notaio Maurizio Bombarda di Coredo Libro 3 anno 1688.

[23] Nello stesso periodo viveva a Dermulo un altro Tommaso Massenza, cugino del Tomelin e figlio di Gio.Batta.

[24] La registrazione del matrimonio è di difficile lettura e non sono sicuro che il cognome fosse Marinelli.

[25] Il primo forse è emigrato, il secondo sicuramente è morto molto giovane (forse appena nato).

[26] Non risulta dai registri che gli altri figli siano morti, quindi almeno alcuni, presumo siano emigrati in altri luoghi.

[27] Barbara morirà celibe all’età di trent’anni nel 1768.

[28] Forse nel bresciano? a Rovere della Luna? a Rallo?

[29] Inventario dei beni lasciati da Anna Massenza morta il 23.10.1868. Beni immobili: un arativo al Raut di stai tre circa e una marogna di casa senza tetto Beni contenuti in casa: due padelle di ferro, una cazza dell’acqua, una minela di banda per la farina, una segosta, un trepiede, una moja dal fuoco, un parolo di ferro e due secchie dall’acqua.

[30] Nei carteggi  comunali riguardanti l’eredità Massenza, si accenna ad un Giovanni fu Giovanni Massenza residente a Roverè della Luna che dichiara di rinunciare all’eredità. (Giovanni dovrebbe essere nipote delle due “Tomeline”, figlio cioè del loro fratello Giovanni nato a Dermulo nel 1769).

[31] Potevano esserci altri figli. (lo stesso Tommaso non compare nel registro dei nati)

[32] Nel 1688 nei rogiti del notaio Maurizio Bombarda di Coredo, si menziona in tre distinti documenti, una certa Maddalena Biasi di Sfruz, vedova di Giacomo Massenza di Dermulo. Non avendo altre notizie, azzardo l’ipotesi che il Giacomo in questione fosse il fratello di Tommaso. Ma non si può nemmeno escludere che si trattasse di  di un Giacomo appartenne alla linea di Simone.

[33] La mia ipotesi è supportata dal fatto che i discendenti di Tommaso abitavano nella stessa casa di quelli di Giovanni.

[34] Si noti il passaggio del nome Bartolomeo, dai Massenza ai Mendini, dove si susseguirà per quattro generazioni.

[35] La morte è da collocare tra il 1715 ed il 1719.

[36] I loro nomi però non compaiono nei registri dei morti.

[37] Vincenzo Massenza compare col grado di bersagliere nella compagnia di bersaglieri tirolesi di Cles capitanata da Giuseppe de Campi. Cfr. Alberto Pattelli - “La guerra di liberazione del popolo delle valli di Non e di Sole contro Napoleone nel 1796-1797”. Pag. 178 e 180.

[38] Su un atto notarile del 1805 si trova Teresa Covi, e il cognome Covi di Teresa è stato confermato anche dalle registrazioni a Gargnano. Tuttavia da qualche parte ho trovato la menzione: Teresa Battisti moglie di Innocente, ma potrebbe essere un errore.

[39] Il periodo all’incirca è da collocare dal 1780 al 1790.

[40] Il Maso Rauti o della Fam poco sopra Dermulo, era proprietà dei conti Thun, poi circa a metà dell’ Ottocento fu acquistato da Giuseppe Mendini di Taio.

[41] Il 1834 è l’anno del matrimonio fra Giovanni e Francesca, quindi eventuali figli nati dopo tale data saranno registrati a Coredo.

[42] Noi apprendiamo che Vigilio vive a Favogna nel 1813, quando a Taio muore il suocero Stefano Panizza. Forse ritorna in quella occasione?