LE FAMIGLIE ENDRIZZI

 

LA LINEA DI GREGORIO LA LINEA DI ANTONIO
DOCUMENTI 
 
LISTA 1   LISTA 2  LISTA 3

 

 

I PRIMI ENDRIZZI A DERMULO

 

Il capostipite delle famiglie Endrizzi a Dermulo fu un certo Gregorio originario di Don, dove tuttora abitano famiglie che portano questo cognome. Il fatto curioso però emerso durante le mie ricerche è che gli Endrizzi di Don,[1] sembrano discendere da una persona di Dermulo e precisamente da Enrico Inama. (V. Tav. 12)

I figli di Enrico abitante a Don nella prima metà del Cinquecento, abbandonarono il cognome Inama per assumere l’appellativo de Henrici oppure de Hendricis, da dove deriva Endrici ed Endrizzi.[2]

Anche nelle prime registrazioni parrocchiali di Taio, il cognome Endrizzi si trova nelle forme: De Hendrici, De Endrizis, De Enrici, Endrici.

In un documento del notaio Giovanni Antonio Cristani Senior[3] di Rallo, rogato a Castel Valer nel 1582, si dice che Pantaleone Betta di Malgolo era debitore di Henrico de Henricis di Don; si afferma anche che Enrico era amministratore di Anna fu Grigolo Mendini moglie di suo figlio Leonardo. Dal documento inoltre, si viene a sapere che i figli di Leonardo ed Anna, erano ancora in minore età e cioè avevano meno di 24 anni. Non conosciamo il numero di questi figli, ma possiamo affermare con certezza che erano almeno due: Pietro e Gregorio.

Il primo, appare come testimone in un documento rogato nel 1602 da Ferdinando Barbacovi di Dermulo, (“petro filio Lionardi de Endricis de Hono...”) ed avrà una discendenza a Don che però oggi, secondo don Vittorio Asson, sembra estinta.[4]

Gregorio invece, ai primi del Seicento si stabilisce a Dermulo, dove vive con la sua consorte Margherita, presumibilmente di Dermulo, fino all’età di sessanta anni. Le case appartenenti a Gregorio, dovrebbero essere state, le più tardi n. 4,5, e 6. Sulla loro provenienza si possono fare delle ipotesi: a) una casa, forse la n. 4, potrebbe essere stata la parte del nonno paterno Enrico Inama; b) un’altra poteva essere appartenuta al nonno materno Gregorio Mendini; c) forse una casa fu ereditata dalla moglie Margherita di cui non conosciamo il cognome (Pret?).

La prima apparizione ufficiale di Gregorio, è del 1617 dove è citato come confinante di un campo a Cambiel (Geogium Hendricis de Hono incola Hermuli).[5]

Al numero 13, del regesto manoscritto dei documenti esistenti nella sacrestia della Chiesa di Dermulo, si legge “fu condannato Gregorio Endrizzi di Dono abitante in Dermullo, descendente da una femina della famiglia Mendina a pagare le collette per li beni da lui posseduti a favore della Communità di Dermullo.” Il documento fu rogato dal notaio Giovanni Antonio Barbacovi, il 19 agosto 1620.[6]

Gregorio si trova citato, ancora come foresto in un documento del 1632, col quale viene obbligato a pagare le collette per la peste.[7]

Dal matrimonio fra Gregorio e Margherita nasceranno Leonardo (n.1619 +1684), Enrico (ca.1610 +1660), e Margherita (n.1616)[8]. Leonardo sembra rimanere celibe, Enrico si sposa con una certa Massenzia (Mendini)?[9] e Margherita nel 1640 con Matteo Mendini figlio di Giovanni.

La discendenza di Enrico, proseguirà con Gregorio (n.1641) che sposatosi la prima volta con una certa Anna e poi rimasto vedovo, con una certa Caterina, avrà cinque figli: tre femmine di nome Domenica, Margherita e Massenzia (nata dal secondo matrimonio) e due maschi di nome Enrico e Giovanni. Domenica (n.1689) sposa Michele Busetti di Taio, Margherita (n.1672) sposa nel 1694 Michele fu Gio.Batta Inama di Dermulo e Massenzia (n.1699) prenderà marito nel 1722 nella persona di Antonio Endrizzi di Dercolo, capostipite degli attuali Endrizzi di Dermulo.

1) Enrico, a volte chiamato anche Udalrico o Odorico, era nato nel 1674 e abitava a Taio, dove era sarto e dove morì nel 1725. Dal suo matrimonio con Lucia Refatti di Taio, avvenuto nel 1702, nasceranno almeno due figli: Gregorio (n.1716) e Barbara (n.1705). Dopo la morte del marito, Lucia gradatamente procedette all’alienazione di diversi terreni da lei posseduti a Taio e quindi si trasferì a Dermulo, presso il figlio Gregorio o la figlia Barbara.

Gregorio, era sposato dal 1740 con Maria Domenica Moncher di Coredo, ma nel 1749 muore e le sue due figlie, Domenica e Lucia, saranno poste sotto la tutela dello zio Vittore Tamè. Domenica muore nel 1759 all’età di 11 anni, Lucia si sposa nel 1766 con Giuseppe Berti di Denno e poi rimasta vedova, con Maurizio Rensi pure di Denno. Gregorio, sembra aver lasciato la sua famiglia, in una preoccupante situazione finanziaria, tanto che da subito Vittore è costretto a vendere, a nome di Domenica e Lucia, alcuni beni. Anche la vedova Maria Domenica, da qui in avanti cederà ad uno ad uno i vari terreni. In verità la cessione di beni, era stata già incominciata da Gregorio che almeno in un paio di occasioni, nel 1739 e nel 1747, vende due terreni: uno a Taio a Torasco e uno a Dermulo nella località Grezot.

Barbara sposerà Vittore figlio di Giorgio Tamè di Dermulo e gli porterà in dote una parte della futura casa n. 4.

2) Dal matrimonio di Giovanni (1669-1720) con Francesca Tamè figlia di Bartolomeo di Tres, nasceranno due figli maschi[10]: Giorgio (n.1691) e Gregorio che vivranno a Mezzocorona, dove moriranno senza discendenza. Giovanni da circa il 1700 fino sicuramente al 1710 abitò a Taio. Un documento del 1766,[11] tratta proprio dell’eredità lasciata da Giorgio e Gregorio. Questa consisteva essenzialmente in una parte di casa a Dermulo, assegnata a Barbara figlia del fu Enrico; un campo alle Longhe soggetto al Gafforio[12] assegnato ai fratelli Giacomo e Michele Inama figli di Margherita Endrizzi; un altro campo che presumo fosse alle Chegaiolle pure soggetto al Gafforio, assegnato ai fratelli Giacomo, Andrea e Silvestro Endrizzi figli di Massenzia ed infine una nogara presso la casa, attribuita ai fratelli Giacomo e Ottavio Busetti figli di Domenica Endrizzi. Nel documento non si fa menzione, a titolo di erede, di Lucia figlia del fu Gregorio fu Enrico Endrizzi, sposata con Giuseppe Berti e abitante a Denno. Per tale motivo, si ebbero in seguito dei contrasti con gli altri parenti Endrizzi che si trascinarono per parecchio tempo. Il sopraccitato documento, non rappresentava una vera e propria volontà testamentaria, ma un successivo atto di accomodamento, e quindi forse non è completo. Manca per esempio, una indicazione sulla sorte della futura casa n. 5, che già nel 1780 appartiene a Giacomo Endrizzi. Potrebbe darsi, che i due Endrizzi di Mezzocorona l’avessero ceduta a Giacomo in precedenza.

I discendenti di Gregorio, erano proprietari di due case a Dermulo e cioè: una nel colomello alla Crosara, una volta detta casa Endrizia, successivamente numerata con il 4, è oggi proprietà di Valentini Vittore;[13] e un’altra detta casa alla Catuzza, più tardi casa n.6.

 

 

LA LINEA ORIGINARIA DI DERCOLO

 

Antonio figlio di Melchiore, era nato a Dercolo circa nel 1695. Dopo il matrimonio, celebrato nel 1722 con Massenzia Endrizzi, si trasferisce a Dermulo, nella casa più tardi numerata con il 6. Gregorio padre di Massenzia, aveva assegnato alla figlia, la somma di 100 Ràgnesi, a titolo di dote. Gregorio e Lucia, eredi del suddetto Gregorio decidono di dare a Massenzia due stanze fatte a soffitto e anditi ad esse aderenti a Dermulo, nella casa detta  alla Catuzza[14] (più tardi n. 6) e un arativo alle Chegaiole, in luogo dei 100 Ràgnesi promessi.[15]

Antonio nei documenti della comunità non è mai citato, forse perché era forestiero o forse perché morto prematuramente (1736).

Il notaio Giovanni Francesco Barbacovi di Taio, menziona come testimone Antonio Endrizzi di Dercolo abitante a Dermulo. Era l’anno 1728.[16]

Dal matrimonio fra Antonio e Massenzia, nasceranno tre figli maschi di nome Andrea, Silvestro e Giacomo.[17] (V.Tav. 13)

Andrea (ca.1730-1790) si sposerà con Caterina Coletti, abiterà a Taio dove morirà nel 1790, lasciando solo una figlia di nome Caterina. Questa, nel 1806, prenderà marito nella persona di Antonio Torresani di Cles

Silvestro (ca.1730-1805) e Giacomo (1732-1811) sono i capostipiti delle due linee Endrizzi ancora oggi viventi in paese, che vedremo nelle prossime due sezioni.

 

 

 LA DISCENDENZA DI SILVESTRO

 

Silvestro figlio di Antonio, abitava nella porzione di casa paterna, più tardi numerata con il 6, oggi di proprietà Pante. Egli aveva imparato l’arte del muraro, dal maestro Antonio Spaz di Taio. Dell’accordo per l’apprendistato si era occupata la madre Massenzia. Dal matrimonio di Silvestro con Maria Biasi di Coredo nacquero quattro figli: la primogenita Maria Massenzia n.1761 si era sposata nel 1790 con Giovanni Conci, Marco n.1763 e Giacomo n.1774 erano morti ancora bambini, Giovanni n.1766 sposerà nel 1794 Orsola Lucchini di Tres. Nei registri parrocchiali, Orsola a volte porta l’appellativo Bagozzi, dal soprannome di famiglia. Tale soprannome, passerà poi a questo ceppo Endrizzi. Maria figlia di Giovanni, morta di colera nel 1855, è citata come maestra. Non so dire se questo appellativo fosse pertinente, oppure solo dato a Maria perchè le lezioni venivano impartite in una stanza messa a disposizione da lei.

Silvestro nel 1799 rimane vedovo, l’anno dopo si risposa con Maria Caterina Magagna, ma muore nel 1805 senza che da quest’ultimo matrimonio, nasca figliolanza.

Giovanni Junior figlio del suddetto Giovanni, (V. Lista n. 1) aveva quattro figli: Nicolò n.1834 e morto celibe, Natale n.1837, sposato con Caterina Bertagnolli di Banco, Felicita n.1840 che sposerà Vittore Chistè e Giuseppe n.1833 che vedremo con la sua discendenza nei prossimi paragrafi.

Dei due figli maschi di Natale: Abramo Nicolò emigrò in USA e precisamente a Chicago nell’Illinois, e Leone che si laureò in Agraria risiedeva a Bolzano. Il dottor Leone, fu l’ultimo possessore della casa vecchia degli Endrizzi, poi da lui venduta alla famiglia Pante originaria di Lamon, nel bellunese.

 

Giuseppe si sposerà nel 1865 con Angela Inama, figlia di Luigi Rodar, lascerà la casa paterna per abitare in quella della moglie, al n.27. Nel 1889, costruirà nel piazzale della sua casa n.27, un laboratorio per la produzione di fruste, (casa n.32) attività di cui era titolare assieme ai quattro figli Luigi, Giuseppe, Germano e Fortunato.

Luigi, (1866-1950) primogenito di Giuseppe Senior sposava nel 1890 Celestina Martinelli[18], e abitava in affitto nella casa n. 8. Dal matrimonio, nasceranno dieci figli fra i quali, uno di nome Mario Pietro (n.1897), emigrerà in Argentina, ed un altro di nome Gabriele (n.1894) morirà celibe nel 1972.

Giuseppe Junior (1869-1951) sposa nel 1900 Rosalia Mendini figlia di Giuseppe e nel 1925 costruisce in un suo terreno alle Braide una nuova casa, ora abitata dal figlio Lorenzo.

Germano (1872-1951) sposerà nel 1906 Rachele Inama figlia di Francesco, abiterà per un periodo in affitto nella casa n. 3, per poi trasferirsi in una parte della casa n. 21, proprietà della moglie. Il figlio Vigilio costruirà la casa, dove abita tuttora.

Di Fortunato (1876-1914) non sono riuscito a reperire molte notizie. Nei registri parrocchiali, non compare la sua data di morte, ma si sa per certo che è morto durante la prima Guerra Mondiale.


 

 LA DISCENDENZA DI GIACOMO

 

Giacomo detto Pignàt figlio di Antonio, abiterà fino alla morte (1811) nella casa n. 5, che aveva forse comperato dai suoi parenti dimoranti a Mezzocorona. Probabilmente, la non rosea situazione finanziaria, ha poi permesso che detta casa passasse in mano ai creditori.[19]

Dal matrimonio con Maria Anna Widmann di Tavon, nasceranno due figli maschi di nome Giacomo e Antonio ed una femmina di nome Massenzia.

 

I DISCENDENTI DI GIACOMO FIGLIO DI GIACOMO

 

Giacomo Junior (1771-p.1836) fu manente della famiglia Betta sicuramente dal 1801 al 1804, ma probabilmente anche da prima. Dopo il 1804, comprerà da Mattia Mendini, la porzione di casa n. 13-14, che rimarrà degli Endrizzi fino alla vendita all’incanto, avvenuta nei primi anni del Novecento.

Dal matrimonio di Giacomo con Maria Mattevi (V. Lista n.2) nacquero otto figli, di cui tre morirono in giovane età; degli altri cinque: Giovanni Antonio (n.1799), morì nel 1820 all’Ospedale Militare di Mantova; Anna (n.1800) sposò Antonio Clementi di Cis; Pietro (n.1802), sposò Domenica Berti dei Sesini di Banco, dove si trasferì con la famiglia circa nel 1838[20]. Nel 1830 Pietro era manente di Antonio Martini ed abitava nella casa n. 1. Mattia (n.1804) si sposa tre volte, avrà un solo figlio di nome Giovanni detto Bambin nato nel 1846 e morto molto povero e senza famiglia nel 1907; Romedio (n.1808) che vedremo nella prossima sezione.

 

Romedio, sposa nel 1832 Teresa Mendini figlia di Bortolo, abita anche lui nella casa paterna n.14, che però lascerà per un certo periodo, all’incirca fra il 1840 ed il 1845 per soggiornare a Milano. Due dei suoi sei figli di nome Pompeo e Francesco nasceranno proprio a Milano nella parrocchia di S. Gottardo. Per tale motivo, il soprannome Pignati, dopo tale periodo è soppiantato da Milanesi. Romedio era un costruttore di manici da frusta, arte che per un certo periodo, abbracciò anche il figlio Domenico. Gli altri figli di Romedio e Teresa erano: Bartolomeo, Giulia e Pietro. Gli ultimi due però morirono in giovane età.

1) Di Pompeo n.1841, non si hanno più notizie per molti anni, nei documenti è sempre menzionato con assente e di ignota dimora. Dal paese si era allontanato fin dal 1861, poi improvvisamente nel 1903 fa sapere di essere ad Acqui in Piemonte e da lì chiede al Capocomune di Dermulo informazioni sui suoi parenti. Nel 1913 il Comune di Acqui, chiede per motivi elettorali il suo certificato di nascita, ed è questa l’ultima notizia sul suo conto.

2) Francesco n.1844 sposa nel 1868 Costanza Rosetti di Taio, paese dove da molto tempo faceva il calzolaio. Nel 1880 lascia Dermulo per portarsi alla Mendola, nel 1881 poi è a Caldaro dove lavora sempre da calzolaio. Da qui poi raggiunge il Tirolo e Vorarlberg dove gira vari paesi assieme ai due nipoti Alessandro e Rosa figli di Domenico. Circa nel 1895 emigra negli Stati Uniti con la moglie e le due figlie Irene e Rachele, stabilendosi a Shepton in Pennsylvania.

3) Domenico n.1834, il figlio più vecchio di Romedio, si sposa nel 1853 con Maria Giuliani di Dambel; dal loro matrimonio nasceranno Rosa nel 1855 e Alessandro nel 1858. Lo stesso anno Domenico è condannato per furto a 20 anni di carcere duro, e morirà nel 1873 nella prigione di Capodistria. La moglie Maria morirà a Wischenwasser vicino ad Innsbruck nel 1919[21]. Rosa nel 1882, metterà al mondo un figlio illegittimo chiamato Vittorio e circa nel 1890 prendera come marito Giacomo Caproni. Alessandro si sposerà nel 1888 con Maria Freiwingen o Freistingen. Alessandro prima di spostarsi nel Vorarlberg, praticava nei mesi invernali il lavoro di spazzacamino nel Regno d’Italia. Da quest’ultimo matrimonio, si ha notizia della nascita di due figli: Elvira Maria nata a Wilten nel 1889 ed Alessandro Domenico nato a Rankweil in Vorarlberg nel 1891.

Vittorio, che si sposa nel 1914 con Anna Standercher di Oberhofen, dovrebbe abitare a Rankweil in Arlberg dove forse c’è ancora oggi qualche discendente.

4) Giovanni Bartolomeo n.1850 chiamato Bortolo, calzolaio di professione, era il figlio più giovane di Romedio, e come i suoi fratelli rimane ben poco a Dermulo: per un breve periodo lo troviamo alla Mendola, poi nel 1881 a Caldaro ed infine a S. Antonio in Arlberg come aizimponer[22] dove si sposa con la luterana Augusta Müller.[23]Dal matrimonio, si ha notizia della nascita di Maria nel 1881 e di Giuseppe nato nel 1892. Maria, sposerà nel 1906 a Luigi Kramer di Merzhausen, Giuseppe è segnalato l’ultima volta a Friburgo in Germania nel 1912.

La casa n.14 nel 1899, sarà venduta all’asta con tutta la mercanzia ivi contenuta, così come i terreni, e di questo ramo della famiglia Endrizzi tutti hanno perso la memoria.

 

I DISCENDENTI DI ANTONIO FIGLIO DI GIACOMO SENIOR

 

Antonio (1781-1855) di professione calzolaio, si unisce in matrimonio nel 1807, con Teresa Massenza figlia di Innocente. Con l’occasione, va a vivere nella parte di casa al civico 9, proprietà del suocero. Circa nel 1840, compera dagli eredi di Giovanni Emer, un’altra parte attigua di detta casa, della misura di Pertiche 26, dove poi Antonio aprirà una bettola.

Dal matrimonio di Antonio e Teresa, nacquero nove figli (V. Lista n. 3), di cui cinque morirono in tenera età. Dei rimanenti quattro, due erano femmine, di nome Anna Maria e Giulia che maritarono rispettivamente Giovanni Dolzan di Dardine e Giobatta Fellin di Revò, e due maschi, di nome Pietro n.1817 e Giacomo n.1820.

1) Pietro si sposa all’incirca nel 1845 con Caterina Ziller, Giacomo nello stesso periodo con Rosa Fellin di Revò. I due fratelli non andavano molto d’accordo, tanto che nel 1848 durante un litigio Giacomo ferisce mortalmente Pietro con una stanga.[24] Pietro all’epoca, aveva già un figlio di nome Giovanni, e sei mesi dopo la vedova Caterina, mise alla luce il secondogenito Carlo. Per i due sfortunati fratelli, era solo l’inizio di una vita travagliata, infatti nel 1851 rimasero orfani anche della madre e quindi furono affidati ai nonni paterni Antonio e Teresa. Da lì a poco però morirono anche i nonni.[25] Il Comune di Dermulo, si vide costretto a fare un contratto per il mantenimento dei due ragazzi, che si risolse con l’affidamento di Giovanni a Vigilio Tamè, e Carlo a Giuseppe Inama di Antonio. Fra il 1865 ed il 1870, i due fratelli raggiungono Savona, dove trovano lavoro come conciapelli. Nel 1875 Giovanni muore e dal certificato di morte spedito al comune di Dermulo, si apprende che era già vedovo di una certa Maria Fasce. Non sappiamo, se da questo matrimonio erano nati dei figli. Carlo nel 1888, inoltra richiesta di matrimonio al Comune di Dermulo che sarà puntualmente respinta, ma che non farà desistere Carlo da convivere con la sua compagna. Nel 1909 Carlo torna alla carica, rivolgendosi però all’I.R. Giudizio Distrettuale di Cles che farà da tramite con Dermulo, ancora per ottenere il permesso di matrimonio e il riconoscimento dei tre figli avuti con Bianca Vento di Badalucco[26]. In un primo momento, il Comune riconosce il matrimonio ma non i figli, poi fa marcia indietro e non riconosce nemmeno il matrimonio adducendo vari motivi.[27]

2) Giacomo era muratore, ed abitava nella casa n. 9, dove con la famiglia gestiva una bettola.[28] Dal matrimonio con Rosa Fellin nacquero ben quattordici figli, di cui cinque morti in tenera età e quattro stroncati dal colera del 1855, quando non avevano ancora dieci anni. I rimanenti, erano due femmine di nome Fortunata e Addolorata e tre maschi di nome Giacinto, Leopoldo e Desiderato. La discendenza proseguirà solo con Desiderato, almeno a Dermulo, infatti degli altri due fratelli emigrati in America, non si è più saputo nulla. Addolorata, sposa nel 1891 Arcangelo Inama figlio di Giacomo.

Desiderato (n.1860) è maestro muratore, ma gestisce sempre l’osteria al civico 9. Nel 1910 decide di costruire un albergo che sarà numerato con il 38.[29]

Desiderato prende in moglie Ester Recla di Don e avrà due figli: Benvenuto (1888-1908) e Vigilio Desiderato (1901-1968) progenitore degli odierni Endrizzi Pignati.

 

 

 

[1] Certi Endrici però, (sicuramente gli antenati del vescovo Celestino) si erano trasferiti da Rallo a Don agli inizi del Seicento, secondo quanto riferitomi da don Vittorio Asson di Don.

[2] Cfr. Hanns Inama Sternegg. “Geschicte aller Familien Inama” pag.170.

[3] Oggi presso l’Archivio di Stato di Trento.

[4] A.P.T. busta n. 21.

[5] A.T.P. busta n. 5. Giorgio anzichè Gregorio è sicuramente dovuto ad un errore.

[6] A.P.T. busta n. 21.

[7] A.P.T. busta n. 21.

[8] Potevano esserci altri figli.

[9] Quasi sicuramente era la figlia di Giovanni Mendini e quindi sorella di Matteo. Il nome Giovanni ripreso dal nonno materno compare fra la figliolanza di Enrico.

[10] Potevano esserci altri figli.

[11] AST Protocolli del notaio Baldassare Alfonso Bergamo. Busta I.

[12] Il Gafforio era una tassa (di solito una percentuale di quanto prodotto dal terreno) che veniva pagata direttamente alla Mensa Vescovile di Trento. Gafforio era anche sinonimo di curia, cioè il luogo dove venivano ammassate le derrate riscosse dai sudditi, per poi essere inoltrate al vescovo.

[13] Il colomello “alla Crosara” possedeva suddivisa fra i vari proprietari la striscia di terreno adibita ad orto, detta appunto “orti alla Crosara”. L’orto della vecchia casa Endrizzi si può riconoscere nella parte più a settentrione dell’odierno orto di Antonio Inama.

[14] Il nome Caterina in passato era abbreviato anche in Catta o Catina, e forse Catuzza ne è il diminutivo. La seconda moglie di Gregorio (n.1641) si chiamava proprio Caterina, chissà che non fosse proprio la Catuzza.

[15] AST Protocolli del notaio Giannicolò Bergamo. Busta I.

[16] V. Protocolli del notaio Giovanni Francesco Barbacovi presso l’AST.

[17] La data di nascita di Andrea e Silvestro non è riscontrabile nel registro dei nati per la mancanza dello stesso, quella di Giacomo si è dedotta dalla registro dei morti, dove casualmente era riportata l’età. L’unico figlio registrato di Antonio e Massenzia è Federico nato nel 1736 di cui però non si sa altro.

[18] Nel 1920 Luigi risulta sposato con Maria Pancheri di Bresimo detta “Baselgia”, quindi presumo sia rimasto vedovo di Celestina.

[19]  E’ risaputo che Giacomo nel 1810 aveva grossi debiti con certo Chilovi di Taio, al punto da dover vendere alcuni campi (forse gli unici che possedeva).

[20] Gli Endrizzi di Banco dovrebbero discendere da Pietro.

[21] Maria era al seguito della figlia Rosa dimorante a Wischenwasser con il marito Giacomo Caproni. Il Comune di Dermulo fu obbligato a fornire un sussidio per il mantenimento di Maria (era considerata pertinente di Dermulo) fino alla sua morte, pressato dalle numerose lettere del genero Giacomo che minacciava di “parcheggiare” Maria in un ricovero.

[22] Lavoratore ferroviario. Il termine deriva dal tedesco Eisenbahnbau che vuol dire costruzione di una ferrovia. In quel periodo erano molti i trentini impegnati oltre Brennero per tale scopo.

[23] Questo matrimonio sarà a lungo osteggiato dal Comune di Dermulo per motivi religiosi ma soprattutto economici. Ai tempi dell’Impero Austriaco le persone indigenti, (che erano la maggior parte) dovevano chiedere al proprio Comune il permesso di matrimonio che una volta accordato spesso si trasformava in un arma a doppio taglio: al Capocomune infatti facevano riferimento eventuali creditori anche a distanza di molti anni e le diatribe non si contano.           

[24] Giacomo è arrestato e condotto all’ergastolo di Innsbruck dove sconta un anno di reclusione!!.

[25] Teresa mori nel 1854, Antonio nell’estate del 1855 causa il colera.

[26] I tre figli erano: Maria Caterina (n.1890), Giuseppe Santo (n.1896) e Caterina (n.1901). Il loro cognome dovrebbe essere Vento, ma non si può escludere anche Endrizzi.

[27] La paura del Capocomune era che una volta riconosciuto il matrimonio o addirittura i figli come pertinenti del Comune, in futuro si trovi ad affrontare spese impreviste di vario genere che le persone riconosciute come “pertinenti” non fossero in grado di pagare; spese che graverebbero sul misero bilancio comunale.

[28] Bettola non ha il significato dispregiativo dei giorni nostri.

[29] L’albergo sarà venduto in seguito a Vigilio Tamè, poi a Lino Zinzarella.