LE CONTRIBUZIONI IN OLIO
Tra i vari documenti presenti nell’Archivio parrocchiale di Taio, si trova notizia anche di come i proprietari di certi terreni fossero obbligati a fornire olio d’oliva alla chiesa che serviva essenzialmente come combustibile per l’illuminazione del Santissimo. Il primo accenno in tal senso si trova nel 1618 quando Floriano Inama di Fondo si dice sia obbligato a fornire alla chiesa perpetuamente 6 Mosse all’anno di olio.[1] Tale onere era assicurato su un arativo e vignato al Marzol. Nel 1766 a carico dei discendenti di Floriano Inama di Fondo a fronte delle iniziali 6 Mosse di olio da contribuire alla chiesa, ne erano rimaste soltanto 2 Frachèle. Infatti 5 Mosse erano passate a carico degli eredi Bombarda di Coredo e le rimanenti 2 Frachèle a Silvestro Rizzardi di Coredo e a Silvestro Inama di Dermulo. Nel 1854 troviamo che alcune persone obbligate a fornire l’olio alla chiesa, avevano raggiunto un accordo per affrancarsi dall’onere mediante lo sborso e di una somma di denaro. Si trattava di: · Antonio Inama obbligato per 9 Oncie che pagava 2 Fiorini per lo sgravio · don Giacomo Mendini obbligato per 4 ½ Oncie che pagava 1 Fiorino per lo sgravio · I fratelli Giovanni e Giacomo Inama obbligati per 4 ½ Oncie che pagavano 1 Fiorino per lo sgravio · Pietro Mascotti obbligato per 7 ½ Libbre che pagava 20 Fiorini per lo sgravio Nel 1855 risultava che anche Giovanni fu Romedio Emer doveva alla chiesa 9 Libbre di olio d’oliva. Tale onere li spettava in quanto aveva comperato dagli eredi di Vigilio Inama di Fondo il loro maso a Dermulo. Uno o più terreni di questo, erano gravati dal suddetto obbligo però l’Emer non era d'accordo perchè diceva che i terreni gli erano pervenuti liberi da ogni obbligazione.[2]
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