INVENTARIO DELLA CHIESA DEI SS. FILIPPO E GIACOMO NEL 1766

    

Il documento riportato nella prime pagine dell’Urbario della Chiesa dei SS. Filippo e Giacomo, è stato redatto dal notaio Baldassarre Alfonso Bergamo di Taio, assistito dal Parroco di Taio Cristoforo Franceschini, dal Sindaco della Chiesa, Antonio fu Giovanni Battista Inama, da uno dei Regolani della Comunità cioè Silvestro fu Ottavio Inama, nonchè dal sacrestano Antonio figlio di Giuseppe Tamè. Inoltre sono presenti come testimoni Giovanni figlio di Gaspare Inama e Romedio figlio del nobile Bartolomeo Mendini. Lo stesso documento, con allegata una lista dei terreni della Chiesa compilata da Giovanni Udalrico Gilli di Taio, si trova anche nell’Archivio di Stato di Trento nei protocolli dello stesso notaio Bergamo.
L’atto è suddiviso in due parti, una in lingua latina di introduzione, ed un’ altra in italiano che è il vero e proprio inventario; questo a sua volta è diviso in tre parti, la prima dove sono elencati tutti i beni mobili, la seconda comprendente i terreni e l’ultima i capitali e debiti.
La chiesa al momento dell’inventario non era in possesso di nessuna casa, perchè era stata venduta proprio qualche mese prima a
Gaspare Inama.[1] Nel catasto del 1780 invece, compare a nome della chiesa, una casa, che proveniva dalla cessione effettuata nel 1778, anno di fondazione della Primissaria, dall’eremita di S. Giustina.[2] I terreni di proprietà erano 14.
Nel 1774 tutti i prati ed i campi che al punto 1 dell’inventario del 1766 erano posseduti dal sacrestano pro tempore, furono affittati a livelli perpetui a varie persone del paese per salvaguardarli si disse, dal loro progressivo peggioramento. Il livello perpetuo o investitura era un tipo di locazione della durata di  diciannove anni, trascorsi i quali poteva essere rinnovata per altri diciannove “con l’onoranza di una libbra di pepe”. Per l’affitto il livellario corrispondeva annualmente alla chiesa il 5 % della rendita del terreno ed il pagamento poteva essere fatto in grano terzato, ossia un terzo in segale, un terzo in frumento ed un terzo in leguminose. Queste persone dopo molti anni quasi sempre diventavano proprietarie dei terreni a tutti gli effetti, sborsando la così detta somma di affrancazione.
Nella terza parte sono elencati i censi, cioè i prestiti in denaro che la Chiesa concedeva ai privati o al Comune al tasso del 6 o del 7 % annuo, che poteva essere corrisposto in denaro, in prodotti, oppure in entrambi i modi.
La moneta più usata era il Fiorino del Reno o Ragnese che corrispondeva a 4½ Troni (Lira Tron) ed a 54 Carantani.[3]

La prima pagina dell'inventario

 

 

TRASCRIZIONE DELL’ INVENTARIO [4]

1  2  3  4  5  6  7  8  9

In Christe Nomine
Die dominica 24: Mensis Augusti 1766 in Pagi Hermuli Plebis Thaij, Vallis Annania, Tridentina diocesis, et in sacrario Templi eiusdem Loci ad presentiam Joannis filij Gaspris Inama, et Romedij filij Nob.Bartholamei Mendini testium rogatorum & c:
Cupiens Illustrissimus, et Reverendissimus dominus Cristophorus Franceschini Tresij Patritius iam iam a sexdecim annis Ecclesia Parochialis Sacti Victoris Thaij Rector, et Parochus Praedecessorum suorum laudabilia Sequivestigia er quod precipuum est sacrorum canonum, et costitutituionum Mandatis humilissime obtemperare invetarium publicum tam stabilium, quam mobilium, juricum, et gravaminum Ecclesia Filialis Sanctorum Apostolorum Philippi, et Jacobi dicti Pagi Hermuli subhac Parochia Thaij fieri curavit. Ideo assumpti Sindicus eiusdem Ecclesia Antonius qm Jo: Bapta Inama, Regolanus Loci Silvester qm Octavij Inama agens etiam nomine consocij Joannis qm Jo:Bapta Inama absentis, atque adituus Antonius filius Josephi Tamè, et per me Notarium publicum interrogati de omnibus Stabilibus, Mobilibus, Juribus et gravaminibus in uim? juramenti per eosiam prestiti dixerunt ac unanimiter nominauerunt sequentia quo ad unius cuiusque intelligentiam italico sunt descripta sermone o protestatione, quod si quid a liud ad lucem, et cognitionem eveniet, sub eodem juramento sint quocumque tempore patefacturi et quidem facto signo S: Crucis

 

1. La Chiesa stessa dedicata ai Santi Filippo, e Giacomo con la sua sagrestia, revoltello aderente, e campanile con due campane, e funi per sonare le medesime, col cemeterio attorniato da muri, ove sono due entrate colle inferriate, alla quale da mattina confina la strada comune, ed il Comune, da mezzodì il prato della stessa chiesa, da sera parimente, da 7ne la casa del Nob: Francesco Mendini.
In questa vi sono tre altari di legno indorati, il primo dedicato ai detti Santi Filippo e Giacomo, il secondo a cornu Evangelij a S: Bortolameo, ed il terzo ai Santi Gioseppe, e Valentino da consacrarsi, ma colla pietra portatile consacrata.

Indi li seguenti mobili

Un calice d'argento, il più bello con patena pure d'argento indorata del peso d'oncie venti

Altri due simili con patene d'oncie diciasette per cadauno.

Corporali n° nove

Borse di diversi colori n° nove

Velli di diversi colori per li calici n° dieci

Facioletti bianchi per detti calici n° quattro

Piance bianche due, rosse due, verde una, morele una, nere tre, e così in tutte n° nove accompagnate dalle sue stole, e manipoli uniformi

quadrati da sacerdoti n° tre

Messali da vivo n° tre

Messali da morto n°cinque

Rituali n° due

Camici ed amiti n° cinque, uno festivo con pizzi, e gli altri feriali coi loro cordoni.

Cotte n° due, una ordinaria l'altra fatta da (nocio?)

Tovaglie per gl'altari n° cinque

Sugamani n° due

Telle incerate n° tre

Sottotovaglie n° otto

Campanelli di metallo n° due

Un secchiello per l'Acqua Santa

Un centonaro per l'oglio col coperchio, e serratura[5]

Un banco per il grano con serratura vecchia

Candellieri per mortori n° quattro

Banche n° due da ponervi sopra li morti

Una tela per coprirli

Cuscini feriali n° due

Altri festivi n° sei

Lampadi n° due, una grande, ed una picciola vecchia

Un turibile con sua navicella d'ottone

Candellieri d'ottone n° sei

Candellieri di legno argentati col suo crocifisso n° sei

Altri crocifissi di legno n° tre

Ceforali n° quattro [6]


Tavolette per uso de sacerdoti sull'altari, mude n° tre
[7]

Un sacchetto per raccoglier l'elemosina

Banchi a spese della chiesa n° due novi, e un vecchio di larice

Quadri per decoro della chiesa n° quattro

Un confalone di damasco rosso, e bianco con sua croce d'ottone in cima, e cintura per portarlo

Altra croce d'ottone vecchia

Palme di fiori con suoi vasi n° quattro

Altre dizioni vecchie n° due

Angioli per abelimento degl'Altari movibili n° sie

Una lanterna

Un armaro per le pianete

Un cataletto [8]

Un genuflessorio per la preparazione

Un armaro per li calici

Un zocco di pietra fuori della porta per l'elemosina

Un lavamano inmurato

Scatola per le ostie

Calamaro con libro per notare le messe

Ampoline para n° tre

Una sedia d'appoggio per comodo dei confessori

Lampadini due di vetro

Animelle n° quattro [9]

Un crocifisso in sacristia

Una tavoletta ove sono notate le messe

Un velo per andar a comunicare

Una ombrella per il medesimo fine

Due banchetti in chiesa

Un banco in sacristia

Tele due da coprire gl'altari

Purificatori n° tredici

Due vesti telari

Un lavello

Un armaro per i confaloni

 

2. Li beni stabili, che sono altresì posseduti dal sacrestano coll'annuale pensione alla chiesa de Ragnesi ventotto fra danaro, formento, e segalla alla tassa.

Un prato sotto al cemeterio detto al Pisarachel della semenza de stara tre, e minelle una, che da mattina confina il detto cemeterio, da mezzodì, e sera il Rido, da 7ne li Molti Illri Signori Inami di Fondo.

Un prato a Poz o sia alla Sonda Longa de stari uno, quarte una, al quale da mattina confina la via comune, da mezzodì li Sig.ri Inami di Fondo, da sera Nob: Sig. Romedio Mendini, da 7ne Sig. Giacomo Inama.

Un prato in PraMartinel detto al Pont de stari quattro minelle una, presso da mattina il comune, da mezzodì Nob. Sig. Romedio Mendini, da sera il fiume Nos, da 7ne il Comune.

Un gaggio detto a Santa Giustina del valore a corpo, e non a misura de Ragnesi dodeci, cui da mattina il Nob: Bortolo Mendini, da mezzodì Antonio Inama, da sera il fiume Nos, da 7ne li beni di C: Brughier.

Un campo arativo detto a Santa Giustina de stari due, quarte due, al quale da mattina e mezzodì confina il Sig. Giacomo Inama, da sera Sig. Romedio Mendini, da 7ne il Molto Illre Sig. Betta di Castel Malgolo, e Nob. Bortolo Mendini.

Un fondo arativo e vignato alle Romenere de stara quattro, e quarte due, con un gaggio de stara tre, e quarte tre, al quale confinano da tre parti il suddetto Sig. Betta, e dall'altra la via consortale.

Un fondo arativo e vignato alla Leonarda de stara quattro, al quale confinano da mattina altri beni di detta Chiesa, da mezzodì la via consortale, da sera Messer Giovanni Giacomo Inama, da 7ne un gaggio di detta Chiesa.

Un fondo arativo e vignato a Cambiel de stari nove, quarte tre, cui da mattina confinano li beni di S. Vittore di Taio, da mezzodì la via consortale, da sera la stessa Chiesa col descritto fondo alla Leonarda, da 7ne parimente col gaggio annesso.

Un gaggio a Cambiel de stara due, presso da mattina il Sig. Romedio Mendini, da mezzodì li Sig.i Ridi da Cles, da sera la medesima Chiesa col fondo, e da 7ne l'Eccmo Sig. dr. Pierantonio Panizza di Taio.

Un fondo arativo e vignato a Cambiel de stara uno e quarte due, al quale confinano da mattina gli'eredi di Gregorio Endrizzi, da mezzodì la via consortale, da sera i Sig.i Ridi da Cles, da 7ne il gaggio.

Un fondo arativo e vignato al Bertusel de stara uno, quarte una, e minelle due, cui da mattina confina la via Imperiale, da mezzodì, e sera Sig. Romedio Mendini, da 7ne Giacomo qm Ottavio Inama.

Seguono altri beni posseduti in locazione temporale dall'infranominate persone.

Un fondo arativo e vignato alla Croce de stara sette e minelle due, cui da mattina confina il Molto Ill.re Sig. Bonifacio Betta, da mezzodì la via consortale, da sera Dominico Massenza, da 7ne il Fondo lasciato dal qundam d. Silvestro Inama a detta Chiesa.

Posseduto dal Sindico antedetto Antonio Inama coll'annuale affitto de stari uno formento, ed uno segalla.

Un fondo arativo e vignato a Plantadig de stara due quarte due, cui da mattina confina Nob. Francesco Mendini, mezzodì e 7ne le vie consortali, e da sera Nob. Bortolo Mendini.

Posseduto dal suddetto Nob. Francesco Mendini mediante l'annuale pensione de stari uno formento.

Un Campo a Cavauden de stari due, minelle due e mezza, cui da mattina la strada consortale, da mezzodì li eredi del Nob. Nicolò Mendini, da sera il Comune di Dermulo e da 7ne il Sig. Romedio Mendini.

Proveniente questo dal detto Nob: Francesco Mendini come nei rogiti de Mediis del 24 8bre 1762 e da lui posseduto con l'annuale prestazione de stara uno formento.

 

3. Seguono finalmente li censi attivi, ed altre ragioni.

Un capitale de R.si settanta al sei formato in due volte presso gl'eredi di Messer Gio.Batta Inama come appare riguardo ad uno de R.si trentatre in Rogiti di me Sottoscritto Notaio da 29 maggio 1752=era posto all'altro via Rogiti.

Un capitale de R.si novanta fatto in due volte presso Giacomo qm Ottavio Inama come consta in Rogiti di me sottoscritto Notaio del 27 Gennaio 1749 cioè il primo de R.si trenta al sei, ed il secondo de R.si sessantasei al cinque.

Un capitale de R.si venticinque presso il Nob: Bartolomeo Mendini al sei come da Rogiti Barbacovi di Taio.

Un capitale de fiorini cento allemani provenienti da Messer Giovanni Giacomo Inama presso la Magnifica Comunità di Dermulo, conforme apparerà da ìnstrumento da farsi in breve da me Notaro.

Un capitale de R.si settantaquattro proveniente pure dal suddetto Mr Giovanni Giacomo Inama presso gl'eredi di Nicolò Mimiola detti li Colodoni, e Messer Giovanni Giacomo Franceschini come da istromento parimente da farsi.

Un capitale de R.si sessanta al sei presso Gaspare Inama come in Rogiti di me sottoscritto notaro dei 20 mese di luglio 1766.

Un capitale de R.si venti al sette presso Vittore Tamè come in Rogiti Chilovi dei 21 9bre 1740

Altro presso lo stesso de R.si 13=1=6 (13 Ragnesi, 1 Tron e 6 Carantani) al sei come Rogiti di me sottoscritto, lì 3 Xbre 1753.

Un capitale de R.si trentacinque al sei presso il Nobile Francesco Mendini come in Rogiti de Medis.

La ragione d'esigere annulamente un staro di formento dall'Eredi del Nob. Nicolò Mendini sopra un fondo al Fossà presso da mattina il rido, da mezzodì Antonio qm Giovanni Battista Inama, da sera la strada pubblica, da settentrione il Sig. Romedio Mendini come si desume dall'Urbario vecchio senza spiegarne il titolo, quale però vien riferito ai Rogiti del quondam mio avo.

La ragione d'esigere annualmente mosse n° sei d'oglio dalli Molti Illri Sig.ri Inami di Fondo, a sollievo de quali senza saperne la previsione successeron li Molti Illri Signori Eredi Bombardi di Coredo a pagarne mosse cinque il d: Silvestro Rizzardi di d.o Coredo a pagarne una frachela, e Silvestro Inama a pagarne altra frachela.

Altro capitale presso Messer Giovanni Giacomo Inama de R.si cinquanta al sette, ma ora ridotto al sei, come dalli Rogiti Barbacovi dei 18 Giugno millesettecentoventitre.

Altro capitale de R.si trenta al sette, ma ora ridotto al sei presso Messer Giovanni Giacomo Inama, conforme appare dalli citati Rogiti Barbacovi sotto la medesima data.

Gli aggravi poi consistono in troni novantadue, e mezzo, che si pagano annualmente al Reverendissimo Sig. Parrocco per le Messe Legatarie n° 40 ed altro.

E questo fu asserito essere l'intero e fedele Inventario della rammentata Chiesa, il quale ridotto da me Notaio in pubblico documento, fu anche quivi registrato assieme colle sue relative scritture già fatte e che verranno da farsi a maggior cauzione della detta Chiesa, nonchè a dilucidazione della verità e così sia & c:

Io Baldassarre Alfonso Bergamo Notaro di Taio le cose premesse pregato fui iscrivere, e pubblicai.

 

 

 


 

[1] Nel 1740 Gaspare Inama aveva comperato dalla Chiesa una prima porzione di detta casa

[2] La casa dell’eremo (dal 1778 casa primissariale), detta “la casa di Vicenzi” dal nome del suo vecchio proprietario (Vincenzo Cristiani) fu data nel 1617 da Maria Massenza moglie di Cipriano all’eremita Eteratther come pagamento per un censo. Non si sa in che modo Maria fosse divenuta proprietaria della casa, che nel 1616 dovrebbe essere stata dei fratelli Pietro e Bartolomeo Cordini eredi di Vincenzo Cristani. SISTEMARE

[3] Nel caso della corresponsione in prodotti, esisteva il seguente rapporto fisso fra capitale prestato e merce da consegnare:

CAPITALE IN RAGNESI

PRODOTTI

6

1 staio di frumento

5

1 staio di segale

4

1 staio di miglio

3

1 staio di qualsiasi altro grano

75

1 staio di vino teroldego

70

1 staio di vino qualsiasi

60

1 staio di mosto

Ogni censo formalizzato con un atto notarile, era assicurato su uno o più beni immobili del censuario, al quale veniva data la possibilità di renderlo affrancabile in ogni momento; il censualista inoltre poteva cedere il diritto di riscossione del capitale e dei relativi interessi ad altre persone od enti. Oltre alla Chiesa, di solito prestavano soldi anche le persone agiate, spesso pronte ad approfittare della povera gente in caso di insolvenza.

[4] L’inventario è stato ricopiato dal protocollo del Notaio Bergamo all’anno 1766 c/o l’A.S.T.

[5] Il centonaro era un vaso di pietra per l’olio.

[6] I ceforali erano i candelabri.

[7] Ricambi.

[8] Specie di portantina dove si posava la bara.

[9] Lucignolo incerato dei vecchi lumini a olio.