IL PANE

 

Nell’Ottocento, il pane per gli abitanti di Dermulo, veniva prodotto, o a volte solo venduto, nella casa comunale ex numero 16. Si trattava essenzialmente di pane ordinario denominato “buffetto”, preparato con farina di frumento.
Esisteva da molto tempo a tutela dei consumatori, il cosiddetto calmiere del pane che fissava per i tre o quattro tipi di pane prodotto, il peso ed il prezzo che esso doveva avere. Il calmiere veniva emanato annualmente dall I.R. Capitanato Distrettuale di Cles.

L’appalto per la fabbricazione del pane aveva durata annuale fino al 1870 e poi triennale.

A titolo di esempio, si trascrive qualcuno dei 34 punti del “Capitolato d’asta per la fornitura del pane di frumento nel Comune di Dermullo” relativo al 1896.

1. La privativa fabbricazione e vendita del pane di frumento nel Comune di Dermullo ha principio il giorno1° Gennaio 1896 e terminerà col giorno 31 Dicembre 1898.

2. La privativa si estente alla fabbrica e alla vendita del pane di frumento delle consuete qualità, cioè buffetto /ordinario/, gramolato e di lusso.

3. E’ ammesso all’asta e può rendersi deliberatario solo chi è esercente industriale prestinajo.

4. Il levatario dovrà attenersi alle solite qualità e forme del pane buffetto e gramolato nonchè di quello di lusso, netto e di buon sapore, nella fabbricazione per il pane di lusso impiegherà o frumento italiano di prima qualità o farina ungherese pure di prima qualità, per il pane buffetto e quello gramolato userà dette farine e frumento restando libero al levatario impiegare sino alla metà farina di frumento nostrano.

6. Ilpane deve essere fabbricato del peso indicato dal Calmiere di Cles, che gli verà fornito a cura di questo Comune. Il relativo listino deve essere sempre esposto nel fondaco ed ispezionabile dal pubblico.

12. L’appaltatore dovrà fornire il pane munito mediante impressione delle iniziale del suo nome e cognome nel fondaco che preciserà l’ autorità Comunale, giornalmente nella stagiona estiva alle ore 6 nelle altre stagioni alle ore 8 di mattina nella quantità necessaria ai bisogni del Comune, e prima di metterlo in vendita farne la denunzia ai revisori del pane nominati da questo Comune. ....

13. I privati entro il raggio Comunale di Dermullo e fuori dalle loro abitazioni, non possono far fabbricare pane delle qualità in privativa che dal levatario. ....

14. Tutto il pane occorente per una giornata dovra essere poratato al fondaco ogni dì in una solvolta ed all’ora dell’apertura del locale. Il pane dovrà essere tenuto in vista e mai nascosto.

15. Il venditore del pane è obbligato di stare al fondaco per ore 2 avanti mezzo giornoed alrtrettante dopo il mezzo giorno, ed avrà diritto in qualunque tempo di vendere pane anche fuori del fondaco sempre però entro questo perimetro comunale.

17. Gli osti possono rivendere pane ai loro avventori e per il consumo del proprio esercizio, purchè da loro sia proveduto direttamente al pubblico fondaco.

Tutti i censiti, come pure gli esercenti, erano obbligati a rifornirsi presso il fondaco del comune, e il prestinaio era obbligato ad accettare in pagamento oltre al denaro, anche frumento “purchè sia bello e mercantile”.

Nel 1843 si fece fare al chiavaio Giovanni Micheli di Vion un “campion con n. 3 marche ad uso del fontaco”.

Il comune pagava due persone detti pesadori del pane affinchè provvedessero al controllo del peso, prima che il pane fosse venduto. Nel 1868 svolgevano tale compito, Vittore Chistè e Vigilio Tamè che però a breve furono licenziati perché, si disse, non eseguivano bene il lavoro. Stessa sorte subirono i pesadori del 1876. Nel 1907 i pesadori erano Giacomo Inama e Agostino Inama.

Nel 1890 vinceva l’appalto per fornire il pane, certa Filomena Lucchi di Romallo, la quale fu al centro di molte lamentele, per la scarsa qualità del prodotto. Il 22 gennaio 1891 il capocomune Germano Emer scriveva alla Lucchi:

Dai pesadori del pane di qui venne fatto rapporto in questo Comune sulla scarsezza del pane che ella fabbrica pella vendita in questo Comune, dietro informazioni avute dall’ im. reg. Autorità D.e di Cles, la invito a farsi rappresentare da una II^ persona qui in paese pelle ventuali procedure entro dieci giorni, caso contrario si procederà sulla scarsezza del pane come dice le informazioni più sopra alla presenza di due pregati testimoni.

Contemporaneamente la invito a rimettermi f. 2 più presto sia possibile in pagamento calmiere del pane pro 1891 da me anticipati al Lod.e Municipio di Cles, doveri che aspettava as essa e non a mè perche io non sono il suo fattore; così anche i pesadori del pane pretende la sua mercede da questo Comune, mercede che toca ad essa di f. 1,50 annui per cadauno, sella invita adunque a pagare tantosto delli pesadori sotto pena di sommarie esecuzioni.

Tale richiamo non deve aver cambiato molto il comportamento della Lucchi, tanto che il 28 luglio 1891 le venne recapitata un’altra lettera, nella quale il capocomune affermava:

Tutto il popolo di qui an mossa querella, pel panne che ella Sig. attualmente produsse in questo fondaco, ella produsse il panne vechio che ritira dai fondachi di costì, questa e cosa più che vidente perchè lo manda separato da quel di Tajo, tante volte e [è] mancante di peso, manchante della marcha, mancante di forma, non si sa da che parte spezzarlo se non è colla misura del metro per calcolare un carantano dall’altro. [?]

Dopo che gli ho distacato un certificato per difenderla nei suoi bisogni; a deso si vede proprio che sene abbusa tropo della mia bontà, ma se essa per l’avenire non spedise il panne secondo le condizioni e li accordi fati mi vedo costretto adoperare le misure che usava il Comune di Tajo ed ordinerò ai pesadori che procedano in pieno rigore.

Per principiare, quando lei conduce il panne separato da quel di Tajo, quello sarà ricusato, e pel quel giorno o due o tre, il Comune si provederà di panne da altri fabbricatori e continuerà fino che il panne sarrà fabbricato secondo la regola dell’arte

con ciò resta avertita.
 

          

Non abbiamo altre notizie di come sia andata a finire questa vicenda, ma nel 1897 Filomena Lucchi torna a far parlare di se. Infatti, fu sorpresa a vendere illecitamente pane a Dermulo, dove per aver vinto l’appalto, la vendita spettava a Giuseppe Rossi di Cles. Nel 1898 la Lucchi è condannata per questo fatto.

Nel 1902 Abelardo Velentini vinceva l’asta per la produzione del pane a Dermulo. Il comune gli affitterà pure la casa primissariale per tre anni, dove il Valentini costruirà un forno.

Nel 1920 il prestinaio Giulio Stratta ristrutturava la casa primissariale, spendendo 231 £ e poi la prendeva in affitto per 20 £ al mese.

Nel 1926 il pane costava £ 3 al Kg.

  

I “FABBRICATORI” DI PANE

  

PERIODO

NOME

1818

Tommaso Paoli

1819-1820

Antonio Inama fu Silvestro

1821-1822

Tommaso Rossi

1823

Giacomo Inama fu Giuseppe

1824

Tommaso Rossi

1825

Battista Brida di Tres

1827

Giovanni Inama fu Giacomo

1828-1829

Bortolo Mendini

1830-1831

Giovanni Inama fu Giacomo

1832-1836

Bortolo Mendini

1837-1839

Alberto Malfatti di Coredo

1840

Giuseppe Mendini

1845-1846

Antonio Malfatti di Coredo

1849

Battista Malfatti di Coredo

1852

Giuseppe Mendini

1853

Vittore Emer di Taio

1854

Domenico Barbacovi di Taio

1855

Giacomo Endrizzi

1856

Giuseppe Inama di Antonio

1858

Giovanni Tamè

1859

Pietro Emer

1860

Giovanni Inama di Antonio

1861

Pietro Inama

1862

Giacomo Endrizzi

1863

Romedio Fuganti di Taio

1865-1868

Giacomo Endrizzi

1869-1870

Lorenzo Eccher

1870

Giuseppe Inama

1872-1873

Romedio Fuganti di Taio

1874-1875

Giuseppe Fuganti di Taio

1876

Giacomo Inama fu Silvestro

1878

Giovanni Vois di Taio

1881

Emanuele Eccher

1887

Gioachino Valentini di Rallo

1890-1892

Filomena Lucchi di Romallo

1893-1895

Abelardo Valentini di Rallo

1896-1898

Giuseppe Rossi di Cles

1899-1901

Cesare Ruatti di Malè

1902-1904

Abelardo Valentini di Rallo

1905-1907

Damiano Postal di Mezzocorona

1908-1919

Benedetto Huez di Caldonazzo

1920-1923

Giulio Stratta

1923-1925

Enrico Velentini di Rallo

1925

Amadio Inama