I PRIMI ABITANTI

 

 

Scrive lo Sforza[1] che nel Trecento molta gente, soprattutto nelle campagne, era priva di cognome.[2] Il cognome inteso come lo intendiamo oggi fino al Cinquecento era per lo più prerogativa delle persone nobili o benestanti. La gente comune non ne sentiva l’esigenza, in quanto era sempre riconosciuta aggiungendo al proprio nome, la paternità vivente o defunta e/o il luogo di provenienza. Solo più tardi, con l’aumentare della popolazione e la conseguente presenza di molti omonimi, cominciò a prendere forma quel secondo appellativo che permetteva di identificare inequivocabilmente una persona.

I cognomi, etimologicamente, possono avere varie origini, ci sono patronimici, cioè derivati dal nome del padre, matronimici dal nome della madre; e ancora dai soprannomi, da qualità fisiche o morali, dalla professione, dal luogo di origine o di provenienza, da animali, vegetali, ecc.

Prima del Concilio di Trento (1545-1564), non esisteva una regolamentazione in merito, tanto che il cognome poteva essere cambiato senza inconvenienti. Sono un esempio i figli di Enrico Inama di Dermulo dimoranti a Don, che lasceranno il loro cognome originario per assumere il patronimico de Henricis da cui Endrizzi. Nei rogiti cinquecenteschi del Gottardi o del Cristani,[3] si incontrano frequentemente altri casi di questo genere. Per esempio Giovanni Nardi che non era altro che Giovanni Inama fu Leonardo; Sebastiano fu Tomaso Simbeni invece di Sebastiano fu Tomaso Massenza; Cristoforo Filippi invece di Cristoforo Inama fu Filippo; Antonio Marini in luogo di Antonio fu Marino Inama. Anche il Lorenzi[4] riporta alcuni esempi: nel 1603 a Fondo Filippi invece di Inama, nel 1605 a Cles Odorici in luogo di Zoanetti.[5]

Il paese di Dermulo, piccolo ai giorni nostri, era ancora più minuscolo nei secoli passati. Abbiamo notizia che nel 1350 annoverava nove fuochi (Liber Focorum), cioè nove famiglie, che pressappoco corrispondevano ad una cinquantina di persone.[6] Il primi dati anagrafici reali, si riferiscono agli anni compresi fra il 1620 ed il 1633, dove nella Pieve di Taio troviamo i seguenti numeri: Taio n. 67 famiglie e 335 abitanti; Dermulo n. 13 famiglie e 65 abitanit; Tres n. 116 famiglie e 580 abitanti.[7]

Nel documento denominato Carta de Hermulo, contenuto nel Codice Wangiano e datato 17 febbraio 1218 sono elencati 18 uomini ed una donna di Dermulo: Adamo fq. Odolrici, Johanni fq. Alberti, i fratelli Symeone e Ottone f. Martinacii, Dominico fq. Francolini, Bonomo fq. Johannis de contrata, Alberto fq. Viviani, Ordano e suo fratello, Jacobino loro fratello, Zanolino fratello di Symeone, Johanne fratello di Adamo, Graciadeo loro fratello, Vivencio fq. Zanuceli, Viviano fq. Martini de Solado, Odorico f. Adalpreti, Levesella f. Aytenghi, Johanne e Richelli fq. Clementis e Forcio Strambo.

Nel documento n. 147 contenuto pure nel Codice Wangiano e datato 9 settembre 1220 sono elencati i seguenti uomini di Dermulo: Symeon, Otto e Johanolus germani, Dominicus et Bonus filii Forzolini, Bonomus f. Johannis de contrata, Albetrus, Jordanus et Jacobinus germani, Adam, Johannes et Gerardus item germani, Vivancius et Ventura filii Johannucli, Vivianus filius Martini de Selado, Odulricus, Johannes et Georgius germani, Levesella filia Attingi, Johannes Rikellus filius Clementis, Fortius Strambo.

Nel 1263 un Adalpretus que fuit de Armul viveva a Romeno, dove aveva in affitto un terreno dalla chiesa di Trento.[8]

E’ del 1275 un elenco dei possedimenti episcopali nel territorio di Dermulo, nel quale compaiono i seguenti nomi: Bonaccorso, Giorgio, Mazono, Domino, Vilielmo, Tomeo, Tapusio, Armilia, Romedio, Walterino, Morando, Odalrico, Monica, Belino, Avanzino, Zuliano, Sono, Enrico, Engelmaro, Benvenuto, Bono, Bono fu Tomeo, Bonefacio, Bonaiudo de Conrado, Nicolò, Bonvecino, Zaneta, Quattrosoldi, Segalla, Zordano e Bosco.[8bis]

In un documento rogato a Gardolo nel 1291, è citato come testimone un certo Viviano Cesterio que fuit de Armulo. [8ter]

Nel libro di Cesarini Sforza “Per la formazione del cognome nel Trentino” si trovano citati nel 1248 Leusella di Dermulo e nel 1373 Nicolò detto Bertoldo de Armulo.

In un documento del 1306 troviamo citato Bosco del fu Maconus de Armul, che riceveva da Belvesino Thun 7 lire di piccoli veronesi.[9]

Nel 1315 un certo Pietro figlio di Pollo Pasete di Coredo abita a Dermulo.[10]

Nel 1330 un documento di investitura veniva rogato a Dermulo nella casa che fu del già defunto Bonato.[11]

Nel 1334 in un documento redatto a Castel Valer compare fra i testimoni Nascimbene fu Raimondino.[12]

Nella “Guida storico-archivistica del Trentino” di Albino Casetti, troviamo il regesto di alcune pergamene presenti nell’archivio parrocchiale di Coredo.[13] In una pergamena del 1308, si citano donna Selva figlia di Bonato fu Damiano di Dermulo e moglie di Benedetto fu Luigi Alessio di Smarano ed un Nicolò di Enrico di Dermulo abitante a Coredo.[14] In un'altra pergamena del 1343, compare Benvenuta vedova di ser parisi di Coredo che riceveva in affitto da Enrico pievano di Coredo, un terreno a Dermulo nella località plantadig, confinante con Saporitus figlio di Flordebella di Dermulo.[15] Hanns Inama-Sternegg, nel suo lavoro “Geschichte aller Familien Inama”, riporta un documento mediante il quale gli abitanti di Dermulo, concedevano il diritto di vicinato, a Stefano figlio del fu Corrado di Tassullo abitante a Malgolo.[16] In questa pergamena, rogata dal notaio Nicolò del fu Concio di Tassullo con imbreviatura del notaio Prandino di Dermulo, il 18 aprile 1346, nella casa del notaio Belvesino fu Corrado, fratello del suddetto Stefano, sono elencati i seguenti vicini di Dermulo: Giacomo fu Pageno, Saporito Tarando figlio di Saurito, Innama figlio del fu Bonecoto, Delaydo suo fratello, Maleto figlio del fu Niger, suo fratello notaio Vender, Bonamico figlio del fu Benedict di Campo abitante a Dermulo, Pietro del fu Giacomo,[17] Francesco Simeone figlio del fu Boneconto, Federico figlio di Feliciano, Odorico figlio di Nascimbene, Coo figlio del fu Giovanni, Marino fu Niger, Bonacorso fu Resto, Federico fu Morello, Francesco fu Delaito.[18] Inoltre comparivano come testimoni: Federico de (detto?) Malvasio fu ...., Cono figlio di Delaito, Margrado figlio di Pageno, Bonacorso fu Nicolò de (detto?) Pageni, maestro Der fu Giovanni di Dermulo e Coo figlio di Bonamigo.[19]

Francesco Negri, nel suo libro “Memorie della Parrocchia e dei Parroci di Tassullo”, riporta un documento ripreso a sua volta da una scritto di Giambattista Inama, nel quale il nobile Enrico di Castel Valer nel 1340 investiva Nicolò Svestlino di Campotassullo, di un terreno a Dermulo, dove era un Nascimbeno che lavora il campo per il locatore Enrico, e un Muzo figlio di Mucio di Campotassullo.[20] Leggendo la pergamena si evince pure che Nascimbene era figlio del fu Raimondino, il terreno era in località a Femila e confinava da una parte con Savoritus. Nascimbeno dovrebbe essere il padre dei più volte citati Odorico e di Nicolò.[21]

In un documento rogato a Mollaro nel 1355 appare come testimone Bonacorso fu Nicolò di Dermulo.[22]

Nel 1377 Nicolaus detto Tencius fu Nascimbeni di Dermulo vendeva a Simone fu Pietro Thun una terra al Pozo confinante con Sicherius Dine e con gli eredi di ser Federico di Tassullo. In un altro del 1380 Odorico fu Nascimbeni detto Tanzo riceve in affitto tre terreni a Dermulo: uno in località San Jacomo, uno alla Buxa confinante con Nicolò detto Foza e uno alla Croxe confinante con Federico di Dermulo e un certo Lanzomi.[23]

Nel 1391 troviamo come confinante di un terreno a Taio nella località Vin, "dona Quieta de Armulo".[23b]

Nel 1444 tra i confinanti di un terreno in Predaia di Coredo in loco Pra da Lanoro ci sono gli eredi del fu Dalayto di Dermulo.[24]

Nel 1446 sono citati i fratelli Gregorio e Nascimbene fu Raimondini, Inama del fu Nicolai detto Foza e Favorito del fu Giovanni;[25] nel 1468 in una vertenza per i confini fra Coredo, Smarano, Sfruz e Dermulo: Antonio Inane, Pietro q. Preti, Nicolao fq. Antonij Cordini.[26]

In un documento del 1446 si citano oltre a Nicolò fu Raimondini abitante a Taio, una certa Margherita figlia del fu Nicolò detto Bertoldo e Coo figlio del fu Dalaito di Dermulo, che vendevano a Nicolò fu Gaspare di Coredo un terreno in Predaia nel luogo detto Pra de Lanoro.[27] In un altro documento del 1437, compaiono Vincenzo figlio di Michele Zattoni di Tres abitante a Dermulo, Odorico fu Antonio detto Duce e ancora Nicolò fu Raimondino.[28]

Nel Codice Clesiano si nomina un certo Antonio di Coredo che nel 1467 veniva investito di una decima di un “manso in Armulo qui fuit q. Lenzoni de Armulo”.[29]

Nell’Archivio Parrocchiale di Taio esiste un regesto manoscritto anonimo dei documenti della Chiesa di Dermulo dove compaiono le seguenti persone: nel 1441 [30]Pietro Pretis, sua moglie Barbara, ed i figli Giacomo e Maria;[31] nel 1482 Michele Zatton[32]; nel 1534 Romedio Barbacovi;[33] nel 1551 Vincenzo Vincenzi; nel 1616 eredi di Vincenzo fu Cristiano Vicenzi.[34]

Su un documento del 1573, ricaviamo che il cognome non sarebbe stato Vicenzi, ma bensì Cristani; e ciò risulterebbe più fondato visto che tale cognome era diffuso nel vicino paese di Rallo. Le due persone di cui si fa menzione erano Vincenzo e Nicolò Cristiani, già defunte nel 1573.[35] A Dermulo il primo rappresentate dei Cristani lo troviamo nel 1542 nella persona di Vigilio che assieme ad Antonio Inama stima una casa in vendita.[36]

In un documento del 1438 riportato da B. Chini in “Memorie delle Comunità di Segno e Torra e della vetusta parrocchia di S. Eusebio” sono citati due abitanti di Dermulo e cioè: Gregorio del fu Raimondino e Antonio del fu Odorico detto “duce”.[37] Quest’ultimo probabilmente è il padre di Bartolomeo detto “duca” che compare nella Carta di Regola del 1471.[38]

Nel libro di Endrici “Coredo nell’Anaunia” si trovano nel 1425 Nicolò detto Foze figlio del fu Ser Innamy e Odorico figlio del fu Stefano di Coredo abitante a Dermulo.[39]

Nel libro di Don Negri: “I signori di S. Ippolito e di Clesio” a pagina 276 si parla di una compravendita dove è parte attiva Vincenzo fu Michele Zattoni[40] di Tres abitante a Dermulo, era l’anno 1467. Già nel 1446 Vincenzo abitava a Dermulo.

Un elenco di nomi lo troviamo nella Carta di Regola della comunità di Dermulo datata 1471, dove sono menzionate le seguenti persone: Vincenzo Remondino fu Gregorio, Francesco del fu Nascimbeno, Bartolomeo del fu Antonio detto Duca[41], Nicolò Cordini, Pietro Fra (Pret),[42] Antonio del fu Inama; fra questi l’unico cognome ancora presente a Dermulo è Inama;[43] i Remondini più tardi chiamati Mendini si estingueranno in questo secolo con la morte dei cugini Angelo e Rosalia; i Cordini si sono estinti alla fine del XVII secolo, l’ultimo dei Pret abitava a Tres già nel 1599, degli altri non si hanno notizie.

Nel 1472 in un atto di compravendita di un terreno rogato a Dermulo nella casa di Vittore fu Michele Zattoni, sono citati come confinanti gli eredi del fu Cordino di Dermulo e Bartolomeo del fu Antonio pure di Dermulo.[44]

Nel 1477 troviamo nella persona di Antonio Inama di Dermulo uno dei capi della rivolta scoppiata in Val di Non contro l’autorità vescovile.[45] Dovrebbe essere lo stesso citato nella carta di regola.

In una pergamena del 1503 con la quale si incaricava il maestro Giacomo Bronza di Tres di costruire il campanile della chiesa di Dermulo sono citati i seguenti vicini: Simone figlio del fu Francesco fu Nascimbene amministratore dei beni della chiesa, Antonio figlio del fu Nicolò Cordini di Taio abitante a Dermulo e Salvatore figlio del fu Grigolo Inama.[46]

Simone figlio del fu Francesco fu Nascimbene dovrebbe essere la stessa persona di quel Simone figlio del fu Francesco dei Massenzi comparso come testimone nel 1546 e già morto nel 1554.[47] I Massenza, si estingueranno a Dermulo, nel XIX° secolo con la morte delle sorelle Anna e Domenica;

In un documento del 1554 è citato Antonio Pangrazzi di Campodenno abitante a Dermulo. Nello stesso documento sono citati gli eredi di Antonio Frisoni di Coredo, rappresentati nella regola di Dermulo da Rigolo Mendini. Si può arguire quindi che anche i Frison avessero abitato temporaneamente a Dermulo.

Verso la fine del Cinquecento troviamo gli Endrizzi provenienti da Don ma con progenitori di ceppo Inama come si vedrà più avanti; e ai primi del Seicento gli Emert (poi Emer), originari della Baviera.

Nel Seicento fanno anche la loro comparsa fugace i cognomi: Pellegrini (più spesso Peregrini) dalla Pieve di Sanzeno, Bonvicini di Salter, Desiderati di Coredo, Panizza[48] e Chilovi di Taio,[49] Bevilacqua[50] di Termenago, Sborzi e Recla di Smarano[51], Poletti di Maiano[52] e Martinelli.

Nel 1612 viveva a Dermulo un certo Antonino Laz di Taio che non sembra aver lasciato discendenza. Lo stesso Antonino compare nel registro dei morti nell’anno 1616.[53]

Alla fine del Seicento, troviamo i Tamè che provenivano da Tres, e ai primi del Settecento, gli Endrizzi da Dercolo.

Alla metà del Settecento gli Endriocher originari di Senale e Widmann di Coredo,[54] nei primi anni dell’Ottocento è la volta di Eccher, Brida e Chistè tuttora esistenti, Melchiori e Battisti emigrati dopo tre generazioni, e Perenthaler, Paoli[55], Rossi e Cescati rimasti a Dermulo per poco tempo.

In un documento del 1746 è citato come testimone, il callegaro Giambatta Piechenstain, abitante a Dermulo.

Già nel 1854 abitava a Dermulo presso Gio.Batta Inama, certo Giovanni Pircher figlio illegittimo di Maria Pircher di Parcines.[56]

Altri cognomi nuovi si sono aggiunti abbastanza recentemente e sono: Odorizzi da Rallo, Negri da Tres, Manzoni da Edolo, Pante da Lamon (BL), Kaisermann da Mezzolombardo, Cristoforetti da Taio, Zanon da Rabbi, Sandri e Valentini da Tuenno.

Con la costruzione poi delle ferrovie Trento-Malè e Dermulo-Mendola arrivarono in paese diverse persone con la mansione di capostazione.

L’arrivo di nuovi cognomi era dovuto a matrimoni, dove il marito raggiungeva la moglie posseditrice di casa e campagna (Chilovi, Chistè, Perenthaler, Melchiori, Battisti) oppure legato all’attività di fornaio (Desiderati, Paoli), di bettoliere (Rossi, Cescati), di manenti (Brida, Endriocher, Bonvicini, Tamè?); come eredi o acquirenti di case (Eccher? Emer? Endrizzi?).

Dagli spostamenti delle persone e dai matrimoni è emerso, come si vedrà più avanti affrontando i singoli cognomi, lo stretto rapporto economico e politico che legava fra di loro i tre paesi della pieve di Taio (Dermulo, Taio e Tres).

 


[1] Cfr. Lamberto Cesarini Sforza “Per la storia del cognome in Trentino”.

[2] Nel processo alle streghe del 1615 in “La stupenda inquisizione d’Anaunia” di Claudia Bertolini sono citate varie persone sia come imputati che come testimoni, l’autrice afferma che la maggior parte di queste non avevano un vero e proprio cognome, e molte non conoscevano nemmeno la propria età.

[3] Gottardo Gottardi e Antonio Cristani erano erano due notai di Rallo attivi nel Cinquecento i cui protocolli sono oggi conservati presso l’AST.

[4] Cfr. Ernesto Lorenzi “Osservazioni etimologiche sui cognomi di Val di Non e di Val di Sol.”

[5] Anche il capostipite dei Giovanetti o Zoanet di Coredo, sembra essere stato un Inama.

[6] I fuochi erano però delle misure fiscali, e non corrispondevano al numero effettivo delle famiglie ma ciò che la comunità doveva pagare. Infatti si veda il documento del 1346 riportato più sotto, nel quale figurano 16 capifamiglia.

[7] Cfr. Giuseppe Gaiardelli “Tres, note e appunti sul passato e sul presente di Tres”. I dati reali si intendono come numero di famiglie poichè il numero di abitanti si è ricavato moltiplicando le famiglie per un numero convenzionale di 5 componenti.

[8] A.S.T. Sezione Latina Capsa 9 n. 5. (Documento regestato come “Elenco fitti dell’episcopio nella Gastaldia di Romeno” a pag. 184 da Alessandro Andreatta nella sua tesi di Laurea.

[8bis] Pergamena dall’Archivio di Castel Bragher consultata presso Arch.Prov. di Trento

[8ter] Archivi Principatus Tridentini Regesta, documento n. 102.

[9] Documento presente nell’Archivio Thun di Castel Thun consultato sul sito internet www.trentinocultura.it

[10] Pergamena dall’Archivio di Castel Bragher consultata presso Arch.Prov. di Trento.

[11] Documento presente nell’Archivio di Stato di Decin proveniente dall’Archivio Thun e consultato sul sito internet www.trentinocultura.it

[12] Pergamena dall’Archivio di Castel Bragher consultata presso Arch.Prov. di Trento

[13] Cfr. Albino Casetti “Guida storico-archivistica del Trentino” pag. 256.

[14] La pergamena, è stata regestata anche in “Inventario dell’archivio storico della parrocchia di Coredo e degli archivi aggregati” a cura di Serena Pasquin, dal quale emergono alcune contraddizioni: il Damianus è stato letto “dominus” e Nicolò del fu Enrico non di Dermulo ma di Smarano (leggendo la pergamena il paese di Nicolò non è sicuramente Dermulo)

[15] La stessa notizia è riportata da don Edoardo Endrici in “Coredo nell’Anaunia” a pag. 176, l’anno però risulta essere il 1347. La pergamena, è stata regestata anche in “Inventario dell’archivio storico della parrocchia di Coredo e degli archivi aggregati” a cura di Serena Pasquin, dal quale ricaviamo che Benvenuta non era vedova e che Ser Parisius era figlio del fu Ser Paolo. Il nome della località è stato letto “plantudic”.

[16] Un Corrado di Tassullo è documentato nell’anno 1330. Cfr. Adolfo Menapace “Ieri e oggi le Quattro Ville nel tempo” pag. 64. Da un'altra pergamena ho potuto appurare che il Malgolo in questione era quello nella Pieve di Romeno e non quello nella Pieve di Torra.

[17] Forse uno dei primi antenati della famiglia Pret?

[18] Nel 1346 si arriva quindi ad un totale di 16 persone capifamiglia e cioè a circa un’ottantina di abitanti (quasi il doppio rispetto alla stima in base ai fuochi).

[19] Cfr. Hanns Inama-Sternegg “Geschichte aller Familien Inama” fotocopia riportata in appendice. L’originale di trova presso l’archivio di Castel Bragher.

[20] Cfr. Francesco Negri “Memorie della Parrocchia e dei Parroci di Tassullo” pag. 42.

[21] Pergamena dall’Archivio di Castel Bragher consultata presso Arch.Prov. di Trento.

[22] Pergamena dall’Archivio di Castel Bragher consultata presso Arch.Prov. di Trento.

[23] Pergamene dall’Archivio di Castel Bragher consultata presso Arch.Prov. di Trento. In parte citati anche da Hanns Inama-Sternegg “Geschichte aller Familien Inama” pag. 71.

[23b] Capitolo del Duomo di Trento
[24] Pergamena dall’Archivio di Castel Bragher consultata presso Arch.Prov. di Trento.

[25] B.C.T. Archivio Desiderio Reich  Serie G.2.5. fasc. 19.

[26] Cfr. Hanns Inama-Sternegg “Geschichte aller Familien Inama” pagg. 72 e 73.

[27] Pergamena presso l’Archivio di Stato di Litomerice (Rep. Ceca) consultata sul sito www.trentinocultura.it

[28] Pergamena dall’Archivio di Castel Bragher consultata presso Arch.Prov. di Trento.

[29] Pag. 547 Rivista Tridentina: Codici Clesiani Regesta.

[30] E’ molto probabile che l’anno sia stato il 1541 anziché il 1441.

[31] Nel libro di Giuseppe Gaiardelli “Tres, note e appunti sul passato e sul presente di Tres” si legge che nel 1606 la Regola della Comunità di Tres, concede il diritto di vicinato al maestro Giacomo Pret di Dermulo che per l’occasione paga 100 Ragnesi. E’ ipotizzabile che Giacomo sia stato l’ultimo rappresentante della famiglia Pret a Dermulo, infatti nei primi registri parrocchiali, (che partono con il 1616) questo cognome non compare mai.

[32] Sicuramente il nome esatto da leggere nella pergamena era Vincenzo fu Michele Zatton, in quanto Michele Zatton era morto almeno dal 1467.

[33] Romedio era figlio di Guglielmo fu Eblio Barbacovi di Taio, abitava già a Dermulo nel 1534 dove mori presumibilmente intorno al 1570. Nel libro di Enzo Leonardi “Anaunia - Storia della Val di Non” a Pag. 413 è citato abitante a Dermulo Ferdinando fu Ser Romedio Barbacovi (1579). Anche nella Carta di Regola di Taio del 1570 compare come testimone “Ferdinando notario filio Romedii Barbacovi de Thaio habitatore Hermuli” (Pg. 117 - Taio nel XV e XVI Secolo AA.VV. Nell’ A.D.T.esiste pure un documento del 1602 rogato dallo stesso notaio Ferdinando Barbacovi che si firma come “de Thaio abitator Hermuli”, quindi se ne desume che i Barbacovi hanno risieduto nel nostro paese per quasi un secolo. Molte pergamene rogate dopo il 1561 presenti nell’Archivio Parrocchiale di Tres, portano la firma del notaio Ferdinando Barbacovi e alcune dopo il 1591 di suo figlio Giovanni Giacomo che nel frattempo si era trasferito a Tres. Nell’Archivio di Castel Thun sono presenti un centinaio di pergamene rogate da Ferdinando che circa dal 1573 al 1596 abitava a Vigo di Ton. Nel 1626 si riscontra una pergamena rogata da Giovanni Antonio figlio del fu Giovanni Giacomo Barbacovi notaio a Tres.

Da un atto del 1587 rogato dal notaio Giovanni Antonio Cristani Senior di Rallo (presso l’AST), apprendiamo l’esistenza di un altro figlio di Romedio, Nicolò, sposato e padre di una figlia di nome Fiore che andrà sposa di Giacomo fu Giovanni de Bertis di Tassullo.

[34] Il cognome di Vincenzo non era Vincenzi ma Cristani, non mi è noto quando essi si stabilirono a Dermulo, sappiamo che la famiglia viveva nella casa ex n.16 oggi appartenente a Gino Inama. Detta casa era chiamata “Casa di Vicenzi” o “casa dei Cristani.” Un altro ricordo di questa famiglia ci è rimasto nella toponomastica, nella località “ai Visenzi”.

[35] Documento presso l’archivio Ottavio Sandri di Dermulo.

[36] Pergamena del 1542 nell’Archivio della famiglia Inama di Coredo.

[37] Il documento (l’originale è conservato c/o l’archivio parrocchiale di Tres) è riportato anche in “Taio nel XV e XVI secolo” e nella “Guida storico-archivistica del Trentino” di A. Casetti.

[38] Il Chini poi afferma di aver trovato in un documento anche un certo Antonio fu Raimondino detto Barbacou, e ne conclude che questo sia da ritenersi il capostipite delle famiglie Barbacovi. In un documento del 1471 compare come testimone Odorico di Nicolò detto Barbacovi di Taio. (B.C.T. Archivio Desiderio Reich Serie G.2.5. fasc. 19.) Carl Ausserer asseriva, non so in base a quali notizie, che i Barbacovi erano giunti a Taio all’inizio del Settecento provenienti da Riva; erano invece gia a Taio nel Cinquecento e proprio Antonio lo troviamo rappresentante nella Regola dei Monti di Taio e Torra del 1513. (V. “Taio nel XV e XVI secolo” AA.VV. Pag. 175.

[39] Il documento è regestato anche da Hanns Inama-Sternegg “Geschichte aller Familien Inama” a pag. 71. Ritengo che questo Odorico sia lo stesso già morto nel 1438 detto “Duce”. Infatti don Endrici a pag. 107 scrive testualmente “Odorico detto anche figlio ....” l’anche secondo me era da leggere duce. Il cognome Duce è riportato anche nell’elenco dei cognomi di Coredo nel 1423 a pag. 74 della citata opera.

[40] Michele Zattoni è citato molte volte a partire dal 1446 in pergamene riguardanti Tres. Egli risulta morto già nel 1467, tant’è che è così nominato anche nel 1472 (Vittore fu Michele Zattoni). Stranamente è dato ancora vivente nel 1482 in un documento riportato nei regesti della canonica di Dermulo.Ma si tratta sicuramente di un errore.

[41] Vedi quanto detto sopra riguardo al cognome Duce. Nel 1482 Bartolomeo era ritornato a Coredo nel paese dei suoi avi. (Bartolomeo detto Dussat di Dermulo abitante a Coredo. Perg.Archivio di Castel Bragher.)

[42] I Pret al pari dei Cordini abitavano a Dermulo da tempo molto antico. Il cognome deriva o dal sostantivo prete o più probabilmente dal nome proprio di origine tedesca Adalpreto. Se teniamo buona questa seconda ipotesi possiamo osservare come nella lista più sopra riportata degli abitanti di Dermulo nel 1218 vi troviamo un Odorico figlio del fu Adalpreto.

[43] Fin dal Seicento e per quasi due secoli, hanno abitato saltuariamente nella loro casa a Dermulo (la più tardi n. 19), anche famiglie Inama di Fondo. Nel 1619 per esempio troviamo Floriano II con la moglie Anna Pilati, che in quell’anno darà alla luce la figlia Lucrezia.

[44] B.C.T. Archivio Desiderio Reich  Serie G.2.5. fasc. 19.

[45] Cfr. pagg. 361, 362 degli “Annali del Principato Ecclesiastico di Trento dal 1022 al 1540” di Francesco Felice Alberti. Cfr. anche pagg. 53 ,54 e55 di “Geschichte aller Familien Inama” di Hanns Inama-Sternegg.

[46] A.P.T. busta 5.

[47] B.C.T. Archivio Desiderio Reich  Serie G.2.5. fasc. 19.

[48] La famiglia Panizza nel Seicento aveva il diritto di vicinato a Dermulo, dove possedeva la casa “ai Marini” (più tardi n. 8). Per un certo periodo i Panizza sono stati proprietari della “casa vecchia dei Mendini” (più tardi n.20/22) e di una parte della casa “al Plazol” (più tardi n. 23).

[49] I Chilovi rimarranno a Dermulo per tre generazioni, poi non so se si estingueranno o ritorneranno nel loro paese di origine. Il primo Chilovi in paese è un certo Giacomo (n.1564 ca + 1634), marito di Maddalena Inama figlia di Ercole. Il figlio Gaspare (n.1595 ca. +1634) sposa una certa Lucia dalla quale avrà due figli di nome Ercole (1632) e Giacomo (1623). Giacomo Chilovi senior, compare come testimone nel processo alle streghe nel 1615, nel quale farà dei nomi su delle donne di Taio sospettate di stregoneria, fra di loro “Menega moglie di Hercole Inama”.

[50] Paolo Bevilacqua fu Nicolò di Termenago sembra abitare nella “casa vecchia dei Mendini” nel 1646; troviamo la stessa persona che firma un contratto per indorare un altare della chiesa di S. Giacomo nel 1655. Nel 1635 appare, come padrino al battesimo di Caterina figlia di Antonio Mendini, Simone Bevilacqua di Termenago.

[51] Sborzi era la forma originale dell’attuale cognome Schwarz. Un tale Michele figlio di Antonio Sborzi di Smarano aveva sposato, circa nel 1630, Cristina Massenza figlia di Domenico e si era trasferito a Dermulo. Michele compare come padrino anche nel 1636. Nel 1672 abitava a Dermulo Giovanni Pietro Recla di Smarano con la moglie Maddalena (Mendini?). (Libro nati)

[52] Lorenzo Poletti aveva sposato una certa Margherita dalla quale aveva avuto nel 1634 una figlia di nome Dorotea.

[53] Un documento dell’Archivio comunale di Coredo parla del diritto delle Manare.  Antonino siccome abitava a Demulo sembra non potesse più godere di tale diritto..

[54] Nella prima metà del Settecento abitavano a Dermulo i coniugi Giuseppe e Caterina Widmann genitori di Margherita moglie di Cristano Emer. Essi morirono rispettivamente nel 1753 e 1745.

[55] Tomaso Paoli di Nanno, abitava a Dermulo nei primi anni dell’800. Il suo arrivo in paese sembra sia dovuto al matrimonio contratto con la vedova Dorotea Inama figlia di Antonio. Rimasto vedovo, a sua volta prese in moglie Teresa figlia di Carlo Tamè di Flavon. L’ultimo suo figlio era nato nel 1822, e dopo questa data non si fa più menzione del cognome Paoli, quindi presumibilmente ritornarono a Nanno.

[56] Il Pircher nato nel 1839 si sposò nel 1868 con Maria Rosetti di Taio dove poi andò ad abitare. Nel 1914 però ritorna a Dermulo dove essendo cieco ed invalido vivrà sovvenzionato dal comune presso Arcangelo Inama.