PREMESSA
In questo capitolo ho considerato tutti i cognomi di Dermulo, anche quelli estinti[1] in tempi più o meno recenti, cercando di ricostruirne le genealogie e di raccogliere il maggior numero possibile di notizie,[2] in particolare sulle professioni, relazioni interfamiliari, condizioni economiche, compravendite e luoghi di residenza.
Il periodo preso in considerazione, va dal 1218 fino al 1928; i cognomi sono stati trattati in ordine alla loro apparizione a Dermulo, dai più vecchi quali i Pret, i Cordini, gli Inama, i Mendini, i Massenza, fino ai più recenti, Melchiori e Battisti.
Per le famiglie Inama, ho attinto dal grande lavoro di ricerca portato a termine da Hanns Inama-Sternegg: “Geschichte aller Familien Inama”, rivelatosi prezioso anche per molte altre notizie storiche sulla Valle di Non e sul nostro paese.[3] Ed è naturalmente grazie a questo lavoro se il capitolo vertente sulle famiglie Inama (in particolare la storia fino al 1600), è più corposo rispetto a quello delle altre famiglie. I capitoli IV° e V° del libro di Hanns Inama-Sternegg, trattano la storia dei due fratelli Gaspare e Rigolo figli di Inama e le loro discendenze. Una gran parte di questi capitoli e precisamente le sezioni riguardanti esplicitamente gli Inama che hanno lasciato discendenza a Dermulo, sono state tradotte dal tedesco dal dott. Amadio Chilovi. Detta traduzione, è stata quindi ricopiata quasi in toto e ridistribuita in nuovi paragrafi; inoltre è stata aggiunta in parentesi quadra e in corsivo, qualche altra mia notizia, spiegazione o rettifica.
Pure le liste e le tabelle delle famiglie Inama sono state riprese dal già menzionato lavoro di Inama-Sternegg,[4] e quindi si spingono più indietro con gli anni ed in generale sono più ricche di date rispetto a quelle delle altre famiglie.
Oltre a questo volume, ho avuto la possibilità di esaminare anche “Geschichte aller Familien Inama” nell’edizione manoscritta del 1904 effettuata da Karl Inama-Sternegg, zio di Hanns. Si può osservare che da questo libro Hanns Inama-Sternegg ha tratto molte informazioni che ha trasferito poi sul suo nuovo lavoro. Però, la genealogia del ramo dei Battistei risulta sbagliata in vari punti, inoltre, secondo me si sono fatte delle confusioni, per causa degli omonimi, nell’attribuzione della figliolanza.
Anche i Mendini e Massenza risiedevano a Dermulo già nel Quattrocento, però avendo l’opportunità di consultare solo raramente qualche documento di quel periodo[5] e dove ciò è stato possibile il sottoscritto ha incontrato notevoli difficoltà di comprensione ed interpretazione, (per la grafia, per le molte abbreviazioni, per la non conoscenza della lingua latina), la maggior parte delle notizie riportate si collocano nei secoli dal XVII° al XIX°.
Per le altre famiglie, mi sono rifatto principalmente ai registri parrocchiali,[6] incrociando e confrontando i dati dei libri dei nati e battezzati, dei morti e dei matrimoni. Un grande vuoto di notizie, si è creato per l’irreperibilità del registro dei nati e battezzati dall’anno 1710 al 1736, e per la mancanza di qualche pagina dagli altri libri.
A questo metodo, che naturalmente a dei limiti di precisione,[7] si è aggiunta la consultazione degli atti notarili riguardanti Dermulo, presenti nell’archivio parrocchiale e nell’Archivio di Stato di Trento. Presso la canonica di Taio, sono stati presi in considerazione un paio di faldoni, dove si dichiarava ci fossero documenti riguardanti la chiesa di Dermulo; presso l’Archivio di Stato di Trento, gli atti dei notai ed in particolare tutti quelli operanti a Taio.
Nella consultazione dei libri parrocchiali, hanno creato difficoltà, l’omonimia, l’incompletezza di certe registrazioni e a volte la scrittura non sempre ben decifrabile del compilatore ecclesiastico.
I nomi ricorrenti erano sempre gli stessi, ripetuti nelle varie generazioni: per i maschi, la maggior parte erano scelti fra: Antonio, Pietro, Giovanni, Giacomo, Vittore, Romedio, Bartolomeo, Giuseppe e Tommaso; per le femmine: Maria, Caterina, Domenica, Anna, Margherita, Teresa, Barbara, Marina, Maddalena e Lucia. Nelle famiglie Tamè per esempio era ricorrente il nome Vittore; nelle famiglie Emer il nome Giovanni; nelle famiglie Mendini, Antonio; nelle famiglie Cordini, Nicolò, ecc.
Nella scelta del nome, oltre al patronimico, si teneva in considerazione il Santo Patrono del paese. I Giacomo, sono moltissimi in tutte le famiglie, i Filippo però, molto pochi e tutti in epoca recente. Stranamente con l’eremo di S. Giustina a due passi, non ho trovato nessuna donna col nome della Santa; Cipriano invece, altro Santo titolare dell’eremo, ha avuto qualche rappresentante nelle famiglie Inama e Massenza.
Spesso poi, ad uno dei figli veniva dato il nome del nonno materno.
Al battesimo, venivano attribuiti abitualmente tre o quattro nomi, ed inoltre dove nelle registrazioni si menzionavano i genitori, il cognome della madre compariva raramente.
Dai libri dei nati e battezzati, si può evincere l’alta prolificità delle copie, che però era abbinata ad una altrettanto alta mortalità, soprattutto infantile. Pochi erano i figli che raggiungevano l’età adulta, e riuscivano a formare una nuova famiglia; ecco quindi che a volte può risultare difficile, per una ricostruzione genealogica precisa, individuare fra i fratelli, quali siano quelli morti in giovane età e quelli no. C’è poi da considerare un aspetto non trascurabile, e cioè l’emigrazione. Infatti di molti individui risulta nei registri la data di nascita, ma non quella di morte. In parte ciò era forse dovuto alla negligenza di chi doveva compilare i registri, ma sono propenso a credere, che il motivo principale fosse appunto il trasferimento in altri paesi, regioni italiane o altre parti della futura Europa. A Dermulo, non esisteva famiglia che nel Seicento e Settecento, non avesse qualche suo membro residente fuori dai confini comunali. Di molte di queste persone sono venuto a conoscenza casualmente, perché citate in testamenti, oppure perché parti attive di vendite ecc. ma molte altre sicuramente sono rimaste nel buio, e non se ne saprà mai niente.
Gli Endrizzi di oggi, e quelli vissuti a Dermulo nel XVII° secolo, non hanno uno stipite comune ma un anello di congiunzione in Massenzia Endrizzi e per questo sono stati trattati assieme.
Ho preso poi in considerazione le famiglie Endriocher, Battisti e Melchiori oggi estinte; e le altre tre famiglie arrivate a Dermulo nel XIX° secolo e ancora presenti. Fra queste la più diramata è la famiglia Eccher, molto meno la Chistè ed in via di estinzione la Brida.
[1] Nessuno credo si ricordi degli Endriocher e dei Battisti. Dei Melchiori qualche vecchio rammenta solo il soprannome: Brioni; qualcun’altro ricorda pure “le Tomeline”, e dove sorgeva la loro casa, ma nessuno sapeva che il loro cognome era Massenza.
[2] Le notizie vanno dagli inizi fino al 1928, anno questo in cui termina l’ autonomia comunale di Dermulo. Le varie liste invece dove possibile sono state aggiornate fino ai giorni nostri.
[3] Alcuni ceppi di famiglie Inama in via di estinzione od estinti a cavallo tra il 18° e il 19° secolo, sono stati poco considerati dall’autore e quindi per avere un quadro più completo sugli abitanti di Dermulo, ho cercato di supplire.
[4] E’ stata corretta qualche imprecisione, aggiornate le liste ed aggiunta qualche tabella riguardante alcuni rami della famiglia trattati marginalmente dall’autore.
[5] Ad esempio, i protocolli dei notai Gottardi e Cristani di Rallo, che abbracciano un periodo dal 1548 al 1600.
[6] I registri della canonica di Taio, sono abbastanza ben conservati, comprendono indici per ordine alfabetico e cronologico, sono redatti in latino fino ai primi anni dell’Ottocento e poi in italiano. I nati sono registrati a partire dall’anno 1616, i morti dal 1612, i matrimoni dal 1668.
[7] Nel caso di omonimi e di nomi doppi come ad esempio Giovanni Battista o Giovani Giacomo, insorgevano delle confusioni non indifferenti, come pure con quelli femminili, dove Maria era associato per consuetudine con altri nomi come Caterina, Domenica, Teresa ecc. Faccio ora un esempio, forse estremo ma non del tutto improbabile, utilizzando i nomi qui citati. Supponiamo che Giovanni Battista Inama figlio del fu Giovanni Giacomo fosse sposato con Maria Caterina Mendini. Quando dalla copia nasceva un figlio, per esempio chiamato Antonio, veniva battezzato e poi registrato sull’apposito libro dal cappellano o dal curato con una formula di questo tenore: - Antonio figlio di Giovanni fu Giovanni Giacomo Inama e Maria (il cognome veniva indicato raramente) nato ecc.- ; lo stesso enunciato veniva mantenuto per altre tre registrazioni ma poi magari nel frattempo cambiava prete e quest’ultimo alla nascita del quarto figlio della copia scriveva: - Valentino figlio di Giovanni Battista fu Giacomo Inama e Caterina ecc. -. A questo punto fidandosi esclusivamente delle registrazioni si concluderebbe che Valentino e Antonio non sono fratelli.